Ambiente, biotecnologie e ICT trionfano nella StartCup 2009

Sono stati dieci i finalisti che  hanno presentato i loro progetti imprenditoriali alla Cerimonia di Premiazione della quinta edizione della Start Cup Torino Piemonte, il concorso per progetti imprenditoriali innovativi, promosso dai tre Atenei piemontesi ed organizzato dalle rispettive strutture di incubazione di impresa, rivolto a tutti coloro che desiderano trasformare i ritrovati della ricerca in progetti imprenditoriali innovativi.

La qualità dei progetti è garantita da una rigida selezione che ha analizzato sia gli aspetti tecnico-scientifici sia quelli imprenditoriali. La valutazione sulla fattibilità tecnico-scientifica è stata affidata ad esperti del settore in cui l’idea si collocava. Tre gruppi di Business Angel indipendenti hanno valutato se le imprese nascenti avessero le carte in regola per raggiungere il successo imprenditoriale ed affrontare le sfide del mercato. e.

Con 158 idee imprenditoriali e 55 piani di impresa presentati. La Start Cup Torino Piemonte ha attratto nel tempo un numero sempre crescente di partecipanti e ha dimostrato di essere una tappa importante per chi desidera realizzare la propria idea di impresa, infatti, mediamente, nasce una nuova impresa ogni tre business plan presentati.

Il primo premio è stato vinto da Cellufloc, azienda produttrice di isolanti termici per l’edilizia da recupero di scarti di cellulosa ad essersi aggiudicata il podio e quindi il premio di 20.000 euro. Al secondo posto si è piazzata B.Ionica, un’azienda, tutta al femminile, impegnata nel campo dei biomateriali e in particolare focalizzata sullo sviluppo, produzione e vendita di viti in titanio bioattivo e cementi per ortopedia e vertebroplastica. Terza piazza per I-See che offrirà servizi applicativi agli operatori nei campi di Fisica Medica, Radiobiologia, Radioprotezione per il calcolo e l’analisi degli effetti delle radiazioni sui tessuti viventi, in particolare nell’ambito delle terapie oncologiche.

La prossima tappa per i tre vincitori sarà ora il Premio Nazionale per l’Innovazione: la coppa dei campioni dei progetti di impresa nati in ambito universitario che si terrà a Perugia il 4 Dicembre e vedrà in gara i vincitori di 19 competizioni locali. In palio il primo premio da 60.000 euro offerto da Vodafone Italia, partner strategico dell’iniziativa; 30.000 per il secondo e 20.000 per il terzo classificato.

Partecipano alla finale nazionale altri due progetti selezionati tra quelli in gara per Start Cup Torino Piemonte: Biomedical S.r.l. che ha brevettato dispositivi per la diagnostica medica e sta iniziando la relativa industrializzazione ed Eolicar: Progettazione, produzione e commercializzazione di mini-turbine eoliche. Durante la premiazione sono anche stati assegnati i contributi ed i premi speciali, in particolare, il Premio Donna Innovazione assegnato a ScatterTape Test che fornisce un sistema di accertamento qualità nella produzione di corpi verniciati; il premio ICT conferito a BookMates che mira alla creazione di un SaaS – Software as a Service dedicato – che offra ai lettori nuovi strumenti per la lettura e alle case editrici la possibilità di interagire con i propri clienti anche dopo il momento di acquisto; ed ancora Geo4Map che si aggiudica il premio Turismo e Innovazione.

Presentato bio P med

Sta entrando in fase di piena operatività bio P med, il nuovo Polo di innovazione della Regione Piemonte per i settori biotech e medtech con sede a Colleretto Giacosa (Torino). Riunisce ad oggi 55 tra aziende, centri di ricerca e istituzioni accademiche, compresi i tre atenei pubblici piemontesi – Università e Politecnico di Torino, Università del Piemonte orientale – che hanno siglato un accordo per sostenerlo e svilupparlo.

