A Revigliasco, sopra Moncalieri, davanti al cimitero con gli ovvii cipressi, la risposta è un immenso vivaio/cantiere dove si «fabbricano» muri verdi di erba, colorati di fiori, opulenti e gloriosi ed anticongiunturali se orpellati di frutta e verdure leggere, che non siano tirate giù dal loro stesso peso.
Muri soprattutto per le pareti esterne delle case, prima copribili solo con rampicanti o visitate, nelle crepe, da disordinate, convulse erbe spontanee. La creazione si chiama Reviwall, il nome lega Revigliasco a wall (muro), ma con minimo di fantasia si approda a revival, a una rinascita cromatica e casomai ortofrutticola della città.
Qualche anno fa in quel laboratorio si mise a punto il sedum, speciale vegetazione orizzontale destinata a coprire con poca spesa, pochissima manutenzione e molto effetto superfici piane vastissime, ma anche tetti e terrazze. Adesso a Revigliasco lavorano soprattutto al verde verticale, casomai con colori aggiunti. Bello da vedere specialmente quando sprigiona fiori, piacevole da toccare e da «respirare», buono da mangiare quando significa insalate, erbe aromatiche, pomidorini, peperoncini, fragoline, vegetali non pesanti. L’orto non più sdraiato, l’orto «in piedi» , a far verdi (e rossi, e gialli, e blu: dipende dalle fioriture) i muri più grigi.
Categoria: Raccontare
Consegnati i premi Plug Your Mind 2008
Il Club Dirigenti di Informatica di Torino , in collaborazione con il Club per le Tecnologie dell’Informazione di Genova e con il patrocinio di Intermedia, I3P e ASPHI , hanno consegnato i premi ai vincitori del concorso “Plug Your Mind 2008”, VI edizione del Premio Annuale per l’Innovazione nell’ICT dedicato a Tarcisio Zucca Alessandrelli, fondatore e primo Presidente del CDI.
L’iniziativa, rivolta a singoli o a gruppi di giovani sotto i 30 anni, residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, è stata istituita per premiare le migliori idee innovative nel campo dell’Information & Communication Technology, con particolare attenzione alle idee con finalità socialmente utili.
La Commissione di valutazione ha premiato:
- 1° premio del valore di Euro 4.500,00 a Fabrizio Dominici, per un lavoro, valido sia sotto l’aspetto scientifico che sotto il profilo della sua concreta realizzazione e applicabilità, relativo a progettazione, realizzazione e test di un sistema tecnologico a valore aggiunto per il supporto al coordinamento delle risorse del Soccorso Alpino.
- 2° e 3° premio del valore di Euro 3.000,00 a Gabriele Arnulfo, per un progetto di grande qualità con applicazioni concrete e notevole utilità sociale relativo a tecniche di co-registrazione affine ed elastica su immagini mediche strutturali per il supporto alla chirurgia dell’epilessia, e Simone Savasta, per una proposta tecnologicamente innovativa e ben corredata dal punto di vista della fattibilità, inerente l’implementazione di stazioni di monitoraggio di segnali di disturbo per sistemi di Global Navigation Satellite System (GNSS).
- 4°, 5° premio del valore di Euro 1.500,00 a Fausto Calderazzo, per un lavoro qualitativamente elevato mirato a esaminare varie possibili soluzioni per la videoscrittura mediante gli occhi, che unisce aspetti ICT e medici e si caratterizza per un significativo valore sociale, e Alessio Penna, per un progetto solido e concreto relativo allo sviluppo di un sistema di acquisizione, specifico per sensori ottici, alla base di una rete a basso costo per monitorare deformazioni e crepe in infrastrutture civili.
- Premio ASPHI del valore di Euro 1.500,00 a Alessia Bertoldi, per un progetto fortemente utile dal punto di vista sociale e relativo alla sperimentazione dei benefici apportati dall’utilizzo delle moderne tecnologie nella definizione di un programma di riabilitazione cognitiva rivolto a soggetti affetti da malattia di Alzheimer.
