Al lancio la Start Cup 2010

E’ partita la sesta edizione di Start Cup Torino Piemonte. Start Cup Torino Piemonte è la competizione regionale che mette in gara i migliori progetti d’impresa innovativi e ad alto contenuto di conoscenza.

La Start Cup Torino Piemonte è un concorso di progetti imprenditoriali dedicato a tutti coloro che hanno un progetto di impresa innovativa. Le imprese innovative sono quelle che apportano, in un prodotto o in un processo, nell’organizzazione o nel rapporto con il mercato, caratteristiche di novità rispetto allo stato della tecnologia riscontrabile nelle imprese piemontesi o italiane e che rappresentino una valorizzazione economica di saperi e competenze scientifiche.

La competizione, a partecipazione gratuita, è finalizzata alla nascita di imprese innovative presso gli Incubatori degli Enti Promotori e le relative modalità di funzionamento, i criteri di ammissione e di assegnazione dei premi sono determinati dal Regolamento ufficiale del concorso.

Il concorso si articola in due fasi.
Nella prima fase – Concorso delle Idee – è sufficiente presentare un’idea di impresa descrivendo sinteticamente il progetto e fornendo i propri dati personali attraverso il rispettivo modulo.
Nella seconda fase – Concorso dei Business Plan – si dovrà presentare un Business Plan completo, che deve descrivere un’idea imprenditoriale caratterizzata da un alto contenuto di conoscenza, tecnica o tecnologica, indipendentemente dal suo stadio di sviluppo. A questa fase possono partecipare sia i vincitori del Concorso di Idee, sia soggetti esterni portatori di un Business Plan.

Il Politecnico aiuta i soccorsi dei terremotati

Un gruppo al lavoro sulle imagini dal satellite

E’ dalla notte di martedì che il gruppo di studiosi di Ithaca, la no-profit di Politecnico e Siti, lavora senza sosta sulle immagini dei tre satelliti dell´Agenzia spaziale italiana, per mappare in tempo reale edifici crollati e vie d´accesso alla zone più colpite dal terremoto di Haiti. Il lavoro che servirà a guidare i soccorsi del World Food Programme è pronto questa mattina e traccia uno scenario tragico: «Nell´area più colpita della capitale, quella a est vicino alla costa, dove si trovano tutte le sedi diplomatiche, il 40% degli edifici sono crollati» racconta Piero Boccardo, direttore della associazione.

E aggiunge: «Noi attraverso le immagini di tipo radar dei nostri satelliti stiamo tracciando gli edifici crollati, l´accessibilità delle strade che sono piene di macerie o dei ponti quando sono ancora integri, verifichiamo dove si stanno raccogliendo le persone per indirizzare lì i soccorsi e cerchiamo spazi aperti nella zona periferica della città che rappresentino potenziali piste di atterraggio per gli elicotteri».

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Buon decimo compleanno I3P

Oggi si festeggia


Dieci anni di imprese: la storia di domani è il titolo dell’evento per la celebrazione dei 10 anni di vita di I3P – l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, uno dei più importanti incubatori universitari italiani ed europei. L’incubatore accoglie start up ad elevato potenziale di crescita, fondate sia da ricercatori accademici sia da imprenditori esterni al mondo universitario.

L’evento inizierà alle ore 17:00 con una tavola rotonda che ospiterà i protagonisti, di ieri e di oggi, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione e nella crescita di I3P. Si discuterà del percorso fatto dall’incubatore in questi anni, ma soprattutto, delle sue prospettive e del suo ruolo nel futuro.

Alla tavola rotonda farà seguito la consegna dei riconoscimenti alle imprese che concludono con successo il percorso di incubazione di I3P, tra le quali verrà premiata la “Start Up dell’Anno” locale. La giornata si concluderà con il brindisi di Natale.

Politecnico Torino-Milano prove tecniche di fusione

Stefano Parola su repubblica.it

PoliMiTo o PoliToMi? L´ordine delle sillabe non è poi così importante, quel che conta è il senso: il Politecnico di Torino e quello di Milano che si alleano per essere più forti. Una fratellanza che corre lungo i binari del treno ad alta velocità che da dicembre consentirà di spostarsi da una città all´altra in 50 minuti. Il rettore torinese Francesco Profumo nei giorni scorsi ha sondato il terreno. Prima si è confrontato col suo omologo meneghino, Giulio Ballio, poi con i soggetti istituzionali della sua regione. E ieri, nel corso della cerimonia d´inaugurazione del centocinquantesimo anno accademico, è venuto allo scoperto: «L´unione delle forze dei due atenei – ha spiegato il magnifico del Poli – è forse una delle pochissime carte che il Paese ha per uscire dal pericoloso vortice in cui si sta avvitando, sia dal punto di vista economico che sociale». Praticamente, prove tecniche di fusione.

