Telemobility Forum a Torino

Nella settima edizione Telemobility Forum si sviluppa in 4 tappe nelle città di Torino, Roma, Genova, Milano, simbolo della centralità italiana nel panorama internazionale del mondo della telematica e dell'infomobilità. La tappa di Torino, organizzata da Wireless e dalla Camera di commercio di Torino, si avvale della partnership scientifica di Torino Wireless e del supporto della rete internazionale Enterprise Europe Network.

Fra gli argomenti discussi

Gestione mobilità metropolitana
Soluzioni per il monitoraggio del traffico nelle aree metropolitane, sistemi per il controllo accessi, per la gestione del trasporto pubblico e l'informazione all'utenza.
Smart Ticketing and Parking
Servizi e infrastrutture tecnologiche che abilitano sistemi di pagamento innovativi che non necessitano di contanti e ricevute cartacee. L'impiego delle tecnologie wireless per il pagamento di pedaggi stradali, parcheggi, biglietti pubblici oltre che per semplificare la gestione contabile e per ridurre i costi dei dipendenti.
Galileo e GNSS
Presentazione dello stato dell'arte del Progetto Galileo, sistema satellitare concorrente al GPS. Comparazione fra Galileo e GPS dal punto di vista della tecnologia, dei prodotti, dei servizi e dei trend evolutivi. Rispettive ricadute sui settori di attività pubblica e privata.
Moduli Wireless, Terminali e Software, Telematica di bordo e Car Sensors.
Componenti hardware e software per lo sviluppo di applicazioni automotive di nuova generazione, (piattaforme telematiche, sistemi di navigazione, test software, interfacce, sensori, antenne e accessori).
 
Telemobility Forum è opportunità unica di confronto e di scambio con i leader del settore, caratterizzata da programmi dedicati e studiati ad hoc per ogni tappa, al fine di generare occasioni di dibattito e di incontro con un'utenza mirata, con i protagonisti del mondo della telematica e dei servizi di geolocalizzazione sia veicolari che personali.

L'agenda 

Il festival dell'Economia 2008

Trento apre le porte al Festival dell’Economia: con “Mercato e democrazia” riparte oggi “quell’idea coraggiosa che è diventata un successo spettacolare” – lo diciamo con le parole di Ralf Dahrendorf ospite della prima edizione – dedicata all’economia e alle grandi questioni del nostro tempo.
Dopo “Ricchezza e povertà” del primo anno e “Capitale umano, capitale sociale” della scorsa edizione, quest’anno il Festival accende i riflettori su un tema che riguarda la vita di tutti con sempre maggiore evidenza. I grandi cambiamenti della società moderna sono dettati da fenomeni come la globalizzazione che ha determinato l’ingresso nel mercato mondiale di paesi come la Cina, la Russia, ma anche l’avvento dell’informatica e il conseguente grande mutamento della comunicazione, lo spostamento da un continente all’altro di grandi masse di persone, la precarietà del lavoro. Questi e molti altri avvenimenti hanno grandi influenze sull’economia, sulla politica e sulla società in generale. Dunque quale miglior occasione, se non il Festival dell’economia, per riflettere su “mercato e democrazia” insieme a esperti di fama mondiale?

Dice Tito Boeri coordinatore scientifico del Festival “ci eravamo abituati a credere che non ci potesse essere mercato senza democrazia, ma ci siamo dovuti ricredere”. Infatti, anche i regimi autoritari, per esempio quello del Cile o il grande caso della Cina, tollerano un sistema di mercato. Su questa riflessione continua quindi Boeri: “Non solo i mercati possono coesistere con regimi autoritari, ma dentro ai mercati operano organizzazioni che, al loro interno, non sono affatto democratiche. Le imprese sono, in genere, gestite in modo autocratico. Decide il “boss”, il più delle volte senza interpellare i dipendenti e tutti coloro, fornitori e clienti abituali, che sono portatori di interessi nei confronti dell’azienda”.

