Memoro negli USA

Una nuova avventura per i giovani torinesi di Memoro

Memoro, l’avventura di un gruppo di torinesi che ha deciso di lanciare un progetto no profit dedicato alla raccolta di testimonianze, al flusso libero di ricordi, emozioni e storie di una parte precisa della società: la terza età. Il sito, inaugurato il 15 giugno 2008, si pone come uno spazio di raccolta e fruizione di contenuti audio-video. Un contenitore di vita e di vite, espresse per la prima volta in  assoluto sotto forma di brevi racconti, da un minimo di 3 minuti ad un massimo di 8  minuti.

Quest’anno i giovani torinesi di Memoro passeranno le vacanze negli Stati Uniti. Il viaggio intende ripercorrere il successo ottenuto dall’iniziativa svoltasi in Italia nell’agosto 2008 quando, toccando 30 città in 30 giorni, da Nord a Sud, abbiamo provato a raccontare l’Italia attraverso le memorie dei suoi abitanti.

Come allora, l’intenzione è quella di un viaggio in costante movimento, al fine di raccogliere, classificare e diffondere tramite il web, le esperienze di vita e i ricordi delle persone nate prima del 1940. Da un lato raccogliere le memorie degli italiani emigrati negli USA e insieme  raccogliere le memorie del popolo americano

Il programma della prima parte del viaggio prevede una parte della costa East: 15 giorni da Boston a Washington a caccia di ricordi Verranno contattate le Amministrazioni Locali, le Università, i Centri Anziani delle città visitate, lasciando tempo e spazio per chi ci contatterà per realizzare un intervista a per farci intervistare un nonno o una persona cara.

Il progetto Italiani di frontiera

Un progetto importante

Italiani di Frontiera è il progetto multimediale di  Roberto Bonzio che ha viaggiato per un anno negli USA, e in Silicon Valley in particolare, per trovare tracce e raccontare storie di innovatori, ricercatori, successi imprenditoriali di italiani di frontiera.

Tutto ebbe inizio  quando Roberto Bonzio chiese a se stesso se sarebbe stato in grado di sopravvivere come giornalista freelance in aspettativa negli Usa, con moglie e figli al seguito.

Italiani di Frontiera non resterà solo un blog, ma nell’autunno uscirà un libro: non una semplice raccolta antologica ma un libro di viaggi attraversando i luoghi della Silicon Valley, alla ricerca di nuove scommesse.

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L’orgoglio di Torino

Raffaella Polato du Corriere.it

Il giorno dell’orgoglio. E della sfida. Quella però comincerà doma­ni: oggi Torino tiene il solito profilo basso, lo sa che il merito è tutto di Ser­gio Marchionne, ma intan­to che serata. Quattro anni fa il Lingotto era dato per spacciato. La Fiat era la pre­da di cui spartirsi le spo­glie. L’auto italiana poca co­sa, la sua tecnologia snob­bata. Ora tenta la conqui­sta dell’America. Chiamata a salvare l’auto nel Paese che l’auto l’ha inventata. La città che pensava di sparire dalla mappa mondiale del potere motoristico scopre che ora ne è, e potrà esser­lo anche passata l’euforia della diretta sulla Cnn, una delle capitali. Forte pro­prio di quello che si diceva fosse il suo lato debole: le piccole vetture con cui, pa­role di Barack Obama, «ha dimostrato di saper costrui­re l’auto pulita del futuro». Grazie a Marchionne, sì, il manager «non convenzio­nale » che quattro anni fa l’ha portata oltre il baratro. Ma grazie, insieme, a quel­la tecnologia (tutta italia­na) che lui ha ritirato fuori e però c’è sempre stata. Ce n’eravamo dimenticati. Ci eravamo scordati che sia­mo un Paese fondato sul­l’industria. La piccola e la media, la nostra ossatura. E la grande. Quella che può fare ricerca. Che fa da trai­no. Che muove tutto un si­stema.

