Silicon Valley road show di Start-up italiane

Via First Generation Network

Conto alla rovescia per il primo Silicon Valley road show di Start-up italiane. A partire dal prossimo lunedi (31/3), le 5 startup selezionate come finaliste (una purtroppo ha dovuto rinunciare) del primo Mind the Bridge business plan competition, inizieranno ufficialmente il loro road show in Silicon Valley. Durante una settimana si incontreranno con numerosi potenziali investitori e partners in una serie di incontri 1:1 che abbiamo cercato di prepare secondo le loro esigenze.

Si iniziera’ con una giornata di preparazione, con incontri mirati a coprire temi di interesse comune (come aprire una filiale in USA, visti e amministrazione) e soprattutto con “tips” su come preparare il famoso “elevator pitch” da imprenditori di successo e VC. Agenda completa: www.mindthebridge.org/agenda_roadshow.html

Il momento centrale, sara’ poi l’evento di presentazione aperto al pubblico del martedi sera che sta gia’ facendo parlare di se (ci aspettiamo il pienone).
La RAI ha confermato la sua presenza, cosi come sono usciti numerosi articoli sui singoli progetti cosi come sull’iniziativa in generale.
Questo , ad esempio, era su Republica ieri: “Sei progetti made in Italy alla prova della Silicon Valley”.Complimenti alle start-up per l’interesse che stanno ricevendo, decisamente un successo.

L’impatto di 2 mesi di mentoring e’ gia’ evidente dalle versioni riviste dei loro business plan. I mentor (per la maggior parte, soci imprenditori di 1GN) hanno fatto un ottimo lavoro nel focalizzare il pitch delle start-up.
In attesa del via, le start-up si stanno riposando, ripassando le loro lezioni nel centro di San Francisco.
Chissa’ che l’anno prossimo si possa ripetere, raddoppiando il numero delle start up…
Il tutto e’ stato possibile, vale la pena ricordarlo, grazie ai nostri favolosi sponsor.

Il venture capital su la7

Domenica 6 gennaio 2008, alle 23.30 circa, La7 ha dedicato una puntata del suo newsmagazine “Reality” al Venture Capital con un reportage di 26 minuti realizzato in California, Wisconsin e Utah. Interviste al venture capitalist Timothy Draper e a Jarold Hutchings, il ventiquattrenne che a Salt Lake City ha creato un fondo d’investimento di 8 milioni di dollari gestito solo da studenti universitari.

Uno sguardo sul Venture capital italiano nella Silicon Valley con Giacomo Marini (Aurora Biofuels-Noventi) Enzo Torresi (A4Vison- Myqube) Roberto Crea (Creagri) e il punto sugli ultimi business nel campo delle biotecnologie, delle energie alternative e dei sistemi di sicurezza tridimensionali.

Le telecamere de La7 hanno poi seguito l’esperienza dei 5 giovani ricercatori italiani, vincitori del programma Fullbright Best dell’ambasciata americana a Roma, che hanno passato 6 mesi nella Silicon Valley ed anche l’incontro di un gruppo di imprenditori italiani con i Business Angels di Milwaukee alla ricerca dei segreti degli angel investors.

Il reportage, è disponibile registrato sul sito del programma della 7

Mind The Bridge per favorire l'innovazione

Favorire la creazione di canali che possano favorire la nascita e lo sviluppo dell’Innovazione tecnologica. Ecco l’obiettivo con cui nasce “Mind The Bridge”, la nuova iniziativa no-profit che si propone di promuovere una nuova imprenditorità italiana, favorendo la creazione di canali che possano favorire la nascita e lo sviluppo dell’Innovazione tecnologica.

“Mind The Bridge” è infatti una “business plan competition” per nuove idee imprenditoriali che offre ai suoi vincitori la possibilità unica di presentare il proprio progetto alla comunità di investitori ed imprese della Silicon Valley, uno dei principali generatori di innovazione tecnologica al mondo.

Marco Marinucci, dirigente di Google nonché ideatore ed organizzatore principale di “Mind The Bridge”, è convinto che l’Italia sia lontana dall’esprimere appieno il suo potenziale: “Il mondo imprenditoriale Italiano si trova oggi nella strana situazione di avere molte idee innovative ma di essere incapace di realizzarle”. “Le cause di questo fenomeno sono complesse”, contina Marinucci, “ma possono almeno in parte ricondursi alla mancanza di due fattori: una cultura imprenditoriale al passo con i tempi, e dei role model.

