La Regione va al Lingotto

L’idea della Regione di collocare i propri uffici nella zona dell’ex FIAT AVIO  va nella direzione giusta.
Gli uffici saranno non lontano dalla stazione di Lingotto invece che all’ ex-Materferro tra borgo Crocetta e borgo San Paolo. Si sposterannono attivita` amministrative verso la periferia, lasciando zone centrali, oggi occupate da assessorati, a disposizione di altri utlizzi, primo fra tutti il turismo. Probabilmente si togliera` anche del traffico automobilistico dal centro. La Regione sara` facilmente raggiungibile in treno da tutte le province del Piemonte. Un’area di periferia guadagnera’ ulteriore importanza.
Resta da vedere cosa fara’ il comune di Torino nella zona dell’ ex Materferro. Se assisteremo semplicemte alla continuazione dell’edificazione della zona, per il quartiere non sara’ un gran guadagno. Anche quando nuovi i complessi edilizi vengono chiamati, con poco senzo della realta`  "parco",  restano degli agglomerati di costruzioni non necessarie, poco innovative e poco fantasiose. La zona potrebbe guadagnare molto dalla presenza di un vero giardino (di piante), che riduca il grigiore notato da tanti corrispondenti esteri ai tempi delle olimpiadi e rinfreschi la zona durante le estati torride. Sarebbe un modo concreto per la Citta’ di Torino di affermare che crede nel Protocollo di Kyoto.

Autostrade del mare e balene

Poiche` il trasporto via mare e` uno  di quelli che inquina  poco e costa meno bisognera` cercare di incoraggiarlo. A cio’ si aggiunga che in un viaggio Palermo-Genova un TIR puo’ essere solo difficilmente piu’ veloce di una nave. Il primo deve percorrere 1428 chilometri agli 80 al’ora, se rispetta le leggi vigenti. Se potesse mantenere quella velocita` sempre, ci metterebbe quasi 18 ore; a cio’ si aggiunga qualche fermata, qualche coda e qualche incidente per la strada e facilmente si raggiungono le  20 ore di viaggio. Questo e’ quanto necessario ad una nave per fare Palermo Genova. Sono relativamente pochi i tipi di merce  per i quali poche ore di differenza contano molto. Certo organizzare dei trasporti navali efficienti e veloci non e` una cosa semplicissima, perche’  occorrono non solo porti moderni e ben attrezzati e navi veloci e capaci di caricare e scaricare in fretta e bene, ma anche una capacita` di organizzare il lavoro dentro e fuori i porti in maniera efficiente e competitiva. I porti non possono essere  isole e, se non sono ben collegati con una efficiente rete ferroviaria, divengono molto meno utili. Ancora una volta` l’accento va posto piu’ sull’organizzazione degli uomini che sulle strutture di ferro e cemento. Sono le relazioni tra esseri umani che ci vedono piu’ spesso deboli e perdenti.
Migliorare i nostri porti ed i loro annessi non solo favorira` i trasporti tra nord e sud dell`Italia, ma anche favorira` una partecipazione italiana nel mercato internazionale dei servizi portuali e di logistica, dove il potenziale di crescita e’ notevole.   foto:Stefan Jacobs

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Il mare e` anche abitato da altri mammiferi, le balene. Esse gia` oggi sono spesso vittime di incidenti nautici dove riportano ferite o muoiono.
Probabilmente esiste qualche modo intelligente per  risolvere il problema di questi incidenti. Intanto si puo’ stabilire che le navi seguano il piu’ possibile rotte precise, evitando  cosi’ i posti piu’ frequentemente abitati dai cetacei.  Inoltre gli zoologi marini forse potranno identificare e  suggerire qualche
modo per poter avvertire le balene dell’arrivo delle navi, tenendole  a debita distanza; una specie di clacson per balene.  Non dico di conoscere la soluzione, dico che e` possibile cercarla  e forse anche trovarla.
Il nostro mare ci puo’ aiutare a collegare  il nord ed il sud del paese, ma non per questo dobbiamo rinunciare all’onore e privilegio di ospitare alcune delle piu’ belle comunita` di balene del mondo.

