La Stampa del 30 maggio 2007, Marina Cassi

Incredibile. Persino il tessile, uno di quei settori che da anni vanno male se non malissimo, è in leggera ripresa. Non è gran cosa, però la sua produzione a gennaio, febbraio e marzo è cresciuta dello 0,1 rispetto allo stesso trimestre del 2006. Un segno che il ciclo economico va e anche piuttosto bene, ancora una volta sospinto dalle esportazioni, cresciute del 7,2%.
In Piemonte la produzione industriale – secondo l’analisi trimestrale di Unioncamere – è volata del più 3,9%.

Torino poi fa ancora meglio con un più 4,5 trainato dall’exploit dell’auto. Un gran bel risultato visto che nell’Italia intera è cresciuta solo dello 0,9.
E anche una conferma – se ancora ce ne fosse bisogno – che dalle crisi si esce solo quando l’industria tira. Il clima che si respira, come l’altro giorno all’assemblea dell’Amma, è di fiducia e anche di orgoglio. E Unioncamere conferma che gli industriali hanno un umore «ottimo».

Dice il presidente, Renato Viale: «E’ un buon risultato, segnale di un ciclo congiunturale robusto e, soprattutto, ripartito fra tutti i settori industriali regionali. Dai dati emerge che la crescita industriale piemontese è fortemente correlata alle buone performance sui mercati internazionali». Se la produzione è cresciuta del 3,9, il tasso di utilizzo degli impianti è arrivato al 75%, con decine di imprese che chiedono straordinari o sabati lavorativi. Il fatturato è salito del 7,6, mentre sono ancora un po’ gracili gli ordinativi interni, in aumento solo dell’1,4.

Come accade da cinque trimestri, va molto bene il settore degli autoveicoli, che lievita del 6,3%. Ma anche altri comparti hanno delle sorprendenti performance, come il legno e i mobili che si impennano dell’8,1 o la meccanica che sale del 5. Torino è seconda solo a Vercelli che aumenta del 6,8. Maluccio vanno Verbania, Novara e Biella che addirittura è quasi ferma, con un incremento solo dello 0,5.

Ma in economia gli allori sfioriscono in fretta e ogni indagine sul passato contiene sempre una previsione. Questa volta è buona: per il 40% degli intervistati la produzione industriale crescerà ancora, mentre solo il 16% pensa di subire una flessione. Si tratta di una previsione a breve termine, migliore rispetto a quella del trimestre precedente, quando il saldo ottimisti-pessimisti era del 18%, contro il 24% attuale.

E molte aspettative sono concentrate ancora sull’export: crescerà per il 34% degli imprenditori intervistati, mentre solo il 15% teme che cali. Ancora cauti, invece, sono gli industriali sull’occupazione. Per carità, non diminuisce, e questo è già molto. Però quasi otto su dieci pensano che resterà stabile e solo il 14% crede di aver bisogno a breve di nuove assunzioni.

Il Distretto aerospaziale piemontese

Via Torino Scienza

I pilastri su cui poggia sono le grandi aziende conosciute a livello internazionale: Alcatel Alenia Spazio, Alenia Aeronautica, Avio Spa, Galileo Avionica, Microtecnica. Ad esse fanno capo lo sviluppo e la produzione di sistemi avionici ed elettrottici, di radar ed elettrobersagli, di simulatori di volo, di propulsori spaziali, di sistemi per satelliti scientifici e infrastrutture spaziali, di moduli per propulsori aeronautici, di velivoli o di segmenti di velivoli: i loro impieghi vanno dal trasporto civile alle applicazioni scientifiche, dalle telecomunicazioni alla difesa. Non manca la costruzione di piccoli aerei ultraleggeri, che viene realizzata da un paio di piccole aziende. Le principali società impiegano settemila dipendenti, hanno 1,3 miliardi di euro di fatturato e complessivamente coinvolgono un parco fornitori di circa 400 società con 3.000 dipendenti che producono per il Settore Aerospaziale un fatturato specifico di 300 milioni di euro.

A fianco delle maggiori imprese se ne collocano altre venti di dimensione media che nel corso degli anni si sono specializzate nella produzione di parti, componenti o interi gruppi funzionali per il settore aeronautico e spaziale.

