Settimane della Scienza 2009

Per la seconda volta la scienza apre le porte e scende in piazza per mettere in  contatto il pubblico piemontese con la sua comunità scientifica. Al solito tante  iniziative ormai tradizionali delle Settimane della Scienza come mostre, laboratori,  spettacoli teatrali, aperture straordinarie durante la notte dei musei,

La novità delll’anno sarà dal 22 al 24 maggio, la Tenda della Scienza in Piazza  Carlo Alberto, con musica, atelier di aerei, costruzioni di orologi con il  meccano e di meridiane, matematica senza e con i numeri, la chimica di tutti i  giorni e quella magica, spettacoli di clown e giocolieri scientifici,  programmazione di Robot e gli stand con le maggiori istituzioni torinesi del  mondo della scienza e della tecnologia.

Torino è per molti aspetti una città laboratorio: in Italia ha visto nascere  l’industria dell’auto, dell’aeronautica, della moda e del design, del cinema,  dell’editoria, della telefonia, della radio, della televisione e dello spazio.  In ognuno di questi settori Torino mantiene ancora oggi posizioni di eccellenza.  Spesso i cittadini non sono consapevoli di questa grande tradizione e dei tanti
primati che la nostra città e la nostra regione vantano.
Le Settimane servono proprio a mettere in mostra questi primati con iniziative  divertenti e molto utili per conoscere il mondo della scienza,della tecnologia e  della ricerca.

Il G8 degli atenei per rifare il mondo

Andrea Rossi su La Stampa del 6 maggio 2009

Ripensare il pianeta e renderlo capace di affrontare l’era post-crisi. Tracciare i caratteri di un mondo sempre più integrato. Difendere l’ambiente indicando la via di uno sviluppo tecnologico ed ecologico al tempo stesso. Riportare – dopo la crisi della finanza globale – la parola «etica» al centro dell’azione delle potenze mondiali. E saldare tre giorni di discussione ai massimi livelli accademici in un documento da consegnare al governo italiano in occasione del prossimo G8 de L’Aquila. Perché diventi la traccia da cui avviare la discussione tra gli otto grandi della terra.

Ci saranno più di quaranta delegati provenienti da trenta nazioni diverse, dal 17 al 19 maggio, al castello del Valentino per il G8 University Summit 2009, vertice tra i rettori di molti atenei dei paesi del G8 più gli «Outreach 5» (Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa), il gruppo «Mem» (Corea del Sud, Australia, Indonesia) e alcuni paesi del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell’America Latina.

«Il Summit sarà un’occasione per rilanciare il ruolo fondamentale dell’Università e la sua capacità di incoraggiare nuovi paradigmi interpretativi e nuovi modi di ragionare per pensare al mondo del post-crisi», spiega Francesco Profumo, rettore del Politecnico, che ospita il vertice organizzato insieme con la Conferenza italiana dei rettori e la sezione italiana dell’Unesco.

Un summit che avrà la funzione di preparare il vertice de L’Aquila e fornire ai governi una base di lavoro su cui ragionare. «Le Università, in quanto organizzazioni non governative e parte di network internazionali, possono svolgere un ruolo di laboratorio di idee e di nuovi atteggiamenti culturali di tipo sostenibile, anticipando il futuro», spiega Profumo. Tracciandone, in questo caso, una visione sotto forma di quattro «E»: economia, etica, energia ed ecologia, le «parole» del summit. E declinandole sotto il segno della sostenibilità: per fornire approcci razionali, capire come usare le risorse naturali e non rinnovabili in maniera più efficiente e proporre approcci razionali per i processi decisionali; elaborare nuovi modelli di crescita economica vista la forte crisi di quelli attuali; sviluppare la sensibilità all’etica.

Ciascun tema sarà affrontato domenica, lunedì e martedì da un gruppo di lavoro formato da rettori e presidenti degli atenei e presieduto da un relatore d’eccezione: Mario Monti per l’Economia, Pei Gang della Chinese Academy of Sciences per l’Etica, James Barber per l’Energia e il vice ministro per il Turismo del Ghana Kwabena Akyeampong per l’Ecologia. Guideranno la discussione e l’elaborazione del documento finale. «Il mondo è entrato in una fase di sostanziale mutamento, che la crisi in atto non farà che accelerare – spiega il presidente della Crui Enrico Decleva – Il sistema universitario può avere un ruolo nella costruzione di un mondo sempre più integrato e responsabile».

