L'innovazione del distretto

Riccardo Viale Presidente della Fondazione Rosselli sul Sole 24 Ore

Perché alcune aree sono più innovative di altre? Perché sembra esserci una propensione dei territori verso certe specializzazioni tecnologiche? Perché il venture capital prospera in alcune regioni e non in altre, pur all’apparenza simili?

Varie sono le domande di questo tipo che hanno come denominatore comune aree territoriali sempre più ristrette.Mentre anni fa il centro dell’attenzione di analisti e “policy makers” erano gli Stati nazionali, ora il baricentro della dinamica innovativa e di sviluppo industriale si è spostata verso le grandi aree regionali e subregionali.

Dai dati presentati, recentemente, a un convegno dell’Ocse, a Valencia, emerge che la globalizzazione ha agito sullo sviluppo tecnologico, dal 1998 al 2003, in modo diverso nel caso si tratti di nazioni odi regioni.Le aree regionali che presentano vantaggi competitivi iniziali, sotto forma di migliore capitale umano, sociale, istituzionale ed economico, tendono a crescere sempre di più rispetto a quelle meno dotate. L’Italia, da questo punto di vista, è uno degli esempi più emblematici. Essa presenta fra i Paesi Ocse uno dei range maggiori di differenza regionale, tra Nord e Sud,e questa forbice invece di diminuire tende ad accentuarsi.

Questidati,chetestimonianol’affermarsidelterritoriocomebaricentrodello sviluppo tecnologico, hanno, però, il difetto di fotografare solo la parte emersa dell’iceberg. Non riescono a cogliere, invece, i fattori causali più rilevanti che determinano le performance innovative territoriali.Sono, infatti, le condizioni istituzionali e culturali che determinano le propensioni individuali a innovare. Ad esempio si prenda in considerazione il successo di Silicon Valley in California.

Le condizioni per il fiorire di una fitta rete sociale di piccole imprese altamente innovative e dinamiche interagenti con centri di ricerca e società finanziarie vengono rese possibili da situazioni istituzionali peculiari, come la costruzione ex novo di un sistema industriale basato su microelettronica e network computing, presenza di alcune fra le migliori università del mondo dedite al trasferimento tecnologico, diffusione in larga scala del venture capital, mercato del lavoro altamente flessibile e aperto alla immigrazione di talenti, politiche di finanziamento statale e federale molto generose nei confronti della ricerca universitaria.

A cui si aggiungono fattori culturali decisivi come una forte spinta all’imprenditorialità individuale, diffuso orientamento positivo nei confronti dell’assunzione di rischio, tolleranza se non valutazione positiva dei casi di insuccesso, considerazione positiva nei confronti di stili di vita improntati allo stress,alla competizione ealla polarizzazione sul lavoro.

Ma anche universi ontologici, principi epistemologici, stili linguistici, gusti estetici, valori etici e identità etnico antropologiche che spesso accomunano e facilitano la comunicazione tra gli attori della rete. La dimensione locale dell’innovazione, che illustra il successo di Silicon Valley,spiega anche vari insuccessi, come quello del mancato sviluppo del computer da parte della Xerox. Mentre i suoi laboratori di Palo Alto, in California del nord, avevano prodotto delle invenzioni epocali come il mouse, i sistemi di interfaccia grafica, gli editordi testo, l’Ethernet, l’azienda madre localizzata nello Stato di New York fu incapace di capire e sfruttare il vantaggio competitivo potenziale rappresentato da queste conoscenze tecnologiche. Non solo la distanza geografica ma soprattutto quella culturale, cognitiva e istituzionale rendevano la realtà di ricerca californiana e quella industriale e burocratica di New York due mondi che non comunicavano. Come è noto imprese californiane, vicine ai laboratori Xerox, che parlavano la loro stessa lingua ed erano imbevute degli stessi valori, furono in grado di capire e sfruttare in tempi rapidi le invenzioni.

