Sequestrati e rilasciati tre manager Fiat

Via Repubblica

Cinque ore di sequestro o, come preferivano dire in serata sia la polizia sia la stessa Fiat, di una «trattativa prolungata con la minaccia di un sequestro». Per tre dirigenti della casa torinese, due belgi e l´italiano Giuseppe Farinazzo, il pomeriggio è diventato comunque agitato quando sono saliti i toni della discussione nella trattativa sindacale iniziata alle 13,30 nel Fiat center di Chausse de Louvain a Bruxelles.

Trattativa difficile che era iniziata il 12 dicembre scorso quando alla riunione del Comitato aziendale europeo i vertici del gruppo avevano illustrato il piano di riduzione degli organici nello show room della capitale belga. Su 90 dipendenti il Lingotto intende tagliarne 24, quasi un terzo. Quattro mesi di trattativa non hanno portato a passi avanti significativi fino alla drammatizzazione di ieri. I tre manager che stavano trattando sarebbero stati chiusi nella stanza da dove sono usciti solo alle 18,30 senza rilasciare dichiarazioni.

Nel pomeriggio un portavoce della polizia di Bruxelles spiegava che le forze dell´ordine non intendevano intervenire: «Siamo in contatto con il responsabile delle concessionaria – diceva un portavoce – e non ci risultano prese di ostaggi. Non è dunque necessario il nostro intervento». Toni rassicuranti anche se da Torino giungeva una versione leggermente diversa: «Non ci sono situazioni di pericolo – sostenevano i portavoce – anche se nel corso della trattativa alcuni lavoratori hanno pensato di chiudere il nostro personale in una stanza per forzare la mano».

Il lieto fine delle 18,30, con i dirigenti che lasciano la sede del Fiat center, somiglia più a una tregua che a una pace vera e propria. Tanto che il governo belga ha convocato le parti per i prossimi giorni con l´obiettivo di trovare una conciliazione.

Le prospettive sono ancora difficili. In serata un comunicato dei sindacati locali fornisce una versione dell´accaduto: «C´è il rischio di un ulteriore peggioramento della trattativa – scrivono le organizzazioni dei lavoratori – perché dopo quattro mesi di incontri il personale si attendeva un reale progresso. Invece il negoziatore di Torino ha ripetuto come un automa le stesse posizioni inaccettabili. Il personale ha occupato gli accessi agli uffici della direzione e preteso dai negoziatori un progresso concreto da subito. Da allora la situazione è bloccata».