Fiat è rimasta una delle poche. Oggi che sbarca ne­gli Usa, quasi invocata dal loro Presidente, l’orgoglio è giusto ed è di tutti. Anche se fino all’altro ieri proprio da dentro l’industria parti­vano insensate contrapposi­zioni piccoli-grandi, gli in­centivi al settore — peral­tro molto, molto più bassi di quanto nel frattempo ar­rivava nel resto d’Europa e negli stessi Usa — scambia­ti per «aiuti alla solita Fiat». La risposta di Marchion­ne è stata Chrysler. Lo sareb­be stata comunque. Il Lin­gotto che lui ha risanato, con il riconosciuto, deter­minante appoggio delle banche (e i risultati dimo­strano quanto possa fare l’Italia quando si muove co­me sistema-Paese), da solo avrebbe magari potuto so­pravvivere ma di sicuro non prosperare nel mondo dell’auto dopo la grande cri­si. Come dice lui: Chrysler ­e domani, chissà, Opel o chi per essa — «è una ne­cessità ». Come dice l’azionista, John Elkann: «Meglio, nel caso, una quota minore in una Fiat più grande ma for­te ». Che poi alla fine è quan­to sostenevano il nonno, l’Avvocato, e soprattutto lo zio Umberto Agnelli. E qui però finisce l’orgoglio e co­mincia la sfida. Subito. Adesso. Marchionne ha dimostra­to una volta che «si può fa­re ». Ora la scommessa è più che moltiplicata. Non sarà uno scherzo rivoltare Chrysler, integrare due (per ora) aziende, rimpolpare quella squadra snella che con lui ha firmato il succes­so Fiat ma che a questo pun­to lo sarà un po’ troppo, snella. Non tutti, nemmeno lui, possono reggere più di tan­to il pendolarismo Lingot­to- Auburn Hills. O forse sì?

Sequestrati e rilasciati tre manager Fiat

Via Repubblica

Cinque ore di sequestro o, come preferivano dire in serata sia la polizia sia la stessa Fiat, di una «trattativa prolungata con la minaccia di un sequestro». Per tre dirigenti della casa torinese, due belgi e l´italiano Giuseppe Farinazzo, il pomeriggio è diventato comunque agitato quando sono saliti i toni della discussione nella trattativa sindacale iniziata alle 13,30 nel Fiat center di Chausse de Louvain a Bruxelles.

Trattativa difficile che era iniziata il 12 dicembre scorso quando alla riunione del Comitato aziendale europeo i vertici del gruppo avevano illustrato il piano di riduzione degli organici nello show room della capitale belga. Su 90 dipendenti il Lingotto intende tagliarne 24, quasi un terzo. Quattro mesi di trattativa non hanno portato a passi avanti significativi fino alla drammatizzazione di ieri. I tre manager che stavano trattando sarebbero stati chiusi nella stanza da dove sono usciti solo alle 18,30 senza rilasciare dichiarazioni.

Nel pomeriggio un portavoce della polizia di Bruxelles spiegava che le forze dell´ordine non intendevano intervenire: «Siamo in contatto con il responsabile delle concessionaria – diceva un portavoce – e non ci risultano prese di ostaggi. Non è dunque necessario il nostro intervento». Toni rassicuranti anche se da Torino giungeva una versione leggermente diversa: «Non ci sono situazioni di pericolo – sostenevano i portavoce – anche se nel corso della trattativa alcuni lavoratori hanno pensato di chiudere il nostro personale in una stanza per forzare la mano».

Il lieto fine delle 18,30, con i dirigenti che lasciano la sede del Fiat center, somiglia più a una tregua che a una pace vera e propria. Tanto che il governo belga ha convocato le parti per i prossimi giorni con l´obiettivo di trovare una conciliazione.