Principali beneficiari francesi della PAC

Il commissario Siim Kallas sta mettendo pressione sugli stati perche’ rivelino chi riceve aiuti agricoli dalla Politica Agricola Comune (PAC).
Vedi:
http://gustavorinaldi.blog.lastampa.it/il_mio_weblog/2006/03/beneficiari_pol.html

Ora la Francia ha fatto un bel passo avanti verso la trasparenza, pubblicando i nomi dei dieci enti o persone che ricevono di piu’ per cereali o per allevamento di bestiame.
Ecco la lista pubblicata da Le Monde:

http://medias.lemonde.fr/mmpub/edt/doc/20060317/751969_10beneficiairespac.pdf

Vorrei usare la mia laurea in Inghilterra

Da Domenico M. riceviamo e volentieri publichiamo:
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Salve,
    ho letto con molto interesse i suoi post sulla carriera di avvocato
    all’estero, e volevo porle delle domande.
    Attualmente frequento il secondo anno del corso di Scienze giuridiche
    presso la facoltà di Giurisprudenza di Foggia. Sono pendolare, in quanto
    sono nato e vivo a Trani (situata ad 80 chilometri da Foggia). Mi trovo
    bene, anche perchè non sono frequentante, e i viaggi (per qualche
    tutorato e gli esami) mi portano via poco tempo. Mi piacerebbe però
    intraprendere studi e lavoro all’estero, in particolare in Inghilterra.
    Mancando informazioni presso l’università, così come presso qualunque
    sito internet (che almeno io non ho ancora trovato) in che modo potrei
    spendere la mia laurea (dall’anno prossimo quinquennale) all’estero? E’
    possibile diventare avvocato in un sistema di Common law, senza gli
    estenuanti e mal retribuiti anni di specializzazioni – praticantato –
    esame di stato? Non che non abbia voglia di fare tutto questo, è solo
    che ho una voglia ancora più grande di fare, invece che di meditare,
    memorizzare per poi in ogni caso dimenticare.
    Le faccio infine i complimenti per il suo sito, completo e interessante.
    La ringrazio anticipatamente per l’aiuto che mi vorrà dare.
    Un cordiale saluto
   
Domenico M.

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Buongiorno  Domenico,
la laurea italiana da sola normalmente non apre la strada ad un praticantato inglese. Per questo io suggerivo una laurea inglese.
I casi, che io conosco, di laureati in Italia che lavorano in studi legali inglesi riguardano  studi di bassa qualita` specializzati nell’assistenza legale ad inglesi che comperano case di vacanza in Italia. I salari sono bassi 10-15 mila sterline e le prospettive di carriera modesta, a meno che uno, mentre  lavora, prenda un "degree" (laurea triennale)  inglese.
Pare che le probabilita` di una buona carriera aumentino con un LLM (master in diritto) ottenuto da una buona universita’ (ad es. London School of Economics, King`s College,  Cambridge, Oxford, Manchester  e  per una lista si veda:
http://extras.timesonline.co.uk/gooduniversityguide2005/20law.pdf
Ognuna di queste universita` ha un sito internet, con informazione sui corsi "post graduate" (i master)  disponibili. Su  www.google.co.uk   trova i siti relativi.
Bisogna pensare di spendere circa 20-25.000 euro in un anno. Dopo il quale pero’ si dovrebbe poter concorrere per avere accesso alla pratica in studi legali inglesi.
Le materie con mercato piu’ internazionale sono quelle legate agli affari: diritto commerciale, bancario, societario, della proprieta’ intellettuale, della navigazione, borsistico, ecc.

