Alcohol in cabina? Si` comprato al duty free

Alcohol_a_luton

E` un po` stupefacente scoprire che sia possibile portare sugli aerei  molto piu`  di quanto annunciato pochi giorni fa. Basta comprarlo al duty free. Almeno questo e` quanto trapelava sabato 12 agosto dal  Financial Times. Ora sappiamo che al duty free  si trovano tantissime cose che, nelle mani sbagliate,  potrebbero divenire bombe. Noi non siamo chimici o esperti di esplosivi, ma qualche aereo lo abbiamo preso e qualche negozio oltre i controlli di sicurezza lo abbiamo visitato: ci sono alcolici e profumi altamente infiammabili, strumenti elettronici, non molto diversi da quelli che ci proibiscono di portare da casa nostra, come potenziali detonatori.
Delle due l’una: o le forze di sicurezza non fanno sul serio quando dicono che ci troviamo di fronte ad un pericolo serio o sottovalutano pericolosamente le capacita` degli attentatori. Gli toglieranno pure la possibilita` di portarsi bombe artigianali da casa, ma non gli tolgono la possibilita` di produrle nei bagni dell’aeroporto o degli aerei, comprando gli ingredienti al duty free.

Taxi: il parere del 2004 dell’Autorita` Antitrust

Credo di aiutare il dibattito sul tema della regolamentazione dei taxi riportando il parere dell`Autorita` Garante della Concorrenza e del Mercato in materia.

Il materiale viene dal sito     http://www.agcm.it/

G.R.

Segnalazione/Parere

DISTORSIONI DELLA CONCORRENZA NEL MERCATO DEL SERVIZIO TAXI 


DATI GENERALI

articolo (L.287/90)
21-Attività di segnalazione al Parlamento e al Governo
rif
AS277
decisione
26/02/2004
invio
03/03/2004

PUBBLICAZIONE

bollettino n.
9/2004
serie attività di
segnalazione n.
20

SEGNALAZIONE/PARERE

mercato
(6022) Trasporti con taxi
(I) TRASPORTI, MAGAZZINAGGIO E COMUNICAZIONI
oggetto
Legge 15 gennaio 1992, n. 21, recante "Legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea"
destinatari
Presidente del Senato della Repubblica
Presidente della Camera dei Deputati
Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministro per gli Affari Regionali
Conferenza Stato-Regioni
Regioni
Associazione Nazionale Comuni Italiani
esito
locali

-Testo Segnalazione/Parere

Premessa

Nell’esercizio dei poteri di cui
all’articolo 21 della legge n. 287/90, l’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato intende segnalare alcune distorsioni della
concorrenza che emergono a livello nazionale nella prestazione del
servizio
taxi.
Al riguardo, si ricorda che in passato
l’Autorità, con segnalazione del 1° agosto 1995, ha evidenziato alcune
distorsioni della concorrenza derivanti dalla legge 15 gennaio 1992, n.
21, che disciplina il trasporto di persone mediante autoservizi
pubblici non di linea
[Cfr. segnalazione del 1 agosto 1995 – Servizio di trasporto di persone mediante taxi (AS053), in Boll. 29/95.].
In quella occasione l’Autorità si è soffermata, in particolare, sulle
problematiche di carattere concorrenziale connesse all’accesso al
mercato, nonché alla determinazione delle tariffe. In considerazione
del perdurare, a distanza di alcuni anni, delle distorsioni
concorrenziali allora evidenziate, l’Autorità intende porre l’accento
sulle cause che ancora oggi determinano un’insufficiente apertura del
mercato alla concorrenza, nonché proporre alcune possibili soluzioni
volte a superare le problematiche che di seguito si evidenziano.

Il quadro normativo

La prestazione del servizio di taxi è disciplinata a livello nazionale dalla legge n. 21 del 15 gennaio 1992 "Legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea" .
In particolare, l’articolo 2 definisce il servizio di taxi
come il servizio avente lo scopo di soddisfare le esigenze del
trasporto individuale o di piccoli gruppi di persone, rivolto ad
un’utenza indifferenziata, la cui prestazione è obbligatoria
all’interno delle aree comunali o comprensoriali.

