Favorire la creazione di canali che possano favorire la nascita e lo sviluppo dell’Innovazione tecnologica. Ecco l’obiettivo con cui nasce “Mind The Bridge”, la nuova iniziativa no-profit che si propone di promuovere una nuova imprenditorità italiana, favorendo la creazione di canali che possano favorire la nascita e lo sviluppo dell’Innovazione tecnologica.
“Mind The Bridge” è infatti una “business plan competition” per nuove idee imprenditoriali che offre ai suoi vincitori la possibilità unica di presentare il proprio progetto alla comunità di investitori ed imprese della Silicon Valley, uno dei principali generatori di innovazione tecnologica al mondo.
Marco Marinucci, dirigente di Google nonché ideatore ed organizzatore principale di “Mind The Bridge”, è convinto che l’Italia sia lontana dall’esprimere appieno il suo potenziale: “Il mondo imprenditoriale Italiano si trova oggi nella strana situazione di avere molte idee innovative ma di essere incapace di realizzarle”. “Le cause di questo fenomeno sono complesse”, contina Marinucci, “ma possono almeno in parte ricondursi alla mancanza di due fattori: una cultura imprenditoriale al passo con i tempi, e dei role model.
L’idea di “Mind The Bridge” è di dare la possibilità di avere accesso a entrambi questi elementi attraverso il migliore apprendimento possible – l’esperienza diretta”. Già prima del suo lancio ufficiale, “Mind The Bridge” ha già ottenuto un risultato di rilievo, riuscendo a riunire in un’unica iniziativa quattro entità indipendenti volte allo sviluppo delle relazioni economiche tra Italia e Stati Uniti.
Queste entità, oggi partner ufficiali di “Mind The Bridge”, sono BAIA (Business Association Italy America), SVIEC (Silicon Valley Executive Council), First Generation Network e il programma “Partnership for Growth” dell’Ambasciata Americana a Roma. Tali associazioni, parte attiva del comitato organizzatore dell’iniziativa, metteranno a disposizione le proprie reti di membri e di contatti per agevolare la possibilita’ di sviluppo dei progetti con maggiore potenziale di crescita.
“Mind The Bridge” ha già trovato su entrambe le sponde dell’Atlantico molti sostenitori, i quali trovano un illustre esponente nell’Ambasciatore USA in Italia Ronald Spogli: “iniziative come questa possono fare la differenza: aprire un canale di scambio e confronto tra la Silicon Valley e l’Italia è la strategia migliore per convincere i giovani imprenditori italiani che il successo imprenditoriale è alla loro portata”.
Che l’operazione di acquisizione degli studios cinematografici Lumiq da parte del Virtual Multimedia Park sarebbe stata economicamente un bagno di sangue per il Comune di Torino già aleggiava. Ma a vederli lì, in colonna, tutti i soldi spesi in questi anni, fanno impressione. Quando ieri l’Agenzia per i servizi pubblici locali ha consegnato il proprio dossier ai capigruppo, così come le era stato richiesto il 28 giugno scorso, è accaduto un vero terremoto politico. La minoranza (Michele Coppola, Daniele Cantore, Antonello Angeleri, Agostino Ghiglia, Mario Carossa, Giuseppe Lonero e Dario Troiano) ha subito chiesto e ottenuto che il presidente dell’Agenzia, Carlo Foppa, venisse sentito in commissione.
E anche Luca Cassano e Monica Cerutti (Prc e Sinistra Democratica) hanno dichiarato che è ora che il Comune rivaluti la sua presenza in Virtual. I numeri del dossier sono preoccupanti: 10 milioni di euro prestati dal 1996, capitale sociale ridotto a poco più di un milione dai più di 5 iniziali, 2,3 milioni di contributi a fondo perduto e 4 milioni di debito verso la città di Torino. Soldi spesi in passato. Ma ancora si spende visto che a novembre la giunta comunale ha deciso di decurtare gli affitti dei locali: dai 150 mila ai 50 mila euro l’anno. Si annuncia battaglia. Uno dei documenti più interessanti del dossier è di certo il parere dell’avvocato Antonio Ciccia, che non c’è andato morbido.
Secondo il legale l’acquisto di Lumiq, società decotta riferibile all’ex socialista Ignazio Moncada, presenterebbe «profili di inopinabilità per almeno due motivi». Primo: sarebbe incompatibile con lo Statuto del Virtual, che ha come compito la promozione del settore e non diventare un operatore sul mercato. Secondo: economicamente un disastro. La società di revisione Pricewaters Coopers, in aprile, diceva di Lumiq: «Emerge un serio dubbio che la società sia in grado di continuare come azienda in funzionamento».
