La forza della Torino scientifica

Angelo Raffaele Meo, presidente dell’Accademia delle Scienze

Leggendo l’articolo in cui La Spina manifestava il timore che Torino avesse perduto «l’egemonia culturale», mi sono domandato se il declino riguardasse anche la scienza.

La prima risposta è stata sicura: «Il declino scientifico della città è evidente». Ho realizzato che io sono presidente della Accademia delle Scienze, ma che la distanza che mi separa da Lagrange, come scienziato, è grande come quella che mi separa da Federer, come tennista. Dopo Lagrange altri torinesi portarono contributi fondamentali alla scienza. Avogadro pose le basi della chimica moderna, dopo gli anni dell’alchimia. Sobrero sintetizzò la nitroglicerina e consentì un universo di applicazioni che hanno trasformato il mondo. Ferraris è il più grande elettrotecnico di tutti i tempi. Per molti anni l’Accademia delle Scienze è stata una delle più importanti al mondo e Torino una delle capitali della scienza. Non è più così ora.

Dopo la prima istintiva risposta pessimistica, ho riflettuto sul fatto che la storia di Lagrange e dei suoi successori è frutto dell’avvento di geni eccezionali in un momento storico eccezionale e la realtà di oggi non va confrontata con quella di allora. Anche la storia recente della scienza torinese, e in particolare la storia degli ultimi 50 anni, presenta motivi di soddisfazione.

La scuola di biologia e medicina fondata da Giuseppe Levi ha prodotto tre premi Nobel: Luria, Levi Montalcini e Dulbecco. Quella di fisica e in particolare di fisica teorica, è stata una delle più creative del mondo. All’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris è nato il primo orologio atomico del Paese. Molti istituti e dipartimenti del Politecnico hanno contribuito a portare l’industria torinese a livelli di assoluta eccellenza.
Anche nel settore delle scienze umane le varie scuole della nostra Università hanno svolto un ruolo chiave. È universalmente nota l’importanza della nostra sociologia, mentre la filosofia è stata la più aperta in Italia alle novità delle Scuole tedesche, inglesi, francesi e la più attenta a fenomeni come l’esistenzialismo.

Si potrebbe obiettare che quasi tutte le ricerche di successo che ho citato si sono concluse prima degli Anni 90 e che i loro protagonisti sono scomparsi, oppure per ragioni anagrafiche sono molto meno attivi. Altri potrebbero osservare – io ho l’impressione che avrebbero ragione – che i leader della ricerca di oggi, a partire da me, non siano all’altezza dei loro maestri. Tuttavia, penso che i limiti dei leader di oggi non siano gravi. La ricerca e l’innovazione hanno oggi caratteristiche diverse dal passato, e in particolare sono divenute attività collettive, per cui ora molti studiosi a livello ottimo o buono sono meglio di pochi eccelsi come Lagrange, Avogadro e Ferraris.

Le scuole scientifiche della nostra città sono ancora di ottimo livello e si collocano nelle posizioni di testa di un’ideale classifica nazionale. Cito ad esempio, limitandomi alla biologia, i gruppi di ricerca nelle aree delle strutture cellulari, della genetica, dell’immunologia, dell’oncologia, delle biotecnologia, delle neuroscienze.

Battendo in finale Parigi, Torino ha vinto la gara comunitaria per organizzare l’«EuroScience Open Forum» del 2010. È giusto affermare che allora sarà la capitale della scienza europea. Anche la vittoria è un segno positivo del “peso” della scienza torinese.

Siamo riusciti a evitare le fratture da osteoporosi

Marco Accossato su La Stampa

Due anni fa scoprirono che nel sangue di ogni donna in menopausa c’è una spia in grado di rivelare il rischio osteoporosi. Oggi, gli stessi studiosi del Centro di ricerca in medicina sperimentale dell’Università di Torino (Cerms) hanno dimostrato alle Molinette – per la prima volta «in vivo» – che l’utilizzo precoce di un farmaco specifico sulle pazienti per le quali si è accesa quella spia può cancellare il pericolo.

