Impresa 4.0 a Torino

Giovedì 5 Febbraio  2009 presso la Sede dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Corso Stati Uniti, 27 a Torino, sarà presentato il libro Impresa 4.0 – Nuovo Web e Marketing a 4 direzioni di Franco Giacomazzi e Marco Camisani Calzolari.

Programma
17.45 Registrazione
18.00 Introduce
Roberto Placido Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte
On. Guido Crosetto Sottosegretario alla difesa
18.20 Impresa 4.0 – La Relazione Comunicativa e il modello a 4 direzioni
Franco Giacomazzi Politecnico di Milano Coautore del libro Impresa 4.0
Marco Camisani Calzolari Coautore del libro Impresa 4.0
19.00 Case History e Dibattito

La partecipazione è gratuita.

Si inaugura il centro Nexa

Giovedì 22 gennaio 2009 alle 9 alle 13 nell' Aula Magna del  Politecnico di Torino si svolgerà l'inaugurazione del Centro Nexa. Il Centro di Ricerca Nexa su Internet e Società del Politecnico di Torino, fondato il 26 novembre 2006, è un centro di ricerca indipendente che studia in maniera quantitativa e multidisciplinare in cosa consistano e come possano venire indirizzati i versori di dirompenza e generatività che compongono la forza di internet

Il programma della mattinata

ore 9:00-9:30: Registrazione

ore 9:30: Saluto del Rettore, prof. Francesco Profumo

ore 9:45: Saluto dell'Assessore Ricerca e Innovazione, Regione Piemonte, dott. Andrea Bairati

ore 10:00: Presentazione del Centro NEXA su Internet & Società – Juan Carlos De Martin (co-Direttore Centro NEXA)

ore 10:20: Keynote speech – Prof. Stefano Rodotà – Università "La Sapienza" di Roma

ore 11:00: Panel: Studiare Internet: il punto di vista internazionale – Modera: Anna Masera (La Stampa)

    – Philippe Aigrain (ricercatore e imprenditore)
    – Mario Calderini (Presidente FinPiemonte/Politecnico di Torino)
    – Javier Hernandez-Ros (Commissione EU, Head of Unit)
    – Colin Maclay (Harvard University, Berkman Center for Internet & Society)

ore 11:45: Panel: Un Centro Internet & Società per l'Italia – Modera: Luca de Biase (Nova, Il Sole 24ore)

    – Maurizio Borghi (Brunel University, Londra)
    – Fiorello Cortiana (Provincia di Milano)
    – Giulio De Petra (Regione Sardegna, Direttore Generale per l'Innovazione e l'ICT)
    – Angelo Raffaele Meo (Presidente Accademia delle Scienze/Politecnico di Torino)
    – Stefano Quintarelli (blogger e imprenditore)

ore 12:30: Discussione col pubblico e con la stampa

ore 12:45: Conclusioni – Marco Ricolfi (co-Direttore Centro NEXA)

ore 13:00: Fine dei lavori.

Per seguire l'evento in video streaming

Firmato accordo Fiat-Chrysler

Via Corriere.it

È stato firmato il preliminare d’accordo fra la Fiat e la Chrysler. Fiat, Chrysler e Cerberus capital management (che detiene l’80,1% del capitale di Chrysler) hanno annunciato infatti la firma di un accordo preliminare non vincolante per stabilire un’alleanza strategica globale. L’alleanza prevede anche, tra l’altro, che i due gruppi sfruttino le rispettive reti di distribuzione.
Fiat riceverà una quota iniziale in Chrysler del 35% in base all’alleanza con la casa americana, che non contempla per Torino alcun investimento in contante in Chrysler nè un impegno a finanziare Detroit in futuro. Lo si legge sempre nella nota congiunta delle due società. Il vicepresidente della Fiat John Elkann ha poi chiarito che Fiat potrebbe però salire successivamente oltre la quota del 35%. L’accordo con Chrysler «è buono, ci sono tante cose in divenire e possiamo salire» ha detto Elkann.
L’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne ha invece dichiarato: «L’iniziativa rappresenta una pietra miliare nello scenario in rapido cambiamento del settore e conferma l’impegno e la determinazione di Fiat e Chrysler nel continuare a giocare un ruolo significativo nel processo globale»
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Alleanza tra Fiat e Chrysler