Apple e Microsoft sono gli esempi virtuosi di questo “furto”! Per concludere, perché le condizioni locali di tipo culturale e istituzionale sono così importanti per favorire i processi di innovazione? Principalmente per due ordini di motivi: perché stimolano l’impresa a superare le inerzie della “dipendenza dal sentiero” tradizionale di tipo tecnologico e organizzativo; perché favoriscono decisioni e azioni individuali a forte tasso di creatività e rischio. In altre parole ciò che caratterizza questi territori “innogenetici”, nei confronti dell’impresa, è la loro capacità di creare con essa uno scambio continuo bidirezionale e creativo di informazione e conoscenza.

L’impresa trasferisce all’esterno domande di innovazione, di capitale umano e finanziario, di informazione sul mercato e sulla concorrenza. L’ambiente esterno risponde fornendo nuove conoscenze innovative, nuovo personale di talento, finanza mirata all’innovazione, informazioni sulla psicologia del consumatore,sulle opportunità del mercato e”warning” su possibili concorrenti.

Perché gli incentivi istituzionali e la conoscenza possano fluire velocemente fra i vari soggetti sono necessari reti sociali e di comunicazione dense e veloci.Quando queste non siano generate spontaneamente, come nel caso di Silicon Valley, emerge il ruolo ineludibile della governance pubblica del territorio. Soprattutto essa può individuare e promuovere le innovazioni istituzionali, i formati organizzativi e i valori culturali che possano favorire, al meglio, lo scambio e l’interazione finalizzata a stimolare l’innovazione.

In questi ultimi anni in alcune regioni come il Piemonte, la Lombardia e l’Emilia Romagna sono stati fatti vari esperimenti di questo tipo che hanno avuto un relativo successo. Per rimanere al Piemonte, il distretto tecnologico Torino Wireless, la Cittadella Politecnica e l’incubatore del Politecnico di Torino «I3P» che ha già più di 100 imprese incubate,il bando internazionale per l’attrazione di talenti, quello sulle “converging technologies” e il rilancio dei parchi tecnologici a cominciare da quello agroalimentare di Cuneo sono esempi da seguire anche per il resto del Paese.

Redomino ricerca talenti

Se siete un informatico e volete imparare e crescere in un ambiente specializzato, professionale, giovane e dinamico? Redomino è sempre in cerca di nuove idee e nuovi talenti.

Redomino è un’azienda sempre in crescita e orientata all’innovazione; ogni giorno nascono nuovi progetti e nuove intuizioni, il suo team è costantemente al lavoro per migliorare l’usabilità di software e altri prodotti e per dare corpo a tutte le idee che si presentano, non perdendo mai di vista la filosofia open source e i suoi principi.

Redomino sta cercando nuovi talenti per le sue attività di sviluppo: programmatori, designer, web-editor, tecnici informatici, esperti di reti.

Redomino offre un periodo di formazione e collaborazione presso la sede, in cui lavorare in un ambiente dinamico, giovane e soprattutto specializzato e professionale, ospitato dal team per un periodo di 3 o 6 mesi, in cui seguire un progetto legato alla tesi di laurea, o uno stage formativo, o una collaborazione.

InnovAction a Udine dal 14 al 17 febbraio

Da giovedì 14 a domenica 17 febbraio 2008 torna a Udine Fiere InnovAction, l’annuale appuntamento con le ultime frontiere dell’innovazione promosso e organizzato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia con Udine e Gorizia Fiere e con l’Università degli Studi di Udine.

Giunta alla terza edizione, dedicata quest’anno al tema più che mai attuale della Qualità della Vita, la manifestazione si inserisce significativamente in un contesto territoriale che ha saputo valorizzare le proprie diverse anime e si è progressivamente affermata come importante vetrina capace di mettere in relazione domanda e offerta di un settore cardine dello sviluppo economico come qeullo delll’innovazione. InnovAction è una fondamentale occasione d’incontro, sinergica e positiva contaminazione tra il mondo della ricerca (nelle sue molteplici accezioni, dai laboratori agli incubatori di imprese, dai parchi scientifici e tecnologici alle università) e quello delle imprese e della finanza.

Secondo la formula collaudata e premiata negli anni da un successo di pubblico sempre crescente (la quattro giorni del 2007 ha registrato 40000 visitatori), anche quest’anno allo spazio espositivo – che si compone di due sezioni: la Piazza delle Idee, in cui vengono presentate proposte ancora alla ricerca di partner e finanziatori, e la Piazza dell’Innovazione, con l’opportunità di conoscere e testare nuovi prodotti, processi e servizi, alcuni dei quali già in commercio, altri allo stadio di prototipo avanzato – si affianca quello congressuale della Piazza della Conoscenza, momento di confronto e condivisione di esperienze.

