La rivincita del lavoro italiano

Mario Deaglio analizza l’accordo Fiat-Chrysler

E’ragionevole che dall’Italia si guardi alle tormentate vicende della Chrysler essenzialmente nell’ottica dei riflessi sul settore automobilistico italiano e quindi sulla Fiat. Per comprenderne bene il senso, tali vicende vanno però prioritariamente collocate nell’ambito di un radicale mutamento delle politiche del governo americano nei confronti delle industrie in crisi nell’attuale, difficilissimo passaggio dell’economia mondiale. La strategia adottata nei confronti della Chrysler non rientra infatti negli schemi di intervento pubblico a sostegno di imprese in difficoltà ai quali siamo abituati da oltre settant’anni. Siamo in presenza di tre fattori, di portata ancora incerta che segnano però in ogni caso una netta rottura con il passato.

Il primo fattore riguarda la forma del sostegno pubblico. Non si è deliberato un sussidio generico a un’industria privata, non c’è alcuna nazionalizzazione e neppure si può parlare di «irizzazione», in quanto la partecipazione pubblica diretta sarà molto limitata. Il governo americano compare invece in due vesti diverse: quella di finanziatore di uno specifico e imponente piano industriale di innovazione e di crescita.

E quella di «ispiratore autorevole» di un indirizzo generale (auto meno ingombranti, meno inquinanti e meno care, da realizzarsi con un partner straniero specificamente indicato) entro il quale i privati si assumono tutta la responsabilità operativa.

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Obama testimonial di Fiat e Torino

Via Sole 24 Ore

Barack Obama e la task-force per fronteggiare la crisi del settore auto durante l'intervento sull'operazione Chrysler/FiatL’alleanza tra Fiat e Chrysler è cosa fatta. Lo ha annunciato ufficialmente il presidente americano Barack Obama. «Questa alleanza – ha detto – salverà 30mila posti di lavoro e molti altri nell’indotto del settore automobilistico. L’obiettivo è stato raggiunto grazie al grande sacrificio dei lavoratori che, nelle trattative sindacali, hanno accettato di ridurre la propria retribuzione, e delle banche che hanno rinegoziato il proprio credito verso l’azienda».

Duro attacco contro gli hedge funds responsabili del Chapter 11
Me se ha elogiato il sacrificio di banche e sindacati, Obama ha attaccato duramente gli hedge funds creditori della casa automobilistica che si sono opposti a ridurre il proprio credito nei confronti dell’azienda e pertanto l’hanno costretta a finire in amministrazione controllata. «Questi soggetti – ha detto Obama – speravano di avere i soldi dei contribuenti, ma così non sarà. Io non sono con loro, io sono con i lavoratori della Chrysler».

Nuovi fondi per la Chrysler
La casa di Detroit, ha fatto sapere Obama, riceverà altri aiuti da parte del Governo americano. Finanziamenti arriveranno anche dal Governo canadese. La casa automobilistica, ha fatto sapere un rappresentante della Casa Bianca poco prima del discorso ufficiale, farà ricorso a una «bancarotta chirurgica che durerà fra i 30 e i 60 giorni». Lo ha detto un rappresentante dell’amministrazione Obama. Secondo indiscrezioni in questa fase la casa automobilistica riceverà 3 miliardi di dollari dal Governo. Secondo altre voci, i miliardi sarebbero 8 miliardi.

Con l’alleanza con Fiat, Detroit produrrà auto verdi
Obama si è detto ottimista sul futuro della società. «La partnership – ha detto – ha forti possibilità di successo». E poi ha toccato uno dei punti che più gli stanno a cuore: quello della sostenibilità ambientale. Elogiando la casa torinese. «Fiat – ha detto – ha dimostrato di costruire le auto più efficienti a livello di consumi. E grazie al trasferimento di tecnologia, Torino aiuterà Chrysler a produrre auto verdi».

