WEB: TGR PIEMONTE IN COMA DA MAGGIO

E` da  Maggio da quando c’e` stata la festa della Cavalleria che il TGR Piemonte sul web ripete lo stesso telegiornale. Va bene che le elezioni amministrative sono passate, ma da questo ad arrivare all’annullamento dei telegiornali su internet credo che ne passi.

E` triste. Per molti italiani all’estero o in Italia ma fuori regione era un buon modo per mantenere i contatti con la loro regione.

Venaria e Regione

Ieri, dice La Stampa, vari presidenti di regione italiani si sono incontrati alla reggia di Venaria con Danuta Hubner, commissario europeo ai fondi regionali.
Hanno parlato di soldi, giustamente. Cio’ che io trovo interessante e` dove lo hanno fatto.
Sono ormai alcuni anni che si lavora per restaurare Venaria, ma cio’ che manca e` un idea chiara sul cosa farne. Una parte ospita il centro/scuola di restauro, una parte ospitera` una mostra sui siti patrimonio dell’umanita` dell’UNESCO ed il corpo principale e` senza chiara destinazione. Si e` parlato di un museo sulla storia dei Savoia, che ritengo inopportuno, perche’ la storia dei Savoia potrebbe essere raccontata egregiamente a Palazzo Reale a Torino, A Racconigi, a Stupinigi, senza utilizzare i locali di Venaria, che all’interno e` ormai un guscio non decorato, fatta eccezione per la galleria di Diana.
Io avrei dedicato il tutto alla funzione per cui era stata creata la Reggia: sede di alta dirigenza politica. Attualizzando ci avrei messo degli  uffici della   Regione.
Per le seguenti ragioni:
Venaria e` vicina all`aeroporto;
Venaria puo’ essere ben collegata in treno con Torino e con il resto del Piemonte;
Venaria e` facilmente raggiungibile dalla tangenziale;
Venaria potrebbe essere una sede prestigiosa;
Venaria` eviterebbe il centralismo su Torino;
Venaria puo`ridurre il costo dell’abitazione dei dipendenti regionali;
In un mondo di servizi telematici non tutto deve essere basato in solo luogo.
Ben venga l’incontro di ieri, specie se puo’ stimolare una riflessione sull’uso di Venaria.
G.R.

Circonvallazione

Di tanto in tanto si sentono le proteste di qualche paese o citta` che si lamenta del traffico leggero e pesante che attraversa il centro urbano, rendendo la vita impossibile agli abitanti di quel luogo. Quasi sempre la soluzione proposta sta in una magica parola: “circonvallazione” o,  se la citta` e` piu’ grande,  “tangenziale”. In alcuni casi questa soluzione e’ l’unica possibile ed e’ quindi condivisibile, ma vi sono almeno due considerazioni da fare:
1) In molti casi la scelta di costruire una circonvallazione, normalmente a spese della collettivita` non viene neanche messa in competizione con quella di migliorare il servizio ferroviario; quest’ultimo al contrario  riceve sussidi sempre minori; peccato che strada chiami auto ed in molti casi la costruzione di un nuovo tratto di strada non faccia che favorire ed incrementare il traffico su gomma.

2) Molte abitanti,  che oggi si lamentano per il traffico davanti a casa loro, hanno affittato, comperato o costruito delle case su delle circonvallazioni. Questo ad esempio e’ il caso di Carmagnola oggi.
Non ha senso costruire circonvallazioni, se non si dispone il divieto di costruire a meno di cento  metri dalla nuova strada. Altrimenti il problema non fara’ altro che ripetersi molte volte.

Il paese prodigio e la traduzione mancante

Fa impressione che un comune molto piccolo come Ceresole Reale (158 abitanti) abbia un bel sito internet ad esso dedicato
www.ceresolereale.com

Certo, potrebbe ancora essere migliorabile con la possibilita’ di  prenotare camere via fax, on line o tramite e-mail  e con qualche informazione aggiuntiva sul contenuto dei menu’ e delle carte dei vini, ma,  ripeto, e’ ben fatto. Il suo vero  limite e’ di essere solo in italiano e quindi e` di difficile accesso per utenti stranieri.