Niente di formalizzato, per ora. Ma l´idea è di integrare le due realtà a quasi tutti i livelli. Non si parla, al momento, di fondere i due senati accademici. Ma, ad esempio, uno studente di Torino potrà sostenere un corso dell´ateneo milanese e viceversa potrà fare un suo collega di Milano. E poi le due università si presenteranno a potenziali partner industriali con un peso specifico doppio: «Agli occhi dei nostri rivali internazionali – ha detto Profumo – il Nord Ovest apparirebbe come una grande capitale della conoscenza, degna di restituire al paese il suo posto tra i grandi». Le istituzioni attendono sviluppi: «Ottima iniziativa, speriamo che si concretizzi al più presto», commenta l´assessore regionale all´Università Andrea Bairati.
Il rettore del Politecnico ha parlato anche della riforma Gelmini e degli sforzi fatti dall´ateneo per adeguarsi ai tagli. E ha lanciato un ultimatum al governo: «Senza premialità non siamo disposti a metterci in gioco». Poi la cerimonia è proseguita con la firma di un accordo con l´Istituto per il credito sportivo. Lo scopo: definire progetti di ricerca per lo sviluppo di impianti per lo sport all´insegna delle tecnologie “pulite”.

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Silicon Valley made in Torino

Marco Ferrando su Il Sole 24 Ore

Visto dal finestrino dell’aereo, il Politecnico di Torino non si distingue facilmente. È come se Torino, gelosa, volesse abbracciarlo, quasi nasconderlo. Non è un caso, o un’illusione ottica: l’ateneo è integrato, profondamente, con il resto della città. Ed è curioso che questa integrazione quasi perfetta emerga proprio oggi che Torino rinasce così come era stata immaginata negli anni Novanta, all’alba dei primi ripensamenti da post-fordismo. D’altronde negli ultimi vent’anni del Politecnico c’è la storia recente di tutta una città e del tessuto socio-economico che la compone. Le stesse tensioni, paure, limiti che l’hanno segnata dalla fine degli anni Ottanta, ma anche i valori, e le scommesse. Poi le prime, e per questo significative, risposte.

È guardando al Politecnico che si trova una città al centro di una crisi profondissima ma che sembra aver ritrovato la strada. Perché ha ripreso ad applicare formule vincenti, che combinano elementi vecchi e nuovi: la tecnologia e la passione per il lavoro, componenti fondamentali del ben noto “paradigma dell’ingegnere”, con l’apertura all’altro, al diverso, al nuovo. Una città che negli ultimi anni si è scoperta capace di fare sintesi nuove e di costruire nuovi progetti di sviluppo. Forse perché forte anche di un progetto, nuovo, di persona.

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Trentacinque anni al Politecnico

Valentino Castellani su La Stampa

Ho passato trentacinque anni nel Politecnico, cinque da studente e trenta come docente. Ho anche sperimentato il legame profondo che il Politecnico ha con Torino e che ho vissuto nella straordinaria esperienza da sindaco. La cultura di ingegnere politecnico mi è stata di grande aiuto soprattutto per il rigore al quale mi aveva formato e per la costante attenzione alla concretezza degli obiettivi.

Ma ciascuno di noi è forgiato anche dalle persone che ha incontrato e che gli hanno trasmesso insegnamenti, valori e soprattutto esempi di vita.
Per quanto mi riguarda, ho avuto la fortuna di incontrare al Politecnico maestri che mi hanno segnato per sempre: Mario Boella, Piero Buzano, Renato Einaudi, Lorenzo Marenesi e Giovanni Jarre. Non sono stati i soli, naturalmente, ma nella mia piccola storia loro sono stati i più importanti. Tante cose sono cambiate negli ultimi decenni. Ai miei tempi – fine Anni 50 – erano poche le studentesse di Ingegneria. Oggi sono il 20% dei laureati. Gli studenti stranieri erano rarissimi, oggi sono proprio tanti, e danno l’immagine della internazionalità del Poli.