Le prospettive sono ancora difficili. In serata un comunicato dei sindacati locali fornisce una versione dell´accaduto: «C´è il rischio di un ulteriore peggioramento della trattativa – scrivono le organizzazioni dei lavoratori – perché dopo quattro mesi di incontri il personale si attendeva un reale progresso. Invece il negoziatore di Torino ha ripetuto come un automa le stesse posizioni inaccettabili. Il personale ha occupato gli accessi agli uffici della direzione e preteso dai negoziatori un progresso concreto da subito. Da allora la situazione è bloccata».

Cari professori insegnate gratis

Andrea Rossi su Lastampa.it

Il messaggio suona più o meno così: cari professori, conoscete la situazione, non ci sono più soldi, mancano i fondi per fronteggiare le spese ordinarie e non sappiamo come chiudere i bilanci di quest’anno, figurarsi del prossimo. Vi chiediamo uno sforzo: insegnare gratis, almeno per il 2010, in attesa di tempi migliori.

Un bel po’ di docenti dell’Università se lo è sentito dire da parecchi presidi di facoltà. Sia chiaro, si tratta di professori a contratto: studiosi o esperti in settori specifici assoldati dalle facoltà per tenere corsi o attività integrative. In tutto sono mille, circa: professionisti che hanno già un altro lavoro e insegnano percependo un contributo che raramente sfora i mille euro al mese. Più per soddisfazione personale o prestigio che per necessità.

Per ore non tutte le facoltà hanno già varato il piano di riduzione. Ma è probabile che quasi tutte alla fine cederanno, quando le dimensioni dei tagli saranno definite dall’ateneo. Uno dei primi a correre ai ripari è stato il preside di Lettere, Lorenzo Massobrio. Ha riunito i suoi docenti a contratto, circa 50. Ha parlato chiaro: «La situazione economica è molto preoccupante. Per il prossimo anno non possiamo garantire di poterli pagare, visto che saremo costretti a sforbiciare pesantemente il bilancio. Per questo motivo ho chiesto loro la disponibilità a insegnare gratis, senza percepire alcun compenso o rimborso». Se non è un appello poco ci manca: «Molti mi hanno già comunicato di essere disposti ad accogliere la mia richiesta». Così, le facoltà non saranno costrette a ridurre l’offerta formativa più di quanto hanno già deliberato. A Medicina, dove i docenti a contratto si aggirano sui 150 e costano 3-400 mila euro l’anno, il preside Palestro ha già messo a punto la cura dimagrante. «I soldi per tutti quei professori non ci sono più. Nell’esigenza di risparmiare abbiamo chiesto a molti un sacrificio: al personale a contratto di lavorare senza compenso e agli strutturati sotto-occupati di prendersi in carico un insegnamento in più, per il quale altrimenti avremmo dovuto assumere un docente a contratto».

Anche il preside di Scienze Politiche Franco Garelli si è rivolto ai suoi professori. «Da quest’anno abbiamo già cominciato a ridurre i contratti, mantenendo solo i più importanti». Del resto, gli insegnamenti a contratto spesso corrispondono a un allargamento dell’offerta formativa. «Là dove i corsi non sono così essenziali da dover essere mantenuti a tutti i costi abbiamo chiesto ai docenti di svolgere l’attività gratuitamente», spiega Garelli. «Con le contrazioni ai bilanci è evidente che la priorità va agli studenti e ai servizi essenziali. Gli insegnamenti importanti verranno attivati; per gli altri, che sono offerte supplementari, siamo costretti a stringere i cordoni della borsa».

L’Università ha già stabilito di ridurre i corsi di laurea da 204 a 173, l’anno prossimo. Meno corsi significherà, probabilmente, meno insegnamenti. Ma le facoltà, a quanto pare, hanno cominciato ad attrezzarsi per tempo.

La fuga dei talenti

Via Vittorio Pasteris

fuga-talentiLa fuga dei talenti. Storie di professionisti che l’Italia si è lasciata scappare spiega dove finiscono i migliori cervelli e talenti italiani, quelli che avrebbero potuto risollevare le sorti di questa nazione.