Marchionne : «Momento storico per l’industria italiana»
L’a.d. del Lingotto, Sergio Marchionne, ha definito l’operazione «un momento storico per il gruppo e l’industria italiana». «Insieme ai nostri nuovi partner della Chrysler lavoreremo per valorizzare l’enorme potenziale di quest’alleanza» ha detto l’amministratore delegato della Fiat, dopo l’annuncio. «Reintrodurremo sul mercato nordamericano alcuni dei nostri marchi più famosi, inclusa l’Alfa Romeo e la Cinquecento, che ha vinto numerosi premi» . «Il nostro lavoro è appena iniziato», ha aggiunto.

Sequestrati e rilasciati tre manager Fiat

Via Repubblica

Cinque ore di sequestro o, come preferivano dire in serata sia la polizia sia la stessa Fiat, di una «trattativa prolungata con la minaccia di un sequestro». Per tre dirigenti della casa torinese, due belgi e l´italiano Giuseppe Farinazzo, il pomeriggio è diventato comunque agitato quando sono saliti i toni della discussione nella trattativa sindacale iniziata alle 13,30 nel Fiat center di Chausse de Louvain a Bruxelles.

Trattativa difficile che era iniziata il 12 dicembre scorso quando alla riunione del Comitato aziendale europeo i vertici del gruppo avevano illustrato il piano di riduzione degli organici nello show room della capitale belga. Su 90 dipendenti il Lingotto intende tagliarne 24, quasi un terzo. Quattro mesi di trattativa non hanno portato a passi avanti significativi fino alla drammatizzazione di ieri. I tre manager che stavano trattando sarebbero stati chiusi nella stanza da dove sono usciti solo alle 18,30 senza rilasciare dichiarazioni.

Nel pomeriggio un portavoce della polizia di Bruxelles spiegava che le forze dell´ordine non intendevano intervenire: «Siamo in contatto con il responsabile delle concessionaria – diceva un portavoce – e non ci risultano prese di ostaggi. Non è dunque necessario il nostro intervento». Toni rassicuranti anche se da Torino giungeva una versione leggermente diversa: «Non ci sono situazioni di pericolo – sostenevano i portavoce – anche se nel corso della trattativa alcuni lavoratori hanno pensato di chiudere il nostro personale in una stanza per forzare la mano».

Il lieto fine delle 18,30, con i dirigenti che lasciano la sede del Fiat center, somiglia più a una tregua che a una pace vera e propria. Tanto che il governo belga ha convocato le parti per i prossimi giorni con l´obiettivo di trovare una conciliazione.

Le prospettive sono ancora difficili. In serata un comunicato dei sindacati locali fornisce una versione dell´accaduto: «C´è il rischio di un ulteriore peggioramento della trattativa – scrivono le organizzazioni dei lavoratori – perché dopo quattro mesi di incontri il personale si attendeva un reale progresso. Invece il negoziatore di Torino ha ripetuto come un automa le stesse posizioni inaccettabili. Il personale ha occupato gli accessi agli uffici della direzione e preteso dai negoziatori un progresso concreto da subito. Da allora la situazione è bloccata».

Fiat e Chrysler secondo CNN

Via Cnn Money

The deaths of Agnelli in 2003 and his younger brother Umberto 16 months later left the company’s survival in serious doubt. That’s when Marchionne was hand-picked by longtime Agnelli confidante Gianluigi Gabetti and John Elkann, then 28, Gianni Agnelli’s grandson and heir to the family’s business empire.

Elkann decided to reinvest family money into the car business, and give carte blanche for a company-wide overhaul to Marchionne, who had risen to the top of a Swiss-based quality control company and sat for several years on Fiat’s board.

The new CEO had a three-pronged approach to turning the company around: clean house of top executives and middle managers who’d grown complacent in the final Agnelli years; forge limited partnerships with other automakers, including Tata in India; and above all, return to the core business of making affordable automobiles. “Now you have a base of top 30- and 40-something managers,” says Schivardi. “They also bet on clean technology, which acquired major value at the moment Obama was elected.”