Secondo quanto previsto dall’articolo 8 della legge citata, la prestazione del servizio taxi
è consentita dietro rilascio della licenza da parte delle
amministrazioni comunali attraverso un bando di pubblico concorso. La
licenza è necessariamente riferita ad un singolo veicolo adibito a
taxi, non essendo ammesso, in capo ad un medesimo soggetto, il cumulo di più licenze per l’esercizio di detto servizio.
Si richiama, inoltre, l’articolo 10 della medesima legge ove è previsto che la sostituzione dei titolari delle licenze di taxi sia consentita solo in determinate circostanze tassativamente stabilite dalla norma medesima.
Alle singole Regioni è demandata la
competenza a disporre le norme, nel quadro dei principi fissati dalla
legge citata, volte in particolare a stabilire i criteri cui devono
attenersi i Comuni nel redigere i regolamenti sull’esercizio del
servizio
taxi.
La disciplina puntuale dell’attività di prestazione del servizio taxi
è tuttavia riservata ai Comuni i quali, nel predisporre i regolamenti
concernenti l’esercizio del trasporto di persone mediante servizio
taxi,
sono competenti, ai sensi dell’articolo 5 della legge suddetta, a
stabilire il numero e la tipologia dei veicoli, i requisiti e le
condizioni per il rilascio della licenza, le modalità di svolgimento
del servizio, nonché i criteri per la determinazione delle tariffe.

Le principali anomalie del mercato del servizio di trasporto persone mediante taxi

Il mercato del servizio taxi
risulta generalmente caratterizzato, a livello locale, da una
insufficiente apertura alla concorrenza, che si manifesta in una
domanda da parte dei consumatori non pienamente soddisfatta
dall’attuale offerta del servizio da parte dei conducenti di
taxi. Si rileva, al riguardo, come in gran parte dei principali Comuni italiani la densità di taxi in rapporto alla popolazione risulti inadeguata. Tale circostanza è dimostrata dai lunghi tempi di attesa del taxi, in particolar modo negli orari in cui la domanda da parte dell’utenza risulta più elevata [Il rapporto tra numero di taxi e popolazione delle due principali aree metropolitane di Roma e Milano risulta rispettivamente pari a 2,1 e 1,6 taxi
per mille abitanti, contro i 9,9 di Barcellona, gli 8,3 di Londra i 3,9
di Praga, i 2,9 di Monaco, i 2,4 di Parigi, i 2 di Berlino (Cfr.
Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali del
Comune di Roma, Relazione annuale sullo stato dei servizi pubblici
locali e sull’attività svolta, Roma, 2003).]
.
Sebbene la normativa vigente attribuisca
ai Comuni la competenza in ordine alla determinazione del numero dei
veicoli da adibire al servizio di
taxi,
e quindi ad incrementare eventualmente le licenze a fronte di
un’insufficienza dell’offerta, tale facoltà incontra una forte
resistenza da parte degli operatori del settore, favorevoli al
mantenimento delle restrizioni quantitative.

Va osservato che tali comportamenti
trovano fondamento nell’elevato costo che gli operatori già attivi sul
mercato hanno sostenuto per l’acquisto di una licenza da altri
soggetti. Infatti, benché le licenze siano state originariamente
rilasciate gratuitamente da parte delle autorità pubbliche, le stesse
sono state sovente alienate sulla base di valori economici, di volta in
volta crescenti in termini reali, circostanza questa che, di per sé,
riflette la scarsità del numero delle licenze, ovvero del numero di
taxi attualmente in circolazione.
In questo contesto, il valore della licenza rappresenta un asset il
cui valore economico assume particolare rilievo al momento della
rivendita della licenza stessa da parte del fornitore del servizio,
mentre ogni emissione di nuove licenze comporta necessariamente una
riduzione del valore di quelle originariamente rilasciate.

In tal senso, il timore che un incremento
del numero delle licenze possa determinare una riduzione del valore di
mercato delle stesse, nonché una riduzione dei ricavi attesi, spiega le
resistenze dei fornitori del servizio di
taxi a fronte di interventi, da parte delle Amministrazioni locali, volti a favorire una maggiore apertura del mercato.
Un’ulteriore anomalia che contraddistingue il mercato del servizio di taxi
riguarda la predeterminazione dei turni di servizio rigidi che si
presta alla ripartizione dell’offerta per fasce orarie tra i
concorrenti.

Alcune esperienze di liberalizzazione del settore

Le anomalie che caratterizzano la generalità dei mercati locali del servizio taxi,
soprattutto nelle aree metropolitane, si riscontrano sia in ambito
nazionale, che nella gran parte dei Paesi europei. In particolare nei
paesi in cui, come in Italia, l’offerta delle licenze è strettamente
regolamentata si registra un densità di
taxi
in rapporto alla popolazione assai ridotta rispetto a quella che
caratterizza i Paesi che hanno optato per una de-regolamentazione più o
meno accentuata.