MOLTO IMPORTANTE: Prima di iscriversi ad un LLM (master in legge), comunque,  consiglio di  inviare un e-mail agli uffici  del personale di grandi studi inglesi. Ci si puo’ presentare, far vedere il proprio CV  e chiedere conferma se considerano i laureati italiani con LLM inglese preso in una certa universita`. Per trovare i nomi degli studi legali inglesi si va su:

http://www.legal500.com/l500/frames/l500_fr.htm
Ci sono i primi  500 piu’ grandi studi inglesi.  L’opinione degli studi legali e’ cio’ che conta, alla fine, per trovare un lavoro.Essa conta molto piu’ della mia opinione o di quella delle universita`, che hanno principalmente  interesse a vendere corsi e diplomi. Non e` male contattare gli studi legali  al piu’ presto. Da quando si inizia a pensare ad una carriera del genere a quando si inizia a praticarla passano anni.
Gli studenti di universita` inglesi  al  primo/secondo anno d’universita` fanno domanda presso gli studi legali per poter passare durante  gli anni di universita` qualche settimana nello studio, magari anche solo facendo fotocopie, ma facendosi un’idea dello studio e facendosi conoscere. Questo e` un modo che li aiuta poi ad avere accesso al praticantato negli studi migliori.
Ora anche gli studenti delle superiori inglesi vanno , se possono, una settimana sui luoghi di lavoro (studi legali inclusi) per farsi un’idea sul tipo di ambiente.

Su altri lavori nel Regno Unito parleremo un’altra volta.
G.R.

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P.S.
Vedere  anche:
http://www.lawsociety.org.uk/becomingasolicitor/qualifying/common.law#certificate
Esso sembra indicare che l’Ordine degli Avvocati (Law Society of England and Wales) possa ammettere ad un corso di formazione (CPE/GDL) laureati stranieri di cui esso riconosca la laurea. Cio’ eliminerebbe il bisogno di un LLM, ma comunque richiederebbe il corso CPE/GDL. Il laureato straniero deve chiedere alla Law Society di riconoscere la sua laurea e la Law Society puo’ accettare o meno.Una volta che la laurea sia accettata dalla Law Society of England and Wales, uno dovra` iscriversi al CPE/GDL e quindi potra` iniziare la pratica.

Anche in questo caso avverto che c’e’ una grande differenza tra cio’ che e’ legalmente fattibile e cio’ che davvero serve a dare un lavoro da avvocato. Quindi consultare anche in questo caso gli studi legali del legal500.

 

Aviaria: pandemia o normale “influenza dei polli”?

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Un piccolo riepilogo lontano dai clamori mediatici.

Cos’è un virus? Il termine virus (dal latino virus, "veleno"), indica un agente infettivo di dimensioni ultramicroscopiche, costituito essenzialmente di materiale genetico (DNA o RNA) circondato da un rivestimento protettivo proteico. Cos’è l’influenza aviaria? Una malattia virale trasmessa dal virus H5N1 della famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenzavirus A (lo stesso che causa l’influenza nelle altre specie animali e nell’uomo). Del virus influenzale sono conosciuti numerosi sottotipi, diversi l’uno dall’altro a dipendenza della  loro conformazione esterna. Questa conformazione è determinata in particolare da due strutture che compongono la membrana esterna del virus: la neuramidinasi (N) e l’emagglutinina (H). Si parla d’influenza aviaria perché essa ha un particolare adattamento nei riguardi dei volatili selvatici, mentre di norma, soltanto virus appartenenti a tre sottotipi di H (H1, H2, H3), di cui gli uccelli sono portatori sani, infettano l’uomo. Il pericolo potrebbe essere costituito dal fenomeno della ricombinazione genetica: nel caso d’infezioni concomitanti in uomini o in suini, i virus d’origine diversa (ceppi umani H1, H2, H3 e aviari H5, H7) potrebbero entrare in contatto e scambiarsi materiale genetico. In questo modo si originerebbero varianti dotate di nuove caratteristiche e nuove potenzialità infettive. L’ipotesi più preoccupante riguarderebbe la nascita di un virus patogeno, trasmissibile da persona a persona e con nuove caratteristiche antigeniche, non riconosciuto dal nostro sistema immunitario. La possibilità che nel nostro paese ciò possa accadere è molto remota: non v’è contatto diretto e continuativo con uccelli selvatici, mentre quelli d’allevamento sono strettamente isolati e monitorati e quindi non pericolosi per l’uomo, né c’è convivenza con suini, indicati spesso come possibili ambienti ideali per una ricombinazione genetica. Insomma, quelle condizioni di promiscuità tra animali e uomo, che hanno causato in Asia quei pochi casi d’infezione aviaria trasmessa all’uomo (trasmissione resa possibile da un fenomeno detto di drift antigenico, cioè mutazioni spontanee del genoma del virus H5N1, diverso dai fenomeni di shift, il pericoloso riassorbimento genetico, nel caso con virus specifici per l’uomo), non sono attuali in Italia. Chiariamo che per contrarre il virus bisogna stare a stretto contatto con un animale infetto, morto o vivo, e che un pollo cotto non costituisce alcun pericolo dato che la temperatura di cottura è in grado di inattivare il virus e in più, come già precisato, i controlli veterinari impediscono il contagio dell’aviaria ai nostri allevamenti. I media così solerti nel rilanciare con tono enfatico allarmi tutti da dimostrare, non sono poi altrettanto pronti a comunicare che molti casi d’influenza aviaria in animali d’altra specie, umana e recentemente nei gatti, si sono risolti con complete guarigioni, dimostrando, tra le altre cose, che la patogenicità del virus H5N1 sembra andare scemando. Se pandemia sarà ci arriverà da lontano e a trasmettercela provvederanno, probabilmente, uomini e donne che, per loro disgrazia, vivono in remote zone rurali del pianeta, dove la presenza di un medico o di un veterinario è cosa molto rara.
Fabio

