Presentata Idra09 l'auto a idrogeno del Poli

idra-idrogenoMercoledì 29 aprile è stato presentato Idra09, il nuovo progetto degli studenti  del Politecnico di Torino. Idra09 è il secondo prototipo di macchina a idrogeno prodotto dal team del Politecnico, chiamato simpaticamente H2politO. Il gruppo ha lo scopo di migliorare sempre di più, attraverso il lavoro di squadra, le performance del veicolo Idra.

L’obiettivo di breve periodo è quello di partecipare alla competizione Shell EcoMarathon Europe 2009, che si svolgerà presso il circuito Eurospeedway di Lausitz dal 7 al 9 maggio per  migliorare le performance ottenute nella SEM l’anno precedente.

H2politO è un team composto da 28 studenti di ingegneria del Politecnico di Torino di facoltà diverse, anche se vengono rappresentate la maggior parte delle discipline ingegneristiche: Autoveicolo, Meccanica, Elettronica, Gestionale, Aerospaziale, Energetica ed Industriale. “La nostra missione è quella di costruire una nuova generazione di ingegneri, leaders nei loro relativi campi, in grado di rappresentare un’innovazione educativa di primo piano”, si legge sul loro sito.

Il Centro Ricerche della SMAT

Via Torinoscienza

Il 28 novembre scorso è stato inaugurato ufficialmente il nuovo Centro Ricerche della SMAT – Società Metropolitana Acque Torino Spa, fra le maggiori realtà italiane nel campo della ricerca applicata e nel controllo delle acque potabili e reflue. Il Centro trova posto all’interno del comprensorio dei grandi impianti di potabilizzazione che la Società occupa all’ingresso del Po a Torino. Esteso su oltre 2.200 metri quadrati, confina direttamente con il campus dell’International Labour Organization (ILO), dove hanno sede i corsi della Scuola Hydroaid, costituendo così un polo di formazione e sviluppo scientifico di grande importanza a livello internazionale nel settore delle acque.

smat provette L’attività di ricerca applicata che il Centro esercita consiste principalmente in progetti sulle tematiche relative ai trattamenti di potabilizzazione e di depurazione, convenzionali e innovativi; alla qualità chimica, microbiologica e organolettica dell’acqua potabile; al monitoraggio qualitativo delle risorse idriche; ai dispositivi e ai materiali innovativi, in collaborazione con università, enti e imprese di primaria importanza. Innumerevoli, per ogni tematica, gli approfondimenti oggetto di studio: il trattamento di acque superficiali con membrane a fibra cava sommersa; la ricerca di microrganismi patogeni emergenti e di indicatori in tempo reale di contaminazione batterica; la presenza di ciano batteri, produttori di sostanze tossiche, in acque di invaso destinate alla potabilizzazione; la valutazione del rischio per la presenza di pesticidi nelle fonti di approvvigionamento; lo sviluppo di protocolli analitici rapidi per la gestione delle emergenze idriche qualitative; l’automazione delle tecniche analitiche per la determinazione di molecole ambientalmente rilevanti in tracce; la presenza di disturbatori endocrini e di residui di prodotti farmaceutici e di droghe nelle acque di scarico. L’attività analitica di controllo delle acque potabili e delle acque reflue consiste in circa 42.000 campioni analizzati ogni anno, per un totale di oltre 600.000 parametri determinati.

Attraverso la realizzazione di numerosi impianti pilota, il Centro Ricerche ha già potuto sperimentare processi avanzati di ossidazione e disinfezione negli impianti di potabilizzazione di acqua superficiale, così come trattamenti a membrane di micro e ultrafiltrazione e di osmosi inversa per la rimozione degli inquinanti, mentre nel più grande impianto di trattamento delle acque reflue urbane d’Italia testa processi di depurazione innovativi. Da oltre 20 anni la ricerca SMAT è inoltre all’avanguardia nella sperimentazione di nuovi metodi di controllo delle risorse, in particolare strumenti automatici per il monitoraggio on line, ossia istante per istante,della qualità delle acque, che garantiscono la continuità del controllo e la tempestività dell’intervento.

Via a 12 poli di innovazione in Piemonte

Oltre 650 imprese coinvolte tra cui grandi imprese come Pirelli Ambiente, Ferrero, Olivetti, Telecom Italia, Bracco Imaging, Mossi & Ghisolfi, Loro Piana, Zegna, atenei piemontesi e numerosi centri di ricerca del territorio, tra cui l’INRIM , l’Istituto Superiore Mario Boella e il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura.