L’obiettivo del nuovo ente, presentato il 20 luglio, è favorire lo sviluppo internazionale del sistema biotecnologico e biomedicale piemontese attraverso il networking, la proposta e lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti. Con oltre 100 aziende del settore, il Piemonte è la seconda regione italiana per numero di imprese biotech, la prima per quanto riguarda l’incubazione di start-up, con il 24% del totale italiano.

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Incubatori d’impresa valdostani nel settore biomedico

Via AostaSera

A testimoniare come gli incubatori di impresa valdostani riescano ad essere un importante atout capace di attrarre imprese caratterizzate da un forte tasso di innovazione è l’esperienza e quanto sta succedendo alla BioDigital Valley, da poco più di un mese new entry presso l’incubatore di Pont Saint Martin e azienda che ha in atto collaborazioni scientifiche con diversi importanti partner accademici, tra cui l’Università di Milano, il Mondino di Pavia, l’Università «Federico II» di Napoli, l’Università dell’Insubria, l’Ospedale Cardarelli di Napoli, il Politecnico di Torino, il Centro Ospedaliero Universitario di Pisa e l’IRCC di Candiolo. A darne notizia e relativi particolari è il blog Impresa VdA.

La BioDigital Valley è impegnata, infatti, nella creazione di un’applicazione digitale in grado di mettere a confronto, in tempi ragionevoli, tutte le radiografie giacenti nei vari ospedali del mondo di una qualunque malattia oncologica. Un progetto ambizioso che potrebbe aiutare la ricerca medica nel ridurre le tempestiche per creare nuovi farmaci e i relativi costi. Il progetto di ricerca allo studio si chiama «Image» (Image Meta Analysis and Exploitation) ed è stato finanziato dall’amministrazione regionale ai sensi dell’art. 8 della L. R. 84/1993 con un contributo di 541.585 euro.

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Biotecnologie piemontesi in mostra ad Atlanta

Per la prima volta il Piemonte partecipa a BIO International Convention di Atlanta dal 18 al 21 maggio, il maggior evento internazionale rivolto al mondo delle biotecnologie, dove illustrerà le proprie capacità e la sua posizione d’avanguardia, a livello italiano ed europeo. Sono 4 le imprese di eccellenza presenti all’interno della collettiva italiana organizzata dall’ICE, grazie al supporto della Camera di commercio di Torino e al coordinamento del Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceipiemonte) in collaborazione con il Bioindustry Park. BIO International Convention è un appuntamento annuale negli Stati Uniti, dove il comparto, registra un continuo trend positivo e si colloca al primo posto al mondo, con oltre 1.400 aziende farmaceutiche, 180.000 dipendenti e un valore di capitalizzazione di 380 miliardi di US$. Evento di riferimento per i professionisti del comparto, l’edizione 2008, che si è svolta a San Diego, ha visto la partecipazione di 2.200 espositori, 6.600 delegati di settore 20.000 visitatori provenienti da 70 Paesi e l’organizzazione di circa 14.500 appuntamenti one-to-one.

L’Italia rappresenta il 15% del totale delle imprese biotech europee con oltre 200 imprese coinvolte in innovazioni a carattere biotecnologico e un mercato farmaceutico che è il sesto a livello mondiale. In Piemonte la base industriale del settore delle bioscienze (biotech, pharma, med-tech ecc) – composta da piccole e medie imprese e da gruppi multinazionali quali Merck-Serono, Bracco Imaging, Takeda, Diasorin Antibioticos e Sorin Cardio – gioca un ruolo rilevante con più di 100 aziende che impiegano oltre 3.000 persone e registra una continua espansione grazie alla nascita di imprese innovative nei settori farmaceutico, parafarmaceutico e diagnostico. In particolare, il Piemonte vanta una forte tradizione nel comparto delle biotecnologie – per numero di imprese secondo alla Lombardia – e ne copre tutti i campi: biotecnologie verdi (agroalimentare), grigie (processi industriali) e rosse (salute), queste ultime maggiormente presenti sul territorio.

