Nascere in Olivetti, morire in Agile

I lavoratori di Agile inviano il loro accorato appello
Per approfondimenti: Agile Workers e Lavorare Agile

Nascere in Olivetti, morire in Agile. Questo è il destino di 2100 lavoratori ultimo baluardo della grande IT italiana, per effetto delle nostre leggi che permettono l’utilizzo della cessione di ramo d’azienda come strumento per una facile dismissione di dipendenti.
Chi era in Olivetti si è ritrovato per qualche anno in Getronics, poi in Eutelia; alcuni sono passati anche per una società intermedia, tale EducationLab. Altri ancora sono partiti da Bull, per proseguire sulla stessa strada. Storie differenti che approdano alla stessa drammatica
conclusione.

Oggi siamo tutti in Agile, società del gruppo Omega, palesemente una scatola vuota, una bad company nata per consentire a Eutelia di liberarsi di circa 2100 lavoratori; un licenziamento di massa sapientemente travestito. Mille promesse dalla nuova proprietà, un sogno di riscatto che si è rapidamente infranto sul duro marmo della realtà dopo neppure un mese, quando l’azienda ha iniziato a non pagare più gli stipendi, adducendo ad ogni richiesta motivazioni di dubbia validità, spesso contraddittorie e sempre prive di fondamento.
Tre mesi senza stipendio, tre mesi di sfinimento tra mortificanti richieste di prestiti, rate del mutuo inevase, affitti rinviati; tre mesi di sofferenza, tra manifestazioni e disperazione crescente. Oggi si arriva anche alle minacce, più o meno velate: rischio di licenziamento per chi
non si impegna a interrompere le azioni legali in corso.

E se arriva poco aiuto dalle istituzioni, che non fermano questo affronto alla dignità personale e professionale dei lavoratori, ancor più sgomento nasce dal silenzio dei media, che non danno voce a persone sull’orlo dell’indigenza, mentre dedicano pagine intere e lunghi servizi alle vicende di veline e starlette, escort e personaggi di dubbia serietà. Da mesi chiediamo di fare luce su queste vicende che nascondono negli armadi dei responsabili interi cimiteri di scheletri; da mesi urliamo con tutte le nostre forze, e in risposta abbiamo il silenzio.
Silenzio dai giornali, silenzio dalla televisione. Forse perchè troppi sono gli interessi nascosti dietro questa vicenda, che vede il coinvolgimento di nomi potenti, come può essere il Monte dei Paschi di Siena la quale si ostina a dichiarare la propria estraneità.
Quello che cerchiamo sono soltanto un organo di informazione indipendente e libero, che voglia impegnarsi in un’inchiesta su fatti ormai palesi ma oscuri, e che non tema il potere. Forse quello che cerco è solo utopia

Olivetti e Innovazione

La Fondazione Natale Capellaro, nell’ambito delle manifestazioni previste per le celebrazioni del centenario della Olivetti, promuove l’incontro dal titolo “Olivetti e Innovazione” in programma il 12 dicembre 2008, alle ore 15, presso la Sala Cupola del Centro Congressi La Serra.

L’incontro intende offrire uno spunto di riflessione sui temi dell’innovazione in tutti i suoi molteplici aspetti, partendo da ciò che di prezioso ha lasciato questa grande azienda. Per dare un quadro della situazione si parlerà non solo di come è stata sviluppata l’innovazione in Olivetti e di come si lavorava, ma anche di quello che oggi ci è rimasto, sia in termini di conoscenza che di indotto. Verrà inoltre presentato un panorama di ciò che nel territorio canavesano esiste e delle prospettive per il futuro.

Dopo mesi intensissimi di lavoro di tutti gli enti e delle associazioni che, con il Comune di Ivrea, hanno collaborato per celebrare il Centenario della Olivetti, e dopo aver sviscerato i poliedrici aspetti dell’azienda, era giusto e doveroso chiudere il percorso con un pensiero su uno dei temi che le ha permesso di diventare leader nel mondo: la sua capacità di produrre innovazione.

Il territorio canavesano ha recepito e interiorizzato questa capacità e la sta riproponendo sviluppando nuove aree di produzione. La Fondazione Natale Capellaro intende, così, chiudere il percorso con un messaggio positivo e propositivo, che va oltre alle celebrazioni, coerentemente con i propri obiettivi e la propria missione. L’evento è stato pensato soprattutto per i più giovani e per tutti coloro che, dopo
aver visto ed ascoltato cose meravigliose, si domandano: “E adesso che succede?”
Olivetti e Innovazione

Ivrea, Sala Cupola – Centro Congressi La Serra
Venerdì 12 dicembre ore 15.00

Relatori:
Elserino Piol, Presidente di Pino Partecipazioni S.p.A.
Mario Citelli, Amministratore Delegato di Beltel S.r.l. e Amministratore Delegato di Aria S.p.A.
Giuliano De Marco, Amministratore Delegato di Tecnau S.r.l.
Alberto Getto, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Canavese.

