New York, 1949. Su una terrazza tre modelle indossano cappellini di velluto, strette l’una all’altra, una quarta le osserva in disparte, mentre sullo sfondo svettano imponenti i grattacieli della Grande Mela. “Young Velvets” è un famoso scatto di Norman Parkinson (1913-1990), tra i più celebri fotografi di moda del XX secolo, capace di rivoluzionare l’estetica e la comunicazione dell’alta moda concependo le foto come sequenze narrative, che suggeriscono una storia dietro l’immagine, e trasferendo le modelle dall’atelier al mondo reale, immergendole nell’autenticità della vita, fotografandole per strada, in barca o in luoghi esotici (“il mondo è il mio studio”), contribuendo così alla nascita delle top model.

Fino al 29 giugno, le auliche sale di Palazzo Falletti di Barolo ospitano la mostra «Always in Fashion», che attraverso 80 immagini selezionate da Terence Pepper, per oltre quattro decenni anni curatore alla National Portrait Gallery di Londra, rendono omaggio alla carriera di un fotografo che in 56 anni ha saputo raccontare attraverso i suoi innovativi scatti le trasformazioni che il mondo della l’haute couture ha vissuto nel corso del Novecento.

Lavorando per prestigiose riviste come Vogue, Harper’s Bazaar, Town & Country e The Queen, Norman Parkinson ha saputo essere “sempre di moda”, reinventando il suo stile e tenendo il passo delle nuove generazioni sia di fotografi sia di modelle, da Wenda Rogerson (sua musa per eccellenza, nonché moglie e una delle modelle più importanti dell’epoca) e Pamela Minchin, fino a Jerry Hall e Iman, passando per Twiggy, Anne Gunning, Celia Hammond, Ingrid Boulting, Jean Shrimpton, Nena von Schlebrügge.

Norman Parkinson ha immortalato le più significative evoluzioni stilistiche del secolo: dalla Gran Bretagna degli anni ‘30 alle mode austere della seconda guerra mondiale, dal New Look parigino degli anni ‘50 alla Swinging London degli anni ‘60, fino al glamour e allo sfarzo degli anni ‘70 ed ‘80. Fasi storiche che l’eccentrico e geniale fotografo londinese ha approcciato sempre con un taglio unico e innovativo, dinamico e spontaneo, arrivando a ribaltare alcuni stilemi fondamentali del genere e traghettando la fotografia di moda nel futuro. Emblematico il momento, a inizio carriera, in cui ha portato le modelle fuori dall’ambiente statico, serio e controllato dello studio fotografico per immortalarle nel contesto quotidiano delle città.

Un lavoro fuori dagli schemi, quello di Norman Parkinson, che l’esposizione testimonia passo passo, attraverso le opere chiave della sua parabola artistica. Fondamentale in questo percorso, per esempio, la fotografia scattata nel 1939 a Pamela Minchin, in cui la modella viene immortalata per Harper’s Bazaar in un costume da bagno di Fortnum & Mason mentre salta a mezz’aria sulla spiaggia dell’Isola di Wight, in Inghilterra. Dell’immagine, Norman Parkinson stesso disse: «Questo scatto mi ha confermato che per il resto della mia vita sarei stato un fotografo. Ero assolutamente sbalordito dalla sua magia».

Iconico il ritratto di Audrey Hepburn, scattato nel 1955 a Villa Rolli in Italia in una fattoria sui Colli Albani di Cecchina, durante le riprese di Guerra e Pace di King Vidor. Fotografata accanto a una cascata di fiori per la rivista Glamour, l’attrice indossa uno abito rosa da cocktail pomeridiano di Givenchy.

Negli anni ‘60 e ‘70, Norman Parkinson riesce a reinventare il suo stile tenendo il passo delle nuove generazioni di fotografi e modelle, espressioni di un nuovo stile di vita. L’autore si indirizza verso nuove collaborazioni, su tutte il lavoro con la rivista The Queen, con cui riesce a elevare giovani modelle come Jerry Hall e Iman allo status di superstar, o a immortalare alcuni idoli musicali del tempo quali i Rolling Stones e i Beatles, ma anche stilisti come Yves St Laurent, Hubert de Givenchy, Jean Muir e Zandra Rhodes.
La mostra è prodotta Prodotta da Ares, Terra Esplêndida e Iconic Images.
http://www.arestorino.it/norman-parkinson.html
Emanuele Rebuffini