In Inghilterra e’  c’e` tanta gente che cerca su internet opportunita’ di brevi vacanze e anche luoghi per trasferisi in modo permanente.Ci sono addirittura dei programmi televisivi che trattano questo tema.(vedi  ad es. http://www.bbc.co.uk/freshstart/tv_and_radio/livinginthesun.shtml ,
http://www.expatfocus.com/expatriate-italy  )

Luoghi che a noi sembrano, magari isolati, per molte famiglie inglesi sono molto attraenti. Molti di loro coltivano il sogno di trasferirsi in Spagna, Francia o Italia ed iniziare un’ attivita’ di bed and breakfast. Inutile dire che quando  anche una sola famiglia inglese si trasferisce a vivere in un paese come Ceresole, crea nel posto  un legame stabile con una certa parte del mondo, che oggi sa poco o nulla su certe nostre vallate.

Il curatore del sito di Ceresole accetterebbe ben volentieri l’aiuto di qualcuno per tradurre il sito in inglese o altre lingue. Chi volesse dargli una mano puo’ rivolgersi a    [email protected]

I volontari sono sempre una grande cosa, pero’ il compito di assistere le vallate nel promuovere la loro offerta turistica sulla rete dovrebbe spettare a Provincia e Regione.
Ci dovrebbe essere una struttura regionale  che assista le vallate a produrre dei siti in inglese, francese e tedesco. Questi siti dovrebbero poi essere collegati ad un sito generale sulle montagne piemontesi, che dovrebbe poi essere oggetto di opportuna pubblicita’ su vari media italiani e stranieri.

A Ceresole stanno facendo gia’ molto, ma non vanno lasciati soli.

La via stretta della banda larga

Quando nel 2004 Gianni ritorno', dopo avere 
trascorso sei anni a Bruxelles, nel paese
della Langa di dove era originario non poteva
credere che li' non fosse possibile lavorare
usando internet.
Certo c`era il telefono ed al telefono si
puo' sempre collegare un modem.
Quello pero' era il modo con cui Gianni
lavorava a meta' degli anni `90.
Nel 2004 sarebbe semplicemente rimasto fuori
mercato e tutti i suoi progetti di creare
un'azienda di terziario avanzato nelle
Langhe sarebbero rimasti un sogno. Da allora
ha dovuto combattere molto, ma le soluzioni
spesso sono raggiungibili e lui forse ne ha
trovata  una.
 L’uso di internet oggi rappresenta quello 
che l’uso della macchina a vapore rappresen-
tava all’inizio della prima rivoluzione
industriale, quello che la diffusione della
ferrovia rappresentava a meta’ dell’ottocen-
to, quello che l’uso dell’auto e dei telefoni
ha rappresentato a meta’ del ventesimo secolo,
insomma quella tecnologia che ti da la misura
dello sviluppo economico di un paese o una regione.

