Vinolento

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Vinolento

Vinolento

Via Corte d’Appello, 13, Torino

Tel. 011 1950 8801

Orari: aperti dal martedì alla domenica con orario continuato da pranzo a tarda sera

VOTO FINALE: 7

 

ATMOSFERA [VOTO: 7]

Finalmente una bella novità nel quadrilatero romano, dove le proposte non mancano, ma la qualità spesso latita. Al Vinolento – già il nome predispone a serate alcoliche di gran relax – tutto sa di nuovo e pulito (l’apertura risale a dicembre 2014). Pareti chiare, soffitti a volta, arredi minimal (fin troppo), tavoli e scaffalature in legno e metallo, bella musica in sottofondo. Il risultato è piacevole anche se un tantino freddo. Basterebbe ridipingere le pareti con tonalità più avvolgenti e coprire la ceramica con un parquet. Aperti di domenica sera, evviva!

CUCINA [VOTO: 7 ½ ]

Per essere un locale che si propone come cantina con cucina, lo chef fa la sua bella figura. Il menu offre poche portate, ma si apprezza la ricerca dell’ingrediente insolito, dell’accostamento inaspettato. Tra gli antipasti, per esempio, lo squisito sformato di fromage Bleu al Porto con composta di cipolle rosse, la sfiziosa insalata di aringa con finocchio e arancia, il ghiotto tomino al cartoccio con miele e frutta secca, il timballo di melanzane e cuore di grano, l’insalatina con tarassaco, valerianella, mele e caprino. Anche i primi tentano nuove strade: crema di crescione con uovo poché, tagliatelle cozze e mandorle al curry, ravioli ai carciofi impreziositi da carciofi impanati e croccanti (ottimi!). Più conservativi i secondi: stracotto di vitello, spiedino alla messinese, pollo croccante al sesamo e miele, baccalà mantecato su polenta. Sui dolci, invece, occorre lavorare: il crumble alle fragole ne esce senza lode e senza infamia, lo strudel di mele con zabaione è in porzione troppo mignon per poter essere apprezzato, la marquise al caffè è fresca e piacevole ma par di mangiare una granita. Simpatici e golosi gli appetizers in stile tapas (pane burro e acciuga, tomini rucola e pistacchio, pinzimonio, spiedini salsiccia e rape). Il top è la caponatina. La cantina offre quasi 300 etichette diverse. Particolare attenzione ai piccoli produttori, ai vini naturali, da viticoltura biologica e pratiche biodinamiche.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]

A gestire il traffico, un ragazzo simpatico e appassionato, che si sofferma a conversare con i clienti e raccontare piatti e vini. Il servizio, acerbo e molto informale, ogni tanto rallenta o scivola sui dettagli.

PREZZI [VOTO: 7]

Carta onesta: antipasti 7,50 euro, primi 8,50, secondi 12, dolci 4,50. Appetizers tra i 2 e i 4 euro. Volendo, menu degustazione a 30 euro. A pranzo, anche primi in mezza porzione a 4,50 euro.

PIATTO FORTE

Le sarde alla beccafico meritano un inchino: impanatura croccante, perfetta dose di ingredienti, contorno azzeccato (chips di patate vitelotte, dall’inconfondibile colore violetto).

PIATTO DEBOLE

Il muffin salato è una nota stonata tra gli stuzzichevoli appetizers.

TOILETTE [VOTO: 8]

Pulita, ordinata, nuova di zecca.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Intervenire sulla parte debole del menu: i dessert.

Ristorante Al Campidoglio

campidoglioRistorante Al Campidoglio
Via Rocciamelone, 17 – Torino
Tel. 011.69.81.973
Chiuso sabato a pranzo e lunedì sera

VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]
Nel delizioso e pacifico Borgo Campidoglio, il ristorante omonimo passa quasi inosservato, tanto è discreto nel proporsi. Anche all’interno l’atmosfera è piuttosto anonima: arredi essenziali e datati (a parte qualche bella immagine di Torino), pareti giallognole, pavimento in cotto. L’assenza di personalità lo rende simile a tanti altri, e quindi facilmente dimenticabile. Si consiglia passeggiata post-prandiale per i viottoli del quartiere per godere del Museo d’Arte Urbana, insediamento artistico permanente all’aperto.