L’idea di “Mind The Bridge” è di dare la possibilità di avere accesso a entrambi questi elementi attraverso il migliore apprendimento possible – l’esperienza diretta”. Già prima del suo lancio ufficiale, “Mind The Bridge” ha già ottenuto un risultato di rilievo, riuscendo a riunire in un’unica iniziativa quattro entità indipendenti volte allo sviluppo delle relazioni economiche tra Italia e Stati Uniti.

Queste entità, oggi partner ufficiali di “Mind The Bridge”, sono BAIA (Business Association Italy America), SVIEC (Silicon Valley Executive Council), First Generation Network e il programma “Partnership for Growth” dell’Ambasciata Americana a Roma. Tali associazioni, parte attiva del comitato organizzatore dell’iniziativa, metteranno a disposizione le proprie reti di membri e di contatti per agevolare la possibilita’ di sviluppo dei progetti con maggiore potenziale di crescita.

“Mind The Bridge” ha già trovato su entrambe le sponde dell’Atlantico molti sostenitori, i quali trovano un illustre esponente nell’Ambasciatore USA in Italia Ronald Spogli: “iniziative come questa possono fare la differenza: aprire un canale di scambio e confronto tra la Silicon Valley e l’Italia è la strategia migliore per convincere i giovani imprenditori italiani che il successo imprenditoriale è alla loro portata”.

Il sito di Mind the Bridge

I torinesi di Silicon Valley lanciano il nuovo You Tube

Da Lastampa.it

La sfida ai giganti di You Tube e Second Life è un ponte lungo migliaia di chilometri che collega Torino alla Silicon Valley. È un azzardo, forse, una sfida che mischia capitali americani e i volti torinesi di due amici di vecchia data: Arturo Artom, imprenditore di 40 anni, e Luca Ferrero, «creativo», 39 anni.
Ad aprile la loro ultima invenzione sfiderà i colossi del web: il sito che ospita milioni di video fai da te e il tempio degli avatar e delle vite alternative. Sta tutto racchiuso in un nome che la dice lunga: Your Truman Show. Spiega Luca Ferrero: «You Tube è una piattaforma orizzontale, permette di caricare qualunque tipo di filmato. La nostra sarà invece una piattaforma verticale che raccoglierà storie di vita, le classificherà e permetterà ai visitatori di votarle e recensirle». Raccontare se stessi, esperienze, frustrazioni, drammi e felicità: ecco cos’è il Truman Show di Artom e Ferrero. Che ha preso piede a San Francisco, con capitali e dimensione made in Usa.

Ma con tecnologia torinese. «La Silicon Valley è stata una scelta naturale – racconta Artom -. C’è un bacino d’utenza e un’attenzione per questo genere di iniziative impensabile per l’Italia. L’anno scorso nella sola Silicon Valley sono stati investiti 45 miliardi di dollari in innovazione. Qui è nato il nostro progetto, qui si è costruita la squadra di lavoro, qui sono nati i contatti con gli italiani della Silicon Valley». Il cuore tecnologico e grafico, però, è a Torino. Dove hanno sede Advice e Ok Santiago, le due società che hanno lavorato alla costruzione della piattaforma.

Alle illuminazioni sono abituati, Artom e Ferrero: lavorano in sincrono, uno sforna idee, l’altro cerca il sistema di metterle in pratica. Arturo Artom, una laurea in Ingegneria al Politecnico, è un imprenditore con il vizio della tecnologia. Con il suo Telsystem nel 1993 sfidò il monopolio dell’allora Sip. Sua è anche Netsystem, impresa che smista internet via satellite. Fino a Muvis, l’ultima avventura intrapresa con l’amico e socio Ferrero: lampadine design e intelligenti. Ferrero il creativo.

Regista in diverse emittenti locali, regista in esterna della troupe del Gabibbo anni fa. Sempre alla caccia di un’intuizione: «Avevo 18 anni, andai a Videogruppo a presentare l’idea di lanciare messaggi in tv. Qualche anno più tardi nacque Stranamore, che è l’esatta applicazione di quell’idea».

Ora, la sfida di Your Truman Show è di quelle ardue. Si rischia di cozzare contro colossi quali You Tube. E finire k.o. in un attimo. Serve aprirsi un varco, attirare i videoblogger, costruire loro un approdo sicuro. Follia o idea vincente, si vedrà tra qualche mese.