I formaggi Piemontesi a cui non si può rinunciare

Per quanto riguarda le eccellenze casearie di certo il Piemonte ricopre un ruolo di primo piano nella produzione dei formaggi. Toma, Bra, Castelmagno, Paglierina, Maccagno e Montebore sono i primi dell’indice dei formaggi piemontesi da assaporare, esistono bontà millenarie che raccontano storie grandi e infiniti sapori  

Merita senza alcun dubbio un breve viaggio alla scoperta di prodotti eccezionali.

Pasta dura o molle, freschi o stagionati. La varietà dei formaggi piemontesi è davvero lunga, tanto che si contano più di 30 prodotti caseari della regione. Di questi, ben 9 sono stati considerati meritevoli di fregiarsi del marchio DOP. Abbiamo selezionato la nostra personale lista dei formaggi piemontesi a cui non si può rinunciare. Ecco quali sono i formaggi degni di nota, e i più pregiati da degustare come non ci fosse un domani.

 

Bra Morbido

Il Bra

Uno dei formaggi più deliziosi e noti in Italia, prende il nome dalla cittadina, Bra, in provincia di Cuneo dove viene prodotto. Ne esistono due versioni, duro e tenero, inoltre hanno un metodo di produzione leggermente differente, soprattutto una diversa stagionatura, circa 45 giorni per il tipo Tenero, arriva invece a 180 giorni per quello Duro. Il Bra duro si presenta con una crosta dura, una pasta di color giallo paglierino e un aroma molto saporita, il secondo ha invece una pasta tenera, un colore che sfocia sul bianco e un gusto più delicato.

 

Raschera

La Raschera

Presidio Slow Food, è un formaggio che ha origine dai pascoli di alpeggio attorno alle Alpi Marittime e nelle circostanti Valli monregalesi in Provincia di Cuneo. La pasta è semidura di latte vaccino, viene stagionato almeno 30 giorni, il sapore è moderatamente piccante, per via delle sue goderecce caratteristiche è largamente apprezzato anche come ingrediente in cucina. Il formaggio ha origine alla fine del 1400, allora esisteva un contratto d’affitto in cui si pretendeva dai pastori della zona di Pamparato un pagamento con le forme di Raschera.

 

Robiola

La Robiola di Roccaverano

La Robiola di Roccaverano Dop è una variante della classica Robiola delle Langhe, viene prodotta con latte crudo scremato misto (caprino al 50%, vaccino e ovino) ed è l’unica disponibile in inverno. Ha bisogno di almeno tre giorni di stagionatura fino oltre i trenta. La pasta ha un color avorio, il sapore è leggermente acidulo. La mostarda d’uva (chiamata cougnà nel Cuneese) è l’accompagnamento per eccellenza.

 

Castelmagno-alpeggio

 

Il Castelmagno

E’ contrassegnato da un marchio che ricorda una croce occitana, ha un sapore forte, che si addolcisce se va accompagnato con mieli o confetture. E’ prodotto tutto l’anno in tre minuscoli comuni della Val Grana, in provincia di Cuneo; Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana. Si adopera latte vaccino scremato crudo, la pasta è semidura paglierina e granulosa, con erborinatura blu-verdastra dopo la stagionatura, che avviene all’interno di grotte naturali di tufo, che gli conferiscono la famosa aroma  intensa.

 

Montebore

Il Montebore

Un formaggio quasi perduto. Il Montebore era prodotto e gustato già nel XII secolo, fonti storiche narrano che nel 1489 venne servito al pranzo di nozze tra Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona.

Agli inizi degli anni Ottanta rischia l’estinzione quando le montagne dell’Appennino si spopolano. Il ritorno si deve a a Slow Food e a Maurizio Fava, che contatta Carolina Bracco, l’ultima donna che sapeva produrlo. Grazie a loro riparte a fine anni Novanta, e  oggi è disponibile grazie al lavoro della Cooperativa Vallenostra.

Si produce a Mongiardino Ligure, e in Val Borbera territorio alessandrino. Il Montebore è una sovrapposizione di tre o cinque strati di formaggio che si fondono l’un con l’altro. Viene realizzato con latte misto crudo, la pasta è morbida di colore bianco. Si può consumare fresco, oppure dopo una stagionatura che dura fino a quattro mesi.

 

La Toma Dop

E’ il tipico formaggio piemontese, prodotto con latte vaccino, presenta caratteristiche gustative diverse a seconda se si tratta della produzione tradizionale ottenuta a partire dal latte intero o della variante semigrassa ottenuta con latte scremato. Nel primo caso la crosta è elastica e liscia con un color bruno rossiccio, dipende dalla stagionatura, mentre la pasta ha un colore giallo paglierino, il sapore ha una aroma delicata dolce e gradevole. Nella variante semigrassa la crosta è poco elastica, ha un colore paglierino carico al bruno rossiccio, il sapore è intenso ed armonico, di aroma fragrante che diviene più caratteristico con la stagionatura. E’ l’unico formaggio DOP la cui produzione si estende in tutto il territorio regionale in quanto la zona di provenienza del latte, di trasformazione, stagionatura ed elaborazione del formaggio Toma Piemontese comprende l’intero territorio amministrativo delle province di Cuneo, Torino, Biella, Vercelli, Novara e Verbania e alcuni comuni in provincia di Asti.

 

Il grande patrimonio dei formaggi piemontese deve la sua varietà ai tantissimi allevamenti di piccole e medie dimensioni, la loro bontà era apprezzata sino dal tempo dei Romani che viene documentata da numerose fonti. Nelle zone collinari, prealpine e alpine della regione si riproducono e pascolano diverse razze, la maggior parte autoctone di mucche, ovini e caprini. E’ proprio grazie alle radici storiche e di origine di molte produzioni, oggi si susseguono alle diverse generazioni che portano avanti le tradizioni secolari, i formaggi piemontesi sono alcuni dei segni distintivi che esprimono il territorio Piemontese.