il Piemonte è la prima regione italiana in termini di investimenti privati in ricerca e sviluppo e in numero di brevetti industriali oltre che in numero di start-up biotech. In questo contesto, i ricercatori impegnati nei settori biotech, farmaceutico e medico sono circa 1.500 e i gruppi di ricerca pubblici 800 (il 60% dei quali in biomedicina) e possono contare su una fitta rete di cooperazione tra aziende, Università, centri di ricerca, formazione e parchi scientifici e tecnologici (fra i quali spiccano il CNR, l’Istituto di Ricerca sul Cancro di Candiolo e il Bioindustry Park), laboratori, incubatori e società di venture capital (Eporgen Venture e Piemontech). Inoltre, importanti risultati in Piemonte si devono anche alla sinergia con le capacità esistenti nei settori dell’ICT, dell’elettronica e delle nanotecnologie, che hanno permesso lo sviluppo di competenze relative alla bioinformatica, alle analisi diagnostiche e alla progettazione di apparecchiature biomediche.

Un nuovo polo formativo sulle biotecnologie

Marco Campagnolo su Localport

E’ l’istituto di istruzione superiore Olivetti di Ivrea il capofila del nuovo polo formativo dedicato alle Biotecnologie. Insieme all’istituto Olivetti anche il Biotecnology Park del Canavese, oltre a numerosi altri istituti di Torino e provincia, agenzie formative, centri di ricerca e Università, tutti partner nel progetto.

Il Polo rappresenta uno dei 18 canali formativi post-secondari che la Regione ha realizzato per formare tecnici specializzati, e proprio in Regione, ieri, si è tenuta la presentazione alla presenza dell’assessore all’istruzione Gianna Pentenero.

«Ricordo – ha sottolineato Pentenero – che la realizzazione dei poli è frutto di un accordo territoriale sottoscritto da Regione, Province Piemontesi e Ufficio Scolastico Regionale per la formulazione e l’individuazione di Poli Formativi. Un processo questo, che mira a valorizzare e sviluppare le specificità territoriali e settoriali, in coerenza con il quadro di programmazione dell’offerta formativa regionale e che vuole rafforzare la centralità dell’alta formazione».

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Codici genetici per tutti

Via Vittorio Pasteris

23andMe è l’azienda che, partendo da un campione di saliva, promette di analizzare il DNA consegnando all’utente uno spaccato di quelle che sono le caratteristiche che porta in dote all’interno del proprio codice genetico. Il gruppo ha ricevuto l’importante riconoscimento di “Invenzione dell’anno” da parte del Time solo nei giorni scorsi e con le luci della ribalta sono in molti ad aver avuto un primo curioso impatto con la proposta dell’azienda.

Il DNA è in qualche modo il nostro codice sorgente, ciò che fa funzionare la “macchina” del corpo, ciò che regola il modo in cui ogni nostra caratteristica è stata maturata dal momento del concepimento in poi. Analizzarlo significa poterlo decodificare in modo che possa essere poi interpretato in una seconda fase. Ed è questo il passaggio più importante: i meandri del codice vengono messi in chiaro e “tradotti” secondo quello che è lo stato attuale della ricerca.

Quello che 23andMe intende proporre è una cosa relativamente rivoluzionaria: aprire il DNA al suo legittimo proprietario, così che ognuno possa leggere e conoscere le proprie caratteristiche e conoscere meglio se stesso di quanto non si possa fare davanti a uno specchio. Ma 23andMe offre anche altro: agendo su base statistica, confronta le attitudini personali ed è in grado di mettere in rapporto le nostre caratteristiche con quelle medie della popolazione, evidenziando così peculiarità accentuate o potenziali pericoli connessi ad eventuali mutazioni genetiche.