Nelle diverse metropoli europee si
registra altresì la difficoltà di intervento, da parte delle autorità
preposte alla regolamentazione, ogni qualvolta queste ultime intendano
promuovere una maggiore apertura, totale o parziale, dei mercati alla
concorrenza mediante la liberalizzazione delle licenze, a causa delle
forti resistenze, sopra accennate, da parte della categoria di
conducenti di
taxi.
Tuttavia alcune esperienze estere
dimostrano come sia possibile procedere in tal senso e ottenere
risultati positivi sia per i nuovi entranti, che per la generalità
dell’utenza.

A tale riguardo assumono particolare
rilievo le iniziative intraprese negli ultimi anni da alcuni Stati
quali l’Irlanda, i Paesi Bassi e la Svezia e, in ambito extra-europeo,
l’Australia e la Nuova Zelanda. Ciò che accomuna gli interventi
adottati in questi ultimi Paesi è una liberalizzazione delle licenze,
accompagnata da un innalzamento dei requisiti qualitativi e di
sicurezza imposti a tutti gli operatori. Con riferimento alla
determinazione delle tariffe sono state adottate, invece, misure
differenziate nei Paesi interessati. Ad esempio, in Nuova Zelanda e nei
Paesi Bassi è stata privilegiata la possibilità per gli operatori di
differenziare le tariffe nell’arco della giornata a seconda dei flussi
di domanda.

Una conseguenza diretta di tale
liberalizzazione è stato il graduale riassorbimento dell’iniziale
eccesso di offerta, grazie ad un’accelerazione indotta nella crescita
della domanda. Inoltre, sotto il profilo tariffario, le riforme
intraprese hanno determinato una riduzione media delle tariffe e un
significativo aumento della domanda, che in questo settore risulta
molto elastica al prezzo.

Le possibili soluzioni idonee a favorire una maggiore apertura del mercato

I problemi concorrenziali sopra
evidenziati sono in buona parte riconducibili all’attuale assetto
normativo che, dunque, a parere di questa Autorità andrebbe modificato.

L’Autorità è consapevole che le modifiche
introdotte al Titolo V della Costituzione hanno comportato una generale
riallocazione delle competenze regolatorie anche in materie di rilievo
economico, a seguito della quale nel settore del trasporto di persone
mediante autoservizi pubblici non di linea si prospetta un ampliamento
delle funzioni normative attribuite alle Regioni.

In ogni caso, i regolatori chiamati a
intervenire, a qualunque livello, nella materia secondo il nuovo
riparto costituzionale di competenze dovrebbero rispettare alcuni
criteri di promozione e tutela della concorrenza. In base, infatti, al
diritto comunitario, l’azione degli Stati membri, in tutte le loro
articolazioni territoriali, deve essere condotta conformemente al "
principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza" (articoli 4, comma 1, CE e 98 CE).
Qui di seguito saranno indicati i criteri
che a parere di questa Autorità sono funzionali a garantire una
regolazione pro-concorrenziale della prestazione dei servizi in
questione con riferimento a tre profili ritenuti essenziali: accesso al
mercato, gamma dei servizi offerti, modalità di prestazione del
servizio (come ad esempio i turni).

Nell’ambito della definizione di
possibili soluzioni volte a promuovere una maggiore apertura dei
mercati locali del servizio di
taxi, l’Autorità riconosce la necessità di tener conto delle problematiche avanzate dai conducenti dei taxi, sopra accennate, che ostano ad una riforma del settore.
Si ritiene, dunque, che ogni soluzione
finalizzata a favorire un incremento del numero delle licenze possa
essere accompagnata da una sorta di "compensazione", a favore degli
attuali titolari delle licenze, in considerazione delle eventuali
perdite del valore commerciale delle stesse.

Le iniziative volte a favorire una
maggiore apertura dei mercati interessati, ove accompagnate da misure
compensative, avrebbero il pregio di limitare gli effetti sfavorevoli
sugli attuali
incumbent,
garantendo al contempo l’ingresso di nuovi operatori e un incremento
dei benefici per la generalità dell’utenza, la quale potrebbe fruire di
una maggiore offerta di
taxi. In tal
senso, un incremento quantitativo dell’offerta appare idoneo a
determinare una serie di benefici per i consumatori, consistenti, in
particolare, nella riduzione del tempo medio di attesa e determinando
altresì un vantaggio per gli stessi in termini di "costo-opportunità"
del loro tempo a disposizione.

A tal fine, nell’ottica di pervenire ad
un graduale processo di liberalizzazione del settore, l’Autorità
intende suggerire alle Amministrazioni preposte alla relativa
regolamentazione una serie di possibili interventi.