CUCINA [VOTO: 7]
La cucina è di quelle che, se affinate, possono dare belle soddisfazioni. Pochi fronzoli, sapori schietti, porzioni giuste. Il menu passa con disinvoltura dalla terra al mare: tagliata di fassone e spiedino di gamberi, scottadito d’agnello e merluzzo al pistacchio, cavatelli con verdure e orecchiette con le vongole. Alcuni piatti passano felicemente l’esame (le penne al salmone, l’insalata tiepida di polipo, i cestinetti di parmigiano con carciofi e pistacchi, i ravioli di baccalà con vellutata di zucchine e broccoli), altri richiedono un ripasso (le penne con peperoni e pancetta sono ben emulsionate ma non lasciano il segno; la scottata di tonno andrebbe tolta dalla piastra molto prima, la sovracoscia di pollo al forno è troppo asciutta). I dolci sono tutti promossi al primo scrutinio: a primeggiare, il tiramisù con amaretti di Mombaruzzo e la delicata sfoglia con chantilly e crema di marroni.

STAFF [VOTO: 6 ½ ]
Lo staff è molto cortese e, soprattutto a pranzo, corre tanto (forse troppo), cadendo vittima di distrazioni che si potrebbero facilmente evitare. Un esempio? Esaurite le patate, in cucina decidono di cambiarci il contorno senza avvisarci e ci rifilano i fagiolini. E se non ci piacessero?

PREZZI [VOTO: 7]
La formula del pranzo a 7 euro con primo, secondo e contorno è quasi imbattibile. La sera, menu degustazione terra a 22 euro, mare a 25. Alla carta, antipasti 8/11 euro, primi 7/10, secondi 9/13, dolci 4/5.

PIATTO FORTE

La rilettura del tiramisù in versione amaretti strappa la lode.

PIATTO DEBOLE

Se il pangasio in Italia non gode di buona fama, ci sarà un motivo. Perché proporlo?

TOILETTE [VOTO: 6]

Anonima ma pulita e in ordine, come il resto del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Le cene con coupon (Glamoo ecc) fanno subito “cheap”. Evitare.

La Sartoria – Cucina su misura

sartoria

La Sartoria – Cucina su misura
Via Sant’Anselmo 27/a – Torino
Tel. 011 0461683
Chiuso la domenica

VOTO FINALE: 7 ½

ATMOSFERA [VOTO: 8]
Più raccolto di così c’è solo il tinello di casa propria. Locale mignon in piena San Salvario, cinque tavoli in tutto ricavati da vecchie macchine per cucire, sì e no 20 coperti più qualche sgabello per chi volesse cenare appollaiato al bancone del bar. Ambiente semplice ma curato ed elegante: pareti bordeaux, tendaggi bianchi, centrini della nonna al posto delle tovaglie, cementine usate come sottopiatti. Perfetto per coppiette (anche se i tavoli molto vicini scoraggiano confidenze e smancerie). Dehors estivo, anch’esso micro, su via Sant’Anselmo.

CUCINA [VOTO: 8]

Lo chef Gianluca Bigero imbastisce un menu fatto di qualità e creatività. Ogni piatto viene proposto in versione Medium o Large. Fantasioso l’impiattamento, innovativi gli accostamenti di sapori e ingredienti. Si comincia con un gradevole amuse bouche offerto dalla casa (tomino al prezzemolo su salsa piccante). Tra gli antipasti spicca l’uovo con cuore liquido in crosta di riso soffiato con tartufo, porri e fonduta di toma. Si fanno notare anche il salmone marinato al miele con tartara di gamberi e i calamari scottati con bacon e pane fritto. Menzione speciale all’ottimo baccalà servito mantecato su cipolle rosse, scottato alla piastra con chips di banane e salsina, e in versione polpetta con le patate. Piacevoli tentazioni sia tra i primi (la pasta farcita con ricotta di bufala o la crema di porri e patate servita con bigné soffiati al gorgonzola) che tra i secondi (arrosticini di ricciola con purea di fave e piselli, o il misto mare-orto al vapore con le salse). Convincenti anche gli involtini di mozzarella in carrozza, speck e caponatina di melanzane. Scarna la scelta dei dolci: scartiamo la burnia di pesche e cioccolato in favore di una creme brulée ghiacciata alla vaniglia e composizione di frutta di stagione (anche se notiamo delle pesche sciroppate…). La degna chiusura della cena, però, è la coppa di crema al mascarpone e fragole: sublime! Nebbiolo sfuso godibile.