Trentotto donne a rischio sono state seguite nel centro di ricerca coordinato dal professor Giancarlo Isaia: di queste, le 25 trattate con residronato immediatamente dopo l’esame del sangue non hanno avuto fratture, malgrado fossero altamente esposte al pericolo. Le tredici curate invece con calcio e vitamina D ma senza residronato hanno avuto una frattura provocata dall’osteoporosi.

Un lavoro importante, che conferma implicitamente anche la bontà della scoperta fatta nel 2005, «e che – annuncia il professor Isaia – è stato accettato per la pubblicazione dal Journal of Bone and Mineral Research, la principale rivista dedicata alla patologia dell’osso». Una donna su quattro, in Italia, è preda della malattia che provoca fratture senza traumi («Una ladra silenziosa»). Si calcola che ogni anno le fratture siano oltre 100 mila: 70 mila del femore, 20 mila vertebrali, 19 mila al polso e in altri punti.

Gli studi compiuti a Torino nel 2005 hanno permesso di notare che nel sangue di queste donne i leucociti tendono, in misura molto maggiore rispetto al normale, a trasformarsi in osteoclasti, cellule destinate alla costruzione del tessuto osseo che prodotte in misura eccessiva portano al riassorbimento e all’indebolimento dell’osso. «Tre soli mesi di utilizzo del residronato sulle pazienti il cui esame del sangue aveva rivelato il rischio di fratture – sottolinea il professor Isaia – ci hanno consentito di rilevare già una diminuzione di oltre il 50 per cento degli osteoclasti, un abbattimento dell’80 per cento circa della loro vitalità, con un azzeramento quasi totale del riassorbimento dell’osso».

Lo studio – non sponsorizzato – è stato guidato in laboratorio dalla dottoressa Patrizia D’Amelio, che già per gli studi del 2005 si era avvalsa della collaborazione di un’altra giovane ricercatrice, Anastasia Grimaldi. La nuova scoperta, descritta su una tesi di laurea, è valsa all’autrice del trattato, Stefania Di Bella, il premio annuale dell’Accademia di Medicina di Torino.

Lo studio compiuto alle Molinette nell’arco degli ultimi due anni apre una speranza in più a tante donne in menopausa. «Dimostrata “in vivo” l’efficacia della somministrazione anticipata del residronato in quei casi dichiarabili a rischio sulla base dell’esame del sangue – conclude Isaia – l’intera procedura potrebbe essere da oggi utilizzata anche come marker».

Festival Cineambiente alla decima edizione

Torna per il decimo anno il Festival Cinemambiente per raccontare attraverso il cinema luci ed ombre della questione ambientale considerata ormai una vera emergenza per il pianeta.

Occuparsi della salvaguardia dell’ambiente oggi non è una scelta politica ma un dovere morale cui rispondono sempre più persone, dai singoli cittadini, alle associazioni, alle star internazionali, registi, attori, musicisti e artisti che sempre più spesso prendono posizioni nette e forti.

Dai film sostenuti e interpretati dalle grandi star americane, alle produzioni delle associazioni ambientaliste, da Ecokids alle conseguenze ambientali del lavoro, dalle grandi questioni energetiche al carburante estratto dall’olio delle patatine fritte dei fast food, oltre 100 film racconteranno in sei giorni lo stato del pianeta.

Diretto da Gaetano Capizzi e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, il FESTIVAL CINEMAMBIENTE sarà a Torino dal 11 al 16 ottobre 2007 per festeggiare la sua X edizione e il consolidato ruolo di maggiore manifestazione cinematografica italiana a tematica ambientale, oltre che leader del network internazionale EFFN (Environmental Film Festival Network) e primo festival europeo a “emissione zero”.

In Italia il FESTIVAL CINEMAMBIENTE è un vero e proprio pioniere: da dieci anni infatti affronta e diffonde le tematiche ambientali attraverso il cinema, i dibattiti e gli eventi che compongono ad un programma originale e sempre molto ricco.