Completano e qualificano l’offerta di InnovAction i Corner, “isole” di innovazione al confine tra stand e laboratori interattivi, spazi a disposizione degli espositori per presentare in maniera dinamica prodotti, progetti, brevetti e idee.

Particolarmente ricco e qualificato il programma degli incontri, che quest’anno ruota tutto intorno al filo conduttore della qualità della vita, proponendosi di indagare le molteplici sfaccettature dello sviluppo scientifico, tecnologico ed economico e le fondamentali implicazioni che esso ha nell’esistenza quotidiana degli abitanti del pianeta.

All’interno di InnovAction la conferenza STATEoftheNET che si svolge nei giorni 8 e 9 che ha l’obiettivo di fare il punto sulla realtà di Internet in Italia e aprire un confronto rispetto a quanto avviene nel resto del mondo all’interno del calendario dei convegni dedicati all’esplorazione delle implicazioni della Rete nell’economia, nella società e nella cultura.

Il sito di Innovaction

Il MiUR, Regione Piemonte e Torino Wireless finanziano l'ICT

Via LaStampa.it

Questa mattina si è svolta al centro congressi Torino Incontra la presentazione del bando MiUR per l’ICT in Piemonte che prevede finanziamenti da 18,5 milioni di euro a valere sul fondo FAR (Fondo per l’Agevolazione della Ricerca).

Con questo finanziamento si realizzano gli impegni assunti dal MIUR in occasione dell’Accordo di Programmazione Negoziata, sottoscritto nel 30 maggio 2003 da MIUR, Regione Piemonte, Provincia di Torino, Comune di Torino e Camera di commercio di Torino, che sta alla base della creazione del Distretto Torino Wireless.

Il bando è stato illustrato dettagliatamente alle imprese insieme alle positive ricadute per le aziende e il territorio, oltre a fornire una stima dell’indotto e del coinvolgimento della ricerca piemontese. Per accedere ai finanziamenti e alla concessione di agevolazioni le imprese potranno avvalersi di una nuova procedura che accorcerà i tempi di valutazione e negoziazione delle proposte.

La Fondazione, in base alla consolidata conoscenza del distretto tecnologico piemontese, ha il compito di predisporre il bando, individuando tematiche, in grado di rappresentare punti di forza e un concreto valore aggiunto per il territorio, su cui indirizzare le aziende a proporre idee progettuali.

Oltre a predisporre il bando, sarà sempre la Fondazione Torino Wireless a gestire la pre-selezione dei progetti: una prima scrematura delle idee progettuali, in soli 15 giorni, che porterà a individuare le idee progettuali da trasformare in progetti veri e propri. Le aziende selezionate avranno poi circa un mese per presentare gli elaborati di progetto veri e propri che saranno selezionati da una Commissione esterna di valutazione.

I risultati della selezione saranno condivisi con la Regione Piemonte prima della trasmissione degli elaborati al Ministero per la valutazione finale e l’erogazione del finanziamento In questo modo, le fasi di selezione si risolvono in poco più di un trimestre, mentre l’orientamento del MiUR è di concludere la fase istruttoria ed il finanziamento entro sei mesi.

L’obiettivo è quello di ridurre a un massimo di 12 mesi il periodo tra la presentazione della domanda e il finanziamento dei progetti. contributi previsti dal bando potranno incentivare la ricerca non solo per coloro che operano nell’ICT in senso stretto, ma anche di chi utilizza queste tecnologie all’interno di alcuni dei settori più rappresentativi dell’industria piemontese: automotive, aeronautica, robotica, energia, multimedialità.

Per visualizzare gli atti della presentazione

L'uomo che vende i minuti

Bruno Ventavoli per Lastampa.it

Calvino sognava immense cosmologie, saghe ed epopee racchiuse nelle dimensioni di un epigramma e il grande scrittore ungherese István Örkény vergò novelle che in un minuto dicevano un po’ tutto, persino il senso della vita. Un minuto, insomma, non è solo un’unità minima di tempo senza arte né parte. «Aspetta un minuto».