curatore de Il Corriero

http://www.ilcorriero.ilcannocchiale.it/

Dopo OLIMPIADI: che succederà ?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

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E’ uno dei
"tormentoni" torinesi più ricorrenti a proposito della chiusura delle
Olimpiadi: tutte le strutture finiranno come Italia ‘61 ?
Non senza qualche ragione.

Chi ha l’età per ricordarsi
l’importanza e la bellezza di quelle realizzazioni e le confronta con
l’abbandono o il parziale ed incerto utilizzo di molte di esse ha il timore che
tutto ciò che si è fatto per Torino 2006 finisca come allora. Propensione al lamento a
parte, si tratta di un problema rilevante: tutte le città che organizzano
grandi eventi si trovano poi ad affrontare come loro principale problema quello
delle eredità di tali eventi e del loro utilizzo.
Tutte le strutture
sicuramente devono essere valorizzate con delle politiche che valorizzino
queste stesse.

Giuliana Fragomeni

Rotta di Marco Polo: istruzioni per l’uso.

Se e` vero che la rotta che collega l’Europa con la Cina puo` divenire  piu’ importante allora cosa dovremmo fare, per traerne dei benefici?

Prima che noi ne parlassimo qualcuno s’e` gia’ mosso. La societa` taiwanese Evergreen ha investito massicciamente a Taranto e Gioia Tauro, quando quasi tutti (stato ed imprenditori privati italiani) scappavano dal nostro sud. Oggi Gioia Tauro e` il piu` grande porto del Mediterraneo dedicato al trasbordo di merci da grandi navi transoceaniche a piu’ piccole navi. Non e` pero’ il piu’ grande porto del Mediterraneo che per ora e` Marsiglia.

Genova e` il naturale approdo delle merci cinesi per Milano, Zurigo Basilea e Stoccarda e forse anche Dusseldorf. Trieste per Vienna, Monaco, Praga, Dredsa, Lubliana ,Budapest e Bratislava. E’ molto proabile che in Piemonte ci sia quello spazio che manca in Liguria per movimentare tutte le merci in arrivo a Genova  e Savona. Non sarei sicuro che tocchi a Torino questo ruolo. Probabilmente la provincia di Alessandria e’ meglio posizionata per il compito. Torino potra` forse giocare un ruolo nei servizi collegati ad esempio bancari ed  assicurativi.  Certo bisognerebbe commissionare degli studi indipendenti sul tema e rendere pubblici quelli gia` esistenti. Probabilmente anche i collegamenti tra Genova ed il Sempione e tra Genova ed il Gottardo andrebbero migliorati, sia in termini di infrastruttura che  in termini di qualita` della gestione. In vari paesi del terzo mondo e purtroppo anche in Italia troppo spesso si pensa che un’infrastruttura possa risolvere ogni problema; in questo modo si trascura il tema della qualita`della gestione e del fattore umano. Le scrivanie di molte dirigenti,specie se avanti negli anni, ospitano preziosi computer che spesso questi non sanno usare. Le relazioni sindacali spesso non sono adeguate a servizi che vogliono competere sul mercato mondiale.