L’attivismo ambientalista conquista Hollywood e Cinemambiente presenta, in alcuni casi per la prima volta in Italia, i film ambientalisti che coinvolgono le grandi star americane: da Leonardo Di Caprio a Keanu Reeves, da Alanis Morisette a Daryl Hanna, da Meryl Streep a Robert Redford.

Come sempre saranno tre le sezioni competitive del Festival, il Concorso Internazionale Documentari, il Concorso Italiano Documentari, il Concorso Cinema di Animazione.

Fra i film del concorso internazionale si segnalano le svedese The Planet, sulle verità e bugie dei cambiamenti che sta subendo la terra; A crude awakening che esamina la nostra dipendenza dai carburanti fossili e le conseguenze del loro graduale esaurimento; The Great Warming, narrato da Keanu Reeves e Alanis Morissette, e considerato tra i migliori film sul tema del riscaldamento globale. Unico film italiano in questo concorso è Il mio paese di Daniele Vicari (già autore di Velocità Massima e Non mi basta mai) che ripercorre il viaggio in Italia commissionato nel 1960 da Enrico Mattei a Joris Ivens e che diede origine al celebre documentario L’Italia non è un paese povero.
Who killed the electric car? narrato dalla voce di Martin Sheen e sostenuta anche dalla presenza di personaggi come Tom Hanks e Mel Gibson, cerca il colpevole della scomparsa delle auto elettriche in California, dopo il fortunato lancio del 1996, forse proprio a causa delle lobby dei petrolieri.

Temi scottanti, linguaggio inedito e caparbietà sono gli ingredienti principali delle sezioni dedicate ai documentari italiani e al cinema di animazione. Anche dalla povertà dei mezzi che caratterizza la produzione documentaristica italiana nascono interessanti analisi e denunce, come quella di Alessandro Gagliardo, Antonio e Christian Longo che con 13 variazioni su un tema barocco documentano la battaglia degli ambientalisti contro le trivellazioni dei petrolieri americani nella Valle di Noto, appoggiata dallo scrittore siciliano Andrea Camilleri. Frutto della sperimentazione tecnica e linguistica legata a molti progetti di animazione è, per esempio, il cortometraggio brasiliano Tyger che in cinque intensi minuti, ispirati all’omonimo poema di William Blake, racconta con lo stile di un videoclip musicale l’arrivo in una grande città di una tigre gigante e misteriosa.

Il FESTIVAL CINEMAMBIENTE non si esaurisce con i suoi concorsi. Ricchissimo il cartellone della sezione Panorama, che porta nei locali di Torino, medi e cortometraggi a tema ambientale per offrire anche fuori delle sale uno spunto di riflessione; così come è simbolico l’approdo della sezione Ambiente e Lavoro all’ex fabbrica IPCA di Ciriè, sede di molti infortuni sul lavoro.
Proseguono poi con crescente interesse le attività di EcoKids, un festival nel festival, che grazie all’appoggio di volontari e personaggi del mondo dello spettacolo porta il cinema ambientalista nelle scuole elementari, medie e superiori di 15 comuni piemontesi.

Avviato con successo nella scorsa edizione, si consolida quest’anno il rapporto con Amnesty International. Il tema dei diritti umani sarà affrontato, attraverso film e incontri, in tre focus dedicati ai Territori Occupati, alla silenziosa crisi politica del Messico, e alle conseguenze della “guerra contro il terrore”. Il pubblico potrà essere, infine, co-protagonista del Festival Cinemambiente. Attraverso il concorso Ecotribe, si potranno caricare sul sito del festival cortometraggi di 3 minuti al massimo, realizzati con il videofonino e che trattino temi “verdi”. I migliori saranno premiati da una giuria di giovani.

Emanuela Minucci su Lastampa.it

Non sarà il Guggenheim, ma poco ci manca. Certo è che la stretta di mano fra il sindaco Chiamparino e l’amministratore delegato di Rfi Mauro Moretti (ieri a Roma) se sarà seguita da un accordo nero su bianco, sancisce la nascita di un nuovo, cruciale trampolino per la città: dal punto di vista culturale, turistico ed economico.