Un minuto può cambiare la vita. Ed è partendo da lì che Daniele Alberti ha deciso di trasformare il tempo in un’idea. In uno spazio fisico. L’architetto torinese ha creato su internet il primo «calendario emozionale collettivo», dove puoi comprare un minuto per fissare per sempre (il calendario ambisce all’eternità, come ogni invenzione che si rispetti) il momento più significativo dell’esistenza. Detto così suona strano. Ma una sbirciatina al sito chiarisce tutto.

Dunque: l’anno solare è fatto di 525600 minuti. E tanti sono gli spazi disponibili nel calendario virtuale. Chi vuole può entrare in www.myminutes.org e acquistare il minuto (o più) che preferisce (es. 15:45 del 28 settembre) e riempirlo di immagini, suoni, parole. Quello spazio sarà «congelato» per sempre, perché nessuno potrà mai più metterci le mani sopra. Il minuto comprato verrà visualizzato sulla home page del sito nel momento in cui scatterà il minuto vero (ovvero, nel caso dell’esempio, alle 15:45 del 28 settembre); costa un euro più spese, che l’inventore del sito promette d’usare per lanciare progetti del web innovativi. Naturalmente il minuto acquistato si può regalare. Magari per San Valentino. O rivendere, se proprio si trova l’amatore di quello speciale istante.

Il risultato è un’immensa bacheca di ricordi, emozioni, momenti indimenticabili. Un tazebao di vite che si compone progressivamente, creando una comunità di persone che vogliono condividere emozioni, discorsi, programmi. Il minuto più famoso appeso al calendario emozionale è quello di Anna Falchi. C’è la foto di lei tredici anni fa, in minigonna minimale, sul palcoscenico di Sanremo. E il suo commento: «Il mio minuto più bello – dice Anna, che è stata baciata dalla fortuna e talvolta pure schiaffegiata dal fato – è stato alle ore 20.45 del 21 febbraio 1995 che equivale alla prima serata del Festival di Sanremo. Da quel giorno la mia vita è decisamente cambiata!» Falchi aggiunge con orgoglio, in modo che resti scritto per l’eternità anche nell’effimero mondo della fama e dello spettacolo: «Ricordo a tutti che gli ascolti ottenuti in quel festival sono imbattuti ancor oggi! E ogni anno conservo i grafici che lo dimostrano».

Daniele Alberti: voglio offrire a chiunque la possibilità di fermare il tempo

A Milano una Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione

Promuovere e coordinare le attività di previsione delle linee di tendenza dello sviluppo tecnologico-scientifico ed economico del Paese; realizzare attività di supporto tecnico-scientifico per la valutazione dei progetti di innovazione industriale; mettere a punto nuovi modelli di collaborazione pubblico-privato in materia di innovazione industriale.

Questi in sintesi gli obiettivi della nuova Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, presentata a Palazzo Isimbardi dal ministro per le Riforme e le Innovazioni della Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, e il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati.

La nuova struttura, che avrà sede a Milano, ha infatti ricevuto il 24 gennaio scorso il via libera dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano e nei prossimi giorni il presidente del Consiglio firmerà il decreto che ne definisce le modalità di costituzione.

“L’agenzia fu istituita alla fine della scorsa legislatura, dai ministri Moratti e Stanca, noi abbiamo ripreso l’idea e abbiamo lavorato per ottenere l’approvazione” ha spiegato il ministro Nicolais. “Milano si conferma così la capitale dell’innovazione, un punto centrale per avviare nuovi processi per modelli di collaborazione tra pubblico e privato” ha aggiunto il ministro, spiegando che la finanziaria 2007 ha destinato all’agenzia 5 milioni di euro, cui si aggiungeranno ulteriori fondi provenienti da altri progetti di ricerca.

MiniBar Italy il 15 febbraio a Milano

Stai pensando di creare il prossimo Last.fm, Flickr e in generale una startup 2.0?
Pensi che in Italia manchino occasioni per incontrarsi e discutere di questo tipo di idee e progetti?