Ma che cos’è la cultura politecnica? All’inizio del secolo scorso il professor Tessari poteva dire: «Possiamo affermare con tutta sicurezza che la prosperità economica delle nazioni, il progresso sociale, l’incivilimento umano, sono dovute in gran parte all’attività ed ai lavori dell’ingegnere». Che la cultura politecnica di buona parte del secolo scorso sia stata attraversata, sia pure con tanti distinguo, da tentazioni tecnocratiche, pare innegabile. Ma negli ultimi decenni molto è cambiato se sul sito del Poli si può leggere: «Sono passati i tempi in cui i “polytechnicien” si occupavano solo del progetto tecnico. Il mondo è sempre più complesso e i problemi sono collegati. Il Poli non si limita a trasmettere conoscenza: gli studenti acquisiscono un metodo di lavoro “critico” per tutta la vita».

La storia di Torino si intreccia con le tante storie di ingegneri e architetti illustri che hanno dedicato il loro impegno allo sviluppo della città. La grande crisi dalla quale stiamo faticosamente uscendo richiederà ancora l’impegno degli ingegneri e degli architetti che il Poli continuerà a formare. Come saggiamente ammonisce Gustavo Zagrebelsky, la democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti. E Torino potrà contare sulle grandi risorse di questo nostro Politecnico che ha l’età dell’Italia unita.

Un Campus all'Italiana: la presentazione del libro

campus-all-italianaMartedì 10 novembre a partire dalle ore 18 nella Sala Agorà della Cittadella politecnica in Corso Castelfidardo 30/a a Torino si svolgerà la presentazione del libro Campus all’italiana, alta formazione, ricerca, imprese e finanza nella Cittadella Politecnica di Torino di Marco Ferrando, Edizioni Il Sole 24 Ore. Intervengono Francesco Profumo, Rettore del Politecnico di Torino e Rodolfo Zich, già Rettore del Politecnico di Torino e Presidente dell’Istituto Superiore Mario Boella Modera Pier Paolo Luciano, responsabile dell redazione La Repubblica di Torino.

È la storia che – dal 1988 al 2009 – ha portato prima all’approvazione e poi alla realizzazione dell’ampliamento della sede principale del Politecnico di Torino. Un progetto nato come semplice “raddoppio” e col tempo diventato un vero e proprio campus. Un modello che si richiama a precedenti illustri, su tutte Stanford e la Silicon Valley, ma che – per le dimensioni e per il contesto in cui si è sviluppato – presenta caratteristiche assolutamente originali.

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Il Poli compie 150 anni

Andrea Rossi su Lastampa. Sul sito del Politecnico il programma degli eventi per le celebrazioni dei 150 anni

Sempre all’avanguardia e mai a rimorchio». Lo dice il rettore Francesco Profumo ripercorrendo un secolo e mezzo di vita del Politecnico. Potrebbe essere lo slogan di quest’ateneo che celebra i suoi 150 anni, in cui «ha cercato di anticipare processi e cambiamenti anziché subirli. Ancora oggi è così».
C’è un pezzo d’Italia e di Torino in quelle foto ingiallite dal tempo che raccontano un’era di tecnologia italiana. C’è un frammento di storia nei volti di Lagrange, Galileo Ferraris, Alessandro Antonelli, Camillo Olivetti, Sergio Pininfarina. C’è una storia dalle radici antiche, metà del ’700, la Scuola di artiglieria dell’esercito, oppure l’Accademia delle Scienze, fondata nel 1783. E’ qui che si gettano le basi, qui che «il Piemonte diventa motore dell’innovazione in Italia», dice Vittorio Marchis, direttore del Museo del Politecnico.


Poco importa se poi la dominazione francese spoglia Torino delle sue scuole e dei giovani più promettenti. Carlo Mosca e Carlo Ignazio Giulio quando tornano da Parigi, dopo il 1814, hanno in mano la chiave di volta della città dell’innovazione, motore dell’Italia che ancora non c’è. Giulio è convinto che anche gli operai vadano istruiti. La sera, con alcuni colleghi, organizza corsi per tecnici, fabbri, falegnami. Nel 1845, con Quintino Sella, fonda l’Istituto tecnico torinese. Sella sarà uno degli ispiratori della legge Casati. E’ il 3 novembre 1859, 150 anni fa: l’istruzione tecnica entra nell’Università. Nasce la Scuola di applicazione per ingegneri. Nasce, di fatto, il Politecnico. La sede, non a caso, è il Castello del Valentino, che Napoleone aveva voluto svilire facendone la sede delle esposizioni dei prodotti dell’industria e dell’artigianato.

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Il Politecnico vuole chiudere cinque sedi

Via Repubblica.it

Chiudere tutte le sedi decentrate del Politecnico, senza possibilità di appello. È questa la decisione verso la quale sta andando il Senato accademico dell´ateneo sulla base del nuovo piano dell´offerta formativa. Il progetto è stato presentato ieri ai membri dell´esecutivo, dopo che un centinaio di studenti e di precari della ricerca avevano occupato il rettorato di corso Duca degli Abruzzi e dopo che, anche a Mondovì, una delle sedi in fase di chiusura – le altre sono Alessandria, Biella, Vercelli e Verrès – i ragazzi avevano organizzato un´assemblea e manifestato per chiedere al rettore Francesco Profumo di tornare sui suoi passi.

