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Se chiediamo al nostro vicino se “fa la raccolta” difficilmente penserà all’album dei calciatori o alle sorprese contenute nelle uova di cioccolato.
Penserà immediatamente alla “
differenziata“, cioè all’atto quotidiano di gettare i propri rifiuti nell’apposito contenitore predisposto. La
raccolta differenziata è diventata infatti una pratica diffusa e scontata in tutte le famiglie ed è addirittura indice del grado di civiltà di una società. Ma questa non riguarda solo gli oggetti con cui i cittadini vengono a contatto ogni giorno. Ce ne sono tanti altri di rifiuti, scarto delle attività industriali e commerciali.
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Ponendo purtroppo l’attenzione sul cittadino e le sue responsabilità civili verso la società, si distoglie lo sguardo dal sistema che i rifiuti li produce, li riceve, li trasporta, li ricicla, per trarne profitto. Un sistema ben regolato da meccanismi normativi complessi e articolati di cui gli italiani sono poco a conoscenza. Proprio di questo sistema si parla nel libro
“La raccolta differenziata“ edito da
Ediesse nella collana I Fondamenti, lavoro scritto a quattro mani da
Daniele Fortini e
Nadia Ramazzini.
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Un libro sulla raccolta differenziata potrebbe apparire curioso oggigiorno, dato che pare essere un tema noto a chiunque. E invece no. Gli autori, infatti, grazie alla loro decennale esperienza sul campo, offrono un quadro critico della situazione della attuale gestione del meccanismo della raccolta differenziata.
Con linguaggio semplice e scorrevole, si analizza in maniera approfondita il problema dello smaltimento dei rifiuti, demistificando credenze perpetuate nel tempo nella popolazione e smascherando errori che si sono propagati negli anni e che hanno spesso portato il nostro Paese ad affrontare, impreparato, situazioni di emergenza, come accaduto a Napoli nel 2007.
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Il libro sottolinea come la raccolta differenziata sia solo una parte del ciclo integrato dei rifiuti, la cui corretta gestione è fondamentale per evitare che essi diventino un problema irrisolvibile e le conseguenze negative per la salute e l’ambiente in futuro.
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Questa conclusione, che può sembrare scontata, viene presentata non in maniera ideologica, ma supportata da fatti e cifre concreti. Ogni affermazione è completata da esempi reali e paragoni puntuali: le disparità vengono analizzate non soltanto a livello nazionale, ma europeo e mondiale. I punti chiave, riproposti più volte nei quattro capitoli del libro in maniera apparentemente ridondante, vengono in realtà di volta in volta arricchiti fornendo evidenze differenti e riassunti nei box di sintesi alla fine di ogni capitolo.
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Analogo spazio viene dato a proposte concrete di cambiamento, che devono necessariamente riguardare non soltanto il modo in cui la raccolta differenziata viene effettuata da ognuno di noi, ma ancora di più calandola in un contesto politico e industriale di trattamento, valorizzazione e smaltimento dei rifiuti, al fine di ottenere l’effettivo recupero di materia e il benessere del pianeta.
“La raccolta differenziata dei rifiuti urbani è parte, dunque, di un ciclo industriale ed economico che non nasce nelle nostre case, ma molto prima.
Nasce dalle scelte dell’apparato produttivo, dal suo interesse a suscitare e soddisfare consumi, dal suo modo di concepire il confezionamento e l’imballaggio delle merci, di organizzare la distribuzione capillare, di trarre economie e vantaggi dal circuito del riuso, del riciclo e del recupero. Quello che chiamiamo ‘ciclo integrato dei rifiuti’ è l’insieme delle politiche e delle strategie che adottiamo dal momento in cui si entra in contatto con il rifiuto. Da casa, come dal luogo di studio o di lavoro, nel momento in cui si genera il rifiuto si attiva il ‘ciclo integrato’ cioè il meccanismo, regolato da norme europee recepite dalla legislazione nazionale, utile a qualificare come ‘risorsa’ ciò che, nel momento in cui si abbandona, non lo è”.
Questa definizione racchiude, in sostanza, il messaggio del libro. Il saggio parte da una particolare descrizione dei cenni storici e ideologici relativi alla raccolta differenziata. Infatti “la storia dei rifiuti è la storia della vicenda dell’umanità intera” e già nell’antica Atene, come adesso, i rifiuti più problematici erano gli imballaggi, cioè anfore e brocche. Gli stessi che, nell’antica Roma, venivano rotti dagli schiavi per ridurne il volume da occupare al Testaccio, la più antica discarica della capitale.
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Il primo capitolo procede ad analizzare le normative di riferimento, in Europa e in Italia, realizzate per promuovere lo sviluppo di uno schema gerarchico di gestione del rifiuto, che mira alla riduzione del rifiuto alla fonte e al recupero di materia ed energia tramite il riciclaggio. In questo schema la raccolta differenziata è solo uno degli obiettivi che gli Stati membri dell’Unione Europea devono perseguire per facilitare le operazioni di riciclaggio.
