Il dibattito sulla scuola si sta svolgendo in questi giorni in un surreale e serrato confronto fra chi vuole restaurare modelli e formule di trenta, sessanta o cento anni fa e chi vuole mantenere inalterato l’esistente, senza cambiare nulla di un sistema che scontenta tutti: genitori, alunni, dirigenti, insegnanti, politici, pedagogisti e chiunque altri si interessi a vario titolo di istruzione in Italia.
In questa fiera battaglia da paese in evidente decadenza, in questo inedito dibattito fra restauratori e conservatori, sembra che nessuno si ponga più in una prospettiva che guardi al futuro: da nessuna parte si osa avanzare un progetto, un’idea di quello che si potrebbe fare per cambiare ciò che non funziona più, avendo una visione coerente con la società attuale e con i suoi possibili sviluppi di domani, considerando quanto di buono si fa fuori dal nostro cortile nazionale e quali modelli di eccellenza possono essere adottati per evitare il declino a cui sembrano doversi rassegnare le nuove generazioni, di cui oramai si occupano seriamente solo i pubblicitari
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Categoria: Valley
Blogbar ottobre 2008: la battaglia dei browser
Primo appuntamento della edizione 2.0 di Blogbar : blog, internet e altro.
Mercoledì 22 ottobre 2008 alle ore 18.00 alla Fnac di Torino un evento di divulgazione Blogbar Classic: La battaglia dei browser: Internet Explorer, Firefox, Chrome, Opera, Safari: chi vincerà ?
Dopo l’uscita della versione 3 di Firefox, della scesa in campo di Google con il suo nuovo browser Chrome e in attesa della versione definitiva di Internet Esplorer 8 il mercato dei browser ovvero dei programmi che permettono di navigare in rete è entrato in fibrillazione anche perchè gli altri competitor come Safari e Apple stanno a loro volta sfornando novità.
Quali sono i pregi e i difetti dei diversi browser ? Perchè conviene installarne uno piuttosto che l’altro ? Quali sono gli altri browser meno sconosciuti ? Come navigare con i terminali mobili ? Come difendersi dai problemi di sicurezza e privacy ? Questi e altri quesiti sul tavolo alla Fnac di Torino …
250.000 angels
Via Gianluca Dettori
Ci sono oggi 250.000 angel investors attivi negli Stati Uniti che nel corso del 2007 hanno finanziato 37.000 aziende investendo complessivamente circa 27 miliardi di dollari che anno creato circa 200.000 posti di lavoro solo lo scorso anno.
Il contributo degli angels è diventato cruciale nell’ecosistema dell’innovazione Americana fondamentalmente per due ragioni:
– c’è un gap che sta aumentando anno dopo anno nel venture capital. Negli ultimi dieci anni la dimensione media dei fondi di venture capital US è quadruplicata, passando da 50 a 200 milioni di dollari. I fondi tendono quindi a concentrarsi su investimenti di dimensioni maggiori (dai cinque milioni di dollari in su di media), lasciando dietro di sè un ‘buco’ nel finanziare l’early stage e la creazione di impresa. Questo ‘funding gap’ è oggi lo spazio di opportunità coperto dalle centinaia di angel networks esistenti (ce ne sono sette solo in Massachussets);
– gli angel investors portano esperienza, passione e network alle società, dando un contributo che va molto al di la dei capitali. Si affiancano agli imprenditori in una fase molto critica per ogni startup, quella della partenza e li supportano spesso in combinazione con fondi di venture capital e family offices.All’interno di questo evento dpixel è stata chiamata per presentare le opportunità di investimento nell’high-tech Italiano, cosa che ha destato una grande curiosità da parte degli investitori Americani. Abbiamo incontrato molti investitori e la prima reazione per tutti è stata la stessa. Tutti associano l’Italia al cibo, la moda, la Ferrari, nessuno alla tecnologia. La prima reazione era per tutti più o meno la stessa: ‘Italian high-tech? Really? Uh…interesting…I never thought about that…”.