Per cinque giorni, dal 29 maggio al 2 giugno, il centro della città di Trento si trasformerà in una grande agorà, dove i giovani e il grande pubblico potranno conoscere “l’economia alla portata di tutti”, discutendo e confrontandosi con i massimi esperti in materia. La manifestazione si conferma, ancora una volta, come un atteso appuntamento di livello internazionale, lo testimonia anche quel 50% e più di relatori di prestigio provenienti dall’estero.

Derrick De Kerckhove premiato a Torino

Derrick De Kerckhove verrà premiato a Torino venerdì 30 maggio con il Premio Accordo, un premio nato da un’idea di alcune aziende piemontesi, ha raccolto l’interesse del Comune di Toirno e delle Regione Piemonte

Promuovere Torino come “città di conoscenza” e il Piemonte come “terra di innovazione”, è l’obiettivo primario di un premio che nasce in una città e in una regione dove sono nate e si sviluppano aziende che fanno dello sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione il principale motivo del loro successo a livello mondiale.

In un’epoca di forte competizione fra territori, la formazione e lo sviluppo della “conoscenza” diventano fattori chiave dello sviluppo territoriale aumentandone la competitività e la capacità di attrarre investimenti e trattenere i “talenti”.

Il programma della giornata di De Kerckhove

30 maggio 2008 ore 11.30 – presso la sala delle colonne – palazzo di città – torino interverranno: alessandro altamura, assessore comune di torino – prof. derrick de kerckhove, università di toronto. moderatore marco carena
30 maggio 2008 conferenza ore 15.00 – sala lauree – facoltà di lettere e filosofia – palazzo nuovo – via sant’ottavio 20 – torino
interverranno: prof. ugo volli, università di torino – prof. derrick de kerckhove, università di toronto – andrea bairati, assessore regione piemonte. moderatore guido cappio

Marchionne dottore in ingegneria gestionale

Dall’intervento dell’AD di Fiat Sergio Marchionne in occasione del conferimento della laurea magistrale ad honorem

Quello che intendo dire a voi ragazzi è che il rispetto per gli altri deve rimanere un valore essenziale in tutto quello che farete. È l’unica cosa che ci rende davvero persone. Rispetto per gli altri significa soprattutto rispetto per le diversità. Il progresso dipende in gran parte da quanto saremo in grado di costruire una società pluralista e multiculturale. Tutto questo richiede una grande apertura mentale.

Credo che ci siano due modi per affrontare le sfide di un’epoca globale. Il primo è quello di restare concentrati su se stessi.

Di pensare che la propria cultura e le proprie convinzioni siano le uniche valide. Di credere che la verità e la ragione stiano sempre da una stessa parte. Di arrogare a sé il diritto di insegnare agli altri. Il secondo atteggiamento, invece, è quello di chi ascolta. Di chi è consapevole che esistono altri valori e altre culture e che ci sono tradizioni e aspettative differenti. Questo, ovviamente, nel rispetto delle regole e dell’ordine sociale, che sono elementi necessari in ogni comunità.

Si tratta di due strade molto diverse. La prima è più semplice e più rassicurante. La seconda è senza dubbio più laboriosa, perché richiede di porsi molte domande e di farsi venire tanti dubbi. L’una non porta a nulla se non al conflitto, l’altra apre una prospettiva di crescita collettiva. L’una ti rende straniero, l’altra cittadino del mondo.
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Rubbia contro Veronesi sul nucleare