Oltre 50mila addetti coinvolti, 60 milioni di finanziamento regionale. Sono partiti in Piemonte i poli d’innovazione, i nuovi strumenti della politica regionale che favoriranno la condivisione della conoscenza tra imprese e la convergenza degli investimenti su traiettorie di sviluppo di prodotti o servizi innovativi. Oggi sono stati presentati i soggetti gestori: Fondazione Torino Wireless per il polo dell’ICT ; Tecnogranda Spa per il polo dell’agroalimentare ; Virtual Reality e Multimedia Park per la creativita’ digitale e la multimedialita’; Consorzio Friendchem per la chimica sostenbile ; P.S.T Spa per il polo delle energie rinnovabili e biocombustibili ; Environment Park per l’architettura sostenibile e idrogeno ; Tecnoparco del Lago Maggiore per l’impiantistica, sistemi e componentistica per le energie rinnovabili ; Centro Servizi Industrie per il polo della meccatronica e sistemi avanzati di produzione; Gesin Srl per le energie rinnovabili e mini hydro; Citta’ Studi Spa per il polo del tessile ; Bioindustry Park per le biotecnologie e il biomedicale e Consorzio Proplast per i nuovi materiali .

Il numero totale delle imprese aggregate ai poli e’ di oltre 650, con una forte variabilita’ numerica: da un minimo di 21 del polo della chimica sostenibile a un massimo di oltre 200 per il polo agroalimentare. La percentuale media di piccole e medie imprese e’ del 61%, mentre le grandi rappresentano circa il 16%.

Un blog sul digitale terrestre

Via Agora Torino Valley

dvb-decoder

Vista la crescente richiesta di informazioni sulla televisione digitale terrestre legata anche aigli imminenti switchoff e switchover di alcune regioni italiane tra cui il Piemonte, Agora Torino Valley si arricchisce di un nuovo blog dal titolo Digitale Terrestre istruzioni per l’uso

E' morto uno dei padri dell'internet torinese

Via Vittorio Pasteris

Avevo conosciuto Fabio nella prima metà degli anni ‘90 quando faceva parte della direzione atenei del CSI Piemonte con Dario De Iaco, Massimo Delcorso ed Eleonora Pantò. Questo dream team seppe portare con passione e intelligenza internet all’interno delle università torinesi e non solo. Era l’internet dei modem gracchianti, del telnet, della mail se andava bene. Dopo un po’ arrivò gopher, poi il www, poi sappiamo come è andata. Fabio iniziò una sua attività da divulgatore e giornalista che riuscì da subito a dargli visibilità al di fuori della realtà locale.

A quel punto verso la fine degli anni ‘90 si trovò davanti a un bivio. Scegliere di rimanere nel suo posto di lavoro e rischiare di essere comandato da un rampante burocrate politicizzato, peggio se paraculato, che conosceva la tecnologia e la rete 100 volte meno di lui. Oppure fare un salto e diventare un uomo libero. Ovviamente Metitieri scelse la seconda soluzione abbandonando Torino per trasferirsi a Milano dove iniziò a collaborare con molte testate, importanti o meno, di informatica e dintorni, e a scrivere diversi libri dedicati alla rete, al suo uso nel contesto bibliografico, alle comunità virtuali e dintorni.

A questo punto i nostri destini si incrociarono di nuovo perchè ci trovammo compagni di scaffale con due dei primi titoli di Connessioni, una collana voluta sempre alla fine degli anni ‘90 dall’allora amministratore delegato di Apogeo Massimo Esposti, per fare uscire la rete dall’angolo dei tecnici e farla capire al grande pubblico.

Fabio Metitieri era conosciuto in rete oltre che per il suo grande lavoro, per essere considerato il troll per antonomasia della rete italiana. Prima ai tempi delle mailing list, dei newsgroup e dei forum, poi nei tempi di blog, social netowrk e consimili. Aveva la capacità esplosiva, e non parliamo in metafora, di riuscire ad attaccar briga in rete con tutti e su quasi ogni argomento. Salvo quando esagerava, e spesso capitava, era però quasi diventato una istituzione. Sapeva di rete e di tecnologie, le aveva scandagliate da tanto tempo. Amava la discussione, cercava per quanto possibile di uscire dalle definizioni banali e dai luoghi comuni, di arrivare al succo delle cose. Era comunque coerente con le sue scelte.