Non va poi dimenticato il cospicuo numero di aziende, piccole e medie, di subfornitura, che dispongono di tecnologie e processi produttivi compatibili con gli standard tecnici (di qualità, di precisione, di capacità nel trattare materiali speciali) richiesti dall’industria aerospaziale.

Queste aziende producono parti meccaniche, assemblano circuiti elettronici, si occupano dello stampaggio di acciai e dei trattamenti termici e di superficie, della costruzione di stampi, utensili e cablaggi elettrici. Molte di queste imprese hanno i principali mercati di riferimento in altri settori industriali, come l’automotive o l’industria del macchinario, ma sono dotate di esperienze, tecnologie e capacità tecnico-produttive idonee a soddisfare le esigenze di fornitura delle aziende che occupano le posizioni terminali e intermedie della filiera aerospaziale.

Riguardo alla presenza sui mercati esteri delle imprese del settore aerospaziale, questa non si limita solo alle grandi imprese che sono leader internazionali, ma è una caratteristica diffusa anche presso le piccole e medie aziende: oltre la metà di esse ha tra i suoi committenti società estere, europee ed extra europee. Per una su dieci l’export rappresenta la componente principale del fatturato. In diversi casi, inoltre, la presenza internazionale è integrata dalla realizzazione di accordi con partner esteri, sia con finalità commerciali sia produttive o di scambio di know-how, e talora anche dalla creazione di filiali e stabilimenti nei paesi di maggior interesse.

Il Comitato promotore del distretto aerospaziale piemontese è presieduto da Mario Calderini che spiega: “La forza propulsiva del sistema piemontese e le prime alleanze in corso di definizione con la Regione Campania costituiscono il primo passo verso la costituzione di un modello di metadistretto nel settore aerospaziale di cui il Piemonte intende farsi promotore. A questo scopo il distretto piemontese va caratterizzandosi attraverso la definizione di una prima grande piattaforma tecnologica, nella quale far convergere le attività di innovazione e ricerca, che si incentrano sulle tecnologie aeronautiche e spaziali a servizio del monitoraggio e della sorveglianza del territorio, è il primo grande risultato del Comitato Promotore del Distretto. Inoltre è in fase di avvio la definizione di un’ulteriore piattaforma incentrata sullo sviluppo di soluzioni motoristiche innovative ecocompatibili.”

Cervelli italiani nel mondo: unitevi!

Via Lastampa.it

Siamo pragmatici ma con princìpi. Non che il problema della fuga dei cervelli non sia importante. Ma l’incontro che abbiamo organizzato per il 13 e 14 aprile a Washington, fra oltre 120 professori italiani che insegnano scienze umane in Nordamerica, punta semplicemente a fare i conti con un dato di fatto. Sono 244, negli USA e in Canada, i nostri colleghi umanisti con tenures, che insegnano cioè stabilmente. In un mondo in cui entriamo comunque tutti in rete, vogliamo cooptarli, coinvolgerli, non farli sentire esuli, reinserirli di fatto in un circuito. Creare una rete permanente dell’irradiamento culturale italiano nelle scienze umane e sociali. Offrire un servizio, e nello stesso tempo sottolineare il peso della nostra presenza nell’organizzazione scientifica e accademica di alcuni dei paesi più avanzati del mondo».

A parlare è Aldo Schiavone, direttore del SUM, l’Istituto Italiane di Scienze Umane. Un network che sotto questa sigla comprende non solo l’Istituto di Studi Umanistici dell’Università di Firenze, la Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università Bologna e quelle omonime delle Università di Siena e Roma La Sapienza, ma anche la Scuola di Formazione nelle Scienze Umane e Sociali dell’Università di Napoli e la Scuola Europea di Studi Avanzati, in cui sono a loro volta riuniti tre altri storici istituti napoletani, l’Orientale, il “Suor Orsola Benincasa” e l’Istituto di Studi Filosofici.