Be’, allora non ti resta che venire al MiniBar – una versione piu’ snella e agile di un BarCamp.

Dal 2006 il Minibar London ha attratto migliaia di sviluppatori web, programmatori, accademici, giornalisti, blogger, imprenditori 2.0 e investitori. Più evento sociale che conferenza, il Minibar ha l’obiettivo di far emergere le idee e i talenti del Web 2.0, connettendo le start-up con gli sviluppatori giusti, gli investitori interessati e i media.Lanciando il Minibar anche in Italia si intende stimolare l’attività imprenditoriale e l’innovazione nel Web 2.0 italiano Un’occasione per incontrarsi, scoprire nuove idee e discutere di P2P, Creative Commons, Net Tv, applicazioni web, social networking, frizzi e lazzi del Web 2.0.

Vita da imprenditore

First Generation Network ha inaugurato da tempo una sezione dedicata alla creazione e all’evoluzione di un’azienda.

I temo trattati saranno:

Il sogno: “Da grande farò l’imprenditore”
Alla ricerca dell’idea: La collaborazione con universita’, ricercatori, eccetera
L’ideazione: Saper cogliere l’elemento innovativo di un prodotto, di un mercato o di un processo e tradurla in una “business idea”
Lo start-up: La costruzione del team, la prima prototipazione e l’approccio al mercato
Il business plan: Il dettaglio di come fare le cose, programmare i cambiamenti e anticipare gli imprevisti
La responsabilita’ sociale: Vincere e perdere nel rispetto delle regole e della legalita’
L’apertura dell’azienda a terzi: Le risorse finanziarie per crescere, tra Angel Investor e Venture Capital, e la proprieta’ condivisa. Le risorse umane e manageriali necessarie a cui delegare la gestione dello sviluppo
La crescita interna ed esterna: Massima flessibilita’ per cogliere le nuove opportunita’
L’internazionalizzazione: Come sfruttare la globalizzazione dei mercati, per crescere o per lo start-up
La managerializzazione: L’imprenditore separa proprieta’ da gestione e diventa lo stratega o il “coach”
L’errore / l’insuccesso: L’accettazione del rischio del fallimento, momento necessario della creazione distruttiva / selezione delle migliori imprese
La cessione dell’azienda: L’imprenditore e i primi investitori realizzano il frutto del lavoro vendendo a una media o grande azienda, o accelerano il processo di crescita tramite un IPO o aprendo la proprietà in modo “diffuso”
Riprovarci: Ceduta la prima azienda l’imprenditore orientato alla crescita ci riprova, o direttamente creando una nuova azienda (imprenditore seriale) o promuovendo l’iniziativa e investendo su nuovi imprenditori
Restituire (il “Giving back”): Contribuire allo sviluppo continuo dell’area geografica in cui si vive attraverso il supporto all’imprenditorialita’, e altre forme di partecipazione rivolte alla crescita delle “nuove leve”. Questo non solo dal punto di vista finanziario ma anche trasmettendo e divulgando le proprie esperienze

Green Brand: il libro delle aziende "verdi"

Sarà dedicato alle aziende ‘verdi’, eco-compatibili e attente all’ambiente e comprenderà una ricerca in esclusiva per l’Italia, realizzata a livello internazionale da Ipsos-Mori, consultando cittadini e consumatori di tutto il mondo e analizzando la loro attenzione, il loro giudizio e i loro orientamenti nei confronti delle aziende che si dimostrano più o meno sensibili ai temi ambientali.
‘Green Brand’ è il volume che raccoglierà casi aziendali e buone pratiche di marchi e imprese impegnati nel promuovere politiche aziendali eco-compatibili e responsabili, in linea con uno Sviluppo sostenibile, e nell’abbinare le proprie attività economiche e produttive con la tutela dell’Ambiente, del territorio e delle risorse naturali.

E già il titolo in inglese è più che esplicito: ‘Marchio Verde’, a sottolineare che, per trovare posto all’interno del volume e nella panoramica di aziende e società che verranno presentate e descritte, di ogni dimensione e settore di attività, dalla media azienda alla grande multinazionale, dall’impresa alimentare a quella automobilistica o di Tlc, ciascuna azienda dovrà soddisfare dei requisiti e rappresentare caratteristiche di sostenibilità ed eco-compatibilità, in ogni possibile forma: dalla riduzione di Anidride carbonica prodotta, ad esempio riducendo gli spostamenti in auto o in aereo dei dipendenti, al riciclo della carta, al minor consumo di energia elettrica, passando per abitudini alimentari e sociali in genere.