Il tutto grazie all’intervento della Fondazione Crt, che ha puntato fondi freschi (si parla di 55 milioni di euro) sull’intera operazione. Come? Proponendo a Rfi di comprare i muri delle Ogr, le ex Officine Grandi Riparazioni che si affacciano su corso Castelfidardo, nel cuore di Spina 2. Un modo per poter finalmente disporre di quel duomo dell’archeologia industriale e trasformarlo nel più completo e moderno polo dell’arte contemporanea di Torino e inserirlo nel circuito delle eccellenze europee dell’arte. «La Fondazione Crt – spiega l’assessore all’Urbanistica Mario Viano, che ha accompagnato il sindaco nella sua missione romana – ha fatto un’offerta economica che a Roma hanno ritenuto molto interessante. Ora non restano che da approfondire alcuni aspetti tecnico-procedurali, ma la strada è spianata». Soddisfatto il primo cittadino che ha commentato: «speriamo che l’affare vada in porto, quando sono in gioco cifre del genere il condizionale è d’obbligo». E anche l’assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri, che da anni ormai punta su questo gioiello dell’architettura industriale torinese per trasformarlo in roccaforte dell’arte contemporanea in cui Torino già eccelle, ieri si è rallegrato della notizia.

«La Crt si è detta disponibile ad acquisire l’immobile – ha continuato Viano – per traslocare fra quei muri tutte le sue collezioni di arte contemporanea. La Città farà il resto, completando l’allestimento del museo con la Gam e il resto del sistema di arte contemporanea». Un progetto di grandissimo respiro, dunque, che fra l’altro non pone nemmeno un problema dal punto di vista delle varianti urbanistiche necessarie alla metamorfosi della struttura: «Dal momento che se ne ricaverà un museo – ha aggiunto Viano – e il museo è un servizio pubblico, non c’è quindi alcun bisogno di cambiare il piano regolatore». Non è la prima volta che si pensa di trasferire nelle Ogr parte della Gam o comunque trasformarle in un polo dell’arte contemporanea. Fra le ultime suggestioni c’era anche quella di allestire nelle Ogr la seconda sede italiana (dopo Venezia) del Guggenheim Museum. Adesso però, anche se non si tratta del prestigioso museo newyorkese, è arrivata la vera svolta. Un bel passo avanti rispetto all’ultimo accordo, che risale all’agosto scorso, quando Comune e Ferrovie firmarono l’agognato patto sul cosiddetto «Duomo», l’edificio a forma di «H» che è il più pregevole manufatto architettonico delle ex Ogr. Il fiore all’occhiello di Spina 2 venne ceduto in comodato gratuito a Palazzo civico per 30 anni. In quella data Palazzo Civico annunciò pure il primo progetto di utilizzo di parte della struttura, che prevedeva lavori «leggeri» di sistemazione, da 500 mila euro.

Se l’intervento sarà confermato, la pregiata architettura potrà essere aperta al pubblico, inaugurandone la vocazione espositiva. A giugno 2008 (anche questo dovrebbe essere un appuntamento confermato) le Ogr accoglieranno una grande mostra sulle trasformazioni della città, in occasione del congresso mondiale degli architetti. Quando sarà conclusa tutta l’operazione? «Ci auguriamo entro il 2010 – ha concluso ieri Viano – un anno in anticipo rispetto alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia».

La Torino bocciata

Alessandro Mondo su LaStampa.it

La pedonalizzazione di piazza Valdo Fusi. Alzi la mano chi non se lo aspettava, bocciata senza appello come uno dei peggiori progetti realizzati a Torino negli ultimi 10-15 anni. Bocciatura condivisa da un nutrito pacchetto di architetture più e meno illustri: dal Palafuksas al Palazzo di Giustizia, passando per il Mazda Palace, è una strage. Nemmeno Atrium, simbolo per eccellenza dei Giochi, sfugge alla ghigliottina.