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Quanto sappiamo davvero dei rifiuti? Che fine fanno? Sempre il primo capitolo esamina attentamente le principali tipologie di rifiuti prodotti dalla raccolta differenziata. Senza mancare di mettere in luce aspetti controversi. E’ il caso degli imballaggi, che costituiscono oltre il 20% dei rifiuti urbani prodotti nel nostro Paese. Infatti, a differenza di Paesi come la Germania, in cui i produttori di imballaggi sono costretti a pagare un corrispettivo per aiutare verso la raccolta differenziata, in Italia questo meccanismo stenta a decollare.
A rimetterci sono le tasche degli italiani, costrette a pagare non solo il bene, ma anche l’involucro che lo contiene, attraverso le tasse. Ancora, l’Italia è al primo posto per il consumo di acqua in bottiglie, seppure quinta per la qualità dell’acqua del rubinetto. Di tutta quella plastica accumulata, solo il 45% può essere reimpiegata tramite metodiche laboriose e costose. Illusoria inoltre la credenza secondo cui il trattamento meccanico biologico sia la soluzione definitiva per il ciclo di riciclaggio dei rifiuti indifferenziati: la metodica è infatti dispendiosa, e il compost che si ottiene non è quasi mai utilizzabile.
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L’ obiettivo “zero waste” -rifiuti zero- iniziato in America, ha assunto, in Europa e Italia, un significato differente da quello originario. Rifiuti zero, infatti, non vuol dire evitare di conferire i rifiuti in discarica e preferire o meno a questa l’inceneritore. Rifiuti zero può diventare una realtà soltanto con l’impegno e la partecipazione attiva da parte di tutta la popolazione a mettere in atto misure di prevenzione.
“Per perseguire veramente la finalità della riduzione ed eliminazione dell’idea stessa di ‘rifiuti’, abbiamo bisogno di conoscere la verità di tutti i fenomeni, le problematiche, le connessioni e quant’altro interseca l’autentica fisiologia delle materie che scartiamo, rifiutiamo o gettiamo via. Per compiere questa ‘analisi olistica’ abbiamo bisogno di una lente critica laica, che ci mostri la reale verità dell’insieme e che non possa deformare l’immagine per confortarci la coscienza”.
Non basta dire di fare la raccolta o limitarsi a ad accettare l’inceneritore per risolvere il problema delle discariche. “L’ipocrisia, insomma, non risolve i problemi”. Proprio per fare chiarezza, nel secondo capitolo si analizzano, tra l’altro, in dettaglio, i fattori che vanno presi in considerazione nella pianificazione di un determinato tipo di raccolta differenziata in un Comune rispetto ad un altro.
La realtà di un piccolo comune come Treviso, infatti, non può essere paragonata alle grandi città. Pertanto, un sistema ‘porta-a-porta’ può funzionare solo in determinate realtà virtuose e facili da controllare, ma risulta ingestibile nelle città con livelli demografici e flussi di popolazione molto più elevati. Questi fattori sono fondamentali per la ricerca del livello ottimale tra sostenibilità economica e sostenibilità ambientale. In Italia, invece, le società responsabili, hanno agito, nel tempo, solo a difendere gli interessi personali e non quelli pubblici, incapaci di usare adeguatamente i soldi dei cittadini per gestire i rifiuti in maniera corretta.
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Le uniche lobbies cresciute in Italia sono quelle legate all’ambiente della criminalità. Complici della situazione di emergenza che città come Napoli e Roma si sono trovate a dover fronteggiare di recente, dove la pianificazione si è orientata a indurre il sistema della raccolta differenziata in maniera ossessiva senza, però, fornire sistemi di sostegno opportuni, e causando, di conseguenza, squilibri impressionanti.
Questi i casi analizzati in dettaglio nel capitolo finale, di cui si presentano le attuali lacune e si avanzano proposte di soluzione. Si accenna inoltre, l’importanza della corretta informazione e l’urgenza di incentivare la ricerca verso l’individuazione di quelle metodiche che consentano di progettare i beni in vista del loro fine ultimo prima ancora della loro messa in commercio. In sostanza, il libro si rivolge ad ognuno di noi, ad ogni cittadino a qualunque livello della scala sociale.
Perché:
“…occuparci dei ‘nostri’ rifiuti ci obbliga ad allargare gli orizzonti dei dubbi e della ricerca, delle consapevolezze e delle responsabilità. Ci obbliga, cioè, a interrogarci per progredire verso una ‘cultura differente’, che esamina le moderne contraddizioni dello sviluppo e si fa capace di progettare un futuro differente, per sé e per le generazioni che verranno”.
Autori: Daniele Fortini – Nadia Ramazzini
Casa editrice Ediesse
Pubblicato nel: Gennaio 2015
Pagine: 350
ISBN: 978-88-230-1935-5
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Fabiana Luise
Dopo una Laurea in Scienze e Tecnologie Genetiche all’Università del Sannio,
al momento è PhD student presso
l’University of Manchester (UK) in Stem Cell Biology.
I suoi interessi scientifici riguardano:
Biologia Molecolare e Cellulare, Genetica e Biotecnologie.