Interventi:
Elserino Piol “La gestione dell’innovazione in Olivetti”
Mario Citelli “Lavorare in Olivetti. I valori”
Giuliano De Marco “Tecnau: un case history”
Alberto Getto “L’innovazione: una scelta obbligata?”

Al termine dell’incontro verrà presentato il secondo libro della linea editoriale Tecnologic@mente Storie, dal titolo “M.D.C. Macchine Da Calcolo e Non Solo. Natale Capellaro, Il Genio Della Meccanica”. La pubblicazione verrà presentata dall’autore, Giuseppe Silmo, e da Elserino Piol, che ne ha scritto la prefazione.

Ivrea, cent'anni di Olivetti

Michele Della Mura su il Reporter

Era il 22 ottobre 1908 quando Camillo Olivetti fondò ad Ivrea la sua società per produrre macchine da scrivere. Molte persone a lui vicine gli diedero del pazzo all’annuncio di voler aprire un’azienda specializzata in meccanica. A torto invece, l’imprenditore e soprattutto il figlio Adriano saranno i protagonisti di una delle più importanti avventure italiane dal punto di vista industriale ed umano.

Alla fine del 1932 Adriano Olivetti diventa direttore generale dell’azienda ed introduce una serie di novità all’interno della fabbrica che hanno come comune denominatore il benessere dell’operaio. Una visione nuova del posto di lavoro, estranea all’epoca che non mira solo al massimo profitto per l’industriale.

Nel 1936 crea il Centro Formazione Meccanici dove i ragazzi di 14 anni hanno la possibilità di farsi una cultura: la storia dell’arte, la Costituzione e il disegno sono alcune delle materie insegnate. Gli allievi più meritevoli poi, possono accedere a livelli di apprendimento più avanzati e seguire lezioni con docenti stranieri. Lo scopo? Fornire a dei semplici contadini delle nozioni tecniche per diventare dei grandi professionisti.

L'Olivetti, il sogno, l'innovazione

Luciana Curino e l’Olivetti

In tempi di crisi globale del capitalismo, mentre l’innovazione è sempre più chiave della competizione mondiale, il ritorno in teatro di spettacoli che rievocano due imprenditori italiani atipici e innovativi, Camillo e Adriano Olivetti, è motivo di riflessione particolare sui valori della loro avventura.

E’ quanto dice un’attrice tornata in questi giorni in scena con due spettacoli dedicati agli Olivetti, proprio mentre si celebrano i cento anni della prima fabbrica di macchine da scrivere (29 ottobre 1908), oggi con due convegni a Torino e Milano, dalla settimana prossima con una grande mostra a Ivrea.

“Avevo iniziato a lavorarci quasi per smontare due biografie un po’ agiografiche, per scoprire cosa ci fosse dietro la facciata. Dopo un lungo lavoro, ci ho trovato un progetto solidissimo, che veniva da forti radici culturali”, dice a Reuters Laura Curino, protagonista a Milano, Teatro Studio, di “Camillo Olivetti. Alle radici di un sogno” e “Adriano Olivetti”, spettacoli di cui è stata autrice dieci anni fa assieme a Gabriele Vacis, che ha curato anche la regia.

Quelle radici sono “fiumi culturali” che provengono da un intreccio di minoranze, nell’Italia dell’epoca: la matrice valdese di Luisa Revel, moglie di Camillo e madre di Adriano, la propensione socialista di Camillo, ateo ma di famiglia ebrea, che vive in un ex convento cattolico.

“Alla fine mi sono liberata dai pregiudizi. Ed ho dovuto ammettere che ogni tanto nasce un genio”, dice l’attrice. Che nella forte consapevolezza e identificazione con l’azienda di operai e quadri dirigenti, riconosce quella “diversità” degli uomini Olivetti” che lei torinese figlia di un dipendente Fiat aveva incontrato sin da bambina.
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La Bella Estate di Torino World Design Capital

Il calendario di Torino 2008 World Design Capital offre numerose possibilità; a tutti coloro che trascorreranno agosto in città o che vi giungeranno per trascorrere le proprie vacanze.

Prosegue infatti fino al 31 del prossimo mese la mostra “L’oro del design italiano”, presso la Scuderia Juvarriana della Reggia di Venaria, che espone oltre 500 oggetti che hanno fatto la storia del design italiano.

