Torino-Roma: Continuiamo così, facciamoci del male!

Io un’idea del perchè Marco Muller abbia voluto così fortemente piazzare il suo festival di Roma a ridosso del Torino Film Festival ce l’ho, ed è sostanzialmente quella che vi avevo proposto in tempi diciamo non sospetti.

L’ex direttore di Venezia sembra abbia ricattato le istituzioni locali al punto che l’incontro al vertice, presente il ministro della cultura, è stata una farsa clamorosa con spreco di tempo (e denaro pubblico, visto che siamo in periodo di tagli).

A Roma non hanno però capito che questa scelta danneggerà Torino (perchè il pubblico “normale” non sarà disposto a prendersi un mese di ferie per seguire due festival e perchè i distributori saranno costretti a scegliere quale dei due festival prediligere), ma danneggerà anche Roma (perchè il pubblico “normale” non sarà disposto a prendersi un mese di ferie per seguire due festival e perchè i distributori saranno costretti a scegliere quale dei due festival prediligere).
In definitiva danneggerà l’immagine (e non solo l’immagine) del cinema italiano nel mondo e dell’Italia tutta, con ripercussioni non da poco su un sistema che ha già le sue difficoltà a convincere gli investitori e le istituzioni di essere una fonte di guadagno e non solo uno spasso del venerdì sera.

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Il MNC digitalizza le colonne sonore perdute

Questa è davvero una bella notizia per chi ama il cinema, la sua storia e si bea di scovare vecchi materiali di solito irreperibili.

Su questo punto ovviamente il Museo Nazionale del Cinema di Torino può disporre di un archivio di chicche davvero invidiabile (a proposito, il MNC ha rifatto il sito, spulciatelo!).

Forse non tutti sanno però che il Museo dispone anche di una quantità enorme (ufficialmente sono 2.200) di dischi in vinile.
Sono colonne sonore di film, ma anche testi recitati e cantati dai grandi attori della storia del cinema.
33 giri, 45 giri, ma anche vecchie lacche a 78 giri degli anni ’20.
Insomma un patrimonio importante che rischia per ovvi motivi di andare perduto.

Rischiava… in realtà.

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Cosa cambia per Torino con Alberto Barbera direttore a Venezia

La notizia che Alberto Barbera è il nuovo direttore della Mostra del Cinema di Venezia tocca in maniera diretta Torino e l’intero suo sistema cinema.
Come sapete Barbera è il direttore del Museo Nazionale del Cinema, vanto locale per importanza internazionale.
E siccome ha annunciato che non lascerà la carica al MNC perchè ben si abbina a quella di direttore a Venezia, il nostro raccoglie ora la direzione di quelle che probabilmente sono le due istituzioni cinematografiche più importanti in Italia.

Detto che la cosa è ovviamente soddisfacente per il diretto interessato, che ripercussioni può avere su Torino, sul Museo, sul Torino Film Festival ed anche sulla Film Commission nostrana?

Barbera è uomo torinese a tutti gli effetti ed è fortemente addentro ai fatti di tutti questi enti, sinceramente è impensabile che butti tutto all’aria per dedicarsi completamente al bene di Venezia, e del resto ha già dichiarato che non sarà così.
Molto più facile (ed auspicabile) che riesca a creare una sinergia importante tra tutto.
Proviamo a vedere cosa può succedere ad ognuna delle nostre eccellenza cinematografiche.

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Riflessioni sulla chiusura di Centovetrine

Cercate di capirmi.
Quando nel 2001 iniziò la produzione di Centovetrine stavo concludendo il mio percorso universitario che mi permise di scoprire la passione per il cinema di qualità ma allo stesso tempo l’importanza delle produzioni come queste, che obiettivamente di qualità ne hanno pochina ma che rivestono un’importanza fondamentale dal punto di vista lavorativo.

Già all’epoca era chiaro che quello che stava succedendo a San Giusto Canavese era una cosa grande.
stava nascendo un polo produttivo enorme (negli stessi luoghi ben presto venne anche trasferita la produzione di Vivere, altra soap di grande successo, anch’essa ormai chiusa).
Telecittà si stava proponendo come la nuova Cinecittà pensata per la televisione, con grandi ambizioni e obiettivi importanti.

Ed è innegabile che la faccenda abbia funzionato, se è vero che ha occupato 300 persone per più di 10 anni (parlando solo di Centovetrine).
Nessuna pretesa di qualità, ma senz’altro un grosso volano con un ritorno importante non solo diretto (più volte mi sono sentito chiedere da ospiti in visita a Torino quale fosse il centro commerciale in cui è ambientata la fiction).

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