Partire per il Libano?

L’idea di porre una forza di interposizione europea in Libano e` ambivalente.

E` certamente apprezzabile se permette di trovare una via d’uscita all’attuale situazione da incubo dove il rapimento di due soldati ha portato alla semi-distruzione del Libano, successive rappresaglie con missili su citta` israeliane, 37 morti Israeliani (ebrei ed arabi)  e 380 morti Libanesi  (fonte: New York Times 24/07/2006).
Gli Italiani possono comprendere l’iniziale sgomento per il rapimento dei due soldati, infatti seguirono con apprensione il rapimento di due giovani donne in Iraq, (Simona Torretta e Simona  Pari, due volontarie disarmate ), e sanno quanto possa essere penoso subire un rapimento di due connazionali per mano di stranieri.

Andare in Libano e’ un grosso rischio, se
a) non sara` possibile far percepire da tutte le parti in causa la nostra forza come qualcosa di davvero autonomo.
b) se non saremo in grado di avere una forza superiore a quella delle parti in causa.

Se in Libano saremo o saremo percepiti dall’una o dall’altra parte come un surrogato di una delle due parti in causa, allora diverremo (i nostri soldati diverranno) prima dei pupazzi e poi carne da macello. Potranno facilmente divenire oggetto del tiro incrociato delle due parti e di attentati.
Al tutto si aggiunga che un arbitro ha senso quando e` davvero in grado di fermare il pallone in gioco e dare dei cartellini rossi, non quando si prende delle pallonate in faccia dalle due squadre.

Qui ritorniamo alla vicenda solita.
L’Europa e` divisa e non possiede una forza armata unica e rispettata. Le forze armate sono fondamentalmente una destinazione di tagli di bilancio da parte di quasi tutti i governi europei.
Il lavoro dei militari e disprezzato da molti, anche perche’ spesso i politici hanno assegnato ai militari  delle missioni ingiuste o impossibili. In questo modo i militari sono divenuti gli obiettivi di critiche che avremmo dovuto rivolgere ai politici che li comandavano.

C’e` seriamente da chiedersi, se prima di impegnarci in decine di missioni in giro per il mondo non sarebbe il caso di pensare ad avere un esercito davvero in grado di provvedere alla difesa dell’Europa.

Sol Leone davanti allo Stadio

Ieri sarebbe s stato giusto convocare la Giunta del Comune  di Torino sul piazzale di cemento tra il Pala Isozaki / lo stadio olimpico  e cio’ che rimane di Piazza D’armi.
Avrebbero potuto apprezzare la piacevole frescura che han creato eliminando ogni pianta in quell’area.
Il problema e` che queste grandi distese di cemento creano delle masse di aria calda che poi sale nelle case di chi non ha potuto lasciare la citta` e ne mette la vita in pericolo.
Che le estati stiano divenendo sempre piu’ calde non e` un segreto. Un po’ di sensibilita` dovrebbe indurre a non creare certe fornaci come quel piazzale.

Telecamere a San Salvario

Pare davvero che gli incroci delle vie Berthollet, Goito, Belfiore e Baretti piacciano davvero a chi spaccia. Forse e` la vicinanza a Porta Nuova che rende il posto tanto attraente.
Pare anche che la Polizia non possa essere sempre li’ a controllare adeguatamente.
Non sarebbe il caso di mettere alcune telecamere?
Non eliminerebbero  il problema dello spaccio a Torino, ma forse ridurrebberio i problemi degli abitanti di quella zona.

Napolitano sbaglia

Il Capo dello Stato sta frequentemente intervenendo su temi che sono di competenza delle forze politiche e del Parlamento. Non sta a lui dire se esistono "gruppi [politici] anacronistici". In molti casi condividiamo le sue opinioni, ma non possiamo essere d`accordo che il Presidente della Repubblica si comporti come un esponente politico di partito. Non e` piu’ quello il suo mestiere. Ora e` il Capo dello Stato e deve solo mirare all’unita` del paese e al rispetto delle regole (la Costituzione), non al tipo di scelte da fare.

Palestina, Israele, Libano e noi.