Abbiamo portato con noi 4 startup italiane che riteniamo particolarmente interessanti per dimostrare come ci sia molto oltre alla ‘pizza e mandolino’ nel Belpaese. La sorpresa e la curiosità aumentava nel vedere che non solo ci sono startup tecnologiche in Italia, ma che sono anche particolarmente interessanti ed innovative.
‘wow…really interesting…and you guys are doing this in Italy??’
L' Associazione Italiana per la Ricerca
L’Associazione Italiana per la Ricerca mette in contatto chi è interessato a Università, Ricerca, Impresa, Dottorato, Industria, PhD, Energia, Economia, Scuola, Innovazione, Tecnologia, R&D in Italia. Informazioni sulle attività dell’Associazione, proposte, dibattiti sui temi principali.
L’AIR Associazione Italiana per la Ricerca è interessata ai temi della Ricerca, dell’Università, dell’Impresa, della Scuola e dell’Industria con particolare riguardo alle questioni riguardanti il dottorato, i ricercatori, gli studenti, l’energia, l’economia, l’innovazione, la tecnologia, lo sviluppo del sistema Italia, la matematica e le scienze.
L’Associazione Italiana per la Ricerca ha anche creato un gruppo su LinkedIn.
Il blog di Torino Valley per Iphone
Il blog di Torino Valley dispone ora anche di una versione ottimizzata per Iphone.
Basta collegarsi con il blog che riconoscerà il browser mobile come Iphone o Ipod touch, per fornire una versione personalizzata dello stesso
Il programma di Blogbar 2.0
Ecco il programma di Blogbar 2.0: seguiranno a breve le date dei singoli eventi
- ottobre 2008 – Blogbar Classic: La battaglia dei browser: Internet Explorer, Firefox, Chrome, Opera, Safari: chi vincerà ?
- novembre 2008 – Blogbar Bricolage: il fotografo digitale al lavoro
- gennaio 2009 – Blogbar Classic: Privacy istruzioni per l’uso
- febbraio 2009 – Blogbar Bricolage: Farsi un blog e gestirlo al meglio
- marzo 2009 – Blogbar Classic: Quando l’hacker suona al campanello: sicurezza informatica per tutti
- aprile 2009 – Blogbar Bricolage: Video e montaggio digitale: come regolarsi
- maggio 2009 – Blogbar Classic: I Personal Computer sempre più personali, sempre più piccoli
World Computer Congress 2008 a Milano
Parte a Milano dal 7 al 10 settembre la 20a edizione del World Computer Congress (WCC 2008), che si svolgerà per la prima volta in Italia presso il MIC – Milano Convention Centre – Via Gattamelata, 5.
Dovrebbe essere il congresso più importante per il settore ICT mai tenuto nel nostro paese, un evento d‘importanza internazionale per mettere a confronto i migliori esperti del mondo universitario con quelli della ricerca.
Saranno presenti Oltre 2000 delegati provenienti da 70 diversi paesi si incontreranno, durante i quattro giorni di congresso, per approfondire problemi e prospettive del settore ICT, in effetti argomento centrale nell’economia del XXI secolo.
Il congresso è a pagamento, ma la quantità degli interventi è veramente notevole
Torino capitale europea della chimica

In attesa delle celebrazioni per Torino capitale e di ESOF 2010 che vedrà Torino “Città Europea della Scienza”, un altro prestigioso appuntamento rende il capoluogo piemontese punto di incontro vitale per la cultura scientifica.
Si tratta del II Congresso Europeo di Chimica, organizzato da EuCheMS (European Association for Chemical and Molecular Sciences), Società Chimica Italiana e Consiglio Nazionale dei Chimici e coordinato dalla Prof.ssa Lorenza Operti e dal Prof. Salvatore Coluccia dell’Università degli Studi di Torino. Il congresso è stato ottenuto nel giugno 2005 grazie anche a Torino Convention Bureau che ha promosso e sostenuto la candidatura di Torino.