Molti si chiedevano perchè non si fosse aperto un suo blog e Fabio gli rispondeva direttamente sulla sua pagina in rete.

no, non bloggo. Come ha detto Marc Andreessen: “I don’t have the time or ego need”. Lui ha cambiato idea, io no. Non saprei cosa aggiungere a quello che già scrivo per lavoro, non con dei post ogni giorno. Ma voi fate pure, io vi verrò a trovare.

Fabio aveva una carattere difficile: scontroso, spigoloso, polemico. A volte esagerava, volutamente o meno, creando discreti putiferi. Era sempre molto diretto, forse troppo. Era sempre pronto alla polemica, forse troppo. Se avesse amato le pubbliche relazioni, gli aperitivi preserali, il lavoro sporco dello sgomitare per salire sul podio, oggi avremmo a incensarlo i grossi media che lui spesso criticava. E avrebbe fatto molta meno fatica a sbarcare il lunario in questi anni se non fosse stato coerente con le sue scelte di vita e a volte, lasciatecelo dire, un po’ rompiscatole. Avrebbe potuto più facilmente monetizzare tutta la sua competenza e la sua conoscenza che però non è andata sprecata. Ma Fabio Metitieri era così, nel bene e nel male.

Negli ultimi anni si era innamorato come altri di Second Life.

Fabio Metitieri aveva quasi 51 anni. Sarà seppellito a Torino sabato prossimo al Cimitero monumentale presso il tempio crematorio a partire dalle ore 11.45.

Workshop Verso il Piano strategico per la diffusione della cultura scientifica in Piemonte

Il 24 aprile 2009 dalle 9 alle 17 presso il Museo regionale di Scienze Naturali a Torino Il Centro Agorà Scienza è stato incaricato dalla Regione Piemonte di progettare una strategia per valorizzare e potenziare l’offerta di cultura scientifica sul nostro territorio. Torino e il Piemonte possiedono infatti una lunga tradizione e centri di eccellenza in questo campo e necessitano di un sistema in grado di favorire la convergenza di risorse e sforzi in una visione comune di sviluppo del settore, anche alla luce delle due importanti scadenze – ESOF2010 e Italia 150 – che coinvolgeranno la nostra Regione nei prossimi anni.

Per questo motivo, dopo una prima fase diagnostica volta a fotografare il panorama complessivo delle realtà che operano in questo settore, Agorà Scienza, con la collaborazione dell’Associazione Torino Internazionale, ha avviato la fase di consultazione organizzando questa iniziativa. Il workshop prevede modalità di lavoro non tradizionali per consentire l’espressione libera delle opinioni, lo scambio, la discussione e l’ascolto al fine di contribuire alla definizione del Piano Strategico. L’iniziativa durerà tutta la giornata di venerdì 24 aprile e coinvolgerà fino a 60 partecipanti, selezionati secondo l’ordine di adesione, che lavoreranno in attività di gruppo.

L'enigma del batterio che fa cambiare sesso agli insetti

In alcuni insetti, un batterio è in grado di femminizzare i maschi. Una scoperta italiana rivela il meccanismo alla base di questa trasformazione sessuale. Lavoro in pubblicazione sui Proceedings of the Royal Society Biological Sciences.

Le simbiosi che si possono stabilire tra i batteri e gli animali sono molteplici, ma oltre a quelle più comunemente conosciute, ve ne sono alcune veramente peculiari. La più strana in assoluto è certamente quella di un batterio chiamato Wolbachia che riesce a cambiare il sesso dell’insetto ospite, femminizzandone i maschi. I complessi meccanismi alla base di questa strana alterazione sessuale sono simili a quelli responsabili di gravissime patologie nell’uomo, come ad esempio il cancro, il ritardo mentale, le malformazioni a carico di alcuni organi. E’ questa la sorprendente scoperta alla quale è giunto uno studio appena pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B – Biological Sciences, intitolato “Unravelling the Wolbachia evolutionary role: the reprogramming of the host genomic imprinting”.

La ricerca è stata sviluppata dalla Dr. ssa Ilaria Negri e coordinata dal Prof. Alberto Alma, del Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali dell’Università di Torino, grazie alla preziosa collaborazione con i Proff. Mauro Mandrioli e Antonella Franchini dell’Università di Modena, e il Prof. Daniele Daffonchio dell’Università di Milano. Negli ultimi anni, si è fatta sempre più strada la convinzione che alla radice di molte gravi patologie, fra cui i tumori appunto, non vi siano alterazioni a livello genetico – vale a dire semplici mutazioni nella sequenza del DNA – ma piuttosto a livello epigenetico (dal greco “sopra i geni”), cioè a carico dei meccanismi di regolazione dei geni. Lo studio dell’epigenetica sta diventando di primaria importanza anche perché tra le cause di tali alterazioni, oltretutto trasmissibili ai figli, ci sono i fattori ambientali. Il gruppo di ricercatori autore della presente scoperta ha ipotizzato che meccanismi epigenetici fossero alla base delle modifiche somatiche e sessuali causate da Wolbachia.

