Grinzane, ma non solo. La Commissione Cultura del Consiglio regionale ha chiesto all’assessore Gianni Oliva, di conoscere i nomi di associazioni, fondazioni culturali e ricreative, enti locali, musei e biblioteche a cui sono stati assegnati contributi superiori a 100 mila euro. I consiglieri sono intenzionati ad approfondire le modalità e i criteri con cui sono stati erogati questi contributi. Un passo che si aggiunge alla volontà della presidente della Regione, Mercedes Bresso, di mettere sotto la lente di ingrandimento i contributi concessi non tanto a fondazioni ed enti locali ma soprattutto alle associazioni.
In alcuni casi si tratta di contributi legati ad accordi di convenzione. L’assessorato sta preparando nei dettagli i contributi del 2008 ma si può lavorare sui dati del 2007 che evidenziano una spesa di quasi 37 milioni di euro di contributi superiori ai 100 mila euro. Il 31,5 per cento di questi fondi regionali si concentra tra i 100 e i 250 mila euro. In tutto si tratta di 26 enti che si dividono 11,6 milioni. Sedici associazioni (il 24,7%) ricevono un sostegno tra i 250 e il mezzo milione per complessivi 9,1 milioni. Sei tra enti ed associazioni ricevono contributi fino ad 1 milione di euro per 10,5 milioni totali. Mentre 3 enti superano il milione e assorbono 5,6 milioni.
Ma di quali enti si tratta? L’associazione culturale Castello di Rivoli ha una convenzione che nel 2007 prevedeva un contributo regionale di 2 milioni e 160 mila euro. La Fondazione Film Commission 2,5 milioni, la fondazione circuito teatrale del Piemonte 900 mila euro. La Regione ha una convenzione che vale 800 mila euro con la fondazione internazionale del cavallo di Venaria; la fondazione Teatro Piemonte riceve 1,5 milioni. E poi c’è l’associazione Yoshin Riu (280 mila euro per le arti visive), l’associazione culturale Marcovaldo di Caraglio riceve 700 mila euro; 214 mila vengono destinati all’associazione Museo Ferroviario Piemontese, 200 alla Libra di Biella; 260 mila all’associzione Qunat Arte e spettacolo; 600 mila per le Settimane Musicali di Stresa. E poi l’associazione Apriticielo di Pino Torinese (200 mila euro) e il Comitato per la Biblioteca digitale dell’informazione Giornalistica (300 mila euro). E ancora: 882 mila euro per la fondazione Teatro ragazzi. E tra le convenzioni ci sono quella con il museo Nazionale della Montagna (220 mila euro), con Fitzcarraldo (220 mila euro), 500 mila euro con la Fondazione Fiera del Libro, 300 mila euro per la fondazione Sandretto.
Categoria: Inchieste
Blitz quotidiano
E’ arrivato on-line l’atteso Blitz Quotidiano di Marco Benedetto.
Secondo Benedetto
il sito che non sarà un giornale ma, per dirlo con una brutta parola che tra gli adepti della rete spopola, un aggregatore di notizie. Si prende un po’ di qua un po’ di là, si rimanda ai vari blog, si condisce il tutto con qualche commento originale per affermare un tono editoriale.
La linea editoriale si evince dal titolo della home page: Blitz quotidiano: Cronaca, Politica, Sport, Gossip. Per capire maggiormente l’idea di fondo che sta dietro a Blitz conviene dare una lettura alle sue FAQ
Si tratta di un sito che raccoglie contenuti web come titoli di notiziari, blog, podcast, e vlog in un unico spazio per una consultazione facilitata. Gli aggregatori riducono il tempo e gli sforzi necessari per seguire regolarmente aggiornamenti di un sito web e permettono di creare uno spazio di informazione unico, in pratica un “notiziario personale.”
Siamo si fronte a una nuova reincarnazione degli aggergatori ? forse no, lo stile è più da giornale che da aggregatore. La scelta dei canali tematici è un intelligente mix fra quello che funziona in rete e il giornale classico.
Colpisce l’assenza di fotografie, ma su quelle il problema dei diritti è di difficile gestione. Il sito nasce con una ottima versione mobile. I video derivano sostanzialmente da Youtube e simili. Per ora non si vede pubblicità, anche se i banner sono pronti a partire, embeddati e commentati nel codice html.