Not surprisingly, Fiat too is suffering from a drop in sales as the auto industry reels from the global economic crisis, though the Italian government’s new-car purchase incentives have helped cushion the blow.
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Firmato accordo Fiat-Chrysler

Via Corriere.it

È stato firmato il preliminare d’accordo fra la Fiat e la Chrysler. Fiat, Chrysler e Cerberus capital management (che detiene l’80,1% del capitale di Chrysler) hanno annunciato infatti la firma di un accordo preliminare non vincolante per stabilire un’alleanza strategica globale. L’alleanza prevede anche, tra l’altro, che i due gruppi sfruttino le rispettive reti di distribuzione.
Fiat riceverà una quota iniziale in Chrysler del 35% in base all’alleanza con la casa americana, che non contempla per Torino alcun investimento in contante in Chrysler nè un impegno a finanziare Detroit in futuro. Lo si legge sempre nella nota congiunta delle due società. Il vicepresidente della Fiat John Elkann ha poi chiarito che Fiat potrebbe però salire successivamente oltre la quota del 35%. L’accordo con Chrysler «è buono, ci sono tante cose in divenire e possiamo salire» ha detto Elkann.
L’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne ha invece dichiarato: «L’iniziativa rappresenta una pietra miliare nello scenario in rapido cambiamento del settore e conferma l’impegno e la determinazione di Fiat e Chrysler nel continuare a giocare un ruolo significativo nel processo globale»
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Alleanza tra Fiat e Chrysler

Salvatore Tropea su Repubblica

Ancora un matrimonio americano per Fiat dopo il divorzio con General Motors? Sembrerebbe proprio di sì e questa volta il contraente potrebbe essere la Chrysler ovvero la più piccola delle big three dell´auto a stelle e strisce. Ad essa il Lingotto assicurerebbe tecnologia per motori e piattaforme destinate a vetture di piccola-media cilindrata e in cambio entrerebbe nel capitale della società con una quota che potrebbe essere non inferiore al 20 per cento oltre ad assicurarsi una presenza industriale e commerciale negli Stati Uniti dove intende da tempo rientrare ma sinora con scarso successo.

Le voci su questa partnership (anticipate da Automotive News) hanno messo in agitazione gli ambienti internazionali non solo dell´auto ma anche della finanza che hanno puntato i riflettori su Torino e Detroit in attesa di sapere come finirà la partita. In serata Il Financial Times Online si è spinto fino a scrivere che Fiat e Chrysler avrebbero già firmato un memorandum di intesa per arrivare ad un´alleanza che potrebbe essere annunciata già nei prossimi giorni e che vedrebbe il gruppo italiano acquistare subito il 35% con l´opzione a prendere la maggioranza in un secondo momento.
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De Meo lascia il gruppo Fiat

Via Quattroruote

Clamorosa svolta ai vertici del gruppo Fiat: Luca De Meo ha rassegnato oggi le dimissioni, lasciando quindi i numerosi incarichi che ricopriva. De Meo era l’amministratore delegato di Alfa Romeo e dell’Abarth, nonché direttore marketing per tutte le attività Fiat, comprese Iveco e CNH (trattori e macchine movimento terra).

Il 41enne manager milanese, a fianco di Sergio Marchionne, è stato uno dei protagonisti del rilancio del Gruppo, in cui era arrivato sette anni fa, con in curriculum esperienze in Renault e Toyota. Dopo aver debuttato nel marchio Lancia, prima come direttore marketing, poi come responsabile, aveva assunto la guida del brand Fiat, curando in prima persona il fortunato lancio della 500.

Al momento non si sa nulla sulla prossima destinazione di De Meo, anche se le voci parlano di un incarico all’estero al di fuori del settore auto. Quanto alla sua sostituzione in Fiat, ancora nulla è stato deciso, ma viene data per molto probabile una riorganizzazione che coinvolgerebbe tutto il settore auto, con un organigramma completamente diverso rispetto a quello attuale.

Il mese dello scorpione: i festeggiamenti Abarth

A Torino giovedì 13 novembre sarà inaugurata  “Da 0 a 100”, una mostra per celebrare il centenario di Karl Abarth che nasceva a Vienna il 15 novembre 190. Karl Abarth fu mente e cuore dell’omonima azienda  specializzata nell’elaborazione sportiva delle automobili. Performance,  velocità e potenza sono, da allora, i tratti distintivi del brand dello  scorpione.