Questo perche’ in un epoca dove i salari
piu’ elevati sono spesso nel terziario
ed i servizi si avvalgono moltissimo di
telecomunicazioni, internet rappresenta
lo strumento di telecomunicazione piu’
potente.
Ecco cosi’ che quelle zone che sono con-
nesse possono accedere a certe possibi-
lita' e ad un certo sviluppo economico e
sociale e le altre no.
Quando parliamo di sviluppo
economico non pensiamo a ciminiere, par-
cheggi, e code, pensiamo a reddito, che
puo’ poi essere speso come ciascuno crede
meglio, non escludendo asili nido, biblio-
teche, scuole, piscine,  servizi sociali
ed arte.
Nella fattispecie un buon collegamento
ad internet e’ sostitutivo di tanti
movimenti non desiderati e quindi rallenta
la crescita del  - o riduce il - fabbi-
sogno di trasporti.
Se vogliamo che ci sia crescita economica
dobbiamo garantire che ci sia una connessione
ad internet che permetta di trasmettere
testi scitti, suoni ed immagini ferme ed
in movimento.
La situazione oggi in Piemonte ed in Ita-
lia e’ che a moltissime comunita’ locali
e’ impedito di vivere e produrre secondo
le modalita’ in uso nelle economie piu’
avanzate nel ventunesimo secolo.
In questo modo non solo si condanna certi
cittadini ad una specie di serie B econo-
mica e sociale, ma anche si riduce
forzosamente le opportunita’ di crescita
della regione e della nazione.
Di chi e’ la colpa? 
Prima di tutto e’ colpa di tutti i citta-
dini, cioe’ nostra. Se fossimo davvero
convinti che l’accesso alla banda larga
(l’internet senza strette limitazioni) e`
un nostro diritto, ci faremmo sentire.
I politici hanno tanti difetti, ma sanno
che se una richiesta e’ forte, essa
diviene un mezzo per guadagnare o perdere
voti e cercano di soddisfarla. Oggi e’
piu’ frequente protestare contro la
retrocessione della locale squadra di
calcio, per il salvataggio di stabilimenti
senza speranza alcuna o per una nuova
circonvallazione che per garantire
l’accesso ad internet a tutti.
 Altri grandi protagonisti di questa 
storia sono Telecom Italia e Fastweb.
Queste due aziende sono proprietarie
in varie parti della penisola di cavi a
fibbre ottiche e non. Esse offrono
connessione la’ dove ritengono che sia
per loro conveniente. Il servizio spesso
lascia a desiderare e molti comuni o
quartieri ne sono esclusi.
Per loro e' anche un problema di cultura
aziendale.
Loro sono abbastanza  brave a far corre-
re fili, ma si sentono meno dominatrici
delle tecnologie senza fili, che di fatto
possono essere gestite da aziende di
dimensioni assai minori. Non vedono una
gran convenienza nello sfruttare una
tecnologia di cui non sarebbero
signore incontrastate.
In Piemonte c’e` il CSI che e’ un ente 
strumentale della Regione ed uno dei
protagonisti del programma
WI –PIE (
http://www.wi-pie.org
).
Questo programma dovrebbe e potrebbe
essere la soluzione del problema, ma
non lo e’.
Non sancisce il principio che tutti i
comuni e tutti i quartieri vadano
raggiunti con l'accesso alla banda larga.
Per quanto riguarda le piccole comunita’
WI-PIE si fissa l’obiettivo di collegare
anche abbastanza approssimativamente i
municipi, le farmacie e pochi altri
sevizi con connessioni che non possono
poi venire estese ad altri utenti.
Praticamente se si trattasse di dare il
gas a questi comuni WI-PIE non
porterebbe un tubo del gas nel concentrico
comunale, ma invierebbe un po’ di gas
in bombole al municipio e ad alcuni altri
servizi, disinteressandosi del destino
di tutti gli altri soggetti (famiglie
e aziende).Restando nell`esempio del gas: non
essendoci una vera condotta di gas
non esisterebbe la possibilita’ per
altri utenti di far partire da li’ un
tubo di derivazione fino a casa loro.
Similmente la connessione che arriva
ai municipi con WI-PIE non e'facilmente
estendibile ad altri soggetti, ma e'
addirittura problematica per chi la riceve.
Noi dobbiamo farci sentire e chiedere
con forza che la banda larga arrivi
in ogni comune del Piemonte e
d’Italia.
Non si tratta di una grossissima spesa.
Nei pressi di Diano d’Alba per esempio
ci sono ben dieci comuni scoperti.
Forse si metteranno d’accordo e con una
spesa modesta e l’uso della tecnologia
wireless, cioe’ senza fili, si doteranno
di accesso internet a banda larga.
Pensano di avere almeno 600 utenti....
Questo forse sara’ un caso fortunato
perche` c`e’ una persona che dopo aver
vissuto alcuni anni all’estero ha
deciso di ritornare alle sue origini,
ma non accetta lo stato delle cose ed
il fatalismo che troppo spesso con-
traddistingue tutti noi.
Quella persona sta spingendo per questa
iniziativa, coinvolgendo alcuni politici
locali illuminati e spiegando come ci
sia una grossa opportunita’ di
sviluppo a portata di mano.
Noi dobbiamo richiedere alla Regione 
Piemonte e allo Stato Italiano che la
connessione senza fili delle piccole
comunita' diventi la regola.
Tutti i comuni devono vedersi garantito
l’accesso alla banda larga e cio' puo'
essere fatto praticamente con
pochissimi oneri per lo Stato e gli enti
pubblici.
 