Moodlemoot 2009 a Torino

Venerdì 8 e sabato 9 maggio, presso l’Aula Primo Levi del dipartimento di Chimica, via Pietro Giuria 7, si terrà il convegno MoodleMoot 2009, appuntamento dedicato alla didattica innovativa e interattiva a distanza, organizzato dalla Facoltà di Scienze MFN in collaborazione con i dipartimenti di Informatica e Matematica dell’Università di Torino.

All’apertura dei lavori, prevista per venerdì 8 maggio alle ore 9, interverranno Sergio Roda, Pro Rettore dell’Università di Torino, Giovanna Pentenero, Assessore regionale all’Istruzione e Formazione, Umberto D’Ottavio, Assessore provinciale alla Formazione e all’Istruzione, Francesco De Sanctis, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale, i Direttori dei dipartimenti di Matematica e Informatica Mario Coppo e Ferdinando Arzarello, e sono attesi 200 partecipanti delle varie università italiane.

I dipartimenti di Informatica e Matematica dell’Università lavorano da tempo al progetto di integrazione della piattaforma Moodle di supporto all’insegnamento, e offrono un servizio di hosting per le attività di e-learning a tutti i corsi della Facoltà. Il convegno sarà articolato in diverse sessioni e laboratori tenuti da esperti del settore che utilizzano la piattaforma. E’ prevista nel pomeriggio dell’8 maggio, alle ore 17, una tavola rotonda dal titolo “E-learning: tra passato, presente e futuro (una sfida ancora attuale?)”.

Techfab, un centro di eccellenza in microsistemi e nanotecnologie

Sorge allʼuscita di Chivasso Centro, sullʼautostrada Milano-Torino, utilizza parte dellʼinsediamento dellʼex cantiere per lʼalta velocità Milano-Torino e si estende su circa 6mila mq, di cui 1.800 dedicati agli uffici, ai laboratori, alla produzione e alla logistica industriale. Eʼ un ulteriore esempio di come in provincia di Torino si possano coniugare politiche infrastrutturali, nuove tecnologie, sostegno alle imprese di eccellenza.

Techfab è uno dei pochi centri di eccellenza dello scenario high tech italiano nato dalla convergenza di esperienze di ricerca accademica e di produzione industriale; dispone di strutture e sistemi produttivi di elevato livello, come i sistemi di Siemens, ed è nato con lʼobiettivo di operare come centro di competenza e fabrication facility in affiancamento e a supporto delle imprese e dei centri di ricerca impegnati in processi industriali di innovazione e trasferimento tecnologico nel campo della microelettronica, dei microsistemi e delle nano tecnologie.

Techfab è stato inaugurato il 20 aprille dal Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, dal Presidente di Techfab Marco Maria Camoletto, dal Rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo e dal Sindaco di Chivasso Bruno Matola. Lʼesperienza di Techfab è uno dei risultati più significativi scaturiti dal piano strategico del Canavese della Provincia di Torino: Techfab è nata dalla collaborazione pluriennale tra il Consorzio per il Distretto Tecnologico del Canavese e il Politecnico di Torino con lʼobiettivo di tramutare, attraverso servizi mirati alle imprese, un promettente ma costoso progetto tecnologico in realtà produttiva. Determinante inoltre per la realizzazione lʼapporto del Comune di Chivasso, che ha permesso lʼutilizzo la localizzazione a condizioni favorevoli, in continuità con lʼesperienza che negli anni passati aveva già portato a insediare a Chivasso il laboratorio Chilab del Politecnico.

Laureati del Poli, record di occupati

Via Repubblica

Anche in tempo di crisi, o forse soprattutto in tempo di crisi, laurearsi a Torino offre ancora ottime opportunità nel mondo del lavoro. Solo a patto però che la laurea sia quella specialistica. Non è sufficiente infatti studiare quei tre anni necessari a conseguire il titolo di primo livello che la riforma ha introdotto per ridurre il numero degli studenti fuori corso ma che offre pochissime chance di trovare una collocazione nel mondo del lavoro.

