WREC e PIEC, gli elettrocardiogafi indossabili al Salone del Libro di Torino

Il 15 maggio prossimo potrà essere testato al Salone Internazionale del Libro – presso lo stand del Politecnico di Torino (Bookstock Village – pad.5)
Un orologio da polso (WREC, Wrist Ecg) che, una volta indossato, consente al soggetto di farsi da solo l’ECG semplicemente toccando con la mano destra il dispositivo, per 10 secondi; una “pillola tascabile” (PIEC, Pill Ecg) che accostata al polso può dare lo stesso risultato.
Entrambi i dispositivi si connettono a uno smartphone e all’app Android “ECG Sensor APP”, un sofisticato software che raccoglie ed elabora i dati del dispositivo, li visualizza, li memorizza e li ritrasmette via email al cardiologo che potrà disporre di dati su un’interfaccia grafica semplice e intuitiva.
In sintesi funzionano così: i due dispositivi diagnostici, come uno smartwatch che permette di monitorare aritmie, fibrillazioni atriali e altre problematiche cardiache in tempo reale e a costi contenuti (si stima intorno ai 100-150 euro) a portata di “cittadino”.

Cerimonia di premiazione dei migliori laureati dell’Università degli Studi di Torino

I migliori laureati dell’Università di Torino? Sono donne. E la maggior parte lavorano. 
A partire dal 1993 il Senato Accademico ha deciso di premiare con un riconoscimento significativo e onorifico le migliori tesi di laurea. Un’apposita Commissione aggiudicatrice, nominata per  ciascun corso di laurea, esamina le tesi dell’anno accademico di riferimento e sceglie quella meritevole di ricevere tale riconoscimento. Il premio consiste in una pergamena e in una medaglia coniata con le stesse effigi dell’onorevole distintivo degli studenti della Regia Università di Torino, istituito nel 1791.

Venerdì 6 maggio il Rettore Prof. Gianmaria Ajani e i Direttori delle Scuole e dei Dipartimenti consegneranno le medaglie d’argento alle 84 migliori tesi di laurea 28 premi e borse di studio per l’anno accademico 2013-2014.

Il Rettore prof. Gianmaria Ajani e i Direttori delle Scuole e dei Dipartimenti hanno consegnato i le medaglie d’argento alle 84 migliori tesi di laurea e i 28 premi e borse di studio così suddivisi per genere:

Migliori laureati:  31 maschi e 53 femmine perlopiù lavoratrici

Premi di studio : 12 maschi e 16 femmine

Conferenza sulle Onde Gravitazionali al Politecnico di Torino

 

 Il titolo della conferenza è “L’ONDA DEL SECOLO:
La ricerca delle onde gravitazionali: la storia, la scoperta, il futuro”.

Introducono:

– Angelo Tartaglia, DISAT – Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino

– Nicolao Fornengo, INFN e Dipartimento di Fisica Teorica, Università di Torino

– Francesco Porcelli, DISAT – Politecnico di Torino

Eugenio Coccia è Professore Ordinario all’Università di Roma Tor Vergata e Direttore del Gran Sasso Science Institute dell’INFN.
Fisico sperimentale è riconosciuto per lo sviluppo dei rivelatori criogenica di onde gravitazionali. Ha diretto gli esperimenti Explorer al CERN e Nautilus ai Laboratori di Frascati dell’INFN ed è membro della Collaborazione Virgo.
 .
È stato direttore dei Laboratori di Gran Sasso dell’INFN, Presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Fisica della Gravitazione e Presidente del GWIC, il Gravitational Wave International Committee.

.
Questa conferenza è uno spin-off delle attività di Teatro&Scienza al Politecnico di Torino
Info e adesioni: [email protected]

.


Oggi, 22 aprile, nasceva a Torino il Premio Nobel Rita Levi-Montalcini

Proprio il 22 aprile nasce a Torino anche una bambina, che sarebbe anni dopo diventata una grande scienziata italiana, Rita Levi-Montalcini, insieme alla sorella gemella Paola.
Come tutte le bambine di inizio secolo Rita, Paola e la sorella Anna crescono in un Italia che si sta evolvendo, ma dove essere donna voleva dire avere un ruolo sociale definito di madre, moglie e donna di casa.
rita_paola_levi-montalcini
Ma Rita si ribella a questi cliché imposti dalla società e contro ogni imposizione e anche contro la volontà del padre a vent’anni ottiene il diploma di maturità classica.
La domanda che vi pongo è questa: “oggi quanti di voi sarebbero disposti a lottare contro tutto e tutti per rivendicare ciò in cui credete?”.
La risposta non è semplice ma già da qui si mettono in luce le doti di questa giovane donna con le idee chiare: impegno, tenacia, ottimismo, voglia di imparare e curiosità.

“Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona.”

Le parole di Rita Levi-Montalcini rispecchiano la forza di questa donna che dopo la maturità prosegue gli studi iscrivendosi alla scuola di Medicina di Giuseppe Levi, prima suo professore e in seguito amico e collaboratore. E così iniziano i suoi studi sul Sistema Nervoso Centrale, che come lei stessa ha definito “l’universo che è dentro ciascuno di noi. C’è forse un altro tema più interessante? Scoprire il funzionamento della mente!. Il cervello spiega tutto. Bisogna partire da qui. Il nostro modo di comportarci è più emotivo che cognitivo”.
E sicuramente di emozioni deve averne provate tante: nel 1936 ottiene la Laurea in medicina e chirurgia con il massimo dei voti, e a distanza di pochi anni scoprirà il significato dell’esilio in periodo fascista. Nel 1938 Mussolini pubblica “il Manifesto per la difesa della razza”, Rita, di fede ebraica, non rientra negli “accademici Italiani di razza ariana” che meritano un lavoro e un avanzamento di carriera. Si rifugia in Belgio, dove ospite dell’Università di Bruxelles continua le sue ricerche sul sistema nervoso.
Non ha più nulla, ma rientrata a Torino nel 1940, non si perde d’animo e si costruisce in casa un vero e proprio laboratorio. Continua i suoi studi accompagnata dall’amico Levi e non smette mai di lottare per ciò in cui crede: la scienza.
Nel 1941 i bombardamenti della seconda guerra mondiale la costringono ad andar via da Torino. Nel 1943 vivrà in clandestinità a Firenze dove diviene medico presso il quartier generale Anglo-Americano assegnata al campo dei rifugiati di guerra provenienti dal Nord Italia.
È qui che Rita capisce che questo non può essere il suo lavoro: troppo dolore umano e lei come medico non riesce a trovare il giusto distacco emotivo da tutto quel dolore.
Rita Levi-Montalcini ha solo 34 anni. Eppure ha dovuto abbandonare amici, famiglia, lavoro, e ha dovuto combattere contro pregiudizi, ostilità incontrando dolore e cercando di fare ciò in cui aveva sempre creduto: aiutare il prossimo, pensare agli altri prima che a se stessa.
La vita scorre, la seconda guerra mondiale finisce e gli studi di Rita Levi continuano senza sosta.
Nel 1947 Rita riceve un importante incarico dal Dipartimento di Zoologia della Washington University e quello che doveva essere un breve intervallo di studi americani si trasforma in più di 30 anni di attività e incarichi americani.
Ma è nel culmine della sua carriera che nel 1986 ottiene il premio Nobel per la medicina.
Il premio Nobel è un’onorificenza di portata mondiale, attribuita annualmente a persone che si sono distinte nei diversi campi dello scibile, «apportando considerevoli benefici all’umanità», per le loro ricerche, scoperte ed invenzioni, per l’opera letteraria, per l’impegno in favore della pace mondiale.
Viene all’unanimità considerato come l’encomio supremo dell’epoca contemporanea.
Il premio le viene assegnato per un importante scoperta sulla crescita delle cellule nervose del sistema nervoso centrale (fattore NGF).
Nella motivazione del Premio si legge: «La scoperta del NGF all’inizio degli anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo».
Anche in questa occasione Rita si dimostra essere una persona generosa e attenta agli altri; infatti devolve una parte del premio alla comunità ebraica per la costruzione di una nuova sinagoga a Roma.
Ma la generosità non si ferma qui ed è storia dei giorni nostri: nel 1992 ha istituito assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi-Montalcini, rivolta alla formazione ed all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario (progetto “Un convitto per le ragazze Tuareg”), con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese, nella convinzione che:
“Solo con l’istruzione è possibile sconfiggere l’ignoranza”.
Alla domande della giornalista Concita de Gregorio dell’ “Unità”perché donne e perché Africa, Rita Levi risponde così:
“Perché guardi che cosa abbiamo fatto in Africa, dagli anni del colonialismo in poi. Guardi come l’abbiamo violentata e usata. Distrutta. Una tragedia spaventosa. Abbiamo preso le loro ricchezze e speculato sulle debolezze che abbiamo contribuito a creare. Abbiamo molto da restituire, molto risarcimento da pagare. In istruzione, certo. L’unica salvezza possibile per le genti di ogni luogo è l’accesso alla cultura».
E perché le donne?