Promossi e bocciati nella Torino postolimpica. Le pagelle saranno rese pubbliche oggi alle 18 al Circolo dei Lettori di via Bogino 9, durante il dibattito organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, il Comitato Giorgio Rota, il Circolo L’Eau Vive e il Politecnico. Titolo: «La nuova Torino piace?».

Stando ai risultati dell’indagine conoscitiva, commissionata dall’Ordine e realizzata da Luca Davico e Silvia Crivello (Comitato Giorgio Rota) intervistando un campione di 123 architetti iscritti in provincia di Torino, si direbbe che no, la nuova Torino per molti versi non piace affatto. Questione di qualità progettuale, ma pesa anche il modo con cui le «new-entry» soddisfano le esigenze di chi le abita e si rapportano al tessuto urbanistico circostante. Senza riguardi per le opere «griffate», predilette dall’amministrazione cittadina e proprio per questo prive di giustificazioni. La riprova del malessere che, a un anno dal Congresso mondiale dell’Ordine degli Architetti, serpeggia nella categoria: messa per la prima volta in condizione di dire la sua, divisa nelle valutazioni (vedi il Palavela), tendenzialmente critica sullo sviluppo urbanistico della città e sulle scelte che lo ispirano.

Non a caso la prima stroncatura, in questo caso chiara e netta, non riguarda architetture singole ma chiama in causa Spina 2 – già censurata nelle sue realizzazioni dallo stesso Cagnardi, il progettista del Piano regolatore – e Spina 3: due delle principali aree di trasformazione di Torino, due idee di città che secondo molti intervistati hanno tradito lo spirito iniziale. Se il 32,5% esprime un’opinione complessivamente favorevole su Spina2, il 43,6% mostra il pollice verso. Nel caso di Spina 3 il giudizio diventa ancora più severo, con un 65% di giudizi negativi e appena il 14,6% di quelli favorevoli. Molti edifici costruiti sulle spine sono anche citati come esempi peggiori degli ultimi 10 anni, superati nelle valutazioni critiche solo dal rifacimento di piazza Valdo Fusi. Come spiega Davico nell’«Ottavo Rapporto annuale su Torino», realizzato dal Comitato Giorgio Rota e presentato oggi insieme all’indagine, «una tipologia edilizia particolarmente criticata è quella dei grandi complessi di tipo condominiale: su sette progetti del genere nessuno ha raggiunto la sufficienza». Vale per la qualità progettuale, con punteggi insufficienti su 11 dei 26 progetti considerati. Idem per l’inserimento delle nuove strutture nel contesto: 12 quelle che non superano l’esame.

Questo non significa che sia tutto da buttare. Dal Lingotto al centro commerciale di Parco Dora su via Livorno, dall’Iveco in corso Giulio Cesare al Palaisozaki, sono diversi i progetti che si conquistano valutazioni positive. E comunque, precisa Davico, «serve un’assunzione di responsabilità non solo da parte del Comune, in termini di progettazione urbanistica, ma anche da parte della categoria». Come spiega Riccardo Bedrone, presidente dell’Ordine, «molto resta da fare: esistono margini per migliorare».

Resta la sensazione che nel ridisegno di ampie parti della città, occasione unica per Torino, si assista ad una deriva. Per dirla con Bedrone, «comincia a farsi consistente il timore che, se la proverbiale organizzazione dei torinesi saprà garantire il puntuale rispetto delle maggiori scadenze, nonché una formale correttezza e trasparenza dei processi, non è affatto scontato che gli esiti di tali processi siano in grado di ridefinire il volto della metropoli e di renderla più vivibile». Torino è un cantiere aperto: guai ai compromessi al ribasso.

Si avvicina la notte dei ricercatori

Il 28 settembre 2007, Torino, Vercelli, Biella e Alessandria ospitano la seconda edizione della Notte dei Ricercatori, un appuntamento con il mondo della ricerca nato dalla collaborazione tra enti piemontesi attivi sul fronte della ricerca e dell’innovazione, dell’istruzione, della divulgazione scientifica e del sostegno alle imprese. Tutti insieme con l’obiettivo di ricordare ai cittadini che se la qualità di vita migliora il merito è anche dei risultati della ricerca che, applicati alla vita quotidiana, permettono di progredire.