Il volume ‘Green Brand’ è un’opera che B&p communication, società editoriale di Torino specializzata nei settori del marketing e della comunicazione, pubblicherà ad aprile 2008 e distribuirà in allegato gratuito in abbinamento a una tra le principali testate giornalistiche nazionali: ‘Green Brand’ rappresenterà infatti il secondo numero della collana editoriale ‘Brand Concepts’, dedicata alle tematiche e gli scenari più innovativi del branding, che prevede la pubblicazione, con periodicità quadrimestrale, di un nuovo e inedito volume monografico dedicato, di volta in volta, a un tema specifico e innovativo del Marketing, della Comunicazione, delle strategie aziendali, il cui primo numero, intitolato ‘Brand 2.0’, è stato pubblicato nel novembre scorso e distribuito in allegato gratuito con il settimanale Il Mondo.

Il volume raccoglierà quindi le ‘case-history’ e le buone pratiche di società e marchi che operino sul mercato italiano, “e che siano intervenuti o abbiano influito su prodotti, servizi, innovazione e stili di vita, affrontando a questione ambientale, dell’eco-compatibilità e dello Sviluppo sostenibile in modo opportuno” osserva Barbara Picollo, direttore editoriale di B&p communication: “è un lavoro a tutto tondo, a cui collaboreranno diversi enti, pubblici e privati, che possano certificare la qualità ‘Green’ anche dell’editore”.

Un libro e un progetto al quale collabora e prende parte, tra gli altri, anche Tandberg, azienda norvegese leader a livello mondiale nel settore delle video-conferenze, che ha concesso a B&p communication la pubblicazione in esclusiva per l’Italia della ricerca internazionale realizzata da Ipsos-Mori su consumatori e aziende ‘Green’. L’utilizzo delle video-conferenze diventa, tra l’altro, un modo concreto ed efficace per abbattere l’immissione di Anidride carbonica nell’aria, diminuendo il numero di spostamenti dei manager delle aziende, e il progetto ‘Green Brand’ è stato visto da Tandberg come un’opportunità per comunicare il proprio impegno in questo campo.

“Stiamo ora lavorando intensamente alla ricerca e selezione di aziende e società che abbiano i requisiti e
le caratteristiche giuste per prendere parte al progetto ed essere presenti all’interno del volume ‘Green Brand’, che sarà pronto in aprile” sottolinea Barbara Picollo, “e verrà presentato alla Stampa e al pubblico nel corso di un evento di livello internazionale collegato ai temi dell’eco-sostenibilità, dell’attenzione all’Ambiente nell’Economia e dello Sviluppo sostenibile”.

Il premio Eureka a un ricercatore sui polimeri

Il Premio Eureka per l’Innovazione Tecnologica, promosso dall’UGIS, Unione dei giornalisti scientifici italiani, in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, è stato conferito a Alessandro Sannino, giovane ricercatore barese della facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento che svolge attività di ricerca nel settore dei polimeri, con particolare attenzione all’aspetto applicativo nel settore dei biomateriali, del processing industriale e delle plastiche biodegradabili.

Il Premio è stato consegnato presso il Circolo della Stampa di Milano dal Presidente e Vicepresidente dell’Ugis, alla presenza del ministro Luigi Nicolais.

“Giovanissimo ricercatore che ha saputo indirizzare gli importanti risultati delle sue ricerche direttamente verso applicazioni di innovazione tecnologica. Affiancando spirito imprenditoriale alle sue potenzialità scientifiche, che gli hanno consentito di ottenere decine di brevetti nazionali ed internazionali, ha creato Spin Off di successo. Applicando in Italia i risultati di attività di ricerca da lui svolte anche all’estero, ha creato innovative strutture nel settore della bioingegneria. I successi raggiunti lo rendono un testimone delle potenzialità che può esprimere la creatività dei giovani ricercatori nel nostro Paese”.