STAFF [VOTO: 7]

Personale gentile, professionale, attento.

PREZZI [VOTO: 7]

Conto leggermente sopra la media, ma tutto sommato adeguato alla qualità. Gli antipasti oscillano tra i 10 e i 13 euro, i primi tra i 10 e i 14, i secondi fra i 13 e i 18. Ad essere decisamente cari sono i dolci, a quota 7 euro. Tutti i prezzi si riferiscono alla versione Large.

PIATTO FORTE

Gli spaghettoni di Gragnano sono un appagante tripudio di sapori: guanciale, cipolla rossa, peperoncino, crema di datterino crudo, scaglie di pecorino.

PIATTO DEBOLE

Il guanciotto di vitello al nebbiolo (servito con marmellata di cipolle su polenta taragna alla frutta secca) è tenerissimo, ma è tradito da un marcato retrogusto di bruciato.

TOILETTE [VOTO: 8]

La toilette è accogliente e colorata di nero e bordeaux come il resto del locale.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Coordinare meglio i tempi di uscita in modo da servire tutti i commensali nello stesso momento.

Caffè dell’Orologio

orologio 1Caffè dell’Orologio
Via Morgari, 16/a
Tel. 011 1948 4555 – 345 0151839
Chiuso la domenica

 

VOTO FINALE: 6/7

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

C’era una volta il Caffè dell’Orologio e adesso chissà… Questo locale storico di San Salvario, che deve il nome all’orologio posto all’angolo tra via Morgari e via Belfiore, ha cambiato anima più volte. Riaperto a settembre 2014 dopo una lunga chiusura, ancora una volta fatica a trovare un’identità. Locale da aperitivo? Vineria? Osteria? Ritrovo per tirar tardi con gli amici ascoltando musica dal vivo? Ciò detto, le sale sono arredate con gusto e l’atmosfera è riscaldata da un camino autentico e da tutte le sfumature del bordeaux e dell’ocra. Completano l’opera il soffitto a volta con mattoni a vista, il pavimento in legno, le nicchie colme di vini, e ancora specchi, botti, candele. In più, un bel dehors per le serate estive. Peccato per i brutti ceffi che bivaccano nel giardino di fronte (ma San Salvario è così, prendere o lasciare).

CUCINA [VOTO: 6 ½ ]

Tutto lascia pensare che la priorità, qui al Caffè, non sia la cucina ma l’intrattenimento. Quindi è bene non aspettarsi proposte da Guida Michelin né il classico menu con antipasti, primi e secondi, ma piuttosto piatti sfiziosi da spiluccare tra una pinta di birra e l’altra. La cena inizia con un buon gnocco fritto offerto dalla casa e prosegue con un misto piemontese di tutto rispetto, anche se il vitello tonnato è banale, da pranzo di nozze. Proseguiamo con gli agnolotti al pomodoro, senza lode e senza infamia. La tempura di verdure convince, la carne impanata delude. Non mancano altre piccole o grandi tentazioni (cipolle ripiene, gateau di patate, ratatouille di verdure, insalatone, taglieri regionali, tagliata di vitello, polpette di melanzane, frittelle di baccalà…). La prova del tiramisù è vinta a metà: la crema è valida ma i biscotti sono annegati nel caffè. Inevitabile il confronto con il tiramisù della precedente gestione, servito in barattolo di vetro: all’epoca, uno dei migliori della città. Buona selezione di vini e di birre artigianali.