  Non sono in grado di dire se il Terzo Valico dei Giovi, un nuovo tunnel tra Genova e Milano, vada fatto, ma certo un documentato dibattito sul tema andrebbe fatto. Possibilmente bisognerebbe prima analizzare i dati e poi decidere e non il contrario.

Infine forse dovremmo cercare di cambiare il nostro atteggiamento verso i beni importati dalla Cina. Tanti attacchi dei giornali, di alcuni politici, imprenditori e sindacalisti contro la Cina probabilmente non sono il modo giusto per guardare al nostro futuro ed aiutare i nostri lavoratori disoccupati. I Cinesi  forse non sono il problema, forse sono la soluzione.

G.R.

Su Gioia Tauro e Taranto:

http://www.port-technology.com/projects/taranto/

http://www.portodigioiatauro.it/info_descrizione.htm

Pro Terzo Valico dei Giovi:

http://www.tav.it/5/default.asp?id=381&codice=5&codice1=008&codice2=001

http://www.trail.liguria.it/Interventi/TerzoValico.htm

Contro Terzo Valico dei Giovi:

http://www.altavoracita.altervista.org/mappa3v.htm

La rivincita di Marco Polo

Per vari secoli la rotta piu’ importante del commercio mondiale e’ stata
quella che da Genova, Venezia, Pisa ed
Amalfi conduceva verso Costantinopoli e
la Terra Santa e da li’ verso l’oriente e la Cina. La rotta di Marco Polo. I mercanti tedeschi, francesi ed olandesi
erano quasi costretti ad avvalersi dei servizi dei porti italiani, i quali su
cio’ costruirono la loro fortuna. I porti inglesi erano del tutto marginali in
questo commercio.
La scoperta dell`America da parte di Cristoforo Colombo e della marina
spagnola fece si’ che la rotta fondamentale del commercio internazionale
divenisse un’altra: la rotta atlantica. Porti spagnoli, portoghesi, inglesi ed
olandesi divennero molto piu’ importanti di quelli mediterranei e di quelli
italiani in particolare e cio’, insieme con il crollo di Costantinopoli in mani
turche, contribui’ grandemente alla decadenza italiana. Gli Italiani persero
rilevanza per la loro incapacita` gestionale e miopia (sfruttavano il loro
quasi monopolio sul commercio con l’oriente in modo esoso) e per la loro
ubicazione molto svantaggiosa. Il percorso di Marco Polo verso l’oriente non
contava piu’. La rotta di Colombo lo aveva reso obsoleto.
La rotta fondamentale da Colombo in
poi e` stata quella atlantica e negli ultimi cinquanta anni per le merci e`
stata la Rotterdam-New York; Rotterdam  e` tuttoggi il primo porto
d’Europa.

L’affermarsi della Cina come centro manifatturiero del pianeta sta
cambiando questi equilibri. Per gli Stati Uniti la rotta atlantica sta
diventando meno importante con i porti del pacifico (Los Angeles e Long Beach)
che sono ormai i due primi porti in termini di valore importato; New York e
Houston , per ora, sono ancora i due porti da dove parte la maggior parte
dell’export americano. Va pero’ detto che gli Stati Uniti hano un disavanzo commerciale strutturale per cui le
merci da loro importate contano molto di piu` di quelle esportate. Se da Los
Angeles nel 2003 e’ passato un valore pari a 122,050 milioni di dollari
per New York sono passati solo 101,176 milioni di dollari di merce. In
parallelo osserviamo la crescita vorticosa dei porti cinesi. Anche per l’Europa le importazioni cinesi stanno progressivamente diventando piu’ importanti. La rotta che collega la Cina con l’Europa sta aumentando sempre piu’
d’importanza.

