Un maxipolo che coinvolge il nordovest

Francesco Profumo su La Stampa

Aderiamo volentieri alla proposta del Sindaco, stimolata da Luigi La Spina, per la creazione del Polo del Sapere in quanto siamo certi che in questa Regione il virtuoso protagonismo delle istituzioni non degenererà in un localismo asfittico, nel quale si perdano irrimediabilmente i valori fondanti dell’istituzione universitaria.

Valori come libertà e indipendenza del pensiero, terzietà rispetto agli interessi organizzati e soprattutto la piena adesione al sistema di regole e valori che è proprio della comunità scientifica internazionale. Su queste basi siamo certamente disponibili a valorizzare quel modello di università in stretta relazione con il territorio che disegnammo qualche anno fa. Chiediamo però l’impegno di tutti ad affiancarci nel difficile esercizio di coniugare lo spirito di servizio al territorio con l’autorevolezza di un grande Ateneo internazionale. Un Ateneo di prestigio internazionale è una risorsa che si genera col lavoro e l’impegno di molte generazioni e va tutelata come un bene prezioso. Noi crediamo che l’autorevole invito del Sindaco di Torino vada onorato affrontando i nodi strutturali che ancora ostacolano una piena e virtuosa collaborazione tra le Università piemontesi. In particolare ci pare opportuno aprire un dibattito su due temi centrali: Governance e Infrastrutture.

Per quel che riguarda la Governance, si può ripartire dall’Accordo di Programma del 2007 fra il Ministero dell’Università e della Ricerca, la Regione e le Università del Piemonte (il cosiddetto Sistema delle Università piemontesi) che prevede tra i settori di intervento il potenziamento della rete universitaria regionale, attraverso lo sviluppo di modelli di governo tesi a massimizzare l’efficacia delle azioni dei quattro Atenei piemontesi. Gli obiettivi prioritari dovrebbero essere un’offerta formativa organica ed integrata tra le Istituzioni universitarie e la collaborazione strutturata di ricercatori appartenenti ad Atenei diversi, con competenze interdisciplinari, condizione essenziale per competere a livello internazionale nei settori scientifici e tecnologici di frontiera.

D’altra parte i vincoli finanziari previsti dalle Leggi 133/2008 e 1/2009 ed i relativi tagli del Fondo di Finanziamento Ordinario richiederanno agli Atenei già nel prossimo futuro di trovare forme di ottimizzazione dell’uso delle risorse. Pertanto sul piano regionale il sistema delle Università piemontesi sarà chiamato a compiere uno sforzo congiunto, per mettere in comune alcune infrastrutture. Due soli esempi: il miglioramento dell’efficienza degli attuali sistemi informativi, spesso frammentati, attraverso il progetto di un’unica grande infrastruttura informatica; l’opportunità di promuovere una maggiore sinergia tra gli incubatori accademici, troppo parcellizzati tra le varie sedi territoriali delle università piemontesi. Dal tavolo auspicato dal Sindaco potranno poi emergere ulteriori proposte.

Le quattro Università piemontesi e la Regione, nell’ambito delle proprie competenze e della propria autonomia, hanno dimostrato in questi anni di avere la forza e la lungimiranza per sostenere un processo così difficile. Il Politecnico di Torino è pronto ad affrontare questa sfida comune insieme agli Atenei piemontesi e a verificare l’opportunità di estenderla anche ad un territorio più vasto, quale ad esempio il Nord-Ovest.

Il complessino che dirige Torino

Dall’intervista al Direttore de La Stampa Giulio Anselmi su ExtraTorino

Secondo lei chi è che a Torino ha la bacchetta di direttore d’orchestra ? La Fiat non più, ma nemmeno il Comune, che è stato uno dei motori della diversificazione …
Non vedo un direttore d’orchestra, vedo un complessino.
Composto da ?
Sicuramente Marchionne e la famiglia Agnelli, a partire dal suo leader John Elkann e i suoi consiglieri Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens: la società torinese continua a riconoscerli come riferimento. Ci metterei poi Angelo Benessia,Presidente della Compagnia di Dan Paolo: è uomo di grandi ambizioni, sarà interessante vedere che cosa farà in futuro. E naturalmente Enrico Salza, che è il banchiere di riferimento: il San Paolo ha ancora un forte radicamento in città, anche se il controllo finanziario è passato a Milano.
Il grattacielo si farà ?
Molti dicono sia un monumento a Salza: secondo me ancora prima, per i torinesi, vuole essere un monumento alla rassicurazione di mantenere il governo della banca. In questo senso sarà una piramide inutile.
Chi vede ancora nel “complessino” ?
Sergio Chiamparino, perchè il Comune, anche se pericolosamente indebitato, è stato il protagonista di tante operazioni. Mercedes Bresso, per via del suo ruolo regionale, mi pare più defilata.
I rettori di Università e Politecnico ?
Ho l’ìmpressione che il Politecnico sia un’eccellenza; l’Università è come il resto degli atenei italiani. Manca invece un ruolo attivo in politica.
In che senso ?
Che fine hanno fatto a Torino i partiti ? nel centrodestra esiste Silvio Berlusconi e un gruppo di parlamentari che si danno un gran da fare come enzo Ghigo, Roberto Cota, Guido Crosetto. Nel Centrosinistra i Partiti seguono lo squagliamento nazionale del Pd.