Promuovere la chimica e le scienze chimiche, favorire la collaborazione tra ricercatori, industria e formazione a sostegno della chimica in Europa ma anche favorire la conoscenza della chimica presso il grande pubblico. Questi gli obiettivi del meeting europeo della chimica: un appuntamento fondamentale per le società del settore, tanto da raccogliere l’adesione di 2.000 congressisti provenienti da tutto il mondo. EuCheMS si terrà al Lingotto dal 16 al 20 settembre 2008 e coinvolgerà la città con un ricco programma che prevede sia conferenze di carattere divulgativo tenute da prestigiosi scienziati, sia appuntamenti pensati per avvicinare gli studenti – dalle elementari fino all’università – all’affascinante mondo della chimica.
Un ponte fra Italia e Silicon Valley
L’unico termometro infallibile sullo stato di salute dell’economia della Silicon Valley è la 101, la strada che collega San Francisco con Palo Alto. Il traffico quotidiano funziona meglio del Nasdaq. Fra il 1998 e il 2000 per percorrere il corridoio si impiegavano due ore. Nel 2001, dopo lo scoppio della bolla della new economy, la “one-o-one” era diventata un deserto. Adesso è tornato un certo fermento. Non ai livelli isterici pre-bolla, ma nelle ore di punta, in entrata e in uscita da San Francisco, capita di stare in fila.
A tirare questo ecosistema della tecnologia sono adesso i settori dell’energia rinnovabile e della “security” (sicurezza nazionale, sistemi di controllo e di riconoscimento biometrico). Ma è soprattutto l’aria di ottimismo che si respira nelle aziende e un modello imprenditoriale improntato al coraggio che fanno veramente la differenza e rendono questa parte di mondo per molti aspetti unica. Nella Silicon Valley tanti italiani hanno raggiunto posti di primo piano. Tanto che negli ultimi anni hanno fatto nascere ben tre associazioni che, con ruoli diversi, hanno un unico obiettivo: esportare il modello imprenditoriale anche in Italia costruendo un contatto permanente tra la realtà americana e le tante eccellenze che pure ci sono nel nostro Paese, ma che spesso da noi non riescono a trovare la fortuna che meriterebbero.
Mind the Bridge è una associazione nata nel 2007 con l’obiettivo di creare per la prima volta un collegamento diretto tra business plan italiani e le start up della Silicon Valley. “La missione che ci siamo dati – spiega Marco Marinucci, responsabile Content partnership di Google e anima dell’associazione – è individuare progetti italiani nel campo delle tecnologie e aiutarli a sbarcare nella Silicon Valley dove possono trovare imprenditori pronti a scommettere e investire sulla bontà dell’idea”. Tutto ruota intorno a un evento organizzato annualmente. L’associazione attraverso il sito raccoglie progetti e idee da presentare alle start up americane. Per il 2008 la deadline per l’iscrizione, che si può fare dal sito, è il 4 settembre. I progetti inviati vengono sottoposti al comitato di selezione, formato da 12 imprenditori e venture capitalist. I venti progetti scelti verranno poi presentati al “Venture Camp”, un evento che si terrà il 10 e 11 ottobre al Parco Scientifico Tecnologico di Venezia. Da qui usciranno i 5-6 progetti da portare in aprile nella Silicon Valley per presentarli ai venture capitalist americani. “L’associazione – spiega Marinucci – vuole essere prima di tutto un canale pratico che individui nuove idee interessanti in Italia e le aiuti a sbarcare nel mercato internazionale degli investitori per accedere a partnership o investimenti. Noi li affidiamo a mentori che in 4-5 mesi li aiutino a focalizzare l’idea imprenditoriale e a scrivere un business plan che possa avere maggiori possibilità di successo. Poi, ad aprile, li portiamo qui e li facciamo incontrare con investitori e società che studiano il piano e valutano su quali investire o stringere partnership”. L’anno scorso il successo è stato incoraggiante: dei 55 progetti presentati ne sono stati selezionati 5 e tutti sono andati avanti con sviluppi che vengono regolarmente seguiti sul sito. “Ci arriva di tutto – spiega Marinucci _ dal ragazzo fresco di università con un’ottima idea ai centri di ricerca e all’aziende che hanno anche 10 anni di attività, ma che in Italia non sono riuscite a decollare”.