Non e` difficile sentire frustrazione ed impotenza davanti ad una situazione come quella del Medio Oriente che va via via degenerando, con numeri sempre piu’ grandi di vittime.
C`e` da aspettarsi che presto non solo il nostro parlamento, ma anche i consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali interverranno con dichiarazioni indignate di condanna dell’uno, dell’ altro o di tutti. Abbiamo visto quanto utili siano stati questi messaggi negli ultimi trent’anni.
L’unica scelta seria sarebbe pensare a noi stessi cercare di diventare qualcosa di significativo all’unico livello a cui possiamo davvero contare qualcosa: a livello europeo. L’Europa dovrebbe divenire qalcosa di solido, capace di provvedere a se stesso almeno in un settore essenziale come quello della difesa. Oggi abbiamo forze armate in vari continenti, ma non siamo in grado di provvedere a noi stessi. Oggi le nostre forze armate sono spesso considerate poco o nulla, anche perche` spesso han ricevuto dai politici compiti sbagliati o irrealizzabili. In ogni caso parlare di forze armate italiane non ha senso. Nessuna vera decisione puo’ essere presa a livello di Italia. Possiamo  solo limitarci a seguire il gruppo un po’ come delle pecore.
L’Europa dovrebbe avere una sua forza armata capace di difenderla e di difendere i valori in cui essa crede. Oggi l’Europa accetta pigramente di lasciare ad altri, agli Americani, la sua difesa, salvo poi criticare le loro scelte ad ogni pie` sospinto.L’Alleanza con gli USA e`squilibrata perche’ loro provvedono alla nostra difesa, ma noi non provvediamo alla loro. Noi dipendiamo da loro, senza alcuna reciprocita`.
Non tutti gli europei  vogliono un esercito ed una politica estera davvero comuni. Una buona scusa per non far nulla? Parta chi  vuole. Non ci si nasconda dietro il rifiuto di alcuni.
Ci sono le accademmie militari da unificare ed armonizzare, ci sono gli armamenti da uniformare, ci sono le ambasciate da fondere, ci sono tanti sprechi da evitare. In Europa tutto e` sempre iniziato perche` un piccolo gruppo di cocciuti lo ha voluto. Quel metodo resta valido.
Solo quando l’Europa avra` un suo esercito ed una sua diplomazia comuni avra` senso indignarsi per cosa succede nel mondo. Per ora le nostre parole altisonanti denunciano solo la nostra ipocrisia. E` chiaro che non siamo intenzionati a muovere un dito per nessuno.
Noi ci nutriamo di parole e lasciamo  che ad agire siano gli altri.

Una squadra

E` incredibile che gli Italiani abbiano vinto grazie alla caratteristica che un po’ in tutti i settori meno li contraddistingue: la capacita’ di fare squadra.
In politica, in economia, nelle associazioni , nel volontariato, nell’arte, nei gruppi informali l’essere prima-donna o cane sciolto, l’essere individuo in barba al gruppo e` la regola.
La Nazionale ci ha insegnato che fare squadra, rinunciare un po’ a se’ stessi a vantaggio del collettivo, da frutti.
Se imparassimo questa lezione, il mondiale diverebbe un momento utilissimo oltre che piacevole.

In difesa di Zidane

Mentre celebriamo l’inattesa vittoria dell’Italia al mondiale di calcio ci resta un po’ l’amaro in bocca per aver visto un campionissimo amato e rispettato come Zidane uscire vergognosamente in seguito ad un fallo indegno.
Non credo sia giusto che nella nostra memoria ci sia troppo spazio per quella brutta scena. Io penso che la principale colpa di Zidane sia stata quella di voler restare in campo anche quando una dolorosissima lussazione della spalla gli rendeva il tempo penosissimo. Sappiamo come le lussazioni della spalla siano infortuni tanto  dolorosi e probabilmente Zidane non era piu’ propriamente in grado di intendere e volere. Il fatto di sentirsi afferrare, non brutalmente, le braccia deve aver scatenato in lui una reazione assurda, conducendolo ad un atto inammissibile, per cui e` stato giustamente espulso.
Questo non era lo Zidane che abbiamo conosciuto ed amato per tanti anni, quel fallo va dimenticato nella gioia per la vittoria.