«Perché le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società. Pensi al nostro Occidente. Ho appena scritto un libro dedicato ai ragazzi, l’ho pubblicato con una casa editrice per giovani. Ne sono fiera. L’abbiamo intitolato “Le tue antenate”. Parla di donne pioniere. Quelle che hanno dovuto lottare contro pregiudizio e maschilismo per entrare nei laboratori, che hanno rischiato di vedersi strappare le loro fondamentali scoperte attribuite agli uomini, che si sono fatte carico della famiglia e della ricerca. Lei conosce Emily Noether, la fondatrice dell’algebra moderna?»

E voi la conoscete? E chissà quante altre donne illustri e importanti nel mondo delle scienze rimarranno nell’oscurità soltanto perché fanno bene una cosa: il loro lavoro con impegno, ricerca e sacrificio quotidiano ma senza voler ostentare o “pubblicizzare” nulla di tutto ciò.
E sono certa che molte donne, di scienza e non solo, hanno visto in Rita Levi-Montalcini il simbolo della forza delle donne, di chi di fronte alle difficoltà e al dolore va avanti nelle sue convinzioni, con indipendenza, ottimismo, impegno e voglia di lavorare.
Oggi a 102 anni, la Senatrice Rita Levi-Montalcini è per tutte noi un esempio di ciò che significa combattere per ciò in cui si crede, nonostante gli obblighi sociali, morali e religiosi.
E se questo viene perseguito con onestà e sacrificio, con le nostre possibilità, le nostri doti e la nostra bravura raggiungeremo il i più bel premio della vita: rendere il nostro mondo migliore, per noi e per gli altri.
Ecco perché i premi che Rita Levi-Montalcini ha ricevuto in questi anni non possono essere che un grazie da parte di tutti noi a quello che lei ha fatto per rendere il nostro mondo migliore:
è stata nominata senatore a vita dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il 1° agosto del 2001.
Oltre al premio Nobel, ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti fra i quali cinque lauree honoris causa: dall’Università di Uppsala, dal Weizmann Institute di Israele, dalla Saint Mary University e dalla Constantinian University (USA), dalla Università Bocconi (Milano).
Ha vinto inoltre il Premio internazionale Saint-Vincent, il premio Feltrinelli e il premio Albert Lasker per la ricerca medica.
Il 22 gennaio 2008 è stata insignita della laurea specialistica honoris causa in biotecnologie industriali presso l’Università Bicocca di Milano.
Il 30 settembre 2009, per i suoi studi sul sistema nervoso, ha ricevuto il Wendell Krieg Lifetime Achievement Award, riconoscimento internazionale istituito dalla più antica associazione internazionale dedicata allo studio del sistema nervoso, il Cajal Club.
Mi piace pensare che tutto questo Rita Levi-Montalcini l’ha costruito senza tecnologie e con la sola passione e forza di volontà ma, nonostante ciò, sia comunque una donna di spirito, ironica e aperta alle novità.
Ecco come risponde ad alcune domande di Concita De Gregorio:
Se avesse potuto frequentare più assiduamente un uomo del suo tempo su chi avrebbe fatto cadere la scelta?

«Ma non c’è dubbio. Albert Einstein. Il segreto della creatività risiede nella curiosità, nella mente che rimane bambina, diceva. Un grande insegnamento. Restare bambini. Oltretutto (ride) anche Einstein appartiene alla cosiddetta razza inferiore…come me».

Qual è stata a suo parere la più grande invenzione o scoperta del secolo? Un farmaco? Uno strumento di diagnosi?

 

«Ma no, è stata senza dubbio Internet. L’informatica. I nuovi Magellano dell’era digitale. La comunicazione globale. Ma come mai mi chiede questo, lei non usa Internet?».

ClaudioPasqua
Resp. Ufficio Stampa Ass.ne Rita Levi-Montalcini

Iniziativa Anai sull’importanza degli Archivi a Trecate

Nel corso della settimana nazionale degli archivi a Trecate hanno portato la loro testimonianza anche scrittori locali, MARGHERITA LODRONI, SALVATORE TEGOLETTO, ROSANGELA PANIGATI PIERLUIGI LOCATELLI. I  collegamenti con l’iniziativa nazionali sono stati tenuti da Wanda Gallo.
Gli uffici del comune di Trecate  con TIZIANA PAGANI  FRANCA CONTI E GIANCARLO ROCCIO., hanno curato la regia, mentre il saluto dell’amministrazione, che ha registrato la presenza anche del sindaco Enrico Ruggerone, è stato portato dall’assessore Antonella Marchi

Particolarmente significativa la riflessione sull’importanza degli archivi con una settimana di riflessione su queste strutture: una iniziativa voluta dall’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) per evidenziare che “l’archivio tutela i diritti e garantisce la conservazione della memoria di tutti, compresi quelli che non entreranno mai in un archivio”, ha un significato da non sottovalutare.