Attraverso le storie di ventisette ricercatori, professori universitari, artisti, uomini d’impresa, architetti, ingegneri, medici, giornalisti, funzionari europei e avvocati .

La fuga dei talenti è un viaggio denuncia nell’emigrazione dei giovani di talento, costretti a lasciare ogni anno e a migliaia il Paese più clientelare e immeritocratico dell’Europa occidentale.

Un viaggio tra le vittime collaterali della non meritocrazia italiana.

Cassa integrazione da record

Diego Longhin su Repubblica.it

Un´ascesa vorticosa. Nei primi due mesi del 2009 le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate di otto volte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A rilevare il dato preoccupante un focus della Cgil nazionale sul Piemonte: «L´aggravamento della crisi produttiva, iniziata con la cassa integrazione in Fiat, a partire dal mese di settembre 2008, esplode incontenibile nei primi due mesi del 2009», dice Susanna Camusso, illustrando il rapporto dell´osservatorio sulla Cig del dipartimento settori produttivi del sindacato di corso d´Italia. In Piemonte si sono raggiunte le 9.804.932 ore di cassa ordinaria, con un aumento sullo stesso periodo del più 787,51 per cento. Più contenuta risulta la crescita della cassa integrazione speciale +31,25 per cento, ma solo se confrontato con gli aumenti a tre cifre di questi periodi.

Il settore metalmeccanico, che tocca in maniera trasversale più filoni, è il più colpito. L´aumento segna nel meccanico un più 1.033,51 per cento, mentre nel settore metallurgico si arriva a 1.831,59 per cento in più. Nel comparto del Legno si registra un più 1.148,05 per cento, nel filone chimico più 1.378,31 per cento, il settore delle Pelli e cuoio si contiene in un più 832,07 per cento. Le ore crescono a dismisura nel comparto dei Trasporti e comunicazioni, in valore percentuale, con un più 3.396,99 per cento. La provincia dove il balzo in avanti è maggiore è quella di Torino con un più 1.182,57 per cento..

Camusso è preoccupata per «la diminuzione della produzione di beni strumentali che si trasformano nella incontrollabile crescita della Cig e di procedure di mobilità del settore come si può vedere dal focus sul Piemonte». E aggiunge: «Quando precipita la produzione dei beni strumentali – sottolinea – significa che si stanno fermandosi gli investimenti»..

Ma le ore di cassa cresceranno ancora? Per Mauro Zangola, responsabile dell´ufficio studi dell´Unione industriale di via Fanti, «si sarebbe ormai toccato il fondo – dice – la situazione rimane molto critica, ma dalle previsioni emerse dalla nostra indagine, che ha un orizzonte fino a giugno, gli incentivi al settore auto avrebbero rimesso in moto di un minimo la produzione». Quindi gli effetti si dovrebbero riflettere anche su una stabilizzazione della cassa che, come confermano anche gli industriali, da ottobre ad oggi è schizzata al massimo.

Un orto online

Via Vittorio Pasteris

Un orto online che da virtuale diventa reale, con i prodotti della terra consegnati, una volta maturi, a casa dell’affittuario sul web. Tre fratelli di Santhià, proprietari di un’azienda risicola, hanno sviluppato la coltivazione a distanza, un progetto di coltivazione orticola a consumo diretto.

Hanno dedicato al progetto un ettaro della loro azienda, che può essere frazionato in orti di cinque dimensioni, da quello più piccolo, 30 metri quadri per single o coppie, al più grande, 250 metri quadri, per famiglie torinesi Sull’appezzamento scelto, affittato pagando un canone da 850 a 2.050 euro all’anno, i coltivatori a distanza fanno seminare le verdure a loro piacimento. Poi ne seguono la crescita sul web fino a quando se le vedranno consegnare a casa dai coltivatori di Santhià.