Questa rete di «scuole di eccellenza» creata da Schiavone — affiancato, a Bologna, da Umberto Eco, oltre che da cattedratici di lungo corso tra cui Mario Citroni, Franco Cardini, Maurizio Bettini, Omar Calabrese, Andrea Giardina, Ernesto Galli della Loggia — è stata oggi trasformata dal Ministero dell’Università in un unico “Istituto di alta formazione dottorale” con ordinamento speciale, inserito a tutti gli effetti nel sistema universitario pubblico. E tuttavia sostenuto anche da sponsor privati: «È stato il nostro principio di autoregolamentazione etica – spiega Schiavone – a farci sostenere anche da risorse private, e non solo da quelle pubbliche, specie per iniziative come questa di Washington: non un euro dei contribuenti è stato speso per l’incontro, che è interamente pagato dalle risorse private della Fondazione SUM».

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European Mobility Forum al Lingotto nell'aprile 2007

Il primo European Mobility Forum, si svolgerà a Torino l’11 e 12 aprile del 2007 presso il Centro Congressi Lingotto e già si sta arricchendo dei contributi dei maggiori attori della mobilità sostenibile e di utili opportunità per gli operatori nazionali ed esteri che lavorano nel settore.
L’evento è organizzato da Camera di commercio di Torino, Fondazione Torino Wireless e IDC per favorire l’incontro tra imprese, operatori del mercato e enti di ricerca.

Il Forum si propone come punto di riferimento internazionale per la comprensione degli scenari sia a livello di prodotto/servizio sia di Ricerca e Sviluppo che si stanno profilando nell’ambito delle applicazioni per la movimentazione di veicoli, merci e persone e delle relative infrastrutture tecnologiche.

L’European Mobility Forum prevede una prima giornata dedicata a un seminario internazionale sulle applicazioni per la mobilità e una seconda giornata con sessioni plenarie, workshop tematici, un’area expo di 900 mq e l’evento di brokeraggio tecnologico.

Il Forum sta catalizzando l’attenzione dei principali protagonisti internazionali del settore: la prima anticipazione dei contenuti dell’evento si terrà il 16 novembre a Torino con una presentazione riservata alla stampa a cura dei tre promotori della manifestazione.

Al centro dello European Mobility Forum ci saranno i temi più sentiti e discussi nel dibattito internazionale sulla mobilità sostenibile.

www.euromobilityforum.it

Creative Economy a Torino

Martedì 12 settembre viene presentata la ricerca “Creative Economy a Torino – I nuovi artigiani che fanno impresa nella cultura, nei nuovi media e nell´entertainment”, realizzata dalla CNA di Torino su incarico della Camera di commercio di Torino.

Lo studio focalizzato sulle piccole imprese attive nei settori delle produzioni legate al mondo della cultura, dei nuovi media e dell’entertainment torinese, fa emergere un quadro interessante di questo comparto, che si presenta dinamico e qualificato, pur in presenza di oggettivi limiti del contesto torinese.

www.to.camcom.it

La quinta edizione del Global Access Program

Nella sede della Fondazione Torino Wireless è stata presentata la quinta edizione del Global Access Program (GAP), il programma formativo della Anderson School of Management (University of California Los Angeles e conosciuta come una delle migliori business school al mondo), che ogni anno seleziona circa 40 imprese di tutto il mondo, per aiutarle a elaborare un piano di internazionalizzazione. Un percorso formativo e di sviluppo di 6 mesi che, grazie al supporto finanziario dei partner, comporta un costo minimo di partecipazione per le imprese selezionate. Una sperimentata collaborazione tra istituzioni scientifiche e territoriali per promuovere le più intraprendenti imprese piemontesi.

Per usufruire di questa occasione le imprese dovranno presentare domanda entro il 14 aprile. Il GAP è stato premiato dal Financial Times come il miglior Programma Imprenditoriale in business school per quattro anni consecutivi: dal 2002 al 2005.

Il programma GAP è sostenuto finanziariamente da Torino Wireless, Camera di commercio di Torino, API, Unione Industriale, AMMA e dall’Istituto Superiore Mario Boella.

Per candidarsi, è necessario compilare e inviare all’indirizzo e-mail [email protected] il modulo scaricabile da www.torinowireless.it.

Durante la presentazione, i professori Elwin Svensson e Robert Foster, collegati in videoconferenza da Los Angeles, hanno spiegato alla platea composta da imprenditori come il programma GAP rappresenti un’importante opportunità di internazionalizzazione, grazie ai contatti con venture capitalist e con potenziali partner tecnologici e commerciali, ma soprattutto grazie alla possibilità di apprendere un metodo di crescita aziendale.