Alle Ex-carceri “Le Nuove” di Torino, sarà possibile visitare fino al 12 ottobre Flexibility, la mostra che racconta il leit-motiv dell’anno, mentre passeggiando sotto i portici di via Po e piazza Vittorio Veneto si potrà ammirare l’esposizione open-air “Passeggiando nel design” che raccoglie una selezione degli oggetti scelti per la loro forza innovativa in relazione al periodo in cui sono stati concepiti.

Bisogna invece affrettarsi per visitare “Olivetti. Una bella società” in mostra ancora per pochi giorni presso la Promotrice delle Belle Arti.

Facciamo spazio ai giovani

Beppe Berta su Lastampa

Torino qui domani” – il forum di discussione promosso da Torino Internazionale col sostegno della Fondazione Crt che si svolgerà da martedì a giovedì presso Unimanagement – si differenzia dalle numerose iniziative dedicate alla trasformazione della città e del suo sistema urbano. E non solo per il pubblico che coinvolgerà: oltre cento operatori e professionisti di età compresa fra i 25 e i 40 anni, chiamati a esprimersi sul cambiamento in atto a Torino e sulle scelte che la città dovrà compiere nei prossimi anni.

Il mutamento generazionale è un aspetto, importante ma non esclusivo, di un percorso di trasformazione che forse può essere colto meglio da chi rappresenta interessi economici e sociali emergenti e nuove culture professionali, insomma da quanto si è affacciato in maniera più netta sulla scena urbana dal 2000 a oggi.

Si tratta probabilmente di uno strato della popolazione di Torino che non ha ancora avuto la possibilità di riflettere sul cammino che è stato percorso nell’arco di vent’anni e sul ventaglio delle opzioni che si aprono. Oggi è fin troppo facile contrapporre l’immagine della Torino Duemila, post-olimpica, allo stereotipo della città fondamentalmente monocromatica e a una dimensione del decennio Ottanta.

Ma se è vero che la Torino odierna appare a tutti più vivace, gradevole e vivibile, rispetto a quella di un tempo, si dimentica che a quell’epoca essa aveva toccato uno degli apici della sua forza economica. La Torino anni Ottanta, quanto a rilevanza economica, non aveva proprio nulla da invidiare alla «Milano da bere». Tanto per ricordare alcuni dati essenziali, la Fiat si giocava allora il primato sul mercato europeo dell’auto testa a testa con la Volkswagen, grazie al successo strepitoso della Uno. Gli abiti di Armani e di Valentino, prodotti dal torinesissimo Gruppo Finanziario Tessile dei Rivetti, dominavano nelle vetrine della Quinta Strada a New York. A poche decine di chilometri da Torino, poi, la Olivetti produceva il personal computer più venduto al mondo, l’M24. Eppure, quella Torino al vertice del successo economico e industriale, appariva una città laboriosa ma terribilmente grigia,

un po’ ripiegata, segnata da aree di degrado urbanistico e sociale, ben poco attraente. Pesavano le incertezze della politica e un’amministrazione locale che sembrava in crisi perenne. E poi era l’amalgama sociale della città a essere insoddisfacente, a causa di una rete di relazioni deficitaria, all’interno come verso l’esterno.

Da questo punto di vista, il periodo di crisi che Torino ha attraversato in seguito ha costituito uno shock salutare. L’ha obbligata a tirar fuori da sé nuove energie e a ottimizzarle; soprattutto le ha insegnato i vantaggi del lavoro di squadra. Per questo, Torino ha saputo reagire e anche sorprendere, rivelando un volto diverso all’Italia e al mondo. Ma ora deve dare prova di saper costruire il futuro. E per far questo deve dimostrare di riuscire a elaborare nuove capacità e saperi, da mettere in campo attraverso lo sviluppo di una cooperazione efficace. È quel che si cercherà di fare a “Torino qui domani”, una sorta di modello di simulazione per delineare scenari e proposte di intervento per la città del prossimo futuro

Il Compasso d'Oro alla reggia di Venaria Reale

Il Compasso d’Oro, uno dei più prestigiosi riconoscimenti al design a livello europeo, sarà uno degli eventi clou dell’anno che vede Torino capitale mondiale del design: la mostra sulla Collezione storica e la Cerimonia di premiazione, per la prima volta in 54 anni di storia del premio, traslocheranno infatti temporaneamente da Milano in Piemonte, presso la Reggia della Venaria Reale.

La mostra sarà inaugurata a fine aprile e proseguirà sino alla fine di luglio, mentre la premiazione avrà luogo a fine giugno. Le date di entrambi gli eventi saranno comunicate ufficialmente il prossimo 5 marzo a Milano in occasione della presentazione dell’ADI Design Index.