23andMe è stata fondata nell’Aprile del 2006 da Linda Avey ed Anne Wojcicki. Di quest’ultima si sa già molto: moglie del cofondatore di Google Sergey Brin, russa di origini come il marito, la Wojcicki è laureata in biotecnologie e la sorella Susan è tra i massimi responsabili all’interno dell’azienda Google. Se si aggiunge al quadro famigliare anche il complessivo dei milioni di dollari versati da Google in 23andMe, diventano oltremodo chiari i forti legami che le parti hanno maturato, legami destinati a scatenare una serie di riflessioni a cui le aziende dovranno sottoporsi prima di compiere qualsiasi ulteriore passo comune.

Un ponte fra Italia e Silicon Valley

via Corriere.it

L’unico termometro infallibile sullo stato di salute dell’economia della Silicon Valley è la 101, la strada che collega San Francisco con Palo Alto. Il traffico quotidiano funziona meglio del Nasdaq. Fra il 1998 e il 2000 per percorrere il corridoio si impiegavano due ore. Nel 2001, dopo lo scoppio della bolla della new economy, la “one-o-one” era diventata un deserto. Adesso è tornato un certo fermento. Non ai livelli isterici pre-bolla, ma nelle ore di punta, in entrata e in uscita da San Francisco, capita di stare in fila.

A tirare questo ecosistema della tecnologia sono adesso i settori dell’energia rinnovabile e della “security” (sicurezza nazionale, sistemi di controllo e di riconoscimento biometrico). Ma è soprattutto l’aria di ottimismo che si respira nelle aziende e un modello imprenditoriale improntato al coraggio che fanno veramente la differenza e rendono questa parte di mondo per molti aspetti unica. Nella Silicon Valley tanti italiani hanno raggiunto posti di primo piano. Tanto che negli ultimi anni hanno fatto nascere ben tre associazioni che, con ruoli diversi, hanno un unico obiettivo: esportare il modello imprenditoriale anche in Italia costruendo un contatto permanente tra la realtà americana e le tante eccellenze che pure ci sono nel nostro Paese, ma che spesso da noi non riescono a trovare la fortuna che meriterebbero.

Mind the Bridge è una associazione nata nel 2007 con l’obiettivo di creare per la prima volta un collegamento diretto tra business plan italiani e le start up della Silicon Valley. “La missione che ci siamo dati – spiega Marco Marinucci, responsabile Content partnership di Google e anima dell’associazione – è individuare progetti italiani nel campo delle tecnologie e aiutarli a sbarcare nella Silicon Valley dove possono trovare imprenditori pronti a scommettere e investire sulla bontà dell’idea”. Tutto ruota intorno a un evento organizzato annualmente. L’associazione attraverso il sito raccoglie progetti e idee da presentare alle start up americane. Per il 2008 la deadline per l’iscrizione, che si può fare dal sito, è il 4 settembre. I progetti inviati vengono sottoposti al comitato di selezione, formato da 12 imprenditori e venture capitalist. I venti progetti scelti verranno poi presentati al “Venture Camp”, un evento che si terrà il 10 e 11 ottobre al Parco Scientifico Tecnologico di Venezia. Da qui usciranno i 5-6 progetti da portare in aprile nella Silicon Valley per presentarli ai venture capitalist americani. “L’associazione – spiega Marinucci – vuole essere prima di tutto un canale pratico che individui nuove idee interessanti in Italia e le aiuti a sbarcare nel mercato internazionale degli investitori per accedere a partnership o investimenti. Noi li affidiamo a mentori che in 4-5 mesi li aiutino a focalizzare l’idea imprenditoriale e a scrivere un business plan che possa avere maggiori possibilità di successo. Poi, ad aprile, li portiamo qui e li facciamo incontrare con investitori e società che studiano il piano e valutano su quali investire o stringere partnership”. L’anno scorso il successo è stato incoraggiante: dei 55 progetti presentati ne sono stati selezionati 5 e tutti sono andati avanti con sviluppi che vengono regolarmente seguiti sul sito. “Ci arriva di tutto – spiega Marinucci _ dal ragazzo fresco di università con un’ottima idea ai centri di ricerca e all’aziende che hanno anche 10 anni di attività, ma che in Italia non sono riuscite a decollare”.