Capofila del progetto è l’Università degli Studi di Torino, in partenariato con Unioncamere Piemonte (coordinatore della comunicazione), Politecnico di Torino, Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, Istituto Superiore Mario Boella e CentroScienza Onlus.

L’iniziativa, che si svolgerà contemporaneamente in tutt’Europa toccando non solo gli Stati membri ma anche alcuni degli Stati associati come Turchia e Israele, è promossa e coordinata dalla Commissione europea nell’ambito del VII Programma Quadro Europeo di Ricerca e Sviluppo Tecnologico per sensibilizzare il pubblico sul ruolo dei ricercatori nella società.

La notte dei ricercatori 2007 – logo completo La Notte dei Ricercatori riproporrà a giovani e meno giovani un’occasione unica per avvicinarsi in modo semplice e diverso ai più recenti campi d’applicazione della ricerca, per giocare e riportare alla luce un’antica passione della nostra regione per le scienze. Le quattro città piemontesi si stanno infatti preparando al meglio per offrire ai cittadini una serata all’insegna di esperimenti scientifici, giochi interattivi e spettacoli teatrali che si avvicenderanno a conferenze divulgative e a proiezioni di filmati multimediali.

L’evento a Torino propone diverse iniziative a partire già dalla mattinata con il Convegno “Donne, ricerca impresa. Innovazione e nuove progettualità” presso il Centro Convegni Torino Incontra e con la “Maratona della Ricerca” organizzata dal CNR in collaborazione con la Circoscrizione 10.

A partire dalle 16.00 in Piazza Vittorio Veneto aprono gli stand che proporranno una “Caccia al tesoro” per i più piccoli, un torneo a squadre, esperimenti, informazione, interazione, esperienze scientifiche e gastronomiche. Presso la Fondazione Eni Enrico Mattei – via Po, 53 – si svolge invece la competizione di disegno per le scuole primarie “Disegna un Ricercatore”. I disegni premiati verranno pubblicati sul sito di Torinoscienza.

L’Osservatorio Astronomico di Pino Torinese e l’Archivio di Stato propongono l’inaugurazione di due mostre presso la sede dell’Archivio di via Piave 21: “Nel fuoco del sole” e “Esplorare le strade del cielo. Dal passato al presente”.

Alle 18.30 presso il Museo Nazionale del Cinema sono di scena i “Caffé della Scienza e dell’Innovazione”. In chiusura della giornata, alle 21.00 al Teatro Gobetti, Via Rossini 12, lo spettacolo gratuito “Isaac Newton: a Matter of Gravity” con Peter Joyce nel ruolo di Newton; alle 21.15 in Piazza Vittorio Veneto il Concerto del Gruppo Jazz – dell’ Associazione per le attività musicali degli studenti universitari del Piemonte diretto da Gian Luigi Panattoni.

Il Museo di Anatomia Umana “L. Rolando” – corso Massimo D’Azeglio, 52, il Museo della Frutta – via Pietro Giuria, 15, e il Museo Regionale di Scienze Naturali – via Giolitti, 36, saranno aperti sino a mezzanotte.

Il sito della notte dei ricercatori 

Due milioni di euro per trasformare il Parco Stura in un campo da golf

Dalla Stampa del 5 settembre 2007
Sull’area del Parco Stura a Torino, tristemente noto nei mesi scorsi come «Tossic Park», sarà realizzato un campo pubblico da golf a 9 buche. Il progetto è stato illustrato dall’assessore al Verde Pubblico del Comune di Torino, Roberto Tricarico, ieri pomeriggio nel corso del suo intervento alla Festa dell’Unità (che si svolge in questi giorni proprio al Parco Stura).

Il campo da golf, che avrà un costo di 2 milioni di euro, sarà realizzato sulla sponda destra del torrente Stura: ai bordi, nasceranno numerose aree attrezzate per manifestazioni, per il gioco dei bambini, un percorso di minigolf, un campo da calcio a 5 e due campi da bocce, nonchè un’area pic-nic e percorsi pedonali e ciclabili.