Dal 16 novembre al 9 gennaio 2008 Torino Esposizioni ospiterà il percorso espositivo che ripercorrerà le tappe fondamentali della vita Karl Abarth: i visitatori scopriranno i momenti più importanti, le curiosità, i successi del marchio, seguendo un filo conduttore che lega il passato, il presente e il futuro della casa dello scorpione. Il tutto completato dalla scenografica esposizione di alcuni dei modelli più celebri della storia di Abarth.

In occasione delle celebrazioni del centenario di Karl Abarth, un vero mese dello scorpione, con  l’inaugurazione della mostra a lui dedicata, gli amministratori delegati  di Intel e Abarth presenteranno il primo risultato della loro partnership.  L’evento sarà inoltre occasione di approfondimento sulle ultime novità dai  mondi Intel e Abarth.

Per gli amanti dello «Scorpione», siano essi di lunga data o meno, domenica 16, in contemporanea all’apertura della mostra al pubblico, si svolgerà l’«Happening Abarth»: un’opportunità per confrontarsi con altri fedelissimi del marchio e passare una giornata con le nuove vetture. Ma anche l’occasione per visitare le nuove officine e la nuova sede dell’Abarth Spa.

Torino, l'epicentro della crisi

Via Repubblica.it

Il conto della crisi per Torino è salato. Più salato che altrove. Ed è bastata una settimana nera di annunci, fra chiusure e cassa integrazione, per convincere il sindaco Sergio Chiamparino che «la città sta pagando dazio più di altri». Il cardinale, Severino Poletto, che ieri ha incontrato il primo cittadino, è preoccupato «per le famiglie dei lavoratori precari che non hanno nemmeno diritto alla cassa integrazione». La presidente della Regione, Mercedes Bresso, non fa fatica a fornire le cifre: «Un quarto delle grandi imprese del Piemonte sono a rischio, ci sono quaranta tavoli di crisi aperti e il credito al consumo ammonta a otto miliardi di euro». Sotto la Mole, il 21 novembre, sarà sciopero generale dell´industria. Un fermo proclamato dalla numero uno della Cgil provinciale, Donata Canta, presente il segretario generale di corso d´Italia, Guglielmo Epifani, che non ha dubbi: «Torino è l´epicentro della crisi». Ed il segretario regionale del Pd, Gianfranco Morgando, ha convocato una riunione urgente a Roma dei parlamentari piemontesi per esaminare la situazione. I numeri parlano chiaro: 3 mila posti in bilico e 40 mila in cassa integrazione.

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A far paura non è solo la situazione della Fiat e dell´indotto auto, ma le decisioni prese da gruppi come Motorola. Il colosso dei telefonini, dopo nove anni di attività del centro ricerche e un sostegno pubblico non indifferente, ha cancellato 370 lavoratori. Tutti giovani ingegneri e tecnici che ieri mattina si sono sentiti dire: «Si chiude». E al danno rischia di aggiungersi la beffa. Il gruppo non ha pagato i contributi per gli ammortizzatori sociali, quindi addio alla cassa integrazione ordinaria. Altra multinazionale che ha annunciato da un giorno all´altro di voler serrare i cancelli è la Dayco: 470 tute blu, che fino a ieri hanno occupato lo stabilimento, in mobilità.

Crisi che si vanno ad aggiungere a situazioni ormai in cancrena, come la storica Bertone, dove in 1.200 sono in attesa di sapere, dopo tre anni di cassa integrazione, se gli amministratori nominati dal tribunale troveranno una soluzione. Ma ben presto si potrebbero aggiungere altre 700 tute blu della Pininfarina, in profonda crisi ed in cerca di una boccata d´ossigeno da parte delle banche. L´azienda, dopo la morte di Andrea Pininfarina guidata dal fratello Paolo e dalla sorella Lorenza, deve far fronte ad una mole di debiti pari a 700 milioni di euro e ad un calo vistoso della produzione, tanto che si ipotizza la chiusura di due stabilimenti nel Canavese e una riduzione degli addetti.