Jeff Capaccio, avvocato, è l’anima del Silicon Valley Italian Executive Council (Sviec), un gruppo all’interno della Niaf (National Italian American Foundation), con 300 soci orientata esclusivamente alla fascia alta dei manager che hanno il potere nelle aziende hi-tech. Sviec è un networking che riunisce italiani e americani che si scambiano idee e discutono progetti di business. “Cerchiamo di facilitare gli scambi commerciali tra gli italiani che vivono qua e l’Italia – dice Jeff Capaccio – Qui si creano gli agganci e i contatti con i più prestigiosi venture capital e le start up: da Intel a Cisco e Hp”. Nella Silicon Valley non mancano le storie esemplari di innovazione italiana: da Federico Faggin, uno dei padri del microprocessore Intel, a Roberto Crea che in America nel 1978 creò l’insulina sintetica e oggi è una delle figure di spicco della biotecnologia commerciale; da Giacomo Marini e Pierluigi Zappacosta, tra i fondatori di Logitech, a Enzo Torresi, presidente di Olivetti Advanced Technologies Center. Tutti personaggi che ruotano intorno a Sviec che ogni anno organizza incontri di studio in Silicon Valley con una 30 di laureati italiani in ingegneria e economia e commercio. In due settimane gli studenti visitano 15-20 aziende e partecipano a corsi e seminari. Alcuni finiscono per trovare stage nella zona e fanno la tesi su realtà americane. “Qui si respira un’aria imprenditoriale dove tutto è possibile, c’è una cultura di rischio per la quale anche fallire è considerata una buona esperienza che ti insegna: fallire non è una brutta cosa perché vuol dire che ci hai provato”, spiega Capaccio. “C’è tanta energia e tanta carica, per questo uno che ha una buona idea qui trova sempre il talento manageriale e il denaro per decollare”. La Silicon Valley si è caratterizzata sempre di più non solo come una realtà locale, ma come uno stato mentale, punto di riferimento per tutto quello che è tecnologico e biotecnologico. “Noi lavoriamo molto con il Politecnico di Torino, la Bocconi di Milano e il Sant’Anna di Pisa – dice Capaccio – e con Niaf stanziamo oltre un milione di dollari l’anno per le borse di studio. Il fatto è che l’Italia ha ingegneri molto preparati, tra i migliori del mondo, che qui si sono sempre distinti, ma purtroppo manca di mentalità commerciale. Per questo cerchiamo di trasferire in Italia quanto c’è di buono da questa parte del mondo”.

La Business Association Italy America è nata nel 2005 e oggi conta oltre 5000 soci tra Italia e Usa. L’associazione è aperta a tutti e copre tutti i settori del business che hanno interessi legati all’Italia. “Lo spirito dell’associazione – spiega Matteo Fabiano, executive director – è creare eventi, momenti in cui riuniamo la comunità per creare un canale di comunicazione continuativo con tra l’Italia, la California e altri Stati americani”. Baia è focalizzata sulle tecnologie, le biotecnologie, le energie rinnovabili, ma anche i settori dell’import-export, dal cibo al vino, dai materiali da costruzione, all’arte e all’artigianato. “L’anno scorso abbiamo fatto partire due poli anche a Roma e Milano – dice Fabiano – Attraverso la piattaforma di social network e il blog quotidianamente avvengono scambi di idee e di opportunità. Un modo per esportare anche in Italia la mentalità e il modello di business che si è radicato nella Silicon Valley”.