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Intervistando la crisi
Gli investimenti nel 2008 sono stati di 44 milioni euro da parte della Regione Piemonte e 49 milioni euro da parte del Comune per 4,4 milioni di abitanti in Piemonte e per 2,2 milioni abitanti per l’area metropolitana. Distribuiti (arrotondando sulle cifre) circa così 13.518.000 al cinema, 29.508.000 al teatro e alla lirica, 10.482.000 alla musica, 22.000.000 ai musei e alle mostre, 11.000.000 a eventi, convegni, seminari, e attività culturali vari. Investimenti molto maggiori in proporzione a quelli riportati da Helen Thorington che ha citato i dati che the Guardian riportava sull’Arts Council England che nel 2007 finanziava 417 milioni di pound (855 milioni di dollari) per una popolazione di 61 milioni
Questi investimenti nei Musei e nelle Fondazioni d’arte contemporanea, in fiere come Artissima, gli eventi di Torino World Design Capital, la Fiera del Libro, la Triennale d’arte contemporanea, il Cineporto e il recente Museo d’Arte Orientale (che appena aperto dovrà già chiudere alcuni giorni della settimana perché non ci sono soldi per la guardiania) benché abbiano incoronato Torino come vittoriosa nella sfida al rinnovamento, raggiungendo lo scopo di affrancare la città dalla sua caratterizzazione di centro industriale metalmeccanico per fondarne lo sviluppo economico su basi più pluralistiche, siano stati ingenti, non si sono radicati in profondità nel tessuto economico locale. E oggi rischiano di saltare per sempre.
I territori d'eccellenza contro la crisi
Sono 161 le realtà territoriali italiane d’eccellenza, individuate dal Censis, in grado di guidare la reazione alla crisi.
I comprensori d’eccellenza annoverano 71 territori produttivi industriali e 65 aree dell’accoglienza e del turismo, per complessivi 1.759 comuni (il 21,7% dei comuni italiani, con una superficie pari al 21,1% del territorio nazionale) e una popolazione di 14,6 milioni di abitanti (il 24,5% della popolazione residente). A questi si aggiungono 25 poli dell’innovazione e della logistica.
L’arcipelago delle eccellenze territoriali rappresenta una componente fondamentale del sistema Italia. Con più di 1,3 milioni di imprese attive (il 26% delle imprese italiane), di cui oltre 200 mila manifatturiere (il 31,3% del totale Italia), vantano una produzione pari a 377,7 miliardi di euro (riferita al 2007), ovvero il 24,6% del Pil nazionale (e un Pil per abitante di 26.200 euro rispetto a una media nazionale di 25.900 euro).
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La fine del sogno della biblioteca Bellini
Emanuela Minucci su Lastampa.it
Se addirittura l’assessore alla Cultura Alfieri arriva ad ammettere che «il progetto a questo punto lo vedranno, i nostri nipotini», vuole dire che la Biblioteca Bellini, quel gigante multimediale il cui solo progetto preliminare è costato alla Città oltre venti milioni di euro, è ormai congelato. E , forse, definitivamente, tramontato. «Del resto, in un momento come questo, di crisi generalizzata – spiega l’assessore alle Finanze Gianguido Passoni – è comprensibile che anche le banche abbiano qualche difficoltà a darci una mano». E in effetti, proprio ieri, dal gruppo San Paolo-Intesa è arrivata la conferma che il finanziamento non ci sarà: «Forse la gestione passata si era impegnata in questo senso, noi al momento non abbiamo neppure la questione all’ordine del giorno».
Sparisce così l’ultimo asso nella manica che la giunta Chiamparino aveva calato qualche mese fa: la possibilità che la Compagnia di San Paolo potesse finanziare totalmente la costruzione della biblioteca Bellini. Un’opera il cui costo è stimato intorno ai 220 milioni, cento dei quali necessari per edificare il «retro» già destinato a ospitare aziende che vogliono collaborare con il vicino Politecnico. La Compagnia, si era detto a metà 2008, non si sarebbe limitata a finanziare quest’opera, ma avrebbe speso altri 120 milioni di euro per realizzare anche la biblioteca vera e propria che porta – per ora – il nome dell’architetto milanese che l’ha ideata. L’investimento sarebbe stato «compensato» dalla cessione alla Compagnia dell’edificio che ospita la biblioteca civica in via della Cittadella.