Dopo il 3+2 il Politecnico garantisce sempre i risultati migliori ma anche per le facoltà umanistiche e scientifiche dell´Università, diversissime tra loro, il numero di occupati a breve distanza dalla fine degli studi è ampiamente entro la media nazionale. Come ogni anno Almalaurea offre un´analisi meticolosa sulla situazione attuale dei giovani studenti di ogni ateneo italiano e sul futuro che li aspetta una volta usciti dal mondo dell´università. Da questa analisi, sfoggiando i brillanti risultati, parte proprio il Politecnico per aprire le porte a tante nuove potenziali matricole del prossimo anno, nella prossima settimana dell´orientamento.

È molto alto il tasso di occupati ingegneri e architetti torinesi dopo il conseguimento della laurea specialistica: oltre il 79 per cento è già impiegato dopo solo un anno, mentre più dell´8 per cento sceglie di dedicarsi a un ulteriore corso di laurea o a un praticantato. Insomma, tra coloro che cercano lavoro e non lo hanno ancora trovato, resta solamente una piccola percentuale: 7,5 per cento. Tanto che l´Istat arriva a definire il tasso di occupazione di questa fascia di popolazione al 94,2 per cento. Meno splendente, ma comunque entro la media degli atenei nazionali, la situazione dei laureati dell´Università che, a un anno dal conseguimento del titolo specialistico, lavorano nel 61 per cento dei casi. Anche qui una buona fetta di ragazzi, il 15,2 per cento, decide di proseguire il percorso di tipo universitario, o con il praticantato, tanto che l´Istat definisce il tasso di occupazione dell´83,8 per cento. La disoccupazione si attesta all´8,8 per cento.

Meno incoraggiante è invece l´aspetto che riguarda la tipologia di contratto che lega questi ragazzi alle aziende per le quali lavorano. Contratti che risultano atipici per oltre il 45 per cento dei laureati a Palazzo Nuovo (33 per cento invece i dipendenti a tempo indeterminato) e che all´incirca inverte i propri numeri se si esamina la situazione degli ingegneri e gli architetti che invece hanno contratti di tipo precario per il 38 per cento e a tempo indeterminato nel 44 per cento dei casi.

Porte aperte a scienze MFN

Nella primavera 2009 la facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Torino organizza le giornate di orientamento Porte Aperte Primavera 2009, a cui possono partecipare tutti gli studenti superiori interessati ad avere informazioni utili nella scelta del corso di laurea. Sarà l’occasione di incontrare i docenti della facoltà e di visitare le strutture universitarie.
Il 23 marzo la presentazione seguirà un programma specifico e necessiterà di iscrizione.

Il calendario delle giornate è il seguente:

Scienze Naturali
20/04/2009, ore 15
Dip.to di Biologia animale e dell’uomo, via Accademia
Albertina 13

Scienze Naturali
23/04/2009, ore 15
Dip.to di Biologia Vegetale, Viale Mattioli 25

Scienze Biologiche, Chi ricerca… trova!
24/04/2009, ore 9
Aula Magna del dipartimento, via Accademia Albertina 13
Programma e scheda di iscrizione

Scienze Geologiche
24/04/2009, ore 15
Dip.to Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35

Matematica
28/04/2009, ore 14
Palazzo Campana, via Carlo Alberto 10

Scienze Biologiche
08/05/2009, ore 15
Auletta II, dipartimento di Biologia Vegetale, viale
Mattioli 25

Scienza e Tecnologia per i beni culturali
14/05/2009, ore 15
Aula Magna di Fisica, via Valperga Caluso 36

Ottica e optometria
15/05/2009, ore 15
Centro per l’innovazione – ex Edilscuola, via Quarello 11/a

Lingue resta senza soldi e chiede il numero chiuso

Via Lastampa.it

La facoltà di Lingue chiude per fallimento, come tuonano gli studenti. O per senso di responsabilità, come si legge nel documento con cui il Consiglio di facoltà ha chiesto all’ateneo di concedere il numero chiuso. «O si mente sapendo di mentire, lasciando che chi vuole si iscriva a Lingue grazie all’implicita promessa di un’offerta didattica che sappiamo non realizzabile. Oppure si introduce il numero programmato, in modo da consentire, seppure con fatica, che le poche forze a disposizione possano svolgere il loro lavoro in modo utile e produttivo».