Per saperne di piu’ vedete anche il 
sito di

http://www.antidigitaldivide.org

Ci chiedono di firmare una loro petizione
per la diffusione della banda larga,
sara’ il caso di farlo.

Pubblicita’ per le vallate alpine

E` abbastanza
recente la notizia che alcune valli della provincia di Torino vorrebbero
lasciare il Piemonte ed unirsi alla Valle d’Aosta. E’ legittimo domandarsi se
per esse si stia facendo abbastanza e se esse possano fare di piu’ per loro
stesse.

Le nostre vallate
possono offrire molto. Non mi riferisco solo alle vallate olimpiche ma anche e sopratutto alle vallate oggi meno
battute dai visitatori per esempio la
valle di Ceresole Reale, le tre valli di Lanzo, la val Sangone, e molte altre
valli.

Esse a volte
offrono qualche impianto di sci di
discesa, spesso offrono la possibilita` di fare fondo, sempre offrono, boschi, laghi,
grandi paesaggi alpini, buona cucina ed aria pura.

Alcune di esse sono a poca distanza da Caselle e
sono quindi facilmente raggiungibili da turisti stranieri. Purtroppo i flussi turistici verso queste
valli sono ancora modesti, perche’?

Tra le cause
forse c’e` anche il fatto che e`  una
pubblicita’ adeguata nei mercati esteri non c’e` stata. La regione a volte
organizza eventi all’estero diretti a pochi eletti piuttosto che pubblicita’
diretta al pubblico in generale. A Londra negli ultimi anni si poteva vedere
nel metro’ la pubblicita’ della Sicilia o quella delle Marche sui pulman, ma
non quella del Piemonte olimpico e non… 

A Berlino, Bruxelles, Parigi,
Francoforte la situazione era diversa?

Dove chiedo informazioni turistiche?

Un anno fa mandai due turisti inglesi a Fossano.
Restarono affascinati dalla bellezza di  quella citta’ e frustrati dalla
difficolta’ di reperire una cartina con qualche indicazione
turistica.Il Piemonte ha tante cittadine che sono
delle perle, ma che sono del tutto impreparate ad accogliere
visitatori. Troppe citta’ di fatto non accettano che il turismo
potrebbe essere un’importante componente del loro reddito.  I
commercianti spesso pensano a spartirsi ed a conservare i clienti
esistenti piuttosto che ad attrarne dei nuovi.

Molte cittadine del Piemonte ancora non
hanno un ufficio turistico, cioe’ un posto dove i turisti possano
andare a chiedere una cartina della citta’ e qualche indicazione
sulle cose piu’ importanti da visitare, i musei, le chiese, gli
alberghi, gli agriturismo, i ristoranti, i locali notturni, i taxi,
i treni, i pulman,  i servizi medici, la polizia e quant’altro possa
loro servire.