Sigilli alla porta dell´aula in cui si svolge il Senato, gli studenti hanno impedito per un paio d´ore che presidi e rappresentanti delle altre componenti dell´organico si riunissero secondo il calendario prefissato. I precari della ricerca intanto chiedevano che si aprisse quanto prima un tavolo di trattativa per regolarizzare quello che ormai ha raggiunto il cinquanta per cento circa delle forze lavorative del Politecnico: l´esercito dei Cococo.

Profumo, che da mesi ormai non risponde a questa richiesta, ha accettato ieri di rimettere la questione dell´apertura del tavolo alla decisione dell´intero Senato, inserendola al punto 3 dell´ordine del giorno. Ma l´assemblea, trasmessa in streaming in aula magna e sulla rete dell´ateneo, si è chiusa senza alcuna votazione. Il ritardo in apertura dei lavori ha obbligato a rimandare la discussione più avanti ma la riorganizzazione sembra ormai cosa fatta. Da calendario la votazione finale è prevista tra il 4 e il 6 novembre prossimi.

Punto cruciale della seduta di ieri è stata la relazione del vicerettore, Marco Gilli, del progetto di riorganizzazione dell´offerta formativa per il prossimo anno accademico. Il piano richiede, senza alcuna possibilità di modifiche, la chiusura definitiva delle sedi di Biella, Mondovì, Vercelli (dove ha sede un´intera facoltà di ingegneria), Alessandria e Verres. «Secondo quanto previsto dalla legge 270 (ancora del governo Prodi) e dalle ulteriori restrizioni di una recente nota ministeriale per la quale presto saranno emanati i decreti attuativi – ha detto Gilli – il Politecnico deve dimezzare le ore di didattica complessive dell´ateneo».

Passare cioè dalle attuali 182 mila ore a circa 96 mila. Una commissione composta dai presidi, da due vicerettori e dal rettore, ha formulato il nuovo piano nelle scorse settimane. Ma gli studenti hanno chiesto una conferenza di ateneo per essere informati sul progetto. Profumo si è impegnato a convocarla prima della votazione finale del Senato.

Il Poli torna al passato

Via Repubblica

Il Politecnico va al voto del suo senato per una delle più grandi riorganizzazioni della sua storia. E dà il via i festeggiamenti dei 150 anni di vita, perfettamente in linea con le nuove indicazioni ministeriali e con un pizzico di ritorno al passato. Un passo indietro che riporta gli “anziani” a rivivere una storia già vissuta. Meno corsi di laurea, eliminati quelli con pochi iscritti, e soprattutto nessuna distinzione per gli studenti del primo anno che frequenteranno tutti le stesse lezioni, aspiranti architetti e ingegneri, seguiranno gli stessi corsi e sosterranno i medesimi esami, e solo se riusciranno a passare all’anno successivo inizieranno a esprimere una preferenza sul proprio percorso di studio. È questo l’effetto più eclatante che ricadrà sulla vita dei nuovi studenti del Poli a partire già dal prossimo anno se questa riorganizzazione sarà approvata dal senato accademico forse nel corso della prossima seduta fissata per il 14 ottobre. L’occasione la offre l’elaborazione del nuovo piano dell’offerta formativa già voluto con la legge 270 e ulteriormente incentivato con l’insediamento del ministro Gelmini. Al progetto sta lavorando una commissione ma la decisione definitiva spetterà al senato accademico che dovrà approvarlo entro la fine dell’anno. E il rettore, Francesco Profumo, cercherà di accelerare i tempi sulle decisioni più importanti anche perché in ballo con queste modifiche c’è il 7% del fondo di funzionamento ordinario destinato alle cosiddette università virtuose.

Gli scontenti però sono numerosi, perché il nuovo piano che prevede una riduzione di organico del 10 per cento circa e va a toccare tante rendite di posizione radicate e consolidate. Soprattutto su due punti particolarmente spinosi: il primo è il tentativo di accorpare di fatto le due facoltà di architettura e ridurle a una sola, il secondo affrontare l’annoso tema delle sedi decentrate. Per questo la scorsa settimana l’appuntamento in Senato accademico ha prodotto una seduta fiume che ha rimandato in sostanza al 14 di ottobre tutte le decisioni importanti.

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