L’occasione di parlare della salvaguardia di questo patrimonio storico è venuta durante un incontro avvenuto a Trecate,  comune  di poco più di 20 000 abitanti della provincia di Novara in Piemonte.

Per molto tempo infatti l’importanza degli archivi è stata sottovalutata. Da qualche decennio invece una nuova cultura storica ha potenziato la ricerca, imponendo non solo un nuovo modo per conservare il ricordo del passato, ma anche, facendo nostra una riflessione manzoniana delle prime pagine dei Promessi Sposi, per ricordare, accanto ai grandi personaggi, quei protagonisti minori, che, anche sednza essere menzionati nei libri di storia, hanno comunque contribuito allo sviluppo delle comunità nelle quali sono inseriti.

Tenendo del resto il corso di storia trecatese, avverto nei miei corsisti una sensibilità particolare che dimostra questa nuova cultura, che per molti versi non rappresenta più un’aspirazione alla quale tendere, ma è ormai dote acquisita come caratteristica metodologica di lavoro. Coloro infatti che oggi si avvicinano alla ricerca storica non si accontentano di quanto altri raccontano, ma desiderano vedere i documenti dai quali derivano descrizioni interpretazioni o narrazioni.
Possiamo tranquillamente affermare da un punto di vista scientifico che è nato ed applicato un nuovo metodo di lavoro che trova nell’archivio il punto di partenza della ricerca storica.

Alla luce di questa riflessione appare allora evidente che l’archivio deve essere prima di tutto organizzato, conservato e conosciuto. Pure in un’ comunità di medie dimensioni come Trecate, la conservazione dei documenti ha una funzione molto importante in quanto permette di avere nel tempo le prove di eventi che si sono verificati e che hanno contribuito a dare alla comunità le caratteristiche che oggi presenta. Accanto alla possibilità di evidenziare i grandi eventi della locale comunità, questa conservazione ha anche un’altra funzione non meno importante: è in grado di offrire precise risposte ai singoli cittadini, che desiderano avere conoscenze documentate riferite alla propria famiglia, permettendo di conoscere qualche significativo elemento delle proprie radici.

Nella comunità trecatese oggi è possibile consultare due archivi: quello comunale e quello parrocchiale, che contengono anche documenti medioevali. Esiste anche la possibilità di accedere ad archivi privati, che, pur avendo dimensioni più modeste, possono offrire spunti ai ricercatori. In questo gtuppo certamente merita una specifica menzione l’ Archivio delle Sorelle Ministre della Carità, presente a Trecate dagli anni della sua fondazione nel XVIII secolo.

L’Archivio comunale
Il primo, che merita di essere citato in questo rapido excursus è l’ archivio comunale. La sua collocazione attuale nel palazzo comunale ha permesso una sistemazione razionale dei faldoni in locali, che possono essere considerati idonei alla conservazione dei documenti e rappresenta una prima risposta concreta, della quale l’amministrazione comunale può ritenersi soddisfatta. In questi spazi hanno trovato, suddivisi per argomento, tutti gli atti che riguardano la vita amministrativa di Trecate a partire dal Medioevo.

Un rapido esame dell’indice delle materie catalogate nell’Archivio permette di avere un quadro preciso storico, che offre la giusta collocazione temporale degli eventi.
Qualche citazione serve ad individuare gli argomenti ed ad illustrare i contenuti del materiale archiviato. Innanzitutto si trovano il registro degli antichi catasti, i sommarioni, le mappe di Maria Teresa d’ Austria. Sono tutti questi documenti relativi alla descrizione dei beni immobili siti nel borgo di Trecate.

Fino a qualche tempo fa questi testi sono stati molto utili per provare diritti e servitù legate ai singoli appezzamenti di terreno. Centinaia di professionisti hanno fatto studi su questi documenti per fondare le tesi delle loro perizie.