Il vicesindaco Tom Dealessandri liquida il dossier con poche parole: «Ormai si è speso più in pareri che nell’operazione», dice. Ammette che l’operazione è andata male ma anche che il dossier non è aggiornato: «Dopo l’estate Lumiq si è trasformata in srl per costare meno e presto sarà spenta». Lunedì verrà presentato a Barcellona il famigerato film di animazione Donkey Xote, che tanti denari ha drenato. E Sergio Toffetti, presidente di Virtual, annuncia: «Abbiamo ceduto i diritti internazionali incamerando 650mila euro, pensiamo di chiudere il bilancio in pareggio». Le battaglie contro i mulini a vento, però, sono costati uno sproposito e ora qualcuno presenta il conto.
Sono stati messi in rete le presentazioni e i contributi video degli interventi del MarketingCamp 3 che si è svolto il 10 ottobre al Palazzo Affari ai Giureconsulti di Milano all’interno dell’Innovative Day, nella settimana dell’Innovation Circus .
Torino, cosa è Torino? La città elegante ma trendy dei Giochi Olimpici che due miliardi di persone hanno visto in tv oppure la città grigia e industriale che ancora molti ricordano? A provare a raccontare, più che a rispondere, il dilemma ci sta provando un insospettabile: Boosta, il mitico tastierista nonché molto altro dei Susbonica, al secolo Davide Dileo. Con un film a metà tra il clip e il documentario, “Surfin’ Torino”, diretto insieme a Chiara Pacilli e prodotto da Raicinema. Un progetto importante, su cui Giancarlo Leone in persona ha puntato 100.000 euro, inaugurando così la produzione di documentari da parte della Rai (in questo caso in collaborazione con la Film Commission del Piemonte). Se il progetto-pilota su Torino avrà successo, infatti, l’idea è quella di dar vita ad una vera e propria serie di documentari sul cambiamento delle città italiane.
Il film, di cui in questi giorni si stanno terminando le riprese, parte con grandi ambizioni. Girato in alta definizione, anche se è pensato per essere distribuito soprattutto in home video, sarà pronto per fine estate: i festival di Venezia, Roma e Torino potrebbero vederlo proiettato su grande schermo, per poi probabilmente uscire in sala nelle principali città italiane. “Non sarà il classico documentario palloso”, scherza Boosta. E difatti ha tutta l’aria di non esserlo, perché una delle sue componenti principali sarà la musica: la storia, che vede come protagonista-conduttore lo stesso Boosta, dj nottambulo, si svolge nell’arco di una notte, dal tramonto all’alba, e tocca tutti quei luoghi che hanno fatto la storia di Torino e ne sono il simbolo.
Il trailer di Surfin Torino
La memoria va all’indietro, e riannoda i fili a partire dal 1977 per arrivare ad oggi: trent’anni di storia non solo torinese ma italiana che, come sottolineano Boosta e Chiara Pacilli, “affonda le sue radici nel terrorismo degli anni di piombo, nei grandi scioperi, nelle manifestazioni”, di cui ci saranno molte immagini d’archivio. Piazza San Carlo, per esempio, teatro delle più importanti manifestazioni e lotte degli anni Settanta e Ottanta, “oggi è diventato il salotto buono della città, dove prendere un caffè costa di più che in piazza San Marco a Venezia”, spiega Boosta. Ma era proprio in quella città che, pur svegliandosi e andando a dormire con la Fiat, dove prima e dopo una certa ora per strada non si trovava anima viva e che negli anni Ottanta divenne una capitali dell’eroina, già c’erano i germi per una rinascita.
“Già allora c’erano luoghi comuni e luoghi che stupiscono. Noi vogliamo raccontare questi ultimi, non dare un’immagine da cartolina della città. C’erano luci e ombre prima e ci sono anche oggi: la città dell’arte, della musica, del design, del nightclubbing è la stessa dei problemi di immigrazione e integrazione di San Salvario o dello spaccio del Tossic Park”. Continua Boosta: “Gli stessi Murazzi del Po sono l’emblema della città, il suo paradosso e la sua forza vitale: negli anni Ottanta erano solo grate dove la gente andava a comprarsi una birra o droga, eppure ci sono state persone che hanno deciso di fare apparentemente una cosa assurda, ossia aprire dei veri e propri locali lungo le sponde del fiume. Oggi non esiste un posto al mondo così: nell’arco di cinquecento metri hai i locali fighetti, i centri sociali, gli immigrati che spacciano, e i club dove si fa e si crea musica, arte”.
