Domande a Microsoft sull'innovazione

Via Vittorio Zambardino

Dall’intervista di Umberto Paolucci, vicepresidente Microsoft  a Repubblica.it:

Perché non stiamo usando fino in fondo un’area che è in grado di fare la differenza. Senza parlare di nazioni europee evolute come quelle del Nord, basta l’esempio del Portogallo: lì, anche con la nostra collaborazione, lo Stato ha dato a tutti bambini delle elementari un computer. E sto parlando di 1 milione di terminali connessi in rete. Cosa che ha finito per trasformare – in meglio – anche i modelli di insegnamento. Da noi non è così. Ci sono delle esperienze locali di eccellenza, è vero, ma se restano isolate il loro valore si disperde”.

Vediamo se ho capito.  Lo stato deve prendere coscienza che il paese e la scuola sono indietro rispetto all’innovazione e devono dare a Microsoft tanti soldi per mettere computer con sistema operativo e software applicativi Microsoft in ogni scuola?

Cioè, per la precisione, cosa significa “con la nostra collaborazione”? Che fanno lo sconto sui programmi?

E non sarebbe meglio che lo stato avesse un suo autonomo pensiero sull’innovazione invece di appaltare a un gigante proprietario lo sviluppo della propria cultura digitale? Evitando, per esempio, di diffondere l’identificazione tra computer e prodotti micrososft, che sarebbe come dire che andare in auto è la Fiat? Com’è italiana questa idea del “mettemose d’accordo” , magari detta con accenti del nord.

No,  son solo domande, per carità, ma ogni tanto si sente un effluvio di trattativa tra poteri, di accordone con soldoni pubblici  che non è proprio il massimo. Ma sarà l’estate, che fa sentire tante puzze (mentre sarebbe bello sentire l’odore della cultura dell’innovazione: ma c’è nell’intervista di Paolucci? L’innovazione è solo “ferro” da portare nelle scuole?)