STAFF [VOTO: 6]

Il titolare è simpatico e caloroso nell’accoglienza. Le ragazze dello staff sono gentili ma un po’ troppo informali. Nel complesso, la macchina organizzativa va ancora oliata.

PREZZI [VOTO: 6]

Per saziarvi mettete in conto almeno 25 euro, esclusi vino o birra. Limitandosi a un tagliere o ad un’insalata si scende a 10-15 euro.

PIATTO FORTE

Con i fritti ci sanno fare, si può osare (colesterolo permettendo).

PIATTO DEBOLE

L’orecchia di elefante (o milanese) è abbondante ma troppo asciutta e insipida.

TOILETTE [VOTO: 6]

Il bagno, molto essenziale, non è opportunamente indicato ed è privo di chiusura.

CONSIGLIO NON RICHIESTO
Le potenzialità ci sarebbero, se solo si credesse di più nella cucina e si studiasse un menu con una personalità univoca.

Le Ramin-e

Le Ramin-e
Via Isonzo 64, Torino
Tel. 011 3804067
Orario: Lunedì – Sabato: 12:00-14:30, 19:30-22:00
Chiuso per riposo settimanale: sabato a mezzogiorno e domenica

 
VOTO FINALE: 7+
ATMOSFERA [VOTO: 7]

Piccola e accogliente osteria nel defilato Borgo San Paolo, con un bel bancone all’ingresso e dieci/dodici tavoli, mattoni a vista e paioli in rame alle pareti (le ramine, appunto) a scaldare l’atmosfera. Molto gettonato: meglio prenotare.

CUCINA [VOTO: 8 ½ ]

Il voto sarebbe 9, se le porzioni non fossero avare. Dopo 18 anni al Malan Locanda del Postale di San Germano Chisone, lo chef Steven delizia Torino con la sua cucina che sposa alla perfezione tradizione piemontese e creatività. Il menu, non molto ampio, cambia ogni quindici giorni proponendo prodotti stagionali e non è mai banale. Qualche esempio? Trota e zucchine in carpione, insalata di girasoli con quaglie, uova e polenta croccante, tortino di primule con fonduta di toma dolce della Val Chisone, gnocchi di patate e ortiche con asparagi, piselli e paglierina di Cercenasco, filetto di salmerino alle mandorle con duchessa di patate, rotolo di coniglio al caffè, faraona al marsala e verdure. E, udite udite amanti degli invertebrati, le lumache al burro ed erbe! Anche i dolci parlano piemunteis: dalla classica torta Zurigo di Pinerolo alla bavarese al genepi, dal tortino di mele piemontesi con crema al gratin di fragole e zabaglione al moscato. Ricco tagliere di formaggi con selezione di piccoli produttori locali.

STAFF [VOTO: 6]

Il vero punto debole delle Ramine è lo staff: lento nel servizio e poco incline al sorriso. Non si può dire che sia scortese, ma l’empatia con il cliente è un’altra cosa.

PREZZI [VOTO: 7]

A fronte della elevata qualità, i prezzi possono dirsi onesti. Il menu degustazione da 28 euro comprende in genere un paio di antipasti, un primo, un secondo e il dolce. Scegliendo dalla carta, antipasti a 9,50 euro, primi a 8,50, secondi a 13. Sopra la media i dolci (6 euro). Da provare il menu prandiale a 12 euro.

PIATTO FORTE

Lo zabaione freddo con i frutti di bosco è pura libidine.

PIATTO DEBOLE

Il contorno di funghi non è all’altezza della carne con cui sono serviti.

TOILETTE [VOTO: 5]

Tanto è gradevole la sala, quanto è squallido il bagno.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

La perfezione è a portata di mano: basterebbe aggiungere una buona dose di generosità nelle porzioni e nel calore umano.