Un nuovo polo formativo sulle biotecnologie

Marco Campagnolo su Localport

E’ l’istituto di istruzione superiore Olivetti di Ivrea il capofila del nuovo polo formativo dedicato alle Biotecnologie. Insieme all’istituto Olivetti anche il Biotecnology Park del Canavese, oltre a numerosi altri istituti di Torino e provincia, agenzie formative, centri di ricerca e Università, tutti partner nel progetto.

Il Polo rappresenta uno dei 18 canali formativi post-secondari che la Regione ha realizzato per formare tecnici specializzati, e proprio in Regione, ieri, si è tenuta la presentazione alla presenza dell’assessore all’istruzione Gianna Pentenero.

«Ricordo – ha sottolineato Pentenero – che la realizzazione dei poli è frutto di un accordo territoriale sottoscritto da Regione, Province Piemontesi e Ufficio Scolastico Regionale per la formulazione e l’individuazione di Poli Formativi. Un processo questo, che mira a valorizzare e sviluppare le specificità territoriali e settoriali, in coerenza con il quadro di programmazione dell’offerta formativa regionale e che vuole rafforzare la centralità dell’alta formazione».

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Pelizzetti all'attacco del Poli

Andrea Rossi su Lastampa.it

L’affondo arriva a metà dell’intervento del rettore dell’Università Ezio Pelizzetti. Inatteso. Duro. Quasi brutale. «Mentre la contingenza imporrebbe il rafforzarsi di un fronte comune delle università, non posso negare che qualche danno è venuto dall’atteggiamento non sempre collaborativo del Politecnico, che in molte occasioni ha preferito perseguire atteggiamenti di palese concorrenzialità». Frase che fa da sintesi a una serie di macigni che il numero uno di via Po ha appena finito di sganciare, quasi trasformando la cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico in uno scontro fratricida. Come se in ballo, oggi, ci fosse la supremazia cittadina.

La frecciata più indolore arriva dai dati sugli studenti stranieri presenti nell’ultimo rapporto del Comitato per la valutazione del sistema universitario. Il Politecnico ha il 3,6 per cento di studenti non italiani, nonostante il forte investimento «sulla politica degli accessi fin dal primo anno». L’Università, invece, è al 4,6 per cento e – ricorda Pelizzetti – non ha mai fatto «alcuna politica di sollecitazione a iscriversi».

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Digitale terrestre, prime sconfitte

Aldo Grasso sul Corriere

Un dubbio, un forte dubbio, sta serpeggiando fra gli operatori del settore: a Mediaset qualcuno non ci dorme la notte; in Rai dicono che non è colpa loro, che se non ci fosse stata di mezzo l’imposizione dell’Unione europea…; al ministero rassicurano, non potendo fare altro. Il dubbio nasce dal fatto che, dopo infiniti rimandi, il digitale terrestre incontra più difficoltà del previsto e che, alla fine, rischia di rivelarsi per quello che è: una tecnologia obsoleta, costosa, limitata. Quello che l’ex ministro Gasparri presentava come il Paradiso terrestre delle comunicazioni pare ogni giorno di più un inferno. La messa in opera del Dtt è in sofferenza, come testimonia la Sardegna, dopo lo switch off di ottobre, lo spegnimento della tradizionale tv analogica e il passaggio coatto alla nuova tecnologia. In molte zone ci sono seri problemi di ricezione: non si vede ancora il nuovo ma non si vede più neanche il vecchio. Della nuova situazione ha approfittato Sky, aumentando il normale trend dei propri abbonamenti sull’isola. Che il passaggio da una tecnologia di vecchio tipo a una nuova comportasse una serie di problemi lo si sapeva, succede in tutti i campi. C’è molta confusione sui decoder (quelli comprati a minor prezzo non danno garanzie di affidabilità, alcuni non hanno nemmeno gli standard europei e quindi non riescono a captare le frequenze Vhf, su cui trasmette la Rai), la sintonizzazione dei canali non è impresa facile, molte antenne vanno sostituite o ripuntate e comunque liberate dei vecchi filtri. Nei centri urbani i risultati cominciano a dare i loro frutti e dove prima si vedevano 20 o 25 canali adesso se ne possono vedere 80, con una migliore qualità dell’immagine. Ma i veri problemi di fondo sono altri, due in particolare. La tecnologia del Dtt è una tecnologia pesante, ha bisogno di molti trasmettitori, più potenti e più capaci dei mille e mille vecchi tralicci con cui, in cinquant’anni di storia, la Rai è riuscita a «illuminare» l’intero Paese.