L’agricoltura ha messo il turbo

Via Corriere.it

In un’Italia dall’economia ferma, c’è un settore che ha messo il turbo. È l’agricoltura, che nel primo trimestre è cresciuta del 6,9% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre l’industria ha registrato un aumento dello 0,6% soltanto e i servizi un misero 0,2%. A confermare la performance del settore primario sono arrivati i dati preliminari Istat. La decrescita dello 0,3% del Prodotto interno lordo è dovuta a una diminuzione del valore aggiunto dell’industria, a una sostanziale tenuta dei servizi. Tiene botta solo l’agricoltura, che conferma la crescita del suo valore aggiunto e, dopo anni duri, ha ritrovato la forma. Ma qual è il segreto? «Negli ultimi anni è cambiato l’imprenditore agricolo, che ha capito di doversi occupare anche di trasformazione e commercializzazione», spiega Federico Secchioni. Per il presidente di Confagricoltura, il cambiamento è avvenuto soprattutto nei settori viti-vinicolo, lattiero- caseario, e orto-frutta. Le insalate già preparate e confezionate sono un esempio. Più indietro il settore dei cereali, che ha una trasformazione industriale più complessa.

L’imprenditore moderno
La «svolta» dell’imprenditore agricolo è stata analizzata anche da un’indagine del Censis del marzo scorso. In Italia, dice il Centro studi investimenti sociali, esiste un nucleo vitale di imprenditori che sta proiettando in avanti l’agricoltura e che costituisce una «minoranza trainante » portatrice di una cultura moderna del fare azienda. Innovazione, orientamento al mercato e ottimizzazione dei fattori produttivi e dell’organizzazione sono gli ingredienti necessari per essere un agricoltore moderno. Il Censis ha individuato cinque protagonisti di questa nuova fase. Tra questi c’è Gabriella Fantolino, che ha deciso di portare avanti la passione del padre Andrea, fondatore di un’azienda di produzione e commercializzazione di uova. Qual è il loro punto di forza? «Seguiamo il nostro prodotto dall’inizio alla fine, cioè dal mangime per le galline a quando le uova arrivano sullo scaffale del supermercato —racconta Gabriella Fantolino —. Siamo noi a gestire lo spazio della vendita, abbiamo anche prodotto i mobili. Il nostro prodotto è fresco e imballato giornalmente, non possiamo trascurarlo nella parte finale dell’atto economico. Cerchiamo di fare in modo che il passaggio tra noi e il consumatore sia ridotto ai minimi, è lui il nostro vero cliente». Oltre a Fantolino, sono stati premiati anche la celeberrima azienda viti-vinicola Castello Banfi, Campoverde Agricola specializzata nella produzione e commercializzazione di pesche, nettarine e clementine, l’azienda di ricerca, ibridazione, selezione e marketing di varietà di rose Nirp international e il big del latte Cirio Agricola.

Giovani, campioni d’innovazione
Anche Coldiretti ha la sua classifica di agricoltori «top», selezionati dalla sezione giovani. Il concorso si chiama «Oscar Green» e premia le esperienze migliori di innovazione. Il vincitore di quest’anno per la categoria «esportare il territorio» è Giuseppe Riggio, che gestisce un’azienda agricola in provincia di Reggio Calabria. E che ha inventato l’adozione a distanza di un maiale di razza pregiata. Suo l’allevamento di suini grecanici, da cui ricava salumi naturali senza conservanti venduti direttamente al pubblico. Altre cinque le idee creative premiate. Davide Borghi di Reggio Emilia si è aggiudicato la vittoria per la categoria «Stile e cultura d’impresa» per aver recuperato la tradizione dell’allevamento di asini con la produzione di latte, alimenti e cosmetici a base di latte d’asina. Roberta Creta di Pietravairano (Ce) è stata premiata nella categoria «Campagna Amica» per aver creato prodotti innovativi come la gelatina di vino Aglianico. Paolo Marostegan di Camisano (Vi) ha vinto per la categoria «Sviluppo locale» con l’offerta del pacco famiglia. Gianenrico Spoldi di Trigolo (Cr) ha il primato nella categoria «Energia per il futuro» allevando maiali dai quali ottiene anche energia da biogas. Vincitore nella categoria «Oltre la filiera» è Alessandro Demarchi (Moretta, Cuneo) che ha razionalizzato la filiera che mette in relazione imprenditori agricoli e grande distribuzione.