Gli  uffici turistici devono avere
personale che parli  inglese, tedesco e francese. I laureati in
lingue spesso sono tra coloro che piu’ faticano a trovare
occupazione, cosi’ come quelli con conoscenze di storia dell’arte,
pero’ se opportunamente formati, essi potrebbero giocare un ruolo
importante a sostegno delle economie locali. Certo dovranno avere un
approccio piu’ orientato a risolvere i problemi del cliente/turista,
piuttosto che a fornire il proprio sapere a chi magari non vuole
stare ad ascoltarlo. I dipendenti dovranno anche avere degli
obiettivi in termini di flussi turistici e di
soddisfazione dei clienti da raggiungere e venire premiati a secondo
del loro raggiungimento. Se non si riesce a raccogliere prove che l’ufficio e’ davvero li’ per servire i turisti ed incrementare il loro numero, allora si dovra’ cambiare gli addetti.

Certamente i tagli ai bilanci dei
comuni effettuati dalle ultime leggi finanziarie non agevolano lo sviluppo del turismo nelle citta’ di provincia, gli amministratori pero’ dovranno considerare una
priorita’ dedicare una parte dei pochi soldi rimasti per questi
obiettivi.

La baita abbandonata

Sara’ capitato anche a voi di
passeggiare per le montagne del Piemonte, scoprendo dei gruppi di case
totalmente abbandonate ed in grande stato di rovina. A volte le dette case si
trovano in luoghi estremamente panoramici. In alcuni casi alla base della
rovina di certe case c’e’ il fatto che i proprietari sono disinteressati, assenti
o sconosciuti all`autorita’. Gli effetti di questo abbandono sono chiari. Certi
paesi di montagna hanno visto morire intere frazioni. Case nuove vengono
costruite in luoghi precedentemente non costruiti, quando allo stesso tempo le
case vecchie crollano. Si perdono opportunita’ turistiche e l’aspetto di intere
vallate muta.

Io credo che sarebbe bene dare
ai sindaci il potere di ingiungere per vari anni ai proprietari di intervenire.
Si potranno apporre cartelli di fronte alla proprieta’ in questione, pubblicare
in vari modi la notizia ed annunciarlo sui siti internet di comune, provincia e
regione. Il messaggio dovrebbe dire : “il proprietario di questa casa dovra’
curare questa casa (rifare il tetto, vedere che i muri non crollino, ecc.) o il
comune tra 5 anni potra’ suggerire alla Provincia di venderla”. Passati i 5
anni o il proprietario si sara’ dato da fare in qualche modo, o il Comune
potra’ proporre alla Provincia di vendere l’immobile in un’asta pubblica. I
proventi della vendita, dedotti i costi d’asta e di pubblicita’, andranno su di
un conto destinato al proprietario dell’immobile.

Attualmente esiste l’ Art. 838
del Codice Civile (Espropriazione di beni che interessano la produzione
nazionale o di prevalente interesse pubblico
), che forse non e’ applicabile ai casi qui
menzionati; se  cosi’ fosse sarebbe forse il caso di avere una legge ad hoc.

 Art. 838 del Codice Civile
Salve le disposizioni delle leggi
penali e di polizia, nonché le
disposizioni particolari concernenti beni determinati, quando il proprietario
abbandona la conservazione, la coltivazione o l’esercizio di beni che
interessano la produzione nazionale, in modo da nuocere gravemente alle
esigenze della produzione stessa, può farsi luogo all’espropriazione dei beni
da parte dell’autorità amministrativa, premesso il pagamento di una giusta
indennità.
La stessa disposizione si applica
se il deperimento dei beni ha per effetto di nuocere gravemente al decoro delle
città
o alle ragioni dell’arte, della storia o della sanità pubblica.

 

Vita notturna, sì, ma dove?

Si avvicina il capodanno ed almeno alcuni di noi lo trascorreranno ballando ed ascoltando musica in discoteche e locali in genere. Ma questi locali sono nei posti giusti?