Reply spiega l'operazione Motorola

Via Computerworld Italia

Il centro di ricerca e sviluppo di Torino di Motorola, per il quale Reply ha firmato nei giorni scorsi un accordo di acquisizione, diventerà un centro di ricerca per le tecnologie machine-to-machine (M2M), ovvero sistemi hardware e software per lo scambio di informazioni e l’interazione fra dispositivi in rete, volti all’automazione dei processi mission critical.

L’acquisizione del centro ricerche Motorola s’inquadra nella strategia di sviluppo di Reply articolata su quattro direttrici: reti di processi, di persone, di servizi e di oggetti. Il M2M, alla base dell’internet degli oggetti, è un mercato che in Italia vale oggi oltre 230 milioni di euro (stima NetConsulting) e si prevede che crescerà di circa il 20% in media all’anno nel periodo 2008-2011. A livello mondiale si stima che il mercato M2M raggiungerà il valore di 220 miliardi di euro nel 2010, con un tasso di crescita anno su anno del 50% (stima Idate).

Il centro di Torino, che attualmente comprende 339 dipendenti, porta in dote a Reply liquidità per 20,6 milioni di euro e 3 milioni di altri asset. Reply ha acquisito tale ramo d’azienda a una “cifra simbolica” e accederà a un finanziamento pubblico per la ricerca pre-competitiva che potrebbe arrivare fino a 25 milioni (20 milioni a fondo perduto, più almeno altri 5 milioni a tasso agevolato); 10 milioni saranno messi a disposizione dalla Regione Piemonte, 15 milioni dal Ministero dello Sviluppo Economico.

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Innovazione in Italia moderata ma stabile

Via Pmi.it

Secondo i dati del rapporto EISEuropean Innovation Scoreboard 2008 – che annualmente valuta il livello d’innovazione europea, nei 27 Paesi UE e in relazione al resto del mondo – il Vecchio Continente continua a risalire la china, colmando il divario che lo separa da realtà come USA o Giappone.

Un trend costante ma lento e graduale, così come quello dell’Italia: rispetto a paesi storicamente innovativi come Svizzera, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania e Regno Unito (in cima alla classifica), il Belpaese si piazza però solo in zona “crescita moderata“.

Nel 2008 le performance risultano stabili, dopo un triennio più altalenante, ma senza eccellere: l’Italia è sotto la media UE27 sia in quanto a grado di innovazione che di trend di crescita.

Punti di forza in Italia, le iniziative di supporto all’innovazione e gli incentivi pubblici, con positive ricadute su occupazione e produzione. Il rapporto – promosso dalla Commissione Europea e pubblicato la scorsa settimana – cita anche il trend positivo in quanto a registrazione di brevetti e marchi e lo sviluppo crescente della banda larga nel Paese.

Negli ultimi cinque anni buoni risultati sono stati raggiunti anche in termini di alta formazione, con un incremento di nuove professionalità tecnico-scientifiche, tuttavia il settore Risorse Umane ancora debole, così come sono ancora pochi investimenti privati e partnership tra imprese.

Tra l’altro, c’è da registrare che paesi tradizionalmente più indietro nella classifica (Spagna, Portogallo e Grecia) sono invece riusciti a raggiungerci e a collocarsi sotto di noi di poche spanne, con un ritmo di crescita, pertanto, ben maggiore del nostro.

Occupazione, brusca frenata

Stefano Parola su Repubblica Torino

Gli affari vanno male e assumere nuovi dipendenti diventa impossibile. Così il numero dei nuovi avvii al lavoro in Piemonte è crollato. Deleteria è stata la fine dell´anno: a dicembre le nuove assunzioni sono calate del 19,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell´anno precedente, portando a – 2,2 per cento il saldo del 2008. A patirne di più le conseguenze è stato il settore metalmeccanico, giù del 41,8 per cento nell´ultimo mese del 2008. Tra le province soffrono più di tutte Alessandria e Vercelli.