Anche i francesi della Michelin hanno inferto un colpo a Torino, storico insediamento della multinazionale delle gomme. Lo stabilimento Stura sarà chiuso, ma gli addetti non finiranno in strada: i 640 operai verranno trasferiti a Cuneo ed Alessandria. A Mirafiori e nei siti del gruppo Fiat il clima non è migliore. Non si parla di esuberi, ma da ieri fino al 16 novembre i portoni del più grande stabilimento italiano sono chiusi per 3.500 operai. Tutte le linee, tranne quella dell´Alfa MiTo. Cassa ridotta a sette giorni per 1.200 addetti della Powertrain nell´ex Iveco. Nei prossimi mesi si replicherà, mentre i sindacati temono che a gennaio si dovranno fare i conti con scelte ancora più pesanti.

L'America riscopre Torino

Marco Trabucco su Repubblica

Il calore delle Olimpiadi non si è ancora raffreddato, a Torino. A sostenerlo questa volta non è qualche politico o qualche nostalgico delle magiche giornate del febbraio 2006, ma il New York Times, che nella sua edizioni di ieri, ha dedicato l’inserto viaggi, la Travel Guide della domenica, proprio alla nostra città. Una bella serie di articoli (che si possono leggere nell’edizione on line del quotidiano newyorkese) che descrivono le bellezze di Torino soffermandosi in particolare su quelle che sono nate o «sbocciate» dopo i Giochi. Nell’articolo principale, l’autrice Gisela Williams inizia il suo viaggio subalpino proprio da Eataly che insieme alla Reggia di Venaria forma la coppia di novità della Torino post olimpica. «Visitandolo si capisce che non è usurpata la definizione di più grande centro del cibo e del vino al mondo», scrive l’autrice entusiasta delle piramidi di carciofi, delle centinaia di marche di pasta «dai nomi impronunciabili», dalle montagne di scatole di conserva di pomodoro o dì bottiglie di vini bianchi friulani. Poi una breve storia della città, della sua trasformazione, grazie al tocco magico delle Olimpiadi da grigia capitale dell’industria automobilistica in un «Centro cosmopolita del cibo artigianale e del design». «Le vecchie fabbriche sono state trasformate in gallerie d’arte e le trattorie creative stanno trasformando Torino in una delle capitali del cibo in Italia».

Un entusiasmo che non sembra tenere conto della crisi economica e finanziaria che proprio da New York sta dilagando e che disegna Torino coma una sorta di luna park della gola e della bellezza. Una rinascita di cui, per il quotidiano Usa, le Olimpiadi sono state solo una tappa: «II rinnovamento di Torino — spiega nell’articolo Julian Fittipaldi, ingegnere argentino che lavora alla Fiat che è stato intervistato — è partito dopo i Giochi. E’ come se le Olimpiadi avessero iniettato sangue fresco in qualche punto della città». Lo dice, Fittipaldi, seduto al tavolo di un ristorante, il Trait d’Union. ospitato in uno storico palazzo del centro e degustando un risotto agli asparagi e al raschera («a creamy cheese from Bra») insieme alla fidanzata, la modella 22enne Belen Carro. Il Trait d’Union è anche uno dei locali consigliati dal Nyt, insieme al Lutèce di piazza Carlina, all’ldrovolante sul Po ai locali del Quadrilatero (in particolare i Tre Galli e le Tre Galline).

L’articolo poi descrive con entusiasmo l’abitudine molto torinese dell’aperitivo e degli stuzzichini gratuiti e abbondanti che lo accompagnano («a Torino non è difficile avere gli occhi più grandi del proprio stomaco»). Passa poi senza imbarazzi, dai Docks Dora, ai Murazzi, protagonisti della scena notturna torinese, al Lingotto e alla Pinacoteca Agnelli. Il Sitea, il Meridien-Art&Tech, il Boston e il Vittoria sono alcuni degli hotel consigliati, mentre tra i ristoranti e bar ci sono i classici Caffè Torino e San Carlo, Fiorio, Baratti e il Bicerin.

Quanto all’arte un intero «capitolo» è dedicato alla Venaria Reale e al suo restauro: sotto una bellissima foto dell’ancor più bella Galleria di Diana juvarriana, viene descritto il restauro della Reggia e come questa da caserma semiabbandonata si sia trasformata in meno di dieci anni in un “must see”, un luogo da visitare ad ogni costo per chi viene in Italia.