Una prima tipologia di intervento, idonea
ad incrementare il numero delle licenze, può essere rappresentata dal
ricorso ad una procedura d’asta, a seguito della quale le
Amministrazioni potrebbero rilasciare delle nuove licenze, a titolo
oneroso. Gli introiti derivanti da tale procedura potrebbero essere
impiegati per compensare "una tantum" gli attuali titolari delle
licenze.

Una diversa soluzione consiste nella
possibilità, da parte delle Amministrazioni, di incrementare il numero
delle licenze mediante la distribuzione, a titolo gratuito, agli
operatori del settore di un’ulteriore licenza. Tale misura avrebbe
l’effetto di compensare gli attuali titolari delle licenze della
perdita di valore, in termini economici, di queste ultime. I fornitori
del servizio
taxi, infatti,
potrebbero procedere alla vendita della nuova licenza, realizzandone un
ricavo, oppure sfruttare entrambe le licenze mediante affidamento della
seconda licenza a un altro operatore mantendone la titolarità. Affinchè
tale misura sia efficace, appare opportuno che la nuova licenza venga
ceduta, ovvero utilizzata, entro un congruo periodo di tempo
compatibile con il graduale processo di liberalizzazione.

La misura in esame richiederebbe,
tuttavia, che sia consentito ad un medesimo soggetto di cumulare più
licenze per l’esercizio del servizio
taxi,
diversamente da quanto previsto dalla normativa vigente, nonché la
possibilità di essere sostituiti alla guida da chiunque risulti in
possesso dei requisiti richiesti. Un’eventuale modifica delle
disposizioni previste dagli artt. 8 e 10, di cui alla citata legge n.
21 del 15 gennaio 1992, potrebbe essere sollecitata dalle
Amministrazioni competenti alla regolamentazione del settore.

Le proposte sopra delineate potrebbero
condurre ad un processo di piena liberalizzazione del settore, da
realizzarsi attraverso la previsione di un regime autorizzatorio privo
di contingentamento, che potrebbe essere attuato a seguito del
decorrere di un congruo periodo di tempo, al fine di permettere di
ammortizzare la perdita di valore delle nuove licenze.

In aggiunta alle proposte sopra
delineate, potrebbero essere attuate una serie di misure collaterali
idonee a facilitare il riassorbimento dello squilibrio tra domanda e
offerta del servizio
taxi.
Una prima misura consiste nella possibilità di rilasciare licenze part-time, onde permettere una maggiore copertura del servizio di taxi
durante gli orari di "punta". Tale proposta potrebbe essere
accompagnata dalla previsione di un’organizzazione del servizio più
flessibile, che consenta ai conducenti di
taxi la libera determinazione dei propri orari.
Al riguardo, si osserva che la fissazione
dei turni di servizio non appare necessaria ai fini del corretto
funzionamento del mercato prestandosi, al contrario, alla ripartizione
dell’offerta del servizio per fasce orarie tra i concorrenti. La
determinazione dei turni di servizio rappresenta, in tal senso, una
garanzia a vantaggio degli operatori del settore pittosto che un
beneficio per i consumatori.

In questo contesto non appare opportuno
prevedere la fissazione di turni rigidamente prestabiliti, fermo
restando un obbligo di servizio minimo garantito per ciascuna ora del
giorno.

Un’ulteriore misura idonea a consentire
una maggiore flessibilità dell’offerta potrebbe ravvisarsi nella
eliminazione dell’attuale segmentazione territoriale prevista per
ciascuna area comunale, consentendo ai possessori di licenze di
esercitare la propria attività anche al di fuori dell’area geografica
per la quale sono state rilasciate originariamente le licenze stesse.