Diversi sono poi i faldoni legati ai pagamenti dei tributi. Nei secoli i trecatesi, che hanno sopportato la giurisdizione di vari ed esosi feudatari, sono stati chiamati al pagamento delle imposte. Tutta una vasta gamma di documenti, che vanno dalla nomina degli esattori, agli ordini di riscossione, alle ricevute rilasciate per gli avvenuti adempimenti, rappresenta il sistema fiscale nel tempo, con la prova anche della relativa evoluzione.

Nell’archivio vi sono altresì ordini ed editti dei vari governi, che creano particolari privilegi per la popolazione trecatese. Tra questi merita di essere citato il documento con il quale viene istituito il mercato di Trecate nel giorno di mercoledì.

Accanto ai testi dei privilegi concessi, pochi per la verità, molti sono invece gli atti che
comportano pesi e sacrifici alla popolazione del borgo. Un esempio: durante il periodo in cui Trecate è feudo dei Lampugnani ( dopo il 1437 per fare un riferimento storico preciso, perché proprio in quell’anno Trecate viene ceduta da Filippo Maria Visconti a Oldrado da Lampugnano) molti sono i documenti tenuti in Archivio, che dimostrano le contestazioni degli abitanti di Trecate contro le esose richieste dei feudatari.
Tutte queste documentazioni permettono di ricostruire la storia di Trecate in modo preciso e di chiarire l’evoluzione della comunità trecatese.

Nell’archivio esistono non solo tracce di vita pubblica, della vita cioè delle istituzioni, ma è possibile anche accertare alcuni aspetti della vita dei singoli cittadini. Un dato qui richiamiamo: dall’esame degli atti si possono scoprire la data più lontana alla quale far risalire la presenza di una persona o di una famiglia nel borgo. Se ad esempio nell’archivio c’è il testamento datato di un tal Leone, vuol dire che questa persona alla data del testamento già era presente in Trecate.

L’Archivio parrocchiale

Trecate ha la fortuna di avere anche un ben organizzato archivio parrocchiale, collocato nell’ ufficio del parroco. che conserva molti interessanti documenti a partire da un testo, che porta la data del 1446. E’ un testamento, quello di tal Giovanni Di Leone, che detta le sue disposizioni di ultima volontà. Questo testatore, tra l’altro, dispone, ed è questo il motivo di conservazione del documento nell’archivio parrocchiale, di lasciare molti beni alla Chiesa locale, con l’obbligo da parte di quest’ultima, della celebrazione di messe.
Curiosità particolare: Giovanni Di Leone allega anche il suo albero genealogico e di conseguenza si possono avere molte notizie relative alla sua famiglia e alla sua provenienza. Molto interessante ed unico nel suo genere a livello nazionale è anche il documento testamentario di Zanino De Sassi, con il quale questo trecatese lascia una parte dei suoi beni per garantire la prebenda ad un cappellano, che deve celebtare la messa quotidiana in ricordo del testatore e della sua famiglia. Quando poi nell’800 tutti i beni lasciati alla Chiesa vengono incamerati dall’Ente pubblico di riferimento, in questo caso il Comune di Trecate,l’onere di pagare il cappellano passa al Comune che ancora oggi nella sua pianta organica, unico in tutta Italia, prevede la figura del cappellano comunale. Nell’archivio parrocchiale, tra l’altro, sono presenti documenti che riguardano anche la vita civile della comunità. Un esempio: l’atto pubblico con il quale molti trecatesi si costituiscono in lite contro i Lampugnani Signori di Trecate.
Essendo tra l’altro parte della documentazione presente anche nell’archivio comunale molto interessante è l’esame comparata tra i due documenti per mettere in evidenza gli elementi di coincidenza e quelli eventualmente in contrasto. Un ultimo elemento è da aggiungere: avendo la Chiesa, dopo il Concilio di Trento, impostata una registrazione dei battezzati, l’archivio parrocchiale può essere un utile strumento per le ricerche sulle origini e la presenza delle singole famiglie all’interno della comunità trecatese.

Gli Archivi privati

Accanto ai due più significativi archivi, quello del Comune e quello della Parrocchia, ricordiamo che anche molti privati conservano documenti ed atti che sono molto importanti nella ricostruzione della storia trecatese.
Un posto tutto particolare per importanza e ricchezza di documentazione merita l’Archivio delle Sorelle Ministre della Carità, un ordine religioso costituito a Trecate grazie ad un lascito, quello del nobile Leonardi e grazie all’intuizione profonda, quella del parroco del tempo, don Pietro De Luigi.
L’Archivio permette di consultare documenti che offrono un quadro molto interessante della società a partire dal 1700 secolo della fondazione dell’ordine monastico.