Vista dagli studenti, o dai docenti, cambia poco. Si chiude – in realtà si riduce – perché mancano i soldi, le aule, i posti a sedere, i docenti, i collaboratori, i tecnici. Manca tutto e – spiega il preside Paolo Bertinetti – «già adesso si naviga facendo leva sul volontariato». Il guaio è che mancherà sempre di più. Servirebbero risorse per far fronte alle carenze di personale. Servirebbe poter rimpiazzare tutti i docenti che vanno in pensione. Servirebbero altre regole e tanti soldi in più. Ma non ci sono: la parte spendibile del fondo di finanziamento, se nel 2008 era stata di 450mila euro, quest’anno sarà meno della metà. Entro ottobre del 2010, 18 docenti su 61 andranno in pensione. Il problema delle aule è storia vecchia, e forse colpa – come dice Bertinetti – «dell’egoismo delle altre facoltà»: resta il fatto che a Lingue spesso si fa lezione seduti a terra. «A volte si sta in 150 dentro aule con 70 posti. Basterebbe un banco a testa. Almeno quello», racconta Luigi Ottolini, del collettivo degli studenti di Lingue.

Mentre il personale della facoltà restava invariato – 60 docenti, 39 ricercatori, 44 esperti linguistici e la miseria di 4 amministrativi – il numero di studenti cresceva anno dopo anno: a settembre 2008 gli immatricolati sono stati 1200. Troppi. «Se diciamo che abbiamo poche aule anziché darcene di più ci tolgono fondi perché non siamo efficienti; se chiediamo più fondi ci vengono rifiutati; ora dovremo fare a meno di molti professori e lettori. Siamo costretti a dire ai diplomandi di non iscriversi a Lingue perché, malgrado la buona volontà dei docenti, non possiamo garantire corsi decorosi», aggiunge il preside.
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L'enigma del batterio che fa cambiare sesso agli insetti

In alcuni insetti, un batterio è in grado di femminizzare i maschi. Una scoperta italiana rivela il meccanismo alla base di questa trasformazione sessuale. Lavoro in pubblicazione sui Proceedings of the Royal Society Biological Sciences.

Le simbiosi che si possono stabilire tra i batteri e gli animali sono molteplici, ma oltre a quelle più comunemente conosciute, ve ne sono alcune veramente peculiari. La più strana in assoluto è certamente quella di un batterio chiamato Wolbachia che riesce a cambiare il sesso dell’insetto ospite, femminizzandone i maschi. I complessi meccanismi alla base di questa strana alterazione sessuale sono simili a quelli responsabili di gravissime patologie nell’uomo, come ad esempio il cancro, il ritardo mentale, le malformazioni a carico di alcuni organi. E’ questa la sorprendente scoperta alla quale è giunto uno studio appena pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B – Biological Sciences, intitolato “Unravelling the Wolbachia evolutionary role: the reprogramming of the host genomic imprinting”.

La ricerca è stata sviluppata dalla Dr. ssa Ilaria Negri e coordinata dal Prof. Alberto Alma, del Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali dell’Università di Torino, grazie alla preziosa collaborazione con i Proff. Mauro Mandrioli e Antonella Franchini dell’Università di Modena, e il Prof. Daniele Daffonchio dell’Università di Milano. Negli ultimi anni, si è fatta sempre più strada la convinzione che alla radice di molte gravi patologie, fra cui i tumori appunto, non vi siano alterazioni a livello genetico – vale a dire semplici mutazioni nella sequenza del DNA – ma piuttosto a livello epigenetico (dal greco “sopra i geni”), cioè a carico dei meccanismi di regolazione dei geni. Lo studio dell’epigenetica sta diventando di primaria importanza anche perché tra le cause di tali alterazioni, oltretutto trasmissibili ai figli, ci sono i fattori ambientali. Il gruppo di ricercatori autore della presente scoperta ha ipotizzato che meccanismi epigenetici fossero alla base delle modifiche somatiche e sessuali causate da Wolbachia.

Cari professori insegnate gratis

Andrea Rossi su Lastampa.it

Il messaggio suona più o meno così: cari professori, conoscete la situazione, non ci sono più soldi, mancano i fondi per fronteggiare le spese ordinarie e non sappiamo come chiudere i bilanci di quest’anno, figurarsi del prossimo. Vi chiediamo uno sforzo: insegnare gratis, almeno per il 2010, in attesa di tempi migliori.