L'indotto pronto a lanciare la sfida
Fiat si cimenta nell´impresa di conquistare la Opel e nell´attesa l´indotto torinese applaude. Tra gli imprenditori c´è chi è ottimista e chi è più scettico, ma il parere unanime è che si tratterebbe di un´opportunità ghiotta per allargare il mercato. E i concorrenti? Non fanno paura. Neppure la canadese Magna, uno dei più grandi produttori di componenti del mondo, che si dice possa entrare nell´affare.
«Opel è un passaggio quasi obbligato per la Fiat. Per come si sta rivelando il mercato trovare un´alleanza sul mercato europeo sarà fondamentale. E con i tedeschi c´è il vantaggio che sono già state sviluppate alcune piattaforme», sostiene Vincenzo Ilotte, presidente dell´Amma, l´associazione che raccoglie le aziende metalmeccaniche torinesi. È lui il primo a vedere l´affare Opel come un´opportunità: «Ci sono potenzialità interessanti. L´accordo di alcuni anni fa con Gm lo ha già dimostrato, perché in quell´occasione molte aziende riuscirono a diventare partner anche del colosso americano. Fiat oggi si sta proponendo come una realtà che ha in mano un know-how composto da una parte “software”, che appartiene al Lingotto stesso, ed una “hardware”, che invece dipende dall´indotto». E Magna? «Non è una minaccia – risponde Ilotte – anche perché si tratterebbe comunque di un mercato che da due milioni di auto l´anno passerebbe a sei milioni: di carne ce n´è per tutti».
L’orgoglio di Torino
Raffaella Polato du Corriere.it
Il giorno dell’orgoglio. E della sfida. Quella però comincerà domani: oggi Torino tiene il solito profilo basso, lo sa che il merito è tutto di Sergio Marchionne, ma intanto che serata. Quattro anni fa il Lingotto era dato per spacciato. La Fiat era la preda di cui spartirsi le spoglie. L’auto italiana poca cosa, la sua tecnologia snobbata. Ora tenta la conquista dell’America. Chiamata a salvare l’auto nel Paese che l’auto l’ha inventata. La città che pensava di sparire dalla mappa mondiale del potere motoristico scopre che ora ne è, e potrà esserlo anche passata l’euforia della diretta sulla Cnn, una delle capitali. Forte proprio di quello che si diceva fosse il suo lato debole: le piccole vetture con cui, parole di Barack Obama, «ha dimostrato di saper costruire l’auto pulita del futuro». Grazie a Marchionne, sì, il manager «non convenzionale » che quattro anni fa l’ha portata oltre il baratro. Ma grazie, insieme, a quella tecnologia (tutta italiana) che lui ha ritirato fuori e però c’è sempre stata. Ce n’eravamo dimenticati. Ci eravamo scordati che siamo un Paese fondato sull’industria. La piccola e la media, la nostra ossatura. E la grande. Quella che può fare ricerca. Che fa da traino. Che muove tutto un sistema.
Fiat è rimasta una delle poche. Oggi che sbarca negli Usa, quasi invocata dal loro Presidente, l’orgoglio è giusto ed è di tutti. Anche se fino all’altro ieri proprio da dentro l’industria partivano insensate contrapposizioni piccoli-grandi, gli incentivi al settore — peraltro molto, molto più bassi di quanto nel frattempo arrivava nel resto d’Europa e negli stessi Usa — scambiati per «aiuti alla solita Fiat». La risposta di Marchionne è stata Chrysler. Lo sarebbe stata comunque. Il Lingotto che lui ha risanato, con il riconosciuto, determinante appoggio delle banche (e i risultati dimostrano quanto possa fare l’Italia quando si muove come sistema-Paese), da solo avrebbe magari potuto sopravvivere ma di sicuro non prosperare nel mondo dell’auto dopo la grande crisi. Come dice lui: Chrysler e domani, chissà, Opel o chi per essa — «è una necessità ». Come dice l’azionista, John Elkann: «Meglio, nel caso, una quota minore in una Fiat più grande ma forte ». Che poi alla fine è quanto sostenevano il nonno, l’Avvocato, e soprattutto lo zio Umberto Agnelli. E qui però finisce l’orgoglio e comincia la sfida. Subito. Adesso. Marchionne ha dimostrato una volta che «si può fare ». Ora la scommessa è più che moltiplicata. Non sarà uno scherzo rivoltare Chrysler, integrare due (per ora) aziende, rimpolpare quella squadra snella che con lui ha firmato il successo Fiat ma che a questo punto lo sarà un po’ troppo, snella. Non tutti, nemmeno lui, possono reggere più di tanto il pendolarismo Lingotto- Auburn Hills. O forse sì?