Considerazione conclusiva

Indubbiamente gli archivi hanno una importanza molto particolare: servono a documentare storicamente gli eventi, ma servono anche a capire e cogliere gli aspetti più importanti del nostro presente. La nostra storia vive in noi e nella sostanza dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, insegnarci a camminare, facendo tesoro del passato.
Un’ultima riflessione legata alla comunità trecatese: accanto agli archivi ufficiali, Comune e Parrocchia, esistono moltissimi archivi privati. Sarebbe interessante, tenendo conto anche delle moderne tecnologie, riuscire a creare un centro di documentazione unico, che potrebbe permettere una diffusione più profonda delle informazioni. Sarebbe un grande contributo della crescita culturale della nostra comunità.

Franco Peretti
Docente di storia locale UTE – Trecate

Gli Studenti dell’Università di Torino incontrano le Aziende della Silicon Valley

Anche quest’anno il Dipartimento di Informatica in collaborazione con Aizoon, La storia nel Futuro, Italiani di frontiera e ICxT organizza il Silicon Valley Study Tour, per dare la possibilità agli studenti dell’Università di Torino, di incontrare le aziende di maggior rilievo della Silicon Valley come Facebook, Google, IBM, VMWare, Microsoft e molte ancora.

Le conferenze del SVST 2016 si svolgeranno nelle seguenti date:

7 Marzo 2016 – 14-16
Paolo Marenco, tutor del tour, e Roberto Bonzio, giornalista e supporter del proprio marchio Italiani di Frontiera, presenteranno i ragazzi e le aziende che grazie a questa iniziativa, sono riusciti a sviluppare la loro idea, creare una startup o ad incrementare il proprio business.

14 marzo 2016 – 14-16
Carlo Capello, in collegamento Skype dalla SV con Lorenzo Tassone e Mirko Bretto racconteranno la loro avventura in California dove hanno realizzato startup di successo come ProxToMe e Alyte.

21 marzo 2016 – 14-16
Loris Degioanni, CEO di Sysdig, in diretta da Davis (CA), Andrea Sciano’ (Sysdig) e Stefano Pistillo (Clickmail marketing) parleranno di: storie parallele dal Silicon Valley Study Tour. Lavorare da Torino per aziende della Silicon Valley.
Il SVST è un progetto che nel corso degli anni ha visto crescere la sua importanza e la sua visibilità all’interno di aziende e Università italiane, garantendo a studenti e aziende, di allargare la propria visione e di sviluppare le proprie idee con maggiore facilità. Gli studenti che sono interessati a partecipare al concorso di selezione, dovranno partecipare a tutte le conferenze e successivamente intervenire sull’omonimo blog (Blog SVST) raccontando le loro opinioni in seguito all’incontro settimanale. Il proprio curriculum e l’attenzione prestata nelle conversazioni sul blog, garantirà a chi parteciperà, di essere selezionato da una giuria e finanziato da un azienda così da ottenere la possibilità di partire per un periodo che va da settimana a 3 mesi per la Silicon Valley.

Per info:
[email protected]
Tel. +39 011 6706831
www.siliconvalleystudytour.com

Risonanza magnetica d’avanguardia: il Giappone sceglie l’Università di Torino

Giovedì 3 marzo, a partire dalle ore 10.00 presso l’Aula Avogadro del Dipartimento di Chimica (Via Pietro Giuria 7 a Torino), il Rettore dell’Università di Torino Gianmaria Ajani e il Direttore del Dipartimento Marco Vincenti inaugurano la strumentazione di risonanza magnetica nucleare di ultimissima generazione, fornita dall’impresa giapponese JEOL al gruppo di ricerca NMR (Risonanza Magnetica Nucleare).

L’ inaugurazione avviene all’interno del Workshop dal titolo “Nuove Frontiere nella spettroscopia NMR: dalla biochimica ai materiali” – locandina e programma completo.

Riconoscendo il ruolo nazionale ed internazionale della ricerca NMR svolta all’Università di Torino, la ditta JEOL ha incluso la nostra Università nella limitatissima lista dei centri dove istallare tale apparecchiatura in comodato d’uso gratuito.

 

Università di Torino: più valore alla ricerca e all’innovazione

L’Università degli Studi di Torino e la Compagnia di San Paolo hanno approvato la convenzione triennale che definisce la collaborazione fra i due Enti fino alla fine del 2018 per ampliare le opportunità di finanziamento, favorire il sostegno alla ricerca, alla formazione avanzata per gli studenti e promuovere l’internazionalizzazione e l’innovazione in Ateneo.