Una navicella contro il cancro

Giovann Favro su La Stampa

La metà delle persone che lo contraggono, muore. Il cancro al colon è un killer spietato: è la seconda causa di morte per tumore dopo quello al polmone per gli uomini e al seno per le donne. Una malattia contro la quale c’è un’arma in più. Uno strumento che consente di diagnosticare il male con maggior precisione e più precocemente, senza causare dolore.

Per la prima volta al mondo Università e Regione, con la «Im3d- Medical Imaging Lab», lanciano una tecnica rivoluzionaria e uno screening per la prevenzione di questo tumore, cui parteciperanno – all’inizio del 2009 – 26 mila piemontesi.

Il progetto si chiama «Protéus», come la navicella che viaggiava nel corpo nel film di Fleischer; ha ricevuto 4 milioni e 700 mila euro (2,7 dei quali dall’assessorato all’Università), ed è stato presentato ieri alla Scuola universitaria per le Biotecnologie, dove avrà sede il cervellone centrale cui faranno capo gli ospedali coinvolti (per ora, oltre a Novara e Borgomanero, le Molinette, il Giovanni Bosco e l’Ircc di Candiolo).

Con il rettore Ezio Pelizzetti e il responsabile del centro di Imaging molecolare dell’ateneo Silvio Aime, ha raccontato i dettagli Daniele Regge, direttore della Radiologia dell’Ircc di Candiolo: «La chiave di Protéus è la colonscopia virtuale: una tecnica non invasiva che utilizza la tac. Anziché introdurre una sonda come nella colonscopia, la tac fotografa l’intestino dopo che il paziente ha bevuto un liquido di contrasto.

Dagli ospedali le immagini saranno inviate a una stazione di elaborazione dei dati, il Centro di Telediagnosi, il centro di calcolo al polo delle Biotecnologie: qui verrà stilato il referto scoprendo carcinomi, polipi e adenomi». In pratica, hanno spiegato Aime e Davide Dettori («Im3D») un nuovo software leggerà le immagini, registrando ogni variazione dalla norma. Il risultato sarà poi esaminato dal radiologo.

Nato da 6 anni di ricerche dell’Im3D con l’Ircc, Protéus ha il sostegno degli assessorati regionali alla Sanità e all’Università di Eleonora Artesio e Andrea Bairati, «per il perfetto incrocio tra ricerca pubblica e privata, e tra politica della scienza e della salute». Dopo i primi test, parte ora uno screenig su grandi numeri di persone tra la popolazione più a rischio (gli over 58). Se diagnosticato in tempo, il cancro del colon-retto si cura nel 90% dei casi.

Il venture capital su la7

Domenica 6 gennaio 2008, alle 23.30 circa, La7 ha dedicato una puntata del suo newsmagazine “Reality” al Venture Capital con un reportage di 26 minuti realizzato in California, Wisconsin e Utah. Interviste al venture capitalist Timothy Draper e a Jarold Hutchings, il ventiquattrenne che a Salt Lake City ha creato un fondo d’investimento di 8 milioni di dollari gestito solo da studenti universitari.

Uno sguardo sul Venture capital italiano nella Silicon Valley con Giacomo Marini (Aurora Biofuels-Noventi) Enzo Torresi (A4Vison- Myqube) Roberto Crea (Creagri) e il punto sugli ultimi business nel campo delle biotecnologie, delle energie alternative e dei sistemi di sicurezza tridimensionali.

Le telecamere de La7 hanno poi seguito l’esperienza dei 5 giovani ricercatori italiani, vincitori del programma Fullbright Best dell’ambasciata americana a Roma, che hanno passato 6 mesi nella Silicon Valley ed anche l’incontro di un gruppo di imprenditori italiani con i Business Angels di Milwaukee alla ricerca dei segreti degli angel investors.

Il reportage, è disponibile registrato sul sito del programma della 7