Jeff Capaccio, avvocato, è l’anima del Silicon Valley Italian Executive Council (Sviec), un gruppo all’interno della Niaf (National Italian American Foundation), con 300 soci orientata esclusivamente alla fascia alta dei manager che hanno il potere nelle aziende hi-tech. Sviec è un networking che riunisce italiani e americani che si scambiano idee e discutono progetti di business. “Cerchiamo di facilitare gli scambi commerciali tra gli italiani che vivono qua e l’Italia – dice Jeff Capaccio – Qui si creano gli agganci e i contatti con i più prestigiosi venture capital e le start up: da Intel a Cisco e Hp”. Nella Silicon Valley non mancano le storie esemplari di innovazione italiana: da Federico Faggin, uno dei padri del microprocessore Intel, a Roberto Crea che in America nel 1978 creò l’insulina sintetica e oggi è una delle figure di spicco della biotecnologia commerciale; da Giacomo Marini e Pierluigi Zappacosta, tra i fondatori di Logitech, a Enzo Torresi, presidente di Olivetti Advanced Technologies Center. Tutti personaggi che ruotano intorno a Sviec che ogni anno organizza incontri di studio in Silicon Valley con una 30 di laureati italiani in ingegneria e economia e commercio. In due settimane gli studenti visitano 15-20 aziende e partecipano a corsi e seminari. Alcuni finiscono per trovare stage nella zona e fanno la tesi su realtà americane. “Qui si respira un’aria imprenditoriale dove tutto è possibile, c’è una cultura di rischio per la quale anche fallire è considerata una buona esperienza che ti insegna: fallire non è una brutta cosa perché vuol dire che ci hai provato”, spiega Capaccio. “C’è tanta energia e tanta carica, per questo uno che ha una buona idea qui trova sempre il talento manageriale e il denaro per decollare”. La Silicon Valley si è caratterizzata sempre di più non solo come una realtà locale, ma come uno stato mentale, punto di riferimento per tutto quello che è tecnologico e biotecnologico. “Noi lavoriamo molto con il Politecnico di Torino, la Bocconi di Milano e il Sant’Anna di Pisa – dice Capaccio – e con Niaf stanziamo oltre un milione di dollari l’anno per le borse di studio. Il fatto è che l’Italia ha ingegneri molto preparati, tra i migliori del mondo, che qui si sono sempre distinti, ma purtroppo manca di mentalità commerciale. Per questo cerchiamo di trasferire in Italia quanto c’è di buono da questa parte del mondo”.
La Business Association Italy America è nata nel 2005 e oggi conta oltre 5000 soci tra Italia e Usa. L’associazione è aperta a tutti e copre tutti i settori del business che hanno interessi legati all’Italia. “Lo spirito dell’associazione – spiega Matteo Fabiano, executive director – è creare eventi, momenti in cui riuniamo la comunità per creare un canale di comunicazione continuativo con tra l’Italia, la California e altri Stati americani”. Baia è focalizzata sulle tecnologie, le biotecnologie, le energie rinnovabili, ma anche i settori dell’import-export, dal cibo al vino, dai materiali da costruzione, all’arte e all’artigianato. “L’anno scorso abbiamo fatto partire due poli anche a Roma e Milano – dice Fabiano – Attraverso la piattaforma di social network e il blog quotidianamente avvengono scambi di idee e di opportunità. Un modo per esportare anche in Italia la mentalità e il modello di business che si è radicato nella Silicon Valley”.
L'innovazione necessaria
Il pensiero di Vittorio Bertola