Ha vinto la Torino di una volta
Alla fine non è stata la nuova Torino a conquistare l’America, ma l’antica. A vincere non è la città neogozzaniana mai stata così bella, con le mostre sul barolo e sul cioccolato, i caffè restaurati, le signorine sempre più graziose che mangiano le paste nelle confetterie.
È la sapienza tecnica della metropoli industriale aspra e sobria, squadrata come la città dell’Apocalisse, l’abilità dei capisquadra che sapevano fe’ i barbis a le musche, rifilare i baffi agli insetti, e dei geni ignoti come Dante Giacosa che disegnavano le auto più belle al mondo e nel contempo sapevano progettare un carburatore. Non la città delle Olimpiadi e del turismo e neppure quella inquietante dell’occulto (tutte frottole in verità come i torinesi sanno benissimo) e della movida notturna che ispira l’ultimo preoccupato romanzo di Culicchia: lo sballo all’ombra dei Murazzi del Po, feste, alcol e gioventù bruciata. Bensì la Torino dell’Avvocato, che ovviamente è molto cambiata ma dev’essere ancora parente di quella che Giovanni Agnelli raccontava come «una città di guarnigione, in cui i doveri vengono prima dei diritti, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto».
La Torino di oggi ha un clima più mite e non solo. La vita sociale è più ricca, come testimonia l’antico centro storico, il quadrilatero romano, un tempo deserto già alle sette di sera e divenuto ora una Brera torinese. L’economia si è diversificata. È cominciata l’era terziaria, se è vero che a Torino ci sono più dipendenti comunali (comprese le aziende controllate) che operai Fiat. Non si tratta ovviamente di mettere in contrapposizioni due città e due epoche. Ma forse adesso si capisce meglio che la nuova Torino è figlia di quella antica. Che le eccellenze di oggi —il design, il Politecnico, la ricerca, la comunicazione, il cinema, l’arte contemporanea, financo le Olimpiadi —non ci sarebbero state senza la grande industria, insomma senza quella Fiat con cui la borghesia torinese ha sempre avuto un rapporto ambivalente: da un lato, era spaventata dall’immigrazione e dalle trasformazioni imponenti; dall’altro, orgogliosa per ciò che la Fabbrica Italiana Automobili Torino rappresentava nel resto del Paese.
Lo si vide, quell’orgoglio, quando i torinesi sfilarono di giorno e anche di notte, con i ritmi di una città che la notte è abituata a lavorare, davanti alla bara di Giovanni Agnelli. Fu proprio il funerale dell’Avvocato il vero punto di svolta. Torino, che nei mesi precedenti appariva come paralizzata dalle incognite che la sovrastavano, seppe reagire. Prima con l’omaggio a un personaggio insostituibile, che ovviamente le manca. Poi con la coscienza di potercela ancora fare, di avere davanti un periodo difficile ma non impossibile da superare. Eventi come la fusione Sanpaolo-Intesa e la retrocessione della Juventus, che un tempo sarebbero stati letti come l’ennesimo scippo di Milano e l’ultimo segno di declino, sono stati interpretati per quel che erano: l’occasione di restare agganciati alle trasformazioni finanziarie e di aprire una nuova stagione anche nel calcio. Oggi Torino è una città che ha cambiato umore.