La fine della auto elettrica di GM
Who Killed the Electric Car? (Chi ha ucciso l’auto elettrica?) è un film documentario che esplora la nascita, la limitata commercializzazione e la successiva morte dell’automobile elettrica a batterie negli Stati Uniti, e nello specifico della General Motors EV1 degli anni novanta. Il film esplora il ruolo delle case produttrici di automobili, dell’industria petrolifera, del Governo degli USA, dei limiti tecnologici e dei consumatori nel limitare lo sviluppo e l’adozione di questa tecnologia.
Piemonte: arriva il digitale terrestre, ecco cosa fare
E’ il decennio dei cambiamenti epocali. Dopo la lira, congedata dall’avvento dell’euro nel 2002, un altro pezzo storico del ventesimo secolo, la tv analogica, si appresta ad andare in pensione, sostituita dalla sua versione in digitale terrestre. Il 2008 ha visto i primi esperimenti in Sardegna, nel 2009 toccherà a una porzione più grande del territorio italiano, a cominciare dalle province piemontesi di Torino e Cuneo. Un passaggio a nord ovest che prenderà il via nella seconda metà di maggio e probabilmente non sarà indolore. Ecco alcune informazioni, emerse dal convegno La tv digitale terrestre in Piemonte (tenutosi lunedì 9 febbraio a Torino), per non farsi trovare impreparati.
I vantaggi
La transizione al digitale terrestre non è solo una faccenda italiana. In questi giorni anche la Francia sta mettendo in moto la macchina della conversione e – se le tabelle di marcia verranno rispettate – entro il 2012 tutti i maggiori paesi europei avranno spento definitivamente la tv analogica. Con quali vantaggi per i telespettatori? In genere ne vengono indicati cinque:
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Il convegno sul digitale terrestre in Piemonte
Fermiamo la tv digitale, l'allarme del Piemonte
Marco Accossato su Lastampa.it
Il digitale terrestre non sarà il «paradiso terrestre» della televisione. Non sarà la panacea delle trasmissioni disturbate, dei canali che oggi si ricevono male o non si ricevono affatto. Digitale terrestre non sarà – per tutti gli italiani – sinonimo di maggiore qualità in alta definizione. Grandi promesse, ma anche molte perplessità per la tivù interattiva che sta per diffondersi in tutto il Paese. L’allarme parte da Torino, prossima regione – dopo la Sardegna – a far scattare il 20 maggio il cosiddetto switch-over che spegnerà per sempre i segnali analogici di Rai 2 e Rete 4, e fra settembre e ottobre anche i restanti canali nazionali e locali. Durante il convegno «La Tv digitale terrestre in Piemonte: opportunità e problemi» nessuno ha negato le potenzialità di questa rivoluzione, «ma non dobbiamo aspettarci – dice chiaro Massimo Negarville, presidente del Corecom – che dove il segnale oggi arriva disturbato il digitale migliorerà la situazione». Al contrario: «Nelle valli piemontesi e in quelle del resto d’Italia dove la televisione addirittura non si vede, il decoder non servirà». Per 25 mila famiglie nel solo Piemonte, insomma, la rivoluzione non ci sarà affatto.
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Un ateneo ad alta selezione
Via La Stampa
«In un momento di difficoltà generale di tutto abbiamo bisogno tranne che di polemiche o ulteriori conflitti. C’è da far quadrato per uscire dalla crisi il più in fretta possibile». Gianfranco Carbonato, presidente dell’Unione industriale, lancia tre parole d’ordine per il rilancio: governance allargata, specializzazione e poli d’eccellenza.
Stupito dalla polemica Università-Politecnico?
«Molto. L’industria e il territorio hanno bisogno di un sistema universitario forte e di eccellenza. La crisi sta facendo traballare i sistemi industriali con caratteristiche più tradizionali e meno tecnologiche. Per questo dico che serve un’università solida e coesa».
Gli atenei sono pronti a questa sfida?
«Il Politecnico ha compiuto molti passi in avanti nell’aprirsi verso il mondo delle imprese e l’internalizzazione. L’Università è più vasta e chiaramente più complicata da gestire. Ed è molto difficile raggiungere l’eccellenza con 70 mila studenti. Le migliori università al mondo sono quelle che fanno più selezione».