Enoteca Parlapà

Enoteca Parlapà
Corso Principe Eugenio 17, Torino
Tel. 011 436 5899
Chiuso la domenica


VOTO FINALE: 6 ½



ATMOSFERA [VOTO: 8]

A un isolato da piazza Statuto, il Parlapà (in piemontese: ma non mi dire!) è luminoso, caldo, accogliente, con tanti tavoli e sedie multicolori. Bella esposizione di vini alle pareti e in vetrina. E una chicca nel seminterrato: una vera cantina a vista con temperatura controllata.

CUCINA [VOTO: 7]

Astemi e vegani stiano alla larga. Al Parlapà si va per il vino e per la carne. Punto e basta. Tutto il resto è puro contorno. La cucina è di impronta piemontese, la presentazione curata, la ricerca di ingredienti di qualità si avverte in ogni piatto, anche se la preparazione non sempre è all’altezza e le porzioni sono poco generose. Tra gli antipasti spiccano le bistecchine in carpione, davvero ottime, accanto a classici come i peperoni con bagna caoda, l’insalata russa, gli sformatini di verdure, le acciughe al verde, la salsiccia fresca. I tentativi di originalità nei primi talvolta deludono: gli gnocchetti di ricotta gorgonzola e salsiccia sono troppo salati, nelle fettuccine il guanciale copre totalmente il gusto dei fiori di zucchine. I secondi sono un trionfo di macelleria: battuta al coltello, roastbeef, grissinopoli di vitello o di coniglio, tagliata, costata di fassone, arrosto di vitello all’Arneis. Discorso a parte merita il vitello tonnato, preparato alla vecchia maniera (senza maionese): apprezzabile la scelta, ma la salsa risulta allappante. Tra i dolci si segnala un delizioso zabaione freddo. Inutile dire che il pezzo forte è la carta dei vini, completa e vasta (ha più pagine del Decamerone). Notevole anche la scelta di distillati.

STAFF [VOTO: 6]

Cordialità forzata, un filo di supponenza, preparazione sui vini, qualche lentezza di troppo nel servizio.

PREZZI [VOTO: 5]

Prezzi medio-alti. Con un buon vino, si arriva in fretta a 45 euro a testa. Per saziare occhi e palato si consiglia il misto (15 euro) o il tris di antipasti (12 euro). Antipasti singoli a 8 euro, primi tra i 10 e i 12 euro, secondi tra i 10 e i 20, costata di fassone a parte (30 euro). Dolci a 5 euro.

PIATTO FORTE

Il misto di antipasti, delizia per occhi e palato.

PIATTO DEBOLE

La tarte tatin ha un bell’aspetto ma le mele non sono caramellate a sufficienza.

TOILETTE [VOTO: 7]

Pulita e in ordine.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Riordinare il menu: le portate e i relativi prezzi risultano poco chiari.

Le Putrelle

Le Putrelle
Via Valperga Caluso, 11 – Torino
Tel. 011 6599630
Chiuso la domenica


VOTO FINALE: 7+
ATMOSFERA [VOTO: 8]

Ai margini della movida di San Salvario, una trattoria intima, con luci basse, candele sui tavoli, tovaglie a quadretti, alle pareti grandi lavagne con il menu del giorno e immagini della Tour Eiffel in costruzione, una botte gigante all’ingresso, la credenza della nonna in un angolo. Ideale per una cena romantica o per una serata di confidenze tra amici. D’estate, piccolo dehors nel cortile. Armarsi di pazienza per il parcheggio.

CUCINA [VOTO: 7]

La cucina delle Putrelle convince. Nel menu, non troppo elaborato, prevalgono i piatti della tradizione piemontese, a cominciare dagli antipasti: tomini e acciughe al verde, tonno di coniglio grigio di Carmagnola, battuta di carne cruda, vitello tonnato alla maniera antica, flan di stagione con fonduta. Non manca qualche guizzo di fantasia, come l’appetitosa tarte tatin di patate e stracciatella, il lonzino marinato e la carne cruda in tre varianti: acciughe, nocciole, stracciatella. Tra i primi, da provare i tajarin al ragù di coniglio e verdure, così come gli anoli ripieni di borragine con erbette fini e polvere di guanciale. Anche i secondi sanno di Piemonte: tagliata di fassone, gran tonnato con misticanza, capocollo di maiale in salsa di senape e mele. Tra i dolci, nota di merito per il tiramisù servito in tazza e per la tarte tatin. Barbera sfuso di tutto rispetto, ottimo il laurello (amaro a base di alloro) offerto a fine pasto.