Salvatore Tropea su Repubblica

Ancora un matrimonio americano per Fiat dopo il divorzio con General Motors? Sembrerebbe proprio di sì e questa volta il contraente potrebbe essere la Chrysler ovvero la più piccola delle big three dell´auto a stelle e strisce. Ad essa il Lingotto assicurerebbe tecnologia per motori e piattaforme destinate a vetture di piccola-media cilindrata e in cambio entrerebbe nel capitale della società con una quota che potrebbe essere non inferiore al 20 per cento oltre ad assicurarsi una presenza industriale e commerciale negli Stati Uniti dove intende da tempo rientrare ma sinora con scarso successo.

Le voci su questa partnership (anticipate da Automotive News) hanno messo in agitazione gli ambienti internazionali non solo dell´auto ma anche della finanza che hanno puntato i riflettori su Torino e Detroit in attesa di sapere come finirà la partita. In serata Il Financial Times Online si è spinto fino a scrivere che Fiat e Chrysler avrebbero già firmato un memorandum di intesa per arrivare ad un´alleanza che potrebbe essere annunciata già nei prossimi giorni e che vedrebbe il gruppo italiano acquistare subito il 35% con l´opzione a prendere la maggioranza in un secondo momento.
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Dove vai se il grattacielo non ce l'hai?

Alberto Statera su Affari e Finanza di Repubblica

Non c’è città d’Italia grande o media, da Nord a Sud, da Torino a Rimini, che non abbia in progetto la costruzione di un grattacielo o almeno di un grattacielino, nonostante la nuova tendenza verso le «città compatte» e i problemi di sicurezza, di costi energetici e di impatto ambientale che pone la verticalità. Ma che c’è di meglio per attirare cospicui investimenti? A Milano i cosidetti developers stanno spargendo su 8 milioni di metri quadri di aree dismesse dall’industria manifatturiera una selva di grattacieli firmati da architetti di fama mondiale. Dalla Bovisa all’ex Ansaldo, da Porta Vittoria a Porta NuovaGaribaldiRepubblica, dal Portello a MontecitySanta Giulia, sono venticinque i grandi progetti che stanno cambiando lo skyline meneghino. Quanti sono i grattacieli che svetteranno a far ombra alla Madonnina? C’è quello nuovo della Regione a Garibaldi, poi un’infinità di grattacielini «alla lombarda», una trentina di piani o poco più, tipo l’attuale Pirellone, definiti non proprio grattacieli, ma «casetorre». A City Life, nell’area della vecchia Fiera, tra le proteste dei residenti nella zona e di una parte della milanesità intellettuale, ne sorgeranno tre, uno dei quali alto 209 metri. Il nuovo Pirellone, fortemente voluto dal presidente della Regione Roberto Formigoni, è già a buon punto ad opera dell’Impregilo e, manco a dirlo, già oggetto di un’inchiesta della magistratura per l’aumento dei prezzi.
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Creare lo spazio, intelligentemente ordinato

Via Rainews 24

La politica deve favorire le forze dell’innovazione che operano all’interno della societa’. L’invito e’ stato espresso dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intervenendo a un convegno su Guido Carli. “Chiunque abbia o possa avere responsabilita’ di comando nella sfera pubblica e nella sfera privata, puo’ creare lo spazio, intelligentemente ordinato, perche’ queste forze possano agire”, ha precisato Draghi, aggiungendo che questo deve essere fatto “con l’urgenza, la determinazione, la serieta’ che la situazione attuale richiede”.