In questo cambiamento i porti dell’Atlantico e del Mare del Nord  stanno perdendo parte del loro vantaggio
naturale. Rotterdam e` ancora il porto della zona piu’ ricca d’Europa cosi’
come e’ ancora bene organizzato, ma non e` piu’ nel posto migliore.

L’Italia in questo contesto non e’ piu’ naturalmente svantaggiata, potrebbe
divenire il naturale molo di sbarco delle merci orientali in Europa, cosi’ come
era, quando le citta` italiane primeggiavano in Europa.

Chi prende i soldi UE per l’agricoltura?

Ecco chi sono  stati nel 2004 i paesi beneficiari della Politica
Agricola Comune:

22% Francia
15% Spagna
14%
Germania
12% Italia
9% Regno Unito
6% Grecia
4% Irlanda
18% altri 18 paesi

 

Sarebbe anche interessante sapere chi sono coloro che percepiscono l’assegno da €700,000 all’anno. Alcune  informazioni ci sono, si sa per esempio che tra essi dovrebbe esserci Carlo, il  principe  di  Galles, il duca di Westmister, probabilmente l’uomo piu` ricco d’Inghilterra, ed alcune societa` agroindustriali francesi. Ora il vice presidente della commissione europea l’estone  Siim Kallas sta spingendo i paesi a pubblicare la lista dettagliata di chi prende i soldi. Speriamo che abbia successo.

http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/4407792.stm

http://europa.eu.int/comm/commission_barroso/kallas/transparency_en.htm

http://www.euractiv.com/Article?tcmuri=tcm:29-146826-16&type=News

L`agricoltura e` anche affar nostro

Troppo spesso pensiamo che la politica agricola dell’UE non sia affar nostro e che la si possa lasciarla nelle mani delle associazioni agricole, dei ministri e della commissione UE. Pero` la spesa agricola e` circa il 42% di tutta la spesa comunitaria. La spesa comunitaria in termini percentuali e` solo l’1% del prodotto europeo, ma sono comunque 112 miliardi di euro all’anno. Se e` fatta male, fa perdere la faccia all`  UE. Noi abbiamo un bisogno disperato di una UE forte e ben gestita e quindi dobbiamo far qualcosa perche` la spesa agricola non sia palesemente assurda.

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Nel 2002 in Europa c`erano  610 aziende agricole ricche  che ricevevano un sussidio  di circa €768,333 ciascuna. Questi erano i veri beneficiari della politica agricola europea.
C`erano anche 2,397,630 aziende agricole povere che ricevevano circa €405  ciascuna, meno di un millesimo degli altri. Il contributo medio annuo era di € 5000.
La giustificazione di tipo sociale per questo tipo di aiuti non sta in piedi. Riceve chi e’  piu` ricco ed al povero contadino di montagna vanno briciole.
I soldi UE sono dati in proporzione alla superficie posseduta e a quanto si produceva un tempo: chi possiede di piu’ riceve di piu’. Cio’ potrebbe anche avere senso se il possesso della terra fosse collegato a stringenti obblighi concernenti l’ambiente, la qualita` dei prodotti ed il benessere degli animali (in eurocratese questa si chiama “multifunzionalita` dell’agricoltura”), ma per ora i vincoli qualitativi ed ambientali non sono cosi’ severi da giustificare queste  grosse somme. Chi le riceve puo’ continuare ad inquinare il terreno ed i fiumi e a maltrattare gli animali.

L`agricoltura UE puo’ solo venire riformata dai governi nazionali, perche` il Parlamento Europeo non ha quasi voce in capitolo, quando si tratta di  sussidi all’agricoltura. Quindi sara` il governo che eleggeremo noi il 9 aprile che dovra` dire la sua, possibilmente formando una coalizione con altri governi.
I candidati vi han detto cosa intendono fare in merito?