Via Piero Bianucci blog

Sul nucleare lite tra Rubbia e Veronesi. Così titola il “Corriere della sera” un articolo di Franco Foresta Martin. Un articolo, diciamolo subito, molto equilibrato e aderente ai fatti, come sempre sono le cose che scrive Foresta Martin, una delle poche certezze del giornalismo scientifico italiano. Ma per la comunicazione verso i cittadini sul tema dell’energia il titolo è una bomba che può avere effetti devastanti.
Una “lite” tra Rubbia e Veronesi è un match tra pesi massimi. Rubbia premio Nobel per la fisica. Veronesi oncologo di fama mondiale, già ministro della Sanità, neo-senatore PD, in lista anche lui per il Nobel della Medicina. Se due scienziati così non vanno d’accordo sul nucleare, penserà il bravo cittadino, come faccio a farmi un’opinione? Risultato: altro passo indietro nella reale e razionale comprensione del problema energetico che assedia l’Italia e il mondo.
Se si legge l’articolo si scopre che, per fortuna, non si tratta di pugilato o lotta greco-romana ma di fioretto. Rubbia, che per carattere non le manda a dire, con schiettezza afferma che il nucleare è discorso da fisici e deve essere lasciato ai fisici. Brusco, ruvido, forse semplicistico. Ma non è un cazzotto. Umberto Veronesi (che nella vita non pratica lo sport del fioretto ma quello altrettanto “educato” del tennis) dà addirittura una lezione di fair play e risponde: “Non mi scontro con Rubbia”, cioè rinuncia alla replica.
Dal punto di vista della comunicazione, meglio così: Veronesi ha guardato lontano e ha giustamente concluso che aprire il contenzioso sarebbe stato sterile, e anzi dannoso perché la divergenza di visione non sarebbe stata facilmente comprensibile all’opinione pubblica.

TechGarage a Roma

Il 20 giugno si svolgerà a Roma la prima edizione di TechGarage un grande evento dedicato al venture capital e al networking. Start-up, imprenditori, sviluppatori, blogger, appassionati di tecnologia, si riuniranno a Roma il 20 giugno 2008 per presentarsi, trovare finanziamenti, sviluppare nuove idee e fare impresa, nello scenario della nuova sede della LUISS.

L’idea è nata dalla volontà di portare anche in Italia un evento che avesse il respiro internazionale di quelli a cui tutti noi siamo abituati ad andare girando per l’Europa e gli Stati Uniti, dove si potesse parlare di impresa, progettualità, fondi di investimento, internet, e di tutto quello che forma l’ambiente in cui ci muoviamo tutti i giorni. La prima edizione di TechGarage vuole rispondere a questi obiettivi, instaurando dinamiche di networking mirate a favorire l’imprenditorialità web.

L’evento è strutturato in tre principali stream: Elevator Pitch, Seed Match, e una sala dedicata ad un BarCamp. In ognuno di questi spazi si affronterà uno degli aspetti dell’imprenditorialità web: dalla necessità che hanno aziende che sono già una realtà e cercano fondi importanti nel loro “Round A” (Elevator Pitch), il tutto condito con keynote e tavole rotonde di prestigiose personalità dell’imprenditoria web italiane e internazionali; alle aziende che invece hanno cominciato da poco a sperimentare il loro business model e cercano i fondi necessari a proseguire nell’attività imprenditoriale, da business angel o fondi di venture capital che vogliano scommettere su di loro abbiamo dedicato lo spazio Seed Match; e lo spazio BarCamp, dedicato alla progettualità e l’imprenditorialità appena nata o che deve ancora nascere.

Il programma

Torino Software Meeting

Torino è da sempre un polo informatico di valenza nazionale: Ivrea, l’Università con il primo Dipartimento di Informatica in Italia, il Politecnico, i Centri di Ricerca (Fiat, Rai e Telecom fra i primi, Istituto Boella e Motorola, fra i più recenti) ed il distretto tecnologico Torino Wireless.

Le aziende del settore ICT operanti sul nostro territorio possono esprimere eccellenze, soprattutto per quel che riguarda le soluzioni offerte alle PMI e potranno diventare il volano per far ripartire l’economia regionale e recuperare competitività.
La prima edizione del TOSM, Torino Software Meeting, in programma il 4 e 5 giugno 2008, rappresenta il punto di partenza per nuove cooperazioni e vuole diventare uno stimolo per lo sviluppo innovativo di tutte le imprese.

L’iniziativa, promossa dall’Unione Industriale di Torino, dal suo Gruppo di Aziende ICT, in collaborazione con Piccolindustria e Intesa-SanPaolo, e con il partenariato della Camera di Commercio di Torino, intende fare il punto sulle nuove tendenze e tecnologie dell’informatica, mettendo in particolare evidenza l’eccellenza delle aziende operanti sul nostro territorio e le soluzioni avanzate che sono state e saranno in grado di realizzare.