Il ruolo principale dell’Ateneo” ha dichiarato Gianmaria Ajani, Rettore dell’Università di Torino “è incentrato sullo sviluppo della ricerca e della didattica, garantendo la libertà culturale, scientifica e didattica e la loro diffusione a ogni livello, come fattori di sviluppo civile, culturale ed economico sul territorio. Per questo è fondamentale favorire il sostegno alla ricerca come strumento per rafforzare la capacità competitiva dell’Ateneo, aumentare la capacità di attrarre studenti e docenti dall’estero e favorire l’adozione di strumenti di innovazione nella gestione. In questo contesto la collaborazione con la Compagnia di San Paolo costituisce un elemento di fondamentale sostegno ed è un prezioso strumento per perseguire, in uno spirito di reciproca collaborazione, gli obiettivi strategici dell’Ateneo”.
“Con la firma della convezione pluriennale a favore dell’Università degli Studi di Torino, la Compagnia di San Paolo conferma la propria strategia di lungo periodo a sostegno del sistema universitario, inteso come centro di didattica e ricerca oltre che come fattore di sviluppo locale.” – ha dichiarato il presidente Luca Remmert – “La Fondazione sostiene da anni l’Università di Torino nello sviluppo di progetti strategici finanziando quelli di più ampia portata, in grado di incidere sulla realtà complessiva dell’ateneo”.

I fondi stanziati dalla Compagnia di San Paolo (22.000.000 euro con incremento di 1 milione di euro rispetto alla convenzione appena conclusa) integrati dal co-finanziamento dell’Università degli Studi di Torino (37.203.800 euro) si concentrano sui tre assi principali della ricerca, della didattica e dell’innovazione, promuovendo l’internazionalizzazione nelle missioni fondamentali dell’Università di Torino.

Ricerca
  • Potenziare i dottorati di ricerca (con 38 borse aggiuntive ogni anno);
  • Promuovere progetti presentati da giovani ricercatori per incentivare valide candidature ai bandi dello European Research Council (starting o consolidators grants) e progetti su temi di interesse per il territorio scelti liberamente dai proponenti.
  • Sostenere i gruppi di ricerca di Unito, in particolare i ‘primi esclusi’ da competizioni internazionali, perché possano concorrere a nuovi bandi. 

Didattica
  • Acquisire infrastrutture e attrezzature innovative per la didattica, in particolare con un investimento pari a circa 6 milioni di euro per rafforzare i sistemi di collaborazione on line e la virtualizzazione delle aule didattiche.
  • Internazionalizzare la didattica, per favorire la mobilità di docenti, ricercatori e assegnisti di ricerca e l’acquisizione di Visiting Professors altamente qualificati.
  • Permettere alla Scuola di studi superiori di sostenere gli studenti eccellenti dell’Università di Torino con un finanziamento specifico di oltre 1 milione di euro.

Innovazione 
  • Intervenire, con il progetto Innovazione e Competitività, su attività di ricerca in collaborazione con le imprese, come Hack-UniTO for AgingRobotic Special ZoneCultural Heritage in collaborazione col MIBACT. Progetti che si basano su tematiche trasversali e utilizzano metodologie di knowledge exchange, a integrazione delle consuete forme di knowledge transfer, con l’obiettivo di aggregare le iniziative di ricerca dell’Ateneo e promuoverne la competitività.
  • Ampliare il patrimonio bibliografico on line, e consentire così una maggiore diffusione della cultura anche sul territorio.



Nella stessa ottica di collaborazione fra i due Enti che indentificano come priorità strategica il sostegno alla ricerca e l’innovazione, si inquadrano le altre forme di intervento della Compagnia di San Paolo attraverso gli enti strumentali in partenariato con l’Università di Torino, la Human Genetics Foundation e il Collegio Carlo Alberto, per i quali è prevista una collaborazione organica e regolamentata di docenti della Università di Torino ai loro progetti di ricerca avanzata.  

Sospendere Schengen? Europa ed europei a rischio

In questi giorni in Europa si sta dibattendo sulla possibilità di sospendere il trattato di Schengen che finora aveva garantito la libera circolazione dei cittadini europei all’interno del suo spazio dando sostanza al processo di integrazione.