E assomiglia al suo museo più noto, l’Egizio, così com’è uscito dal recente restauro: una parte nuovissima e avveniristica, allestita da Dante Ferretti lo scenografo di Hollywood, che ha immerso le statue di Seth e Osiride nel buio illuminandole con sciabolate di luce; e la parte storica, con le teche ottocentesche molto meno scintillanti, ma che custodiscono attraverso le generazioni i veri tesori della collezione. Un secolo fa, il viaggio a Detroit di un altro Agnelli, il Senatore, aprì in Italia la stagione fordista. Fare come in America divenne il motto di Torino. Che oggi siano la tecnologia e il lavoro italiani a essere esportati a Detroit è segno che Torino, la città che nell’800 e nel ’900 ha fatto l’Italia due volte— a San Martino e a Mirafiori, con il Risorgimento e con il boom industriale —non ha abdicato al suo ruolo storico. Anche perché questo non è il successo di una sola città. In Italia ci sono molte Torino.
Poco conosciute, talora prive di accesso ai circuiti della pubblicità e della comunicazione, ma concentrate sul prodotto, sull’innovazione, sulla conquista dei mercati. Eccellenze che non si sono lasciate spaventare dalla mondializzazione ma ne hanno colto le opportunità, che hanno approfittato della concorrenza per migliorarsi, che non hanno inseguito le sirene del disimpegno e del bel vivere ma hanno continuato a far affluire linfa vitale al cuore dell’economia italiana: il sistema manifatturiero. Le notizie che vengono dall’America ci raccontano anche di quella «Torino diffusa» che affronta in silenzio la crisi e ce la sta facendo.
Primo Levi e il Sistema Periodico
L’Associazione K.I.T.E. presenta il secondo appuntamento degli spettacoli-letture serali del programma Kite by night, gli scrittori e la scienza.
Primo Levi, il Sistema Periodico è il titolo dell’evento di Giovedì 7 maggio ore 21.00 con Lucia Gravante e Franco Tonso al pianoforte al Bioindustry Park del Canavese Via Ribes 5, Colleretto Giacosa
La parole di Primo Levi
“… convogliare ai profani il sapore forte ed amaro del nostro mestiere, che è poi un caso particolare, una versione più strenua del mestiere di vivere… non mi pareva giusto che il mondo sapesse tutto di come vive il medico, la prostituta, il marinaio, l’assassino, la contessa, l’antico romano, il congiurato e il polinesiano, e nulla di come viviamo noi, trasmutatori di materia …”.
Le preiscrizioni per l'universitÃ
Dal 4 al 29 maggio 2009 gli studenti iscritti all'ultimo anno della scuola secondaria superiore che intendono iscriversi all'Università, alle scuole superiori per mediatori linguistici, ai corsi delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, ai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore e ai percorsi formativi universitari delle accademie militari e navali, possono compilare il modulo di preiscrizione.
Il modulo è disponibile sul sito del Ministero dell'Università e della Ricerca all'indirizzo
http://universo.miur.it/.
La preiscrizione non costituisce iscrizione all'Università, pertanto, al momento dell'immatricolazione,che dovrà essere effettuata secondo le modalità e le scadenze stabilite da ogni Ateneo, si potrà decidere diversamente.
Obama testimonial di Fiat e Torino
L’alleanza tra Fiat e Chrysler è cosa fatta. Lo ha annunciato ufficialmente il presidente americano Barack Obama. «Questa alleanza – ha detto – salverà 30mila posti di lavoro e molti altri nell’indotto del settore automobilistico. L’obiettivo è stato raggiunto grazie al grande sacrificio dei lavoratori che, nelle trattative sindacali, hanno accettato di ridurre la propria retribuzione, e delle banche che hanno rinegoziato il proprio credito verso l’azienda».