La  situazione oggi e’ che ci sono discoteche sparpagliate in varie parti della città, però normalmente la discoteca non e’ un servizio a domanda  locale come l’edicola o il panettiere e quindi non c’e’ una grande vantaggio da una sua capillare diffusione sul territorio. In compenso e’ frequente andare in una discoteca e non trovare in essa il tipo di gente che uno si aspettava. Il popolo della notte inizia così lunghi pellegrinaggi dall’una all’ altra parte della città o della provincia; peccato che questi pellegrinaggi spesso siano preceduti da bevute di alcool con conseguenti rischi per la circolazione stradale. Chi non ha la patente deve affidarsi ad amici o prendere un costoso taxi.  Ciò raggiunge il culmine quando questi viaggi sono verso le grandi discoteche della cintura e della provincia. D’altra parte le discoteche di città oggi sono normalmente piu’ piccole delle grandi discoteche  fuori porta ed negli attuali luoghi di ubicazione difficilmente lo spazio ed i vicini permetterebbero di ingrandirle. Le discoteche sono anche luoghi di libertà e la libertà a volte può venire abusata da pochi disturbatori; così le discoteche possono attrarre l’attenzione delle forze dell’ordine, le quali, però faticano ad essere nel mezzo della notte in diversi luoghi tra loro distanti. Per le stesse ragioni le forze dell’ordine faticano a controllare i tassi alcolemici degli autisti che escono dai parcheggi delle discoteche; dovrebbero avere pattuglie in troppi posti e le pattuglie sono scarse e preziose. Le statistiche mostrano una correlazione triste tra attività dei locali notturni ed incidenti stradali, con perdite di giovani vite e grossi costi umani ed economici.

Per chi e’ forestiero la vita notturna di Torino e’ quasi nascosta; non è certo pensata per attrarre turisti, privi di conoscenze locali e di un auto. Se sei nel giro giusto, scopri i locali e se no, ti arrangi. Quella che potrebbe essere un’ottima ragione per venire a passarsi un week end a Torino viene meno. Non ci curiamo dei turisti, salvo poi lamentarci perché essi snobbano Torino e l’Italia in generale.

Qualcuno mi dirà che a Torino ci sono i Murazzi ed il Quadrilatero Romano…. Sono sotto gli occhi di tutti la quantità di proteste generate dalla presenza di due sia pur piccoli poli del divertimento in delle zone residenziali con caratteristiche  monumentali. Non sembra quella la soluzione.

In quelle zone sono evidenti le necessità di limitare gli orari ed i decibel dei locali presenti.

Noi vorremmo che i locali notturni fossero in luoghi che:

  • non disturbino,
  • siano facilmente raggiungibili,
  • siano controllabili dalle forze dell’ordine,
  • non richiedano grandi pellegrinaggi notturni al popolo della notte,
  • non contribuiscano troppo agli incidenti stradali,
  • siano possibilmente servibili con mezzi pubblici,
  • possano attrarre anche un pubblico di “non iniziati”, in particolare turisti.

Per ottenere molti di questi obiettivi dovremmo pensare ad un vero e proprio distretto del divertimento notturno, dove concentrare il piu’ possibile le discoteche, senza escludere un po’ di osterie, pubs e ristoranti. Alle discoteche che accettino di collocarsi nel distretto del divertimento dovremmo permettere dimensioni anche molto grandi, libertà di orario e tolleranza del rumore; a quelle che decidano di restarne fuori dovremmo imporre le limitazioni del caso. Un possibile luogo per il distretto della vita notturna potrebbe essere una parte dello stabilimento Fiat di Mirafiori. Ampie superfici sono disponibili, l’area è sufficientemente isolata dalle zone residenziali di Mirafiori e non dovrebbero nascere conflitti di sorta con i residenti. Sarebbe possibile aprire delle mega-discoteche come quelle che oggi si trovano quasi solo fuori Torino. Si potrebbe garantire la sicurezza con un preciso presidio di polizia urbana o stradale. Si potrebbero mettere bus notturni ogni ora verso il centro ed altre parti della città, riducendo l’uso dell’auto da parte di persone stanche per il troppo ballare, la musica forte, il bere e quant’altro.Le forze dell’ordine potrebbero facilmente controllare che nessuno guidi dopo aver alzato il gomito. Sarebbe possibile indirizzare i turisti verso un unico posto di svago e si potrerbbe rinforzare l’immagine di Torino come città che offre una buona e varia vita notturna. Si eviterebbero i pellegrinaggi notturni da locale a locale, si ridurrebbero i problemi ai Murazzi ed in altre parti della città dove oggi la presenza di vita notturna crea problemi, si riciclerebbe parte  di Mirafiori in un settore produttivo, quello dello svago, con più prospettive dell’attuale.  Grandi investimenti non sarebbero necessari, grandi distruzioni ambientali nemmeno. Il comune agirebbe come regolatore piu’ che come imprenditore. Concilierebbe gli interessi di molti ed aumenterebbe l’attrattività della città.