Le motivazioni avanzate per invocare la restrizione del trattato sono differenti tra Stato e Stato.

sospendere_schengenC’è chi lo chiede in nome della sicurezza nazionale, chi per arginare il problema dei rifugiati, chi invece per ripristinare una sovranità interna ceduta a fatica nel corso degli anni. Quale che sia la ragione, l’eventualità che venga sospeso mette a serio rischio il progetto europeo più di quanto si possa immaginare. Per gli europei, che vedono così ristretto lo spazio dei propri diritti, ma anche per i cittadini extra europei, che giungono in Europa per cercare lavoro o salvezza dalle ormai molte situazioni di rischio e che cercano in Europa la libertà e la solidarietà su cui si fonda il suo progetto.

Il Dipartimento di Culture, Politica e Società (CPS) è sensibile a questo tema e intende contribuire a elaborarlo avendo al suo interno studiosi che da punti di vista differenti stanno problematizzando la complessità dei rapporti interni ed esterni all’Europa.

Da un anno si è costituito il centro TO-EU che raccoglie intorno a sé una tradizione di studio sulle questioni europee, si sono siglate convenzioni con le istituzioni europee, si sono avviati progetti di ricerca e potenziate iniziative formative.

Con questo primo incontro il CPS intende avviare una serie di iniziative rivolte, oltre che agli studenti, a chi contribuisce a formare il dibattito pubblico – giornalisti e insegnanti in primo luogo – per restituire alla Città i prodotti della ricerca e del lavoro intellettuale, promuovendo uno spazio pubblico di confronto allargato sui temi più urgenti al centro dell’attualità.

L’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2016 al Circolo dei Lettori

Maggiore fiducia del pubblico nei confronti degli scienziati: i più popolari in Italia sono Samantha Cristoforetti, Stephen Hawking e Umberto Veronesi.  
 .
Ma aumenta anche l’interesse per la ricerca sui temi ambientali. E se la TV rimane il mezzo più utilizzato, cresce anche l’importanza del web per informarsi su eventi di tipo scientifico. Questo ed altri sono i dati che emergono dal nuovo Annuario Scienza Tecnologia e Società di Observa – Science in Society che verrà presentato il 19 febbraio 2106 alle 17,30 presso il Circolo dei Lettori di Torino.
 .
Annuario Scienza Tecnologia e Società 2016
“L’Annuario – spiega Helga Nowotny, presidente dell’European Research Council dal 2009 al 2013 – è riuscito ad avvicinare i cittadini e la scienza. C’è sempre una maggiore consapevolezza a coinvolgere il pubblico nell’uso delle più moderne tecnologie”.
  .
L’edizione 2016 dell’Annuario Scienza, Tecnologia e Società si occupa in modo particolare delle tematiche legate alla comunicazione pubblica della scienza e alle attività di terza missione delle Università. Il volume propone, in forma sintetica e accessibile, una raccolta aggiornata di dati e informazioni provenienti dalle più accreditate fonti nazionali e internazionali, utili a comprendere lo stato e le trasformazioni della ricerca e dell’innovazione nella nostra società.
   .
La prima parte si apre con i risultati dell’Osservatorio Scienza e Società sulle evoluzioni del rapporto tra scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia.
  .
Seguono tre contributi dedicati alla riflessione sulla diffusione dei risultati della ricerca nell’ambito pubblico. Il primo è dedicato alle modalità con cui i ricercatori propongono il frutto delle loro attività in contesti diversi dai laboratori. Il secondo saggio propone una riflessione sulle attività di terza missione sviluppate dalle università e dagli enti di ricerca con particolare riferimento alle modalità di valutazione. Il terzo contributo presenta l’iniziativa Famelab, un format europeo di comunicazione per trasmettere al pubblico argomenti scientifici in modo breve ed efficace.
 .
La seconda parte, come di consueto, si struttura in tre sezioni. La prima è dedicata alle «Politiche della ricerca»: percorsi professionali di laureati, dottori di ricerca e ricercatori nelle discipline scientifiche, finanziamenti destinati alla ricerca, dati su pubblicazioni scientifiche e richieste di brevetto. La seconda sezione si occupa degli orientamenti dell’opinione pubblica nei confronti della scienza, del cibo e dei consumi alimentari e dei dati sulla diffusione della tecnologia nella vita quotidiana. La terza offre una cronologia dei principali eventi che hanno segnato i rapporti tra scienza e società nel corso del 2015, i volumi pubblicati sul tema durante l’anno, le fonti da cui sono tratti i dati citati e un glossario dei termini usati.
  .
Annuario Scienza Tecnologia e Società 2016
Dodicesima edizione.
A cura di G. Pellegrini e B. Saracino.