STAFF [VOTO: 7]

La qualità del servizio varia a seconda delle serate: a volte è attento e veloce, altre (soprattutto se il locale è pieno) diventa affannoso e lento, ma le ragazze che si alternano ai tavoli sono cortesi e sorridenti.

PREZZI [VOTO: 7]

Conto equilibrato. Con un antipasto, un primo, un dolce e vino sfuso si resta sotto i 25 euro. Il menu degustazione a 19,50 comprende tris di antipasti, primo e secondo del giorno (bevande escluse). I piatti misti, ottima soluzione per assaggiare il meglio degli antipasti, si aggirano attorno ai 10 euro. Il prezzo dei dolci (4 euro) è uno dei più onesti in zona San Salvario, dove locali più pretenziosi fanno pagare un banale tiramisù anche 6 o 7 euro.

PIATTO FORTE

L’insalata russa è fresca, croccante, con una maionese delicata e gustosa. Una delle migliori in città.

PIATTO DEBOLE

Per poter apprezzare un piatto sperimentale come la tarte tatin di patate la porzione dovrebbe essere più generosa.

TOILETTE [VOTO: 8]

Pulita, graziosa, un tuffo nel colore bordeaux.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Un piccolo sforzo organizzativo per evitare che, nonostante il locale semivuoto, alcuni dei piatti proposti nel menu del giorno non siano più disponibili già a inizio serata.

La Cucina di Lido Baggiani

La Cucina di Lido
Corso Novara 35, Torino
Tel. 011 2075527 – 349 0858594
Chiuso la domenica e il lunedì

 
VOTO FINALE: 6/7

ATMOSFERA [VOTO: 6]

Se Lido fosse a San Salvario, avrebbe la coda fuori dal locale. Invece è in terra di frontiera e per provare la sua valida cucina devi proprio andare a cercarlo. L’atmosfera anonima e l’età media da Villa Arzilla non aiutano. Qui si viene per mangiare (bene) e conversare in tranquillità, non per far colpo sulla nuova fiamma. Oltre alla sala principale, il locale comprende una spoglia stanzetta in fondo alla cucina, che può affascinare chi vuole vedere lo chef all’opera, e un dehors estivo animato da un folcloristico viavai.

CUCINA [VOTO: 7 ½ ]

Onore al merito di Lido Baggiani. La sua cucina è genuina, senza fronzoli, fatta di materie prime fresche assemblate con cura. La carta degli antipasti si divide equamente tra terra e mare: il polpo con le patate (tenerissimo, ghiotto, da non perdere) o la battuta di vitello, la tartare di tonno o il vitello tonnato (fatto come Dio comanda, con la carne ancora rosa e una salsa che richiede accurata scarpetta), le sarde in saor (digeribili nonostante la cipolla) o il flan di carciofi con fonduta. Sia tra i primi che tra i secondi prevale il pesce, a parte eccezioni come gli gnocchi al castelmagno o la tagliata di vitello: gustosi i tagliolini al ragù di pesce (forse solo un po’ troppo pepati) così come i ravioli di pescato e lo gnocco al ragù bianco di pesce. A seguire, filetto di dentice in crosta di pistacchio, bocconcini di pescatrice gratinati, cacciucco alla livornese, frittura di calamari, tagliata di tonno (ben condita e così tenera che si taglia con un grissino, lei sì, altro che il suo rivale in scatola). Tra i dolci fatti in casa eccellono il gelato alla crema di marroni e la fantasia millefoglie in coppa a base di crema e fragole. Non mancano i classici come il creme caramel, la tarte tatin (ottima, anche se servita senza panna né gelato) o la torta pere e cioccolato. Ottimi i grissini stirati a mano da Lido.