Oltre quattrocento pezzi saranno esposti nelle Scuderie della Reggia di Venaria Reale, che apriranno per la prima volta i battenti al pubblico, ospitando quella che si preannuncia come una delle più belle mostre in programma quest’anno. Anche il prestigioso Centro del Restauro della Reggia ha deciso di cogliere questa importante opportunità, aprendo un filone di attività dedicate al design.

Si va avanti dunque verso la primavera che, oltre al Compasso d’Oro, vedrà l’apertura di altre tre grandi mostre del calendario di Torino 2008 World Design Capital: l’8 maggio inaugurerà alla Promotrice delle Belle Arti “Olivetti. Una bella società”, il 24 dello stesso mese sarà la volta di “Geodesign” al Palafuksas e il 28 giugno “Flexibility” alle ex-carceri Le Nuove di Torino.

E' morto Silvano Fumero ideatore del Biopark del Canavese

Via Localport

Ivrea e il Canavese si sono svegliati questa mattina sotto una poetica coltre di neve, ma sono bastate poche ore perché si diffondesse ovunque una notizia che ha spazzato via la poesia e l’allegria: nella notte è morto, nella sua casa sulla collina del Crist, Silvano Fumero, uno dei personaggi più importanti della vita imprenditoriale del territorio.

Fumero, saluzzese di nascita, dopo aver conseguito la laurea in chimica all’Università di Torino nel 1966, si è dedicato al settore delle biotecnologie: fin dal 1971 ha operato all’interno della Rbm di Colleretto Giacosa e, come general manager di questa azienda è stato, negli anni Ottanta, tra i fautori della creazione del Biopark del Canavese, una delle più importanti realtà imprenditoriali del territorio nel “dopo Olivetti”.

Fucina di innovazione e ricerca, il Biopark deve molto del suo successo proprio alle doti imprenditoriali di Fumero che lo ha fatto crescere, sotto la sua guida. E quando il “gioiello” ha dimostrato di saper camminare sulle sue gambe, Fumero non ha esitato nel lanciarsi in una nuova e stimolante avventura, la Eporgen, realtà realizzata sempre all’interno del Biopark, votata ad accogliere nuove realtà imprenditoriali per garantire loro l’ambiente ideale per passare dalla fase di studio a quella della realizzazione delle iniziative. Un moderno mecenatismo grazie al quale i ricercatori possono sperare di veder trasformata in azienda la loro ricerca. Un ancora importante per trattenere in Italia, e ospitare in Canavese, studiosi e ricercatori, per porre un argine alla “fuga di cervelli” che troppo spesso impoverisce il panorama scientifico nazionale.

2008: l’ultimo compleanno della Olivetti?

Da Localport

L’Olivetti è stata per il Canavese un’importante esperienza di sviluppo industriale ed economico, lo sarà ancora? Quale futuro aspetta alle oltre 1.200 mille persone che lavorano oggi per Olivetti, di cui 550 a Scarmagno, Agliè, Ivrea e altri 320 ad Arnad?

La domanda non è retorica, l’azienda sta preparando un ulteriore ristrutturazione industriale dell’ insediamento rimasto tra attività di ricerca e sviluppo tecnologica di progettazione e industriale, attività produttive dirette e le attività commerciali, di assistenza e di controllo alle produzioni principali che sono state delocalizzate nelle aree del sud-est asiatico.

Se l’Olivetti dovesse essere completamente cancellata, la sua perdita non sarebbe più solo di natura economica e industriale – una perdita peraltro ancora non esigua – ma anche di natura culturale e simbolica a conferma che l’irresponsabile abbandono della produzione di informatica avvenuta anni fa avrebbe, oltre ai prezzi già pagati dai lavoratori e dalla comunità, altre conseguenze: Olivetti rischia di rimanere solo un marchio vuoto e sempre più senza contenuti tecnologici innovativi.

A queste domande e a questi dubbi ha cercato di dare una risposta l’indagine “Il futuro alle spalle: occupazione, mercato e prospettive future dell’Olivetti”, promossa dall’Università di Torino con la Facoltà di Lettere e Filosofia della sede di Ivrea, con il contributo del Comune di Ivrea, della Fiom Cgil di Ivrea e di Torino. Il documento sarà presentato domani pomeriggio, martedì 4, alle 17 presso la sede universitaria di Ivrea, in via Monte Navale.

Triplice l’obiettivo dell’indagine: rilevare la percezione dei dipendenti del futuro dell’azienda in generale e degli stabilimenti nei quali sono occupati; capire la presenza di strategie e progetti di riposizionamento dell’azienda sul mercato e la salvaguardia delle competenze professionali in azienda e nel territorio; definire il ruolo degli attori imprenditoriali e istituzionali per la salvaguardia del patrimonio industriale, tecnico, progettuale, culturale dell’azienda Olivetti.