L’atelier BiBi, un mondo a sè tutto a colori

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In largo Montebello si trova l’Atelier Bibi, uno studio d’arte che un tempo si sarebbe definito una Wunderkammer, ovvero uno di quei luoghi dove nel XVI-XVIII secolo amanti dell’eccentrico collezionavano oggetti e curiosità provenienti da tutto il mondo, cose destinate a destare curiosità e meraviglia in tutti coloro che li guardavano.

Piera Luisolo è un’artista, incisore e, soprattutto un’entusiasta osservatrice dell’esistente che ha aperto questo atelier prezioso in un angolo di  una piazzetta rotonda piena di alberi, in cui si scovano sogni, si impara a trasporli in realtà e si possono apprezzare le sue opere, dove lei esprime il suo eclettico sguardo posato sulla vita. Ma non solo. Lei è lì anche per trasmettere questa sua serena capacità a tutti quelli che vogliono avvicinarsi ai mirabilia nascosti nei giochi di ombre, acqua e colori.

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Arrivo lì in bicicletta, parcheggio e la vedo che mi saluta dietro i vetri della porta. Ne sono già sedotta: Piera è bellissima nella sua garbata accoglienza. Un’artista di altri tempi, i capelli sbarazzini ed un bastone dal manico intagliato a cui si poggia: io, mancata l’eredità architettonica paterna, illustratrice in una vita parallela, non posso che rimanere totalmente incantata da questo luogo onirico che profuma di carta, colori, trementina, legno, colla… il mondo a parte delle tecniche sperimentali e dello studio approfondito – quasi alchemico  – dell’arte. Credo fermamente che la luce che una persona custodisce nel cuore e negli occhi sia l’essenza dell’avere stile e, quindi, se vogliamo, la caratteristica principale dell’aura magnetica che rende unici e dona quel je ne sais pas quoi che è alla base del fascino. Chi entra all’atelier Bibi trova questo prisma riflesso nei grandi occhi color cielo in tempesta di Piera. Lei non è una donna che si mette in mostra, che si rende eccentrica o quant’altro, lei è davvero il riflesso del suo affascinante mondo interiore.

Che è lì visibile e visitabile per tutti: quadri, litografie, grafiche, fotografie, un divano dalle stampe giapponesi, cornici dorate, pezzi di brocante che rivivono senza nostalgia, fiori, il grande tavolo colorato ed inciso dove lei appoggia i suoi fogli.

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E’ bello sporcarsi con la fusaggine, imbrattarsi le mani di sanguigna, allungare con l’acqua l’inchiostro e lasciare che scivoli e si perda lungo le fibre della carta creando geografie misteriose, immaginare cosa si può fare con un vecchio giornale degli anni Trenta…ci si sente improvvisamente liberi. Libertà di fare del caos, di appoggiare la borsa in terra, di colorare una maglia per vedere cosa succede.

L’arte è libertà e Piera utilizza fantastiche metafore persino sulla vita sulle matite: “Il karma della matita è essere temperata” dice sorridendo. “Ogni strumento va usato secondo il suo verso” spiega ancora accarezzando un pennino “Bisogna assecondarne la natura per ottenere buoni risultati. Guardare con attenzione il mondo intorno. Ed avere un progetto.”

Perle di saggezza che si infilano perfettamente nella lunga collana della vita, la chiave per dar senso al mondo attraverso l’uso sapiente dei colori e della perseveranza, della sicurezza nel proprio sguardo innamorato.

Cos’altro potrei aggiungere per descrivere la sensazione di euforia ed entusiasmo che lascia il pomeriggio all’Atelier BiBi? Forse solo concludere dicendovi che sono tornata a casa cantando Edith Piaf e mi pareva di essere a Parigi in una mattina di primavera…

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 (Fotografie: grazie Piera)