Stupinigi, proprieta` dei Piemontesi

La Regione Piemonte ha deciso di comprare per 70 milioni di euro le terre che appartenevano all’Ordine Mauriziano. In questo modo divengono della Regione le terre attorno a Stupinigi, Sant’ Antonio di Ranverso e Staffarda.
In questo modo si evita che queste terre vengano acquisite da privati interessati a trasformarle in aree edificabili. La Regione viene a trovarsi in una posizione molto piu’ forte per rafforzare la natura di parco di queste aree. Diverso e` legiferare e porre vincoli, rispetto ad essere padroni.

L’Ordine Mauriziano, dopo la cessione degli ospedali alla Regione Piemonte, restera’ proprietario dei monumenti (la palazzina di Stupinigi, la chiesa di S.Antonio ed il Monastero di Staffarda), divenendo praticamente un ente, che si occupa di beni culturali. Forse chi lo amministrera` dovra` pensare a forme di collaborazione con altri enti simili come il FAI (Fondo Ambiente Italiano). L’amministrazione di un piu’ ampio circuito di beni culturali puo’ essere piu’ efficiente della gestione di pochi gioielli.

La Regione Piemonte ora dovra` iniziare a pensare seriamente a come difendere ed al contempo rendere fruibili le aree che ha acquistato. Inoltre dovra` iniziare a discutere con l’Ordine di progetti futuri che coinvolgano i monumenti.

E` stato fatto un passo positivo, ora bisognera` vedere se si sara` capaci di farne altri nella giusta direzione.

Afganistan: mission impossible

I nostri
soldati sono  in Afganistan nell’ambito di una missione
di pace e di ricostruzione. E` encomiabile cio’ che fanno per aiutare la gente
di quel paese.
Altri  paesi sono in Afganistan in una missione di antiterrorismo o si occupano di lotta al
narcotraffico e di lotta alla coltivazione dell’oppio.

E` molto
difficile far capire a tutti gli Afgani la differenza tra queste varie
missioni. Per loro gli occidentali sono abbastanza un tutt’uno, anche perche`
si tratta di paesi di origine non islamica tra loro alleati.

 Quand’anche fosse
possible che in uno stesso paese operassero diversi contingenti con missioni
cosi’ diverse (ricostruzione, antiterrorismo e anti-narcotici) bisognerebbe che
seguissero tutti le stesse norme di ingaggio e gli stessi criteri,  nonche` operassero all’interno di un chiaro
progetto di sviluppo del paese.

Purtroppo non
tutti operano seguendo le stesse regole. I giornali americani (ad esempio il New York Times) piu’ volte ci
hanno riferito di villaggi bombardati e bruciati per la presunta presenza di
terroristi nel circondario. A parte il fatto che in certi casi si e` potuto
provare che si sono confuse feste di nozze con adunate di Al kaida, anche nei casi in cui l’intelligence sia di una
migliore qualita` e ci si trovi davvero in presenza di assassini, dovrebbe valere
la regola contrattata da Abramo con Dio in Genesi, 18, 20-23. Il fatto
che in un posto ci siano anche pochi innocenti e` motivo sufficiente per non
distruggere quel posto, per quanto tremende siano le colpe dei tanti deliquenti presenti in quella localita`.
Spesso sembra che  i nostri amici americani ignorino questa norma.
Cio’ deteriora considerevolmente l’immagine di tutte le truppe occidentali
presenti in Afganistan, rendendo molto difficile conquistare “hearts and minds”
(i cuori e le menti) degli Afgani. Cio’ ad esempio non li stimola a denunciare,
come dovrebbero, qualcuno che sta per piazzare una bomba e facilita l’arruolamento nei gruppi antidemocratici che fan uso di bombe ed attentati.

Infine manca un
vero progetto per l’Afganistan. Si distruggono le coltivazioni di oppio, ma non
si offre un prezzo minimo garantito per le produzioni non oppiacee come ad
esempio il grano e gli animali d`allevamento.
Con che cuore i
contadini afgani devono smettere di coltivare la droga, se non vedono
un’alternativa? Quanto e` realistica una battaglia cosi’ condotta?
I fondi
occidentali disponibili per l’Afganistan sono poca cosa, se si esclude le spese
militari.
I nostri soldati
sono ammirevoli e coraggiosi; a loro va nostra gratitudine ed il nostro
rispetto.
La missione che
devono svolgere, cosi’ come e’ ora,  purtroppo,  e’ impossibile.