TAV, una lezione dalla Svizzera

Intuitivamente sono d’accordo nell’utilizzare di piu’ il
treno per fare attraversare le Alpi a
persone e merci. E` piu` efficiente ed inquina meno. Abbiamo sottoscritto il protocollo di Kyoto e
quello ci impone di ridurre le nostre emissioni di gas di scarico.

Vorrei che tutti
coloro che dicono di condividere il principio che le Alpi si
attraversano in treno (UE, Governo Italiano, Regione Piemonte, Provincia di
Torino ed alcuni comuni) fossero d’accordo con l`idea che gia’ oggi bisogna usare tutti I mezzi tariffari e legali per
far si’ che le Alpi siano attraversate via treno e non via camion. Questo va
fatto fino al pieno utilizzo della capacita` della linee ferroviarie esistenti.
La Svizzera lo fa, ed in questo modo ha convinto i propri valligiani ad
accettare l` Alp Transit , (un enorme progetto ferroviario
che include una nuova galleria del
San Gottardo di 57 Km;
vedi http://www.alptransit.ch/pages/i/index.php
). I cittadini delle vallate svizzere accettano molti disagi e danni, ma in
cambio hanno fin da subito una contropartita. Meno camion, meno traffico di TIR
pesanti, meno inquinamento dell`aria, meno puzza e meno rumore.

Ai nostri valligiani si offrono  danni e fastidi in cambio di promesse e consigli.

  La
Svizzera ha sempre curato con amore e diligenza le proprie ferrovie e le comunita`
locali in Svizzera sono considerate attori principali. Questo oggi rende credibile l`interesse svizzero per Alp Transit.

Gli elvetici non si limitano a cercare di far crescere
una sequoia nel Sahara, hanno un vivaio e fanno crescere tutto un bosco, al cui
interno c`e` anche un super-albero.

Nel campo dei trasporti l’UE e l`Italia possono imitare la Svizzera; devono pero` cercare di partire dalla testa, non dalla coda.

Se sara` bene mettere le merci su rotaia tra venti anni,  non si capisce perche’ non debba esserlo gia`
oggi. Dobbiamo immediatamente utilizzare appieno la capacita` di trasporto della
linea del Frejus.

Ci scontreremo contro chi di autotrasporto vive? Metteranno
i TIR di traverso sulle autostrade e ci lasceranno tutti in coda? 
Puo`
darsi; ma il problema ci sara` tra venti anni come c’e` oggi; e` inutile
nascondersi dietro ad un dito. Tanto vale affrontarlo subito.
Se tra venti anni non saremo capaci di imporre la
ferrovia e tassare pesantemente il transito dei camion, cosi` come fanno gli
Svizzeri oggi, allora possiamo fare a meno di costruire nuovi binari. Tanto resteranno largamente inutilizzati, mentre le autostrade continueranno a congestionarsi.

Le opere che che coinvolgono la vita di molte persone per molti anni ed impongono sacrifici richiedono credibilita` e trasparenza. Queste due merci in Italia oggi scarseggiano.