STAFF [VOTO: 6]

Servizio altalenante spesso affidato ad un solo cameriere che si aggira per la sala con aria smarrita. Ci pensa Lido a scaldare l’atmosfera passando di tanto in tanto tra i tavoli per due chiacchiere con i clienti.

PREZZI [VOTO: 7]

Con un antipasto, un piatto principale, un dolce e un quarto di vino sfuso si arriva a 30 euro. Onesto, se si considerano i prezzi spropositati di altri ristoranti torinesi che si piccano di essere i migliori in fatto di pesce.

PIATTO FORTE

Il gelato alla crema di marroni è una delizia che trovi solo da Lido. Guai a non provarla!

PIATTO DEBOLE

I ravioli di pescato, se pur con un ripieno eccellente, dovrebbero essere tenuti più al dente.

TOILETTE [VOTO: 8]

In perfetto ordine, pulita, spaziosa.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Calibrare i tempi in cucina: succede sovente che il cameriere si presenti con il primo mentre stai ancora gustando l’antipasto. Relax!

Da Cianci Piola Caffe

Da Cianci Piola Caffe
Largo 4 Marzo 9/b, 10122
Tel. 388 8767003

 
VOTO FINALE: 7+

 

ATMOSFERA [VOTO: 8]

Atmosfera rilassata, pop, spartana, in uno degli angoli più suggestivi di Torino, a due passi dal Duomo. Sempre affollata e rumorosa, Cianci attira il turista in infradito e il fighetto con le Hogan, la comitiva di universitari dal rutto libero e la coppietta. Chi cerca intimità e servizio impeccabile si diriga altrove. Il locale è un buco con arredi rustici e una Mole Antonelliana capovolta appesa al soffitto. D’inverno i tavolini debordano su una veranda riscaldata con stufe a fungo, mentre d’estate si allargano fino ad occupare una larga fetta della piazza. Si consiglia la prenotazione, sempre che qualcuno risponda al telefono. Altrimenti, prepararsi a una lunga anticamera.

CUCINA [VOTO: 7]

Nonostante i ritmi forsennati, la cucina riesce a sfornare a getto continuo piatti invitanti, senza orpelli ma realizzati con ingredienti di qualità. Il menu di impronta piemontese è limitato a pochi piatti. Gli antipasti sono un must: tomini, acciughe al verde, vitello tonnato, flan di verdure, carne cruda, gâteau di patate, giardiniera di verdure e altre prelibatezze locali. Per il primo, la scelta è in genere tra i tajarin e le chicche, da condire con i sughi del giorno (salsiccia zucca e radicchio, ciapinabò porri e gorgonzola, ragù di agnello…). Nelle serate più fredde non manca la pasta e fagioli. Chi preferisce il secondo trova proposte veraci come il coniglio o l’agnello con le patate, la trippa con i ceci, lo stracotto con purea. Per finire in dolcezza, si consigliano la sostanziosa coppa con ricotta mantecata, nocciola, uvetta e cioccolato o la fresca coppa Cianci a base di panna, cioccolato e biscotto, con le fragole d’estate e con il torroncino d’inverno. Non male anche i classici (tiramisù, bonet, panna cotta, bavarese).

STAFF [VOTO: 5]

Servizio sciatto e distratto, affidato a personale giovane non sempre all’altezza di gestire l’allegro caos che regna nel locale. I clienti vengono talvolta trattati in maniera sbrigativa o addirittura rimbalzati senza tante scuse. Da Cianci sanno di poterselo permettere: per ogni cliente perso, ce ne sono altri dieci in coda. È la loro fortuna, ma anche il loro limite.

PREZZI [VOTO: 9]

Il posto ideale per soddisfare il palato con un budget ridotto. Con un antipasto misto, un piatto principale, un dolce, acqua e vino sfuso, si resta sotto i 20 euro a testa. Nel centro storico, un rapporto qualità-prezzo tra i migliori.

PIATTO FORTE

Il mix di antipasti è una girandola di sapori locali da non perdere.