Le mille sfaccettature del cambiamento e della nuova identità della città sabauda vengono raccontate soprattutto da personaggi più o meno noti di Torino, che dj Boosta incontra nel suo girovagare nottambulo. Oltre a figure come operai dalla doppia vita, di giorno al tornio la sera pr nei club, ci sono tra gli altri Luciana Littizzetto, John Elkann, Davide Ferrario, gli Africa Unite, i Mau Mau, Ugo Nespolo, Cristina T. “Spesso le loro opinioni, i loro racconti, contrastano tra di loro, tratteggiando un ritratto della città in chiaro scuro – precisa la Pacilli – Alcuni criticano la scelta imposta dall’alto di riconvertire la città alla produzione culturale solo perché la cultura va di moda. Non ci sono però politici o figure istituzionali direttamente coinvolte nel documentario, ma emergono dalle riflessioni degli intervistati, perché abbiamo voluto ‘partire dal basso’, vedere come la gente percepisce la città e le possibilità che questa le offre come fruitori qualunque”. A tirare le somme sarà un “grande vecchio”, profondo conoscitore dell’animo torinese: lo scrittore Carlo Fruttero. “Gli sottoporremo questo nostro documentare la città cambiata alla fine delle riprese, e vedremo cosa dirà. Sarà il mio contralto, un filo rosso durante tutto il film”, aggiunge Boosta.
Altro fil rouge fortemente caratterizzante il documentario, che sarà di circa un’ora, è, immancabilmente, la musica: le trasmissioni di Radio Flash, una delle “storiche” radio libere, e le canzoni di tutti i gruppi a partire dal 1977 che hanno segnato la scena torinese sino ai giorni nostri, con inediti dello stesso Boosta e pezzi di giovani emergenti prodotti da Casa Sonica. Lo stile visivo e il montaggio, serrato, vitale, come una scossa elettrica o la presa di corrente che accende una chitarra, ne seguiranno i ritmi e le suggestioni.
Inizia a Torino «Contemporary arts, il mese dedicato all’arte contemporanea. Mostre suoni, luci concorsi e iniziative ruotano intomo ad Artissima, fiera internazionale giunta alla 14esima edizione. Da venerdì al 17 novembre la kermesse del Lingotto sarà protagonista degli eventi. Guidata da Andrea Bellini, quest’anno ha destinato ampio spazio a 17 giovani gallerie d’avanguardia provenienti da otto Paesi che per la prima volta sono ammessi alla fiera su un totale di 131 gallerie presenti.
Convegni e dibattiti completano l’esposizione, insieme a “Shanghype!”, una rassegna video dedicata alla nuova scena artistica cinese, performance ed eventi musicali con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell e neo-avanguardie artistich e e musicali.
Durante Artissima, nell’ambito di “Contceporary Arts Torino Piemonte” musei, fondazioni, spazi pubblici e privati ospiteranno inaugurazioni e mostre internazionali. Da ieri sono tornate le “Luci d’artista” e, sabato – durante la “Notte delle arti contemporanee” – si potranno visitare gallerie, musei e altriluoghi espositivi. Ci sarà anche un grande evento musicale realizzato da Club to Club, il festival internazionale dì musica e arti elettroniche. Il 28 aprirà la mostra “Io espongo” legata all’omonimo concorso, promossa dall’Associazione Azimut, che ha visto passare in questi 10 anni di attività 1500 artisti. «Contemporary art – spiega Francesco De Biase direttore dipartimento arti visive del Comune di Torino – è un’operazione nata per aggregare i soggetti verso una stagione delle arti contemporanee».
La kermesse è considerata premiante anche dagli indicatori nazionali. Secondo l’ultima ricerca del Laboratorio Nomisma sul Commercio dei beni artistici – “L’arte moderna e contemporanea e il suo mercato in Italia”, presentata ad artVerona a fine ottobre – emergono alcune peculiarità del Nord-Ovest. Il report, che prende in esame 464 tra case d’asta e le gallerie sul territorio nazionale, evidenzia come aspetto negativa dell’area che le gallerie non partecipano alle fiere nazionali e internazionali. «Si tratta di un mercato un po’ chiuso – spiega Stefano Stanzani, direttore scientifico del Laboratorio Nomisma -, con regole di marketing locali. Artissima. invece, ha un respiro internazionale». Mentre nel resto d’Italia il 40% (in media) utilizza un ufficio stampa, nel Nord-Ovest per promuovere aste ed esposizioni si resta ancora legati ai cataloghi riviste e siti internet. Un altro dato significativo, che movimenta il dibattito sul mercato dell’arte, è quello relativo alla tipologia di clienti che nel Nord-Ovest sono principalmente i musei e gli enti pubblici, un comparto che vale il 15% rispetto al 5,6% della media nazionale.
