Buoni taxi vincolati al reddito: i disabili insorgono

Finora se ne parlava come di un rischio, ma ora pare stia diventando realtà. L’assessore ai trasporti di Torino, Claudio Lubatti, ha comunicato la decisione di vincolare l’erogazione dei buoni taxi per i disabili al reddito familiare Ise/Isee, con una minima compartecipazione da parte del Comune. Le associazioni di categoria insorgono, denunciando una palese violazione del diritto alla mobilità.

Tra gli enti capofila nella battaglia contro il nuovo sistema di erogazione c’è l’Uici (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti) piemontese. In questi giorni l’associazione ha scritto una lettera al sindaco Piero Fassino, chiedendo un suo intervento per risolvere il problema. E se fino a qualche settimana fa i toni erano allarmati, ma concilianti, ora la protesta si fa serrata, dura e senza mezzi termini. “Nel piano del Trasporto Pubblico Locale evidentemente non c’è più posto per i disabili” si legge nella lettera. Secondo Enzo Tomatis, presidente regionale Uici, la situazione che si prospetta avrebbe come unico risultato “emarginare i ciechi assoluti e i disabili motori gravi, facendoli ripiombare agli anni Settanta”. Leggi tutto “Buoni taxi vincolati al reddito: i disabili insorgono”

La metro di Torino diventa più accessibile

Bisogna dire che fin da subito la metro di Torino è stata pensata con un occhio di riguardo per i disabili visivi: varco speciale riservato agli ipovedenti, pavimenti con percorsi guida in rilievo, doppie porte di sicurezza, annuncio vocale delle fermate. Si tratta di piccoli accorgimenti che possono rendere un po’ più semplice la vita delle persone disabili e alla fine avvantaggiare tutti, aumentando la qualità del servizio. Un servizio che forse non è il migliore possibile (ad esempio i cartelli con le indicazioni stradali, es. ” Uscita Porta Susa Stazione Ferroviaria” sono sistemati in alto e hanno caratteri piccoli), ma che sicuramente è già un buon punto di partenza. E da oggi la metro diventa ancora più accessibile. Leggi tutto “La metro di Torino diventa più accessibile”

Un decoder per ciechi: anche così si vince il digital divide

Ormai lo sappiamo: siamo immersi fino al collo nell’era digitale. Nel 2012 in tutta Italia si completa il cosiddetto ‘switch off’, cioè quel processo che manda definitivamente in pensione il segnale analogico e con lui i vecchi televisori. Il Piemonte è stata una delle prime regioni a sperimentare la conversione al digitale: un passaggio all’inizio tutt’altro che indolore (per giorni varie aree della regione sono rimaste senza tv), ma ormai metabolizzato. Il decoder, un po’ come il pc o il cellulare, è diventato un oggetto chiave per accedere al mondo dell’informazione. E come tutte le novità ha la sua doppia faccia: per chi riesce ad adeguarsi è un’occasione, ma per chi rimane indietro rischia di diventare una barriera. Usare un decoder può essere molto complicato o addirittura impossibile per un disabile visivo. Da qui l’idea dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che sta studiando un modello accessibile. Leggi tutto “Un decoder per ciechi: anche così si vince il digital divide”

Servizio Civile: drastico crollo di volontari per l’Unione Ciechi

Venerdì scade il bando 2011 per il Servizio Civile, destinato ai giovani disponibili a impegnarsi nel sociale per un anno. A parte il generale calo di posti disponibili (che purtroppo non è certo storia solo di quest’anno) c’è un dato che colpisce: il nuovo bando è una ‘bastonata’ per l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, che è stata notevolmente penalizzata rispetto a un anno fa: se nel 2010 l’Uici poteva contare su 730 volontari, quest’anno il numero si è ridotto a 509. Ben 221 persone in meno, con una flessione negativa del 30,3%. Leggi tutto “Servizio Civile: drastico crollo di volontari per l’Unione Ciechi”

Sinestesie (parte seconda): oltre la scena, il teatro che si ascolta

La scena più famosa è senz’altro quella della pazzia. L’orchestra tace, Lucia rimane da sola e dialoga con un flauto. Questo strumento diventa quasi un personaggio, un’entità ambigua e sfuggente che solo la protagonista, nel suo stato di alienazione, riesce a percepire. E’ un momento di grande intensità emotiva, capace di toccare corde profonde. Stiamo parlato di Lucia di Lammermoor, opera di Gaetano Donizetti, un fiore all’occhiello del melodramma italiano. Grazie a una collaborazione tra il Teatro Regio di Torino, l’Unione dei Ciechi e l’associazione Isiviù, l’incanto di questo spettacolo diventa accessibile anche a un gruppo di non vedenti e ipovedenti. Ecco come.

Tecnicamente si chiama audiodescrizione ed è una conquista dei nostri tempi (visto che è possibile solo grazie a un sistema di auricolari collegati con una trasmittente), anche se in realtà questa tecnica ha alle spalle una lunga storia. Grandi autori e drammaturghi hanno sostenuto che a volte “il racconto del teatro è più interessante del teatro”, perché lascia aperti i canali dell’immaginazione. E quando parliamo di opera lirica, cioè di uno spettacolo che affida alla musica un ruolo drammatico, questa considerazione diventa ancora più pregnante.

E’ una calda serata di inizio estate, il sole all’imbrunire distende i suoi colori sull’atrio del Regio. Lentamente il pubblico prende posto in teatro. Le luci si abbassano, il brusio cala. Il maestro Bruno Campanella solleva la bacchetta per dare l’attacco all’orchestra e d’improvviso l’aria è piena delle prime note della Sinfonia. Si comincia. Gli ospiti ciechi e ipovedenti hanno già indossato le cuffie mentre la voce guida annuncia la comparsa del coro. A “raccontare” la scena è Barbara Marsala (Isiviù), un timbro caldo e pacato: si ritaglia con discrezione i suoi spazi tra un’aria e l’altra, fa il possibile per non “disturbare” la musica e non spezzare i momenti più carichi di emozione.

Le persone cieche devono costruire il quadro “da zero”, invece gli ipovedenti riescono a cogliere qualcosa del meraviglioso allestimento pensato dal regista Graham Vick, ma la voce guida è comunque molto utile anche a loro, perché li aiuta a cogliere alcuni dettagli carichi di significato: il pallore sul volto di Lucia, il tremore di lei, il gesto di impazienza con cui Enrico (fratello della protagonista) vuota il bicchiere di vino. Piccole tessere che messe insieme compongono un mosaico di aspetti psicologici e di felici intuizioni drammatiche. La serata è un successo: molti gli applausi a scena aperta e tripudio conclusivo per il cast. Al termine dello spettacolo nel gruppo di ciechi e ipovedenti c’è grande soddisfazione: ciascuno ha “visto”, pensato, costruito la scena a modo suo (certamente introducendovi qualche tratto personale); tutti si portano a casa un’esperienza emozionante che sarebbe bello poter replicare in futuro.