Afganistan: mission impossible

I nostri
soldati sono  in Afganistan nell’ambito di una missione
di pace e di ricostruzione. E` encomiabile cio’ che fanno per aiutare la gente
di quel paese.
Altri  paesi sono in Afganistan in una missione di antiterrorismo o si occupano di lotta al
narcotraffico e di lotta alla coltivazione dell’oppio.

E` molto
difficile far capire a tutti gli Afgani la differenza tra queste varie
missioni. Per loro gli occidentali sono abbastanza un tutt’uno, anche perche`
si tratta di paesi di origine non islamica tra loro alleati.

 Quand’anche fosse
possible che in uno stesso paese operassero diversi contingenti con missioni
cosi’ diverse (ricostruzione, antiterrorismo e anti-narcotici) bisognerebbe che
seguissero tutti le stesse norme di ingaggio e gli stessi criteri,  nonche` operassero all’interno di un chiaro
progetto di sviluppo del paese.

Purtroppo non
tutti operano seguendo le stesse regole. I giornali americani (ad esempio il New York Times) piu’ volte ci
hanno riferito di villaggi bombardati e bruciati per la presunta presenza di
terroristi nel circondario. A parte il fatto che in certi casi si e` potuto
provare che si sono confuse feste di nozze con adunate di Al kaida, anche nei casi in cui l’intelligence sia di una
migliore qualita` e ci si trovi davvero in presenza di assassini, dovrebbe valere
la regola contrattata da Abramo con Dio in Genesi, 18, 20-23. Il fatto
che in un posto ci siano anche pochi innocenti e` motivo sufficiente per non
distruggere quel posto, per quanto tremende siano le colpe dei tanti deliquenti presenti in quella localita`.
Spesso sembra che  i nostri amici americani ignorino questa norma.
Cio’ deteriora considerevolmente l’immagine di tutte le truppe occidentali
presenti in Afganistan, rendendo molto difficile conquistare “hearts and minds”
(i cuori e le menti) degli Afgani. Cio’ ad esempio non li stimola a denunciare,
come dovrebbero, qualcuno che sta per piazzare una bomba e facilita l’arruolamento nei gruppi antidemocratici che fan uso di bombe ed attentati.

Infine manca un
vero progetto per l’Afganistan. Si distruggono le coltivazioni di oppio, ma non
si offre un prezzo minimo garantito per le produzioni non oppiacee come ad
esempio il grano e gli animali d`allevamento.
Con che cuore i
contadini afgani devono smettere di coltivare la droga, se non vedono
un’alternativa? Quanto e` realistica una battaglia cosi’ condotta?
I fondi
occidentali disponibili per l’Afganistan sono poca cosa, se si esclude le spese
militari.
I nostri soldati
sono ammirevoli e coraggiosi; a loro va nostra gratitudine ed il nostro
rispetto.
La missione che
devono svolgere, cosi’ come e’ ora,  purtroppo,  e’ impossibile.

Autore: Gustavo Rinaldi

Nato a Torino nel 1967, la sua prima maestra e` stata una vittima delle repressioni bolsceviche, Maria Bruch. Ha frequentato sia la scuola pubblica che quella dei Gesuiti. Come volontario ha promosso prima una raccolta carta e poi la riorganizzazione del gentro di formazione agricola di Andriamboasary in Madagascar. Ha fondato l'associazione Enthusiasmus che per piu' di dieci anni si e` occupata di formazione politico-sociale dei giovani, permettendo a molti giovani di conoscere il mondo esterno ed a qualcuno/a di trovare moglie o marito. Nel 1991 e` stato testimone oculare dei moti di piazza che a Leningrado si opponevano al tentato golpe anti-riformatore. Nel 1994 si e` laureato in economia con Sergio Ricossa ed ha prestato servizio presso l'Istituto Penale Minorile "Ferrante Aporti", occupandosi dei denari e delle spese dei detenuti. Dal 1995 ha iniziato a lavorare per diversi progetti di valutazione e formazione promossi dall'Unione Europea e da altri enti nell'ex Unione Sovietica. Nel 2000-2001 e` stato consigliere economico del governo della Georgia. Nel 2006 ha conseguito il Ph.D. in economics all'Imperial College dell'University of London. Ha lavorato come economista per l'Institute of Alcohol Studies di Londra. Dal 2008 lavora per l'universita' di Torino dove oggi insegna public economics; insegna inoltre fundamentals in mathematics ed economics for managers ad ESCP-Europe.