Scienza e tecnologia per i disabili

Via Torino Scienza

La pratica sportiva per le persone con disabilità è sempre più diffusa, anche grazie all’impiego di materiali innovativi e di supporti tecnologici che aiutano le persone svantaggiate. Un nuovo accordo siglato oggi tra Politecnico di Torino e Comitato Italiano Paralimpico, rappresentato dal presidente Luca Pancalli e dalla presidente della sezione regionale Tiziana Nasi, si propone di potenziare le attività di studio e ricerca per favorire, con l’utilizzo di risorse qualificate e strumenti adeguati, la promozione e la pratica di attività sportive da parte di persone con disabilità, assicurando condizioni di uguaglianza e pari opportunità.

Tra il Politecnico e il Comitato Italiano Paralimpico sono già consolidate forme di collaborazione tra le quali tirocini, tesi e seminari didattici, che proseguiranno grazie all’accordo, ma ora le due istituzioni intendono instaurare anche un rapporto di partenariato su progetti condivisi di interesse comune. Obiettivo dell’accordo, di durata quadriennale, è quello di conseguire uno stretto collegamento tra la realtà accademica e quella sportiva per la promozione della ricerca scientifica e per la diffusione delle conoscenze tecnologiche nell’ambito dello sport per persone con disabilità fisica, mentale o visiva.

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Macchine virili torinesi

Via l’Espresso

La tecnica si avvale di un principio antichissimo, già utilizzato da molte tribù indigene che per ragioni di tradizione e di estetica modificano negli anni alcune parti del proprio corpo come il labbro inferiore, o il collo, o i genitali, applicando una pressione o trazione continua che, nel tempo, modifica morfologicamente l´organo.

Allo stesso modo può essere utilizzato questo sistema nel civile Occidente, per risolvere i problemi di quegli uomini che, a causa delle ridotte dimensioni del pene, non possono avere una vita sessuale soddisfacente. Il primo studio scientifico su questa tecnica, che non prevede l´uso di farmaci né della chirurgia, è stato condotto alle Molinette, e pubblicato della rivista British journal of urology international. I risultati sono sorprendenti: l´organo maschile si allunga del 32 per cento “a riposo” e del 36 per cento in erezione.

Paolo Gontero, prima firma della pubblicazione, racconta di aver arruolato «ventuno pazienti altamente motivati, con età media di 47 anni, sedici di loro hanno completato lo studio indipendente, durato 12 mesi». Completare la ricerca ha significato indossare l´estensore per quattro-sei ore al giorno, per almeno sei mesi. Il marchingegno, che esiste già in commercio, è composto da un anello di plastica, due bacchette mobili e una striscia di silicone, e deve essere allungato periodicamente, come un apparecchio per i denti. Il risultato sembra essere assicurato, e a vita, senza preoccupanti effetti collaterali.

Scoperto a Torino il gene responsabile della Sla

analisi-laboratorioUno studio internazionale che ha avuto come capofila il reparto di Neurologia universitaria dell’ospedale Molinette di Torino, diretto dal professor Roberto Mutani, ha portato alla scoperta del gene che regola la Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, una grave malattia denegerativa del sistema nervoso.

Lo studio, che ha avuto come coordinatore il professor Adriano Chiò del nosocomio torinese ed è stato condotto da dieci centri italiani, cinque americani, due londinesi e due tedeschi, riguarda la Sla di tipo sporadico, ossia i casi non ereditari che sono la maggior parte, dal momento che quelli ereditari rappresentano solo il 5%.

Condotto nel 2008 e finanziato dall’Istituto superiore di sanità, dalla Regione Piemonte e dalla Figc, lo studio è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale ’Human Molecular Genetics’ e ha preso in esame 2.161 casi di cui 900 in Italia e ha individuato sette geni che regolano questa malattia uno dei quali, denominato ’Sunc 1’, è quello principale.
I risultati di questa importante scoperta scientifica saranno presentati in anteprima a Roma venerdì alla Figc.

Adriano Chiò è il consulente del sostituto procuratore Raffaele Guariniello che dal 1998 indaga sulle morti sospette di alcuni calciatori provocate dalla Sclerosi laterale amiotrofica, anche conosciuta come morbo di Lou Gehrig.