Dai dati dell´Agenzia Piemonte Lavoro, l´ente che si occupa di analizzare il mercato del lavoro per conto della Regione, emerge un quadro preoccupante: «È tutto il sistema a fare fatica in presenza di questa situazione economica», spiega il direttore dell´agenzia, Aldo Dutto. La crisi inizia a farsi sentire sulle assunzioni, ma non solo, perché anche la precarietà è in aumento: nel 2007 aveva un contratto a tempo determinato il 72,5 per cento dei neo-assunti, ma la percentuale è salita al 78 per cento nel 2008. Significa che quattro nuovi inseriti su cinque sono precari. Anche un altro dato che fa riflettere: il 44 per cento dei contratti a tempo determinato stipulati ha una durata inferiore al mese.

L'ex operaio compra un pezzo di Motorola

Rapahel Zanotti su Lastampa.it

Questa storia piacerebbe a Obama. Piacerebbe a tutti perché sa di successo, famiglia, sudore e radici. Questa è la storia di Mario Rizzante, nato operaio alla Fiat e finito imprenditore. Un imprenditore che si è appena comprato un pezzo della multinazionale Motorola.
L’azienda di Rizzante si chiama Reply, una società che offre consulenza, integrazione di sistemi e application management. Quando è nata, nel 1996, aveva dieci dipendenti. Oggi ne conta 2600, produce un fatturato di 240 milioni di euro (primi nove mesi del 2009) e ha un ritmo di crescita che la pone tra le prime in Europa. Ma lui, Rizzante, l’ex operaio della Fiat oggi imprenditore, presenta così la sua creatura: «Io sono quello con i capelli bianchi. Mia figlia Tatiana, amministratore delegato, è quella giovane che si occupa delle nuove tecnologie. Sergio Ingegnatti, l’altro amministratore delegato, è quello che ha il compito di tenere in quadro i conti. La squadra è tutta qui».

Per acquisire il pezzo di Motorola, il centro ricerche di Torino che contava all’attivo 339 persone tra ingegneri e ricercatori, Rizzante ci ha pensato un po’. «Mica si può fare così, tutto insieme. Un passo alla volta e si arriva. Noi siamo piemontesi», spiega. D’altra parte, è proprio un passo alla volta che Rizzante è arrivato dove è arrivato. Nella sua Valperga, dov’è nato, nel cuore dell’Alto Canavese, non è che i giovani avessero molte possibilità: il campanile più alto della zona in concorrenza con quello di San Maurizio Canavese, le vigne della collina di Belmonte, da una parte l’agricoltura, dall’altra l’attrazione della fabbrica. «Ho fatto le scuole professionali. A 16 anni in Fiat, come operaio».

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Il Centro ricerche Motorola passa a Reply

logomotorolaE’ ufficiale: i lavoratori del Centro Ricerche Motorola di Torino hanno approvato l’accordo sindacale che prevede il loro passaggio a Reply.  L’azienda torinese assumerà tutti gli ingegneri del Centro Motorola di Torino, a tempo indeterminato, mantenendo le condizioni contrattuali attuali.

E’ previsto un periodo di cassa integrazione durante il quale saranno individuati tutti gli strumenti necessari per collocare i lavoratori in mansioni equivalenti alla professionalità di ciascuno all’interno della Reply o in altre aziende del settore, con l’obiettivo di ridurre e possibilmente azzerare il numero di dipendenti a cui applicare eventuali ulteriori ammortizzatori.

Il Ministero allo Sviluppo economico ha comunque confermato la propria disponibilità a sostenere l’operazione mediante incentivi erogati a fronte di progetti condivisi, con la regia della Regione.

Chi non accetterà il nuovo posto potrà prendere l’incentivo all’esodo. «I lavoratori – spiega Cosimo Lavolta, segretario regionale della Uiltucs – hanno apprezzato lo sforzo che le istituzioni hanno fatto per sostenere il piano industriale. Il sindacato giudica positivamente la qualità di un accordo che garantisce l’occupazione, l’incentivo e gli ammortizzatori sociali per chi non potrà essere ricollocato. Questo accordo garantisce una prospettiva economica e sociale al territorio torinese per il valore che avrà in futuro l’information technology al posto della tradizionale industria manifatturiera».