Un bel po’ di docenti dell’Università se lo è sentito dire da parecchi presidi di facoltà. Sia chiaro, si tratta di professori a contratto: studiosi o esperti in settori specifici assoldati dalle facoltà per tenere corsi o attività integrative. In tutto sono mille, circa: professionisti che hanno già un altro lavoro e insegnano percependo un contributo che raramente sfora i mille euro al mese. Più per soddisfazione personale o prestigio che per necessità.

Per ore non tutte le facoltà hanno già varato il piano di riduzione. Ma è probabile che quasi tutte alla fine cederanno, quando le dimensioni dei tagli saranno definite dall’ateneo. Uno dei primi a correre ai ripari è stato il preside di Lettere, Lorenzo Massobrio. Ha riunito i suoi docenti a contratto, circa 50. Ha parlato chiaro: «La situazione economica è molto preoccupante. Per il prossimo anno non possiamo garantire di poterli pagare, visto che saremo costretti a sforbiciare pesantemente il bilancio. Per questo motivo ho chiesto loro la disponibilità a insegnare gratis, senza percepire alcun compenso o rimborso». Se non è un appello poco ci manca: «Molti mi hanno già comunicato di essere disposti ad accogliere la mia richiesta». Così, le facoltà non saranno costrette a ridurre l’offerta formativa più di quanto hanno già deliberato. A Medicina, dove i docenti a contratto si aggirano sui 150 e costano 3-400 mila euro l’anno, il preside Palestro ha già messo a punto la cura dimagrante. «I soldi per tutti quei professori non ci sono più. Nell’esigenza di risparmiare abbiamo chiesto a molti un sacrificio: al personale a contratto di lavorare senza compenso e agli strutturati sotto-occupati di prendersi in carico un insegnamento in più, per il quale altrimenti avremmo dovuto assumere un docente a contratto».

Anche il preside di Scienze Politiche Franco Garelli si è rivolto ai suoi professori. «Da quest’anno abbiamo già cominciato a ridurre i contratti, mantenendo solo i più importanti». Del resto, gli insegnamenti a contratto spesso corrispondono a un allargamento dell’offerta formativa. «Là dove i corsi non sono così essenziali da dover essere mantenuti a tutti i costi abbiamo chiesto ai docenti di svolgere l’attività gratuitamente», spiega Garelli. «Con le contrazioni ai bilanci è evidente che la priorità va agli studenti e ai servizi essenziali. Gli insegnamenti importanti verranno attivati; per gli altri, che sono offerte supplementari, siamo costretti a stringere i cordoni della borsa».

L’Università ha già stabilito di ridurre i corsi di laurea da 204 a 173, l’anno prossimo. Meno corsi significherà, probabilmente, meno insegnamenti. Ma le facoltà, a quanto pare, hanno cominciato ad attrezzarsi per tempo.

A Torino la super scuola di management

Investire sul futuro anche in periodi di crisi, quando, anzi, occorre farlo di più. Con questa filosofia nasce a Torino la Scuola di Alta Formazione al Management, prima iniziativa dell’Associazione per la Formazione d’Eccellenza, voluta e promossa dalla Fondazione Giovanni Agnelli, dalla Fondazione Edoardo Garrone e dalla Fondazione Pirelli, insieme all’Association du College des Ingenieurs di Parigi, una delle più autorevoli istituzioni europee della formazione al management.

La Scuola, i cui corsi avranno inizio il prossimo 7 settembre, si rivolge a giovani laureati in ingegneria e in discipline scientifiche ed economiche (15 il primo anno, 40 a regime), offrendo loro un Master in Business Administration full-time basato su quattro mesi di formazione in aula e 6 mesi in azienda, dove saranno inseriti come consulenti junior.

Si arriverà a regime, nel giro di tre anni. Particolare innovativo e che sottolinea la volontà di premiare il merito, il master sarà gratuito per i corsisti, che verranno anzi retribuiti, grazie ad una assunzione con contratto a termine per tutta la durata del periodo di formazione.

Le lezioni in aula, in lingua inglese, si svolgeranno in parte insieme ai docenti ed agli allievi del College des Ingenieurs nelle sedi di Parigi, Stoccarda e San Gallo, in parte nella sede di Torino, con docenti provenienti da politecnici ed università italiane e dal mondo dell’impresa. Tra le aziende, che hanno già dato la propria disponibilità ad aderire all’iniziativa, con un costo di 25.000 euro per i sei mesi di stage, vi sono Azimut, Fiat, Pirelli, Erg e Prysman.