Un’altra misura volta ad incrementare
l’offerta del servizio di trasporto a favore dell’utenza, mediante
autoservizi non di linea, consiste nella possibilità da parte delle
Amministrazioni di concedere delle autorizzazioni ad effettuare un
servizio di
taxi innovativo, associato ad un minore assoggettamento agli obblighi di servizio, sull’esempio dei minicabs
londinesi, i quali possono effettuare il servizio di trasporto clienti
solo tramite prenotazione telefonica ed applicare tariffe differenziate
da quelle dei
taxi a chiamata diretta su strada.
Al fine di pervenire ad un incremento dell’offerta, nonché ad una maggiore efficienza del servizio di taxi, sarebbe altresì opportuno procedere ad un’ottimizzazione degli spazi utilizzati come aree di sosta dei taxi.
Ciò potrebbe comportare una riduzione dei tempi di attesa, ad esempio
attraverso la "canalizzazione" dei soggetti interessati alle
destinazioni più ricorrenti (aeroporto-stazione ferroviaria) verso aree
appositamente dedicate in modo tale da facilitare l’uso collettivo del
taxi.
Infine, si ritiene che vada favorito lo sviluppo dei servizi alternativi o complementari al taxi tradizionale, quali il "taxibus" e il servizio di "uso collettivo del taxi",
ampliando e diversificando l’offerta complessiva di tali servizi a
vantaggio dell’utenza finale. Sebbene infatti i servizi in questione
presentino caratteristiche prestazionali peculiari che li differenziano
dal servizio di
taxi ordinario, una
più ampia diffusione di entrambi i servizi consentirebbe un ampliamento
delle possibilità di trasporto urbano a prezzi decisamente più
contenuti. In tale contesto, onde favorire lo sviluppo di tali servizi,
si ritiene altresì opportuno evidenziare la necessità di individuare
forme di pubblicizzazione dei servizi di "taxibus" e di "uso collettivo
del
taxi" al fine di agevolare la conoscenza dell’esistenza stessa di tali servizi.

L’Autorità auspica che le considerazioni
svolte in questa segnalazione possano offrire un contributo ai fini di
una maggiore apertura alla concorrenza del servizio di trasporto di
persone mediante
taxi.

IL PRESIDENTE
Giuseppe Tesauro

Una gita alla Mandria

La_mandria_con_il_castello_di_venaria

La Mandria, a Venaria-Torino
e` un parco molto bello.
Desidero pero` sottolineare alcuni punti che dobbiamo migliorare.

Raggiungibilita`

Oggi I due autobus che arrivano da Torino arrivano troppo lontano dal parco (certamente piu’
di un chilometro). Bisogna attraversare tutto il centro di Venaria, peraltro bello, e poi
percorrere il lunghissimo viale di accesso. E` un palese invito ad andare al
parco in auto. I parchi sono fatti per incentivare la gente ad andare in macchina?
Ma che senso ha?
Non ci vorrebbe molto a far arrivare un autobus  (il 72? )fino al cancello del
parco.

 

Viale d` accesso

Il lungo viale di accesso al parco da un lato ha gli stabilimenti Magneti
Marelli. Il turista non capisce se sta andando a vedere uno dei piu’ bei
parchi d`Europa o una zona industriale
in declino. Per coprire i capannoni non ci vorrebbe molto, starebbe bene una
fila di alberi ed una siepe multipla, cosi’ come e` stato ottimamente fatto al
parco delle Vallere. Quello e` separato dalla strada da un’ eccellente
divisione verde. Chi e` dentro il parco non si rende conto che oltre gli alberi
e la siepe, c’e` una strada a grande traffico. Copiamo il modello Vallere per nascondere  gli stabilimenti Magneti Marelli.

 

Il_viale_di_accesso_alla_mandria











Biciclette

Ottima cosa che si possano affittare delle
biciclette, pero’ e` difficile raggiungerle, perche sono in cascine abbastanza all’interno del parco. Sarebbe meglio se fossero piu’
vicine all’ingresso, non tutti han voglia di camminare fino alle cascine dove
le si affitta.

 

Edifici abbandonati o sottoutilizzati

Ce ne sono tanti. Alcuni sono destinati ad ospitare futuri musei,
altri non si sa.
L’Ente Parco e la Regione dovrebbero fissare
delle regole molto rigide circa il loro utilizzo:

  • No all’utilizzo di auto, si va e si viene
    con un pulmino elettrico.
  • Nessuna tolleranza per scarichi inquinanti.
  • Edifici dotati di tecnologie avanzate nel
    campo del  risparmio energetico e del risparmio dell’acqua e del suolo.

Dopo di che, la Regione o il Parco  potrebbero pubblicare un bando
alla ricerca di privati che vogliano utilizzare questi edifici abbandonati a scopo commerciale.

La
Mandria e` molto vicina a Caselle; Venaria potrebbe anche divenire sede di congressi. Degli agriturismo o degli alberghi in mezzo al parco ci
potrebbero stare bene e probabilmente ci sarebbe anche una domanda per essi. I
soldi della concessione per 20-30 anni dovrebbero andare all`ente parco, per finanziare attivita` di tutela o l’acquisto di nuovi terreni.
Lasciare andare in malora gli edifici  come vanno oggi non mi sembra cosa sensata.