Duro attacco contro gli hedge funds responsabili del Chapter 11
Me se ha elogiato il sacrificio di banche e sindacati, Obama ha attaccato duramente gli hedge funds creditori della casa automobilistica che si sono opposti a ridurre il proprio credito nei confronti dell’azienda e pertanto l’hanno costretta a finire in amministrazione controllata. «Questi soggetti – ha detto Obama – speravano di avere i soldi dei contribuenti, ma così non sarà. Io non sono con loro, io sono con i lavoratori della Chrysler».Nuovi fondi per la Chrysler
La casa di Detroit, ha fatto sapere Obama, riceverà altri aiuti da parte del Governo americano. Finanziamenti arriveranno anche dal Governo canadese. La casa automobilistica, ha fatto sapere un rappresentante della Casa Bianca poco prima del discorso ufficiale, farà ricorso a una «bancarotta chirurgica che durerà fra i 30 e i 60 giorni». Lo ha detto un rappresentante dell’amministrazione Obama. Secondo indiscrezioni in questa fase la casa automobilistica riceverà 3 miliardi di dollari dal Governo. Secondo altre voci, i miliardi sarebbero 8 miliardi.Con l’alleanza con Fiat, Detroit produrrà auto verdi
Obama si è detto ottimista sul futuro della società. «La partnership – ha detto – ha forti possibilità di successo». E poi ha toccato uno dei punti che più gli stanno a cuore: quello della sostenibilità ambientale. Elogiando la casa torinese. «Fiat – ha detto – ha dimostrato di costruire le auto più efficienti a livello di consumi. E grazie al trasferimento di tecnologia, Torino aiuterà Chrysler a produrre auto verdi».Marchionne : «Momento storico per l’industria italiana»
L’a.d. del Lingotto, Sergio Marchionne, ha definito l’operazione «un momento storico per il gruppo e l’industria italiana». «Insieme ai nostri nuovi partner della Chrysler lavoreremo per valorizzare l’enorme potenziale di quest’alleanza» ha detto l’amministratore delegato della Fiat, dopo l’annuncio. «Reintrodurremo sul mercato nordamericano alcuni dei nostri marchi più famosi, inclusa l’Alfa Romeo e la Cinquecento, che ha vinto numerosi premi» . «Il nostro lavoro è appena iniziato», ha aggiunto.
Presentata Idra09 l'auto a idrogeno del Poli
Mercoledì 29 aprile è stato presentato Idra09, il nuovo progetto degli studenti del Politecnico di Torino. Idra09 è il secondo prototipo di macchina a idrogeno prodotto dal team del Politecnico, chiamato simpaticamente H2politO. Il gruppo ha lo scopo di migliorare sempre di più, attraverso il lavoro di squadra, le performance del veicolo Idra.
L’obiettivo di breve periodo è quello di partecipare alla competizione Shell EcoMarathon Europe 2009, che si svolgerà presso il circuito Eurospeedway di Lausitz dal 7 al 9 maggio per migliorare le performance ottenute nella SEM l’anno precedente.
H2politO è un team composto da 28 studenti di ingegneria del Politecnico di Torino di facoltà diverse, anche se vengono rappresentate la maggior parte delle discipline ingegneristiche: Autoveicolo, Meccanica, Elettronica, Gestionale, Aerospaziale, Energetica ed Industriale. “La nostra missione è quella di costruire una nuova generazione di ingegneri, leaders nei loro relativi campi, in grado di rappresentare un’innovazione educativa di primo piano”, si legge sul loro sito.
Al via il Working Capital Camp Catania
Il 29 aprile è dietro l’angolo. In questa giornata si tiene, a Catania, la prima tappa (di cinque) del Working Capital Camp Il tutto si svolge dalle ore 9:00 alle 19:00, presso l’Università degli Studi di Catania, Ex Monastero dei Benedettini, in Piazza Dante 32.
Questo tour di barcamp è stato organizzato col supporto di Telecom Italia e ha un obiettivo ben preciso: fare scouting per scoprire e sostenere i più interessanti progetti legati al Web 2.0. In questo modoTelecom (con il supporto di dPixel) intende scoprire e valorizzare – intervenendo attivamente con il proprio capitale – le migliori idee in circolazione. Ecco l’elenco completo degli interventi previsti nell’arco della giornata (potete consultarlo, con la tabella oraria, anche nell’apposita pagina del blog ufficiale