Torino: rilancio e originalita'

Marina Cassi intervista Bruno Manghi su La Stampa

Coniugare, coniugare. Mica si decide tutto quel che succede, le cose accadono». Bruno Manghi è uno di quei torinesi che non si montano mai la testa. E sorride sornione alla sollecitazione di riflettere sull’affermazione del sindaco che, l’altro giorno, ha detto: «La sfida di oggi è coniugare movida con industria».
Il tema non è nuovo, ma oggi con la crisi come si declina?
«Mi fa ridere l’idea che ci sia un’élite che decide».
Non è così?
«Quando mai. Torino è una città particolare, verticale: la grande azienda, il municipio. A Milano e in Veneto, invece, le cose le cambia la società. Qui si pensa che non sia così, invece anche qui certe cose, come un piano regolatore, le fa il pubblico, ma il resto avviene per conto proprio».
Che cosa significa?
«Dopo lo choc della crisi Fiat dell’80 e la fine di una certa politica politicante c’è stato il periodo dei sindaci e della loro macchina. Ci sono state le Olimpiadi e tanto altro. I soldi sono stati spesi bene. Questo è bello, ma non è un modello eterno».
Ma, ad esempio, in campo culturale e turistico la città può far nulla?
«Torino è una città che deve scegliere le cose originali».
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La confusione sul brand Torino

Via Giornale del Piemonte

Da pochi giorni Torino non è più Capitale del Design. A due anni di distanza delle Olimpiadi e con qualche mese di anticipo rispetto a Torino-Capitale della Scienza. Senza dimenticare il cinema, l’enogastronomia, la città magica, i Savoia e via dicendo. Insomma, tanta roba, per una città che negli anni ha lavorato sodo per diventare un marchio riconoscibile nel mondo. Un brand, come si direbbe nel mondo del marketing. Quel meccanismo (solo apparentemente semplice) che permette importanti ritorni di immagine, ma anche economici sotto molteplici punti di vista. Ma ora che molta più gente al mondo saprebbe indicare la posizione di Torino su una cartina muta, il gioco è fatto? Sembrerebbe di no

Parola di esperto. Esperto come Silvio Saffìrio, noto pubblicitario torinese che vanta una lunga e brillante carriera nel mondo della comunicazione, «Sgombriamo innanzitutto il campo e diciamo che parlare di “brand” per una città non è assolutamente scorretto. Anzi, è forse inusuale, ma attuale. E funziona benissimo se si tratta di promozione di un territorio con le sue tradizioni, la sua storia e le sue peculiarità. Basta pensare a esempi come le Langhe. il Chianti o le Dolomiti. E vale anche per le città. Da Milano, considerata la capitale, forse adesso un po’ appannata, della moda a Firenze, con i Medici e il Rinascimento. Oppure Roma, con il Papato e la Dolce vita». Insomma, siamo in bella compagnia. «Merito di chi si e impegnato negli anni passati, alcuni anche rimanendo nell’anonimato, per superare la “sindrome di Detroit” (la città dell’auto per eccellenza, negli Usa, ndr) e sfruttare la grande occasione dei Giochi Olimpici Invernali».

Ma c’è un però. Che non è nemmeno tanto marginale. E che potrebbe avere ripercussioni importanti sul futuro della nostra città. «Torino ha un problema serio, adesso – dice Saffirio – perché ha in sé troppe caratteristiche. Diventa difficile focalizzare. Basta pensare ai Savoia, Ma anche alla magia, all’arte contemporanea. E poi il cinema, la buona tavola. E tanto altro ancora, compresa la via dello sport, che dopo i Giochi è stata parecchio sfruttata. Insomma, un rosario di cose che fanno però fatica a stare insieme». A voler «dire» troppe cose tutte insieme, si rischia il disordine comunicativo. «È difficile trovare un valore trainante attorno al quale far agglomerare gli altri. Ecco perché, nel mondo della pubblicità, esiste lo “strategic planner”, che fa delle ipotesi sulle identità del marchio da promuovere». Continuando nella metafora, insomma, Torino ha fatto molto per migliorare se stessa. Ma non basta. «Ha lucidato la tanta argenteria di qualità che possiede.