Edificio_abbandonato

 

Cascina_abbandonata

 

Taxi e concertazione

Il recente decreto legge prevede che se in una citta` ci sono 1000 tassisti ed il Comune vende 100 licenze a 50,000 euro l’una, a 100 tassisti gia` esercenti, il comune incassera` € 5.000.000 .
Il decreto legge impone al Comune, che finora si sarebbe tenuto questi soldi, di versare  da 3 a 4 milioni di euro ai 900 tassisti che non le hanno comprate e restano con una sola licenza. Per cui ogni tassista non acquirente di licenza supplementare ricevera’  da € 3333 a € 4444 (dal 60 all ‘80% dell`incasso)  a compensare il fatto che ora ci sono 100 macchine in piu` in circolazione. Non si direbbe un  danno.

Comunque I taxisti hanno il sacrosanto diritto di protestare anche se la legge prevede di dar loro dei soldi che prima non avrebbero mai ricevuto. Hanno diritto di protestare come tutti gli altri.
Tutte le categorie normalmente organizzano delle manifestazioni di piazza e ci vanno con le loro gambe.
Gli infermieri non portano le lettighe, gli operai non portano martelli e cacciaviti, i piloti non fanno girare gli aeroplani per la citta’, gli insegnanti non mettono le lavagne in mezzo alle strade, i postini non portano i furgoni postali, ecc. 
Se quindi i tassisti volessero paralizzare parti delle citta` (aeroporti, stazioni, piazze)  con le loro auto, probabilmente farebbero qualcosa di ben diverso  dal normale protestare. Non e` logico che i tassisti portino con se` i taxi. Cio’ potrebbe portare al blocco della circolazione stradale.
Credo che bloccare la circolazione stradale, cosi’ come quella ferroviaria o aerea siano reati, penalmente perseguibili.*

Le tariffe per i taxi sono fissate dai comuni. Certamente. Credo pero’ che questa fissazione avvenga a seguito di una trattativa con la categoria. In certe citta` i tassisti sono pochi e spuntano prezzi  piu’ alti di quelli che otterrebbero se ci fossero piu’ auto.
Sarebbe anche giusto prevedere 2 o 3 fasce di prezzo pubblicizzate sull’esterno della macchina. Ogni tassista potrebbe scegliere la fascia a cui appartenere (fascia lusso, con macchine di pregio e servizi addizionali, fascia standard, fascia low cost). Si creerebbe maggiore possibilita` di scelta.

Non e` chiaro perche` dei tassisti-lavoratori dipendenti dovrebbero peggiorare la qualita` del servizio. I ferrovieri, i piloti, i medici sono quasi sempre dei lavoratori  dipendenti. Nessuno mette in dubbio la professionalita` richiesta dal lavoro di tassista, ma anche le altre professioni hanno la loro professionalita`. Non sembra che il fatto di essere lavoratori dipendenti abbatta  necessariamente gli standard qualitativi. In molti paesi d`Europa ci sono tassisti-impiegati, senza danni per il servizio.

Dette tutte queste cose, credo che in presenza di comportamenti rispettosi delle leggi, il governo possa incontrare i rappresentanti dei tassisti, cosi’ come delle molte altre categorie toccate dai recenti provvedimenti.

E`  verissimo che la sinistra ritiene che le questioni concernenti il lavoro dipendente vadano concertate con i sindacati, mentre la destra pensa che una maggioranza parlamentare abbia il diritto di cambiare le leggi sul lavoro anche con il disaccordo della piu’ grande confederazione sindacale.

Simmetricamente la destra sembra ritenere che le questioni concernenti i lavoratori autonomi vadano concertate con le loro categorie rappresentative, mentre la sinistra pensa la stessa cosa che la destra pensava in materia di legge Biagi: "Il parlamento ha diritto di legiferare".
Evidentemente la posizione di entrambe le coalizioni non e` coerente. Ognuno accusa l`altro di crimini che commette anche lui.

Va detto che la sinistra tra il 1996 ed il 2001 e` riuscita considerevolmente a cambiare  le norme circa il lavoro dipendente (legge Treu), mentre  la destra  non ha cambiato molto la condizione del lavoro autonomo tra il 2001 ed il 2006.
Chi poteva per affinita`concertare con i sindacati (la sinistra) , l’ha fatto, facendo loro fare grosse rinuncie e concessioni; chi doveva, per affinita`, concertare con gli autonomi  (la destra) non l’ha fatto, lasciando le cose come stavano.

Resta il fatto che il bisogno di riforme per tutti i tipi di attivita` e` urgentissimo.  Il paese sta andando davvero male, perdiamo quote di mercato mondiale e questo vuol dire poverta` garantita per tanti, sopratutto per il Sud ed i piu’ indifesi.