«Da un punto di vista economico – interviene Luca Beltrametti, ordinario di economia alla facoltà dì Economia dell’Univesrità di Genova – si assiste a costi di transazioni delle case d’asta elevatissimi, anche il 25% e oltre per le più blasonate, con regole molto meno strutturate ad esempio del mercato finanziario. Visto che ci sono in gioco rilevanti interessi pubblici e privati nell’utilizzo del mezzo arte, in particolare nel Nord-Ovest, è utile chiedersi se esista una bolla speculativa, anche per salvaguardare l’allocazione delle risorse pubbliche. Sono dunque benvenute iniziative d’informazione come quella de “Il Sole-24ore” che, insieme al Giornale dell’arte, produce “Plus 24 sull’arte”».
Il festival internazionale di musiche e arti elettroniche Club To Club torna con la sua settima e più ambiziosa edizione da giovedì 9 a sabato 10 novembre.
Club To Club rafforza il ruolo di Torino come capitale delle arti contemporanee, interagendo d’istinto e incessantemente con le altre arti, nel mese di Contemporary Arts Torino – Piemonte, a novembre.
L’ immagine di questa nuova edizione del festival rappresenta perfettamente l’immaginario di Club To Club. Dietro la maschera,simbolo potente misterioso e affascinante,si nascondono idealmente i volti, i tratti di tutte le persone, personaggi, artisti che animeranno Club To Club 2007.
Più di 60 artisti e progetti internazionali e italiani, alcuni in esclusiva o anteprima,di 15 nazioni, in 18 spazi diversi del festival, che ampliano ulteriormente l’orizzonte musicale di Club To Club con un’apertura verso la sperimentazione intensa e una visione sempre attenta alla storia, al presente e all’immediato futuro della scena artistica mondiale.
E Club To Club è anche l’unico festival del genere che si svolge in due città europee differenti, in contemporanea. Dopo Berlino, quest’anno Club To Club, con la sua sezione “Club Europa”, abbraccia Barcellona, in un gemellaggio artistico, musicale e visivo, dove il mare è l’unica frontiera.
A chiudere ufficialmente i tre giorni del festival sarà “Contemporanea-Mente”, uno degli eventi più intriganti della notte delle arti contemporanee, organizzato insieme ad ARTissima.
Direttamente dalla Pixar sbarcherà a VIEW 2007 la squadra che ha realizzato il film Ratatouille. La direttrice della fotografia Sharon Calahan, responsabile delle luci e della sensazionale computer grafica, condurrà il pubblico nel mondo del lighting design e di come sia stato possibile realizzare un’atmosfera affascinante e succulenti piatti, degni di un vero gourmet. Il matte painter digitale Paul Topolos, creatore di molti dei paesaggi urbani e degli sfondi parigini che compaiono nella pellicola, rivelerà come la Ville Lumière sia stata ricreata, con le sue atmosfere e i suoi sapori. La conferenza del technical director e ricercatore per gli effetti digitali 2D e 3D Alex Harvill tratterà invece delle sfide economiche e tecniche e delle soluzioni innovative presenti nel film, mentre Jessica McMackin, technical director, si occuperà della ottimizzazione tecnica nella produzione Pixar, focalizzandosi sulle sfide tecniche e sulle conquiste del film Ratatouille.
La rosa dei nomi di spicco presenti a VIEW continua con Lucia Modesto, direttrice tecnica alla PDI DreamWorks, responsabile dello sviluppo, della creazione e dell’evoluzione dei personaggi per i tre film della saga di Shrek; Peter Nofz, che racconterà la sua esperienza sul set di Spider-Man 3, alle prese con effetti visivi e di animazione per una resa iperrealistica dei personaggi; Parag Havaldar, della Sony Pictures Imageworks pronto a illustrare le ultime tecniche di motion capture adoperate nella visione della saga di Beowulf del regista Robert Zemekis, in uscita a novembre negli Usa, e James Clyne, che racconterà il design concettuale e i processi digitali nel film Transformers.
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