Di erbe e di fiori. Erbari d’autore a Miradolo

«Mi venne il desiderio di classificare, non per l’arido fine di incasellare, ma per dare un nome a delle creature ammirate e amate, sapendo che mi sarebbero diventate più care dopo essere state riconosciute. Era questa la via per avvicinarmi alla loro essenza». Un erbario non è solo una collezione di erbe essiccate, uno studio del mondo naturale che ci circonda, una finestra che consente di osservare ed esplorare la meraviglia delle forme vegetali. Un erbario è espressione della necessità umana di classificare il mondo, misurarlo per indagarlo e conoscerlo. Un erbario è uno strumento per cogliere l’essenza della natura, come scriveva Alfonso Sella. Che si tratti di un raffinato erbario storico o di un erbario d’autore opera di artisti moderni e contemporanei, ognuno di essi  racconta una storia.

Fino al 22 giugno il Castello di Miradolo ospita la mostra «Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage», curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti: un dialogo tra alcune pagine di erbari storici (tra cui Carlo Ludovico Allioni,  Basilius Besler, Carlo Lupo, Pierre Edouard Rostan, Camillo Sbarbaro, Ada e Alfonso Sella) con le opere di artisti la cui ricerca si è sviluppata attorno alla riflessione sulla materia e sugli elementi della natura.

Filippo De Pisis, Foglio di erbario, Lepidium ruderale, ignoto, piante essiccate sul foglio di carta.

Punto di contatto è rappresentato dalla collezione di più di mille erbe classificate dal giovane Filippo De Pisis, poi donata all’Orto Botanico di Padova tra il 1916 e il 1917. In quelle tavole affiorano alcuni aspetti che caratterizzeranno la pittura cui De Pisis si dedicherà soltanto diversi anni più tardi: non fissa l’immagine dei fiori, sono i fiori stessi che, seppur recisi e in vaso, sembrano sbocciare nel colore stesso.

Betty Danon, GreenSounds, 1978, Galleria Tiziana Di Caro, Napoli

Sorprendenti i “Green Sounds” di Betty Danon, artista concettuale e poetessa visiva che ha costruito la sua ricerca artistica sul segno e sul suono: delicate composizioni di piccole piante e fiori riposano sul pentagramma. Tra le opere più significative presenti nel raffinato percorso espositivo: “Le Trentatré erbe” di Giuseppe Penone, un’azione di frottage in cui i calchi delle erbe, con l’azione della mano dell’artista, raccontano una profonda riflessione sul rapporto uomo-natura;

Mario Merz, Da un erbario raccolto nel 1979 in Woga-Woga Australia, 1989, collezione privata.

le 14 tavole del ciclo “Da un erbario raccolto nel 1979 in Woga-Woga, Australia” di Mario Merz, dove la numerazione della sequenza di Fibonacci sembra dialogare con le forme delle foglie, fissate sulla pagina con adesivi visibili;

i “Libri aperti” in ceramica di Ugo La Pietra;

“Grey Garden” dell’antropologo scultore Richard Nonas, un giardino simbolico composto da forme di metallo e pietra; le sculture leggere e impalpabili di Christiane Löhr; il racconto intimo e umano di Thomas Schütte sulla carta strappata di un quaderno d’appunti; il “Palais des Thés” dove Giulio Paolini fa interagire natura e architettura ed Oriente e Occidente;

Piero Gilardi, Mele cadute, 1967, poliuretano espanso, 50 x 50 cm, collezione privata.

uno dei celebri Tappeti Natura di poliuretano espanso di Piero Gilardi (“Mele cadute”, 1967), accompagnato da alcuni disegni preparatori. In mostra anche opere di Vincenzo Agnetti, Björn Braun, Chiara Camoni, Adelaide Cioni, Giorgio Griffa, Wolfgang Laib, Helen Mirra, Robin Rhode, Thomas Schütte, Alessandra Spranzi e Michele Zaza.

Particolarmente commovente l’erbario di Carlo Lupo, pastore valdese, poeta e soldato in trincea durante la Grande Guerra: della sua corrispondenza con la fidanzata Lily Malan, sono rimasti solo i fiori raccolti in tempo di guerra e acclusi alle sue lettere, un involontario Erbario sentimentale custodito in piccole buste.

http://www.fondazionecosso.com 

Castello e Parco di Miradolo, ph Paolo Mantovan.

Emanuele Rebuffini