___________________________________________________________

* Non ho nessuna simpatia per gli operai metalmeccanici in sciopero che bloccano una strada o una ferrovia. Sbagliano. Non e` un loro diritto.

La provincia nel posto sbagliato

La Provincia inizia i lavori nel palazzo ex Telecom, vicino a Porta Susa.
Il palazzo ex Telecom sarebbe molto meglio speso se divenisse un albergo; il grande volume lo rende particolarmente efficiente, perche’ i costi generali potrebbero essere suddivisi tra molte stanze. E` vicino alla stazione ed e` ben collegato con Caselle, con Milano e con la rete ferroviaria in generale.
I turisti devono poter stare vicino al centro, non desiderano stare in periferia. Ce l’han detto in tutte le lingue ai tempi delle Olimpiadi.
La provincia non ha nessun bisogno di essere in una posizione cosi`
centrale, potrebbe stare egregiamente a Falchera, alle Vallette o a
Mirafiori Sud. La’ sarebbe fonte di rigenerazione. A Porta Susa la Provincia e` un ingombro, e` il segno dei privilegi dei burocrati.

Alpignano: un parcheggio per favorire i pendolari

La Stampa dell` 11 maggio riferisce che ad
Alpignano e` stato organizzato un posteggio per I pendolari. Pare anche che
Alpignano progetti di ingrandirlo ulteriormente in futuro.
Credo che fare questo tipo di
parcheggi sia un passo nella
giusta direzione.

I parcheggi servono sopratutto per permettere alla gente di prendere treni, pullman,tram e metropolitane. I parcheggi al centro delle citta` creano traffico.


Quale sia la qualita` dell’opera  di Alpignano e` poi un altro discorso, bisognerebbe visitarla.

Vedasi anche:

http://gustavorinaldi.blog.lastampa.it/il_mio_weblog/2005/12/il_traffico_in_.html


Porta Nuova- Lingotto: qualche precisazione

Voglio ringraziare chi ha contribuito  con il suo parere sul tema della metropolitana tra Porta Nuova e Lingotto.

Voglio solo precisare che allo stato attuale e probabilmente anche in futuro il Comune di Torino non ha i soldi per comprare dalle ferrovie l’area dei binari di Porta Nuova. Le ferrovie in generale non pare vogliano dismetterla completamente, ma solo parzialmente. Se fossero costrette a dismetterla, lo farebbero solo per vendere i diritti per l’ edificazione di qualche bel palazzone. E’ un po’ tutta la storia delle  "spine" del  piano regolatore  Gregotti- Cagnardi: si fanno sparire dei binari per fare brutti palazzoni, senza qualita’, senza tecnologia e senz’anima.

A Londra e a Berlino le metropolitane a cielo aperto e le ferrovie urbane sono parte fondamentale del sistema metropolitano. La Circle Line, la PiccadillY line, la Central Line e molte altre a Londra e la SBahn a Berlino sono alla luce del sole in ampi tratti e vanno benissimo. Nessuno si sogna di sotterrarle.

L’unico argomento che mi convince e’ che forse i soldi del lotto Porta Nuova Lingotto non sono trasferibili ad altri lotti. Questo e’ triste ed assurdo. Con i soldi disponibili potremmo avere molto presto un collegamento da Rivoli a Nichelino ed invece dobbiamo accontentarci di Collegno-Lingotto (Ma ci sono davvero tutti i soldi per arrivare a Lingotto?).

Io non voglio meno metropolitane, ne voglio di più, il più in fretta possibile.

G.R.

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Porta Nuova Lingotto: una spesa utile?

Il tratto di via Nizza piu’ vicino a Porta Nuova  e’ stato recentemente chiuso per iniziare i lavori della metropolitana.

Ora si spenderanno grandissime somme per scavare una metropolitana tra Porta Nuova e Lingotto, ma la metropolitana tra Porta Nuova e Lingotto esiste gia’, si chiama binari 1 e 2 della ferrovia tra Torino e Lingotto. Mancano solo le fermate.

Porta Nuova nei piani di Trenitalia e del Comune di Torino e’ destinata ad essere sempre meno importante come stazione ferroviaria ecco dunque che due binari potrebbero  essere dedicati alla metroplitana, senza danno.

Si tratta di fare delle fermate vicino a corso Somellier, corso Dante, corso Bramante per un costo che sarebbe solo una piccola parte di quello che si vuole sostenere ora.