Il 2 ottobre il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, incontrerà i rappresentanti della Federazione Golf. «Siamo intenzionati a realizzare il campo da golf -ha detto Tricarico- se non si arriva ad un accordo con la Federazione, indiremo una gara d’appalto. Occorrerà avere anche il parere positivo della Circoscrizione VI, dei comitati di quartiere e dell’Ente parco».

La realizzazione del campo pubblico da golf si inserisce in un ampio progetto di riqualificazione della zona Nord della città che prevede anche la bonifica dell’area di Basse di Stura. «L’area Nord -ha spiegato Tricarico- è una zona su cui l’amministrazione comunale intende impegnarsi, ci dobbiamo occupare del risanamento che può portare sviluppo».

E' Morto Franco Carlini

Da Innovazione

Franco Carlini era un ricercatore, un docente, un giornalista, un divulgatore appassionato di scienze, tecnologie, del mondo digitale. Direttore e collaboratore di diverse testate, autore di libri, tra i primi in Italia a intuire l’importanza di internet e del mondo digitale e a impegnarsi nel raccontarla a tutti. Qui un ricordo della redazione di Totem la sua società

Anna Masera su Lastampa.it

Franco Carlini, 63 anni, uno dei maggiori studiosi italiani della rivoluzione portata da Internet, è morto per un malore improvviso nella sua abitazione a Genova. Il suo curriculum non lo aveva mai voluto pubblicare per esteso, lo considerava «troppo noioso». La realtà è che era un tipo schivo, preferiva che fossero gli amici a tessere le sue lodi. Perché di cose ne ha fatte davvero tante: era una mente prolifica, lavorava sempre. Anche quando si godeva qualche bel pranzetto Slow Food, possibilmente offerto dalla casa. Dormiva solo nei ritagli di tempo. In compenso fumava come un turco e chi gli voleva bene cercava di distrarlo e costringerlo a rimandare l’appuntamento con l’immancabile sigaretta.

Se lo cercate su Wikipedia, saprete che era laureato in Fisica (ricercatore dal 1972 di neurofisiologia e di psicologia della percezione visiva all’Istituto di Cibernetica e Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche), saggista e giornalista storico del Manifesto, a cui ha continuato a collaborare fino all’ultimo con la sua rubrica Chips&Salsa. Aveva lasciato dal 1989 l’attività di ricerca per dedicarsi al lavoro giornalistico, editoriale e di imprenditore della Net Economy: scriveva anche su L’Espresso, Il Corriere della Sera, era una delle voci del Gr e di Radio3 Scienza, il quotidiano scientifico radiofonico della Rai. È stato professore nel corso di Informatica Generale per il Diploma di Giornalismo dell’Università di Genova.

Nel 1997, in pieno boom di start-up internettiane, aveva fondato la società Totem, specializzata in Web content e design, dove una ventina di giovani suoi allievi specializzati in tecnologia e nuovi media tuttora lavorano per diverse società su Internet e sono editori di testate elettroniche tra cui Trash.it!, Tel&Co. e VisionPost, il blog sul futuro di Internet.

Ha scritto diversi libri: l’ultimo è stato «Parole di carta e di Web. Ecologia della comunicazione» (Einaudi, 2004). Tra le sue opere più note, tra l’altro, «Divergenze digitali. Conflitti, soggetti e tecnologie della terza Internet» (Manifestolibri, 2002); «Lo Stile del Web» (Einaudi, 1999); «Internet, Pinocchio e il Gendarme. Le prospettive della democrazia in Rete» (Manifestolibri, 1996); «Chips &Salsa. Storie e culture del mondo digitale» (Manifestolibri, 1995), «Tornano i Dnasauri» (Manifestolibri, 1993).