L’obiettivo principale non è, infatti, dar vita ad una vetrina tecnologica “di settore” per specialisti, ma un’occasione dimostrativa e promozionale del livello di competitività e di innovazione realmente raggiungibile dalle PMI attraverso le nuove tendenze dell’ICT.

La 19enne torinese diventa web-celebrity

Via Corriere.it

Nella sua cameretta, con i piedi nudi e i capelli sciolti, Marta parla. E dispensa pillole di saggezza tecnologiche, semplici come le ricette della nonna. Volete sapere come aprire un blog? O come si può telefonare usando il computer? Ancora: vorreste tanto realizzare un video e non sapete come? Ve lo spiega Marta. E lo ha spiegato così tanto e così bene questa diciannovenne torinese che sono bastati pochi mesi perché il suo video-blog (VideoMarta appunto) toccasse picchi da record: tre milioni di contatti. Roba da far montare la testa. Roba da scatenare i “cacciatori” della Rete. Che, infatti, hanno catturato VideoMarta e lo hanno portato dritto dritto in tv: debutterà a giorni su «Yks», il canale video interamente realizzato con i filmati prodotti e inviati dal pubblico. «Yks» si può vedere su Sky (canale 863), ma anche sul web ed è da fine aprile che questo canale video ha cominciato a trasmettere con il palinsesto “user generated”. E ha puntato tutto sulla net-generation. Ovvero: su quei giovani di un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, nella maggior parte nati quando il mondo era stato già cambiato dalla Rete.

Il robot urologo

Via Torinoscienza

Il robot urologo è sbarcato all’ospedale Molinette di Torino. Si tratta del primo in Piemonte ed uno dei primi in Italia. La chirurgia robotica rappresenta l’ultima innovazione tecnologica messa a punto per asportare completamente la prostata quando sia presente un tumore.

E’ attualmente la terapia chirurgica più utilizzata negli Stati Uniti per questo tumore. La sua diffusione in Europa è al momento ancora limitata dai costi relativamente elevati dell’apparecchiatura, anche se la sua diffusione è in crescita. La procedura consente di asportare la prostata in toto mediante un approccio laparoscopico, cioè utilizzando strumenti che vengono inseriti nell’addome attraverso dei piccoli fori. Il vantaggio del robot rispetto alla laparoscopia tradizionale è però quello di consentire una chirurgia molto accurata grazie ad un’eccellente visione tridimensionale ed a strumenti dotati di un’estrema precisione dei movimenti. Questo tipo di apparecchiatura consente un impatto meno traumatico, un ridotto rischio di sanguinamento, tempi di recupero della continenza urinaria più rapidi e minori rischi di danni permanenti alla funzione sessuale.

Ora la chirurgia robotica viene utilizzata presso il dipartimento di Urologia dell’ospedale Molinette per la cura chirurgica del carcinoma prostatico. I risultati sinora ottenuti sono in linea con quelli riportati da altri centri di riferimento. In particolare è stata ottenuta una drastica riduzione della necessità di trasfusioni di sangue ed un soddisfacente recupero della continenza urinaria, in tempi sicuramente più rapidi rispetto a quanto sia osservabile con l’intervento chirurgico tradizionale. L’ottimo grado di soddisfazione dei pazienti rappresenta per gli urologi delle Molinette uno stimolo a potenziare l’utilizzo di questa metodica che sembra essere il futuro della chirurgia in urologia. Con la stessa tecnica è infatti oggi possibile asportare anche la vescica ed effettuare in modo molto preciso l’asportazione selettiva di tumori del rene risparmiando la restante parte sana dell’organo.

Il robot urologo è stato presentato l’11 aprile 2008, presso il Centro Congressi “Molinette Incontra”, dove si è tenuto il Convegno “Il tumore della prostata – Domande & risposte. Specialisti e medici di famiglia a confronto”, organizzato e presieduto dal professor Alessandro Tizzani (direttore dell’Urologia Universitaria 1 dell’ospedale Molinette di Torino).