PIATTO DEBOLE

Chi ama il tiramisù con il biscotto ben imbevuto di caffè, qui rimarrà deluso.

TOILETTE [VOTO: 6]

Disordinata ma dignitosa.

CONSIGLIO NON RICHIESTO

Una maggiore cura del cliente, a cominciare dal momento della prenotazione.

Osteria La Cena coi Fiocchi

Osteria La Cena coi Fiocchi
Via Spano, 16
Tel. 011 3187993
Chiuso la domenica
 
VOTO FINALE: 7/8
ATMOSFERA [VOTO: 8]
Il gioiellino che non ti aspetti in una zona periferica della città (Stadio Olimpico). Un’unica sala calda e accogliente, molto curata, dominata dai colori giallo e azzurro, dove niente è lasciato al caso. Sui tavoli allestiti con gusto, belle stoviglie, piantine di spezie e cestini di pane nero e bianco fatto in casa.
CUCINA [VOTO: 7]  
Cucina di sostanza, semplice ma non banale, preparata e presentata con sapienza e servita in porzioni molto generose. Un matrimonio ben riuscito tra Piemonte e Sicilia. Ecco, allora, il vitello tonnato accanto alla spadellata di calamari e mazzancolle, il carpione alla piemontese accanto alle delicate sarde a beccafico (accompagnate da una lussuriosa caponata di melanzane), il flan di porri con fonduta accanto al pesce sciabola al forno. La specialità della casa è la pasta con le sarde, imperdibile, ma il ricco menu propone anche spaghetti alle vongole, strozzapreti astice e aragosta, un buon risotto alla pescatora, gnocchi al ragù di salmone, i classici agnolotti al sugo d’arrosto. Tanto pesce anche tra i secondi: su tutti, uno scenografico fritto misto di baccalà, calamari, gamberi e carciofi. I carnivori trovano le costolette di agnello alla milanese o la tagliata di manzo accanto a proposte più insolite come il camoscio con polenta, le lumache alla parigina con cosce di rana fritte, la trippa alla fiorentina. Contorno ideale, l’insalata di finocchi, arance e cipolla rossa. Anche i dessert sono coi fiocchi: il top è la cassata siciliana, accanto a classici come il bonet e la torta alle mele e ad esperimenti come il tiramisù al mandarino. Su tutti domina lo zabajone caldo preparato al momento, direttamente a tavola, con frusta e paiolo di rame: superlativo! Da tenere d’occhio le serate a tema, come quelle sul salmone selvaggio del Canada o sul bollito misto. Ottimo vino della casa. Menu specifici per vegetariani e intolleranti al glutine.
STAFF [VOTO: 9]
Parole d’ordine: rigore e cortesia. Siamo lontani anni luce dai ristoratori improvvisati delle zone trendy. Questa è gente che conosce il proprio mestiere e lo fa con passione. Agli occhi attenti della titolare non sfugge nulla. La cura del cliente è maniacale e i giovani camerieri sono controllati a vista e ripresi immediatamente in caso di trascurabili défaillance. Tante, piccole inattese coccole: la focaccia fatta in casa e un assaggio di salame offerti prima dell’antipasto, l’invito ad una seconda porzione di zabajone, lo zibibbo a fine pasto e, al commiato, l’omaggio di una piccola pianta agli uomini e di fiori alle donne. Dove si è visto mai?
PREZZI [VOTO: 7]
I prezzi leggermente più alti della media sono a

mpiamente compensati dalla qualità dei piatti e dalle porzioni decisamente abbondanti.

PIATTO FORTE
La cassata siciliana con ricotta di pecora, in versione senza pasta di mandorla e quindi meno stucchevole: da leccarsi i baffi.
PIATTO DEBOLE
Il vitello tonnato segue alla lettera la ricetta classica, ma il risultato è da pranzo di nozze.
TOILETTE [VOTO: 9]
Profumata, pulita e curata. Collutorio e spazzolini monouso a disposizione dei clienti.
CONSIGLIO NON RICHIESTO

Se tenessero aperto la domenica sera, rasenterebbero la perfezione.