Il suo lavoro intellettuale ha ispirato tanti giovani studiosi di Internet, di cui è considerato un po’ il papà. Anche se a lui questo seccava, perché si sentiva ancora un ragazzino e gli piaceva giocare al tombeur de femme. Amava la montagna, oltre al suo mare genovese. E una volta all’anno intraprendeva lunghi viaggi in giro per il mondo con la sua compagna e spariva dalla circolazione per ossigenarsi: niente telefonino né Internet, solo uno zaino come da ragazzo. Rideva compiaciuto quando veniva equiparato dai suoi pupilli a un grande Maestro con l’aspetto del vecchio rockettaro. Chiedeva conferma, con una punta di civetteria: «E’ vero che assomiglio a Keith Richards?». Se ne è andato in punta di piedi, prima di dirci quest’estate quale è stato il suo ultimo viaggio.

Caccia al tesoro… scientifica!

Venerdì 28 settembre, a Torino si svolgerà la “Notte dei ricercatori”. Una sorta di mezza notte bianca dedicata alla scienza e alla tecnologia, durante la quale giovani ricercatori si metteranno in gioco portando in piazza il loro lavoro e provando a spiegarlo a tutti i cittadini. In piazza Vittorio Veneto verranno allestiti alcuni stand dove si potrà giocare con macchinari da laboratorio, fare/partecipare a esperimenti, chiacchierare con gli scienziati.

La manifestazione inizierà nel pomeriggio con alcune attività espressamente dedicate ai bambini. E’ prevista una caccia al tesoro scientifica. Divisi in gruppi da 7-8 partecipanti, seguiti da un animatore, i bambini andranno in giro per la piazza e per i portici a caccia di famosi scienziati, da Marie Curie a Lorenz, da Becquerel a Boh, interpellandoli sulla loro vita e facendo “in diretta” piccoli esperimenti per meglio comprendere la loro opera.

La caccia al tesoro si svolgerà dalle 17 in poi, durerà un paio d’ore ed è rivolta a bambini dai 7-8 anni in su, perfetta fino ai 12 anni, divertente anche per i 13-14 enni che amano mettersi in gioco. L’iniziativa è pensata per avvicinare i ragazzi in modo giocoso, divertente e coinvolgente alla scienza.. Durante il gioco i genitori potranno curiosare fra gli stand mentre dopo la premiazione ci sarà un ottimo “gelato all’azoto” per tutti.

Per iscrizioni scrivete a [email protected]

I ricordi: una ricerca torinese ne chiarisce gli aspetti

Da Torino Scienza

Quale e’ il meccanismo che sta alla base dei ricordi? Lo studio di questo tortuoso percorso passa anche per Torino. Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Anatomia, Farmacologia e Medicina Legale dell’Università di Torino, coordinato dal Dott. Maurizio Giustetto, in collaborazione con il gruppo del Prof. Tommaso Pizzorusso dell’Università di Firenze e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Pisa, ha scoperto lo schema di attivazione di una proteina (ERK) che agisce nel cervello. Studiando l’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale, in seguito ad una stimolazione fisiologica, si è riusciti a capire come e quando si attiva l’enzima ERK. Tale enzima è fondamentale nei meccanismi di plasticità cerebrale, ovvero quel fenomeno che sta alla base della nostra capacità di ricordare gli avvenimenti e codificare le informazioni.

I risultati ottenuti, pubblicati sulla rivista americana “PLoS ONE” (http://www.plosone.org), offrono un modello di funzionamento delle cellule nervose da cui si potrebbero ricavare principi generali per la biologia dei neuroni del cervello umano.

Questa ricerca apre anche interessanti prospettive per lo studio delle cause di patologie che intaccano la memoria o del suo naturale decadimento senile. Mentre era stato finora ritenuto che l’enzima ERK potesse agire solo a livello nucleare per regolare l’espressione di nuovi geni, importanti per formazione della memoria, questo studio pone in evidenza che esistono altre importanti sedi neuronali d’azione.

I nostri neuroscienziati hanno osservato che in seguito ad una brevissima stimolazione visiva la protein chinasi ERK viene attivata in prossimità delle connessioni nervose, dove è in grado di produrre modificazioni funzionali delle connessioni sinaptiche.

L’intervista al dottor Maurizio Giustetto