Capitani coraggiosi low tech

Luca Tremolada sul Sole 24 Ore

Come si misura l’innovazione? Formuliamo meglio la domanda: si misura la capacità creativa di un Paese? La risposta non è banale: finora non esiste un numero, un indice che dir si voglia capace in modo univoco di spiegare perché l’Irlanda è diventata in pochissimi anni una fucina di idee. O perché le eccellenze continuano ad attecchire a Stanford (Usa) nonostante gli ingenti investimenti in Dubai o nelle università cinesi. Insomma, perché finora nessuna formula statistica è stata capace di fotografare in modo univoco la crescita di innovazione di un Paese?

La colpa naturalmente non è del dato. Il numero di brevetti, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, le tasse universitarie, il numero di laureati, la vocazione tecnologica delle industrie e delle imprese nazionali possono essere sintetizzati in coefficienti. Al dato statistico però spesso ne va aggiunto uno più qualitativo che descrive, per esempio, i vincoli della burocrazia per aprire una impresa, l’atteggiamento dello Stato verso chi fa impresa, l’attenzione del pubblico verso i nuovi prodotti. Dall’incrocio di queste informazioni, si può arrivare solo a intuire perché un Paese innovi meno di altri. Ma cosa ben diversa è capire per quale motivo fuori dal Mit di Boston all’ora di colazione gli studenti passino il loro tempo fantasticando di quando diventeranno imprenditori. Mentre, per esempio in Italia, la chiacchiera verte più spesso sull’agognata assunzione in un aziendone capace di garantire il minimo “sindacale” in termini di prestigio e gratificazione professionale.

Risulta altrettando difficile, leggendo le statistiche, capire perché negli Stati Uniti aver fallito con la propria impresa non è una notizia cattiva in sé e neppure qualche cosa di cui vergognarsi per il resto dei propri giorni. Addirittura nella Silicon Valley, la storica culla di imprenditorialità hi-tech, per gli uffici del personale un fallimento è un indicatore positivo perché mostra la propensione a credere nelle proprie capacità del candidato. Per spiegare queste diverse categorie del pensiero occorre richiamarsi a fattori culturali stratificati nel tempo, a influenze che danno forma all’immaginario collettivo di un Paese. Alla percezione che abbiamo di noi e della nostra capacità di inventare nuovi prodotti e servizi. Proprio in questa prospettiva è interessante il rapporto Gem (Global Entrepreneurship Monitor) curato da EntER, Centro di ricerca della Bocconi.

Dal 1999 questo progetto contribuisce al dibattito sulla misurazione dell’innovazione, partendo dall’imprenditore, o meglio dalla percezione che ha di sé e del proprio Paese chi intraprende questa “carriera”. In sostanza, il rapporto coordinato per l’Italia dall’Università Bocconi studia le motivazioni che ci spingono a rischiare per aprire una nuova attività, attraverso il Tea (total early-stage activity o attività early-stage/iniziale totale), un indicatore che misura la percentuale di adulti (di età 18-64 anni) che hanno dato vita a nuove attività.

Dallo studio emerge un quadro che in parte conosciamo bene. Siamo, o meglio ci percepiamo, creativi, capaci di generare business e di presentare sul mercato nuovi prodotti (si vedano la tabelle qui a fianco, ndr). Per quanto riguarda l’Italia, nel 2007 il Tea è del 5%, ovvero cinque persone su cento hanno dato vita alla creazione di un nuovo business. Il dato ci pone poco al di sotto della media Europea (5,9%).

Fin qui tutto positivo e, tra alti e bassi, anche il confronto con gli altri Paesi ci pone poco sotto la media. Purtoppo, i segnali diventano più foschi se si ragiona in termini tecnologici.
I dati mostrano che in Italia, a differenza di altri Paesi, le nuove iniziative imprenditoriali hanno un basso contenuto tecnologico. I prodotti sono low tech. Imputato principale, secondo lo studio, la difficoltà di accesso alle risorse finanziarie. Da ciò discende anche la bassa aspettativa di esportazione che hanno i nostri nuovi imprenditori sui loro prodotti. «Tuttavia – precisa Guido Corbetta, direttore di EntER – è bene tenere presente la vocazione poco manifatturiera della nostra industria. Più interessante è il fatto che i nosti imprenditori si sentono più inventori, più creativi. Sicuramente meno tecnologici e innovatori».