Con i soldi risparmiati si potrebbe raddopiare il binario della ferrovia tra Lingotto e Nichelino ed iniziare a scavare altri tratti in sotterranea  (ad esempio tra Porta Nuova, Piazza San Carlo, Piazza Castello ed avanti verso Torino nord)  dove uno scavo e’ davvero necessario.

I soldi sono pochi e saranno ancora meno in futuro. Dobbiamo concentrarli su cio’ che e’ davvero necessario.

Gustavo Rinaldi

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La Regione va al Lingotto

L’idea della Regione di collocare i propri uffici nella zona dell’ex FIAT AVIO  va nella direzione giusta.
Gli uffici saranno non lontano dalla stazione di Lingotto invece che all’ ex-Materferro tra borgo Crocetta e borgo San Paolo. Si sposterannono attivita` amministrative verso la periferia, lasciando zone centrali, oggi occupate da assessorati, a disposizione di altri utlizzi, primo fra tutti il turismo. Probabilmente si togliera` anche del traffico automobilistico dal centro. La Regione sara` facilmente raggiungibile in treno da tutte le province del Piemonte. Un’area di periferia guadagnera’ ulteriore importanza.
Resta da vedere cosa fara’ il comune di Torino nella zona dell’ ex Materferro. Se assisteremo semplicemte alla continuazione dell’edificazione della zona, per il quartiere non sara’ un gran guadagno. Anche quando nuovi i complessi edilizi vengono chiamati, con poco senzo della realta`  "parco",  restano degli agglomerati di costruzioni non necessarie, poco innovative e poco fantasiose. La zona potrebbe guadagnare molto dalla presenza di un vero giardino (di piante), che riduca il grigiore notato da tanti corrispondenti esteri ai tempi delle olimpiadi e rinfreschi la zona durante le estati torride. Sarebbe un modo concreto per la Citta’ di Torino di affermare che crede nel Protocollo di Kyoto.

Autostrade del mare e balene

Poiche` il trasporto via mare e` uno  di quelli che inquina  poco e costa meno bisognera` cercare di incoraggiarlo. A cio’ si aggiunga che in un viaggio Palermo-Genova un TIR puo’ essere solo difficilmente piu’ veloce di una nave. Il primo deve percorrere 1428 chilometri agli 80 al’ora, se rispetta le leggi vigenti. Se potesse mantenere quella velocita` sempre, ci metterebbe quasi 18 ore; a cio’ si aggiunga qualche fermata, qualche coda e qualche incidente per la strada e facilmente si raggiungono le  20 ore di viaggio. Questo e’ quanto necessario ad una nave per fare Palermo Genova. Sono relativamente pochi i tipi di merce  per i quali poche ore di differenza contano molto. Certo organizzare dei trasporti navali efficienti e veloci non e` una cosa semplicissima, perche’  occorrono non solo porti moderni e ben attrezzati e navi veloci e capaci di caricare e scaricare in fretta e bene, ma anche una capacita` di organizzare il lavoro dentro e fuori i porti in maniera efficiente e competitiva. I porti non possono essere  isole e, se non sono ben collegati con una efficiente rete ferroviaria, divengono molto meno utili. Ancora una volta` l’accento va posto piu’ sull’organizzazione degli uomini che sulle strutture di ferro e cemento. Sono le relazioni tra esseri umani che ci vedono piu’ spesso deboli e perdenti.
Migliorare i nostri porti ed i loro annessi non solo favorira` i trasporti tra nord e sud dell`Italia, ma anche favorira` una partecipazione italiana nel mercato internazionale dei servizi portuali e di logistica, dove il potenziale di crescita e’ notevole.   foto:Stefan Jacobs

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Il mare e` anche abitato da altri mammiferi, le balene. Esse gia` oggi sono spesso vittime di incidenti nautici dove riportano ferite o muoiono.
Probabilmente esiste qualche modo intelligente per  risolvere il problema di questi incidenti. Intanto si puo’ stabilire che le navi seguano il piu’ possibile rotte precise, evitando  cosi’ i posti piu’ frequentemente abitati dai cetacei.  Inoltre gli zoologi marini forse potranno identificare e  suggerire qualche
modo per poter avvertire le balene dell’arrivo delle navi, tenendole  a debita distanza; una specie di clacson per balene.  Non dico di conoscere la soluzione, dico che e` possibile cercarla  e forse anche trovarla.
Il nostro mare ci puo’ aiutare a collegare  il nord ed il sud del paese, ma non per questo dobbiamo rinunciare all’onore e privilegio di ospitare alcune delle piu’ belle comunita` di balene del mondo.