Ugly, dove sono tutti brutti, sporchi e cattivi #TFF31

Ugly è un film strano, lontando dalla tradizione di Bollywood, ma particolare anche per la sua struttura. Anurag Kashyap viaggia continuamente tra l’ironia e la violenza. Il film è crudo, tosto, ma a tratti di sorride. Il punto centrale però è l’incredibile ambiente umano in cui il film è ambientato, dove sono davvero tutti brutti, sporchi e cattivi, non c’è uno che si salva: giuro!

UGLY

Una bambina scompare, probabilmente rapita, mentre si trova col padre, divorziato da una moglie che si è risposata col capo della piolizia. Ovviamente la situazione è subito tesa perchè il poliziotto, che è corrotto e violento, accusa il rivale di aver rapito lui la bimba per fuggire.

La madre intanto, che già aveva provato a suicidarsi, viene per un momento tenuta all’oscuro di quanto accade.
Nella faccenda ci finiscono anche i genitori di lei, l’amico del padre e la di lui nuova compagna, che poi è una ballerina televisiva.

Il fatto è che la situazione estrema tira fuori il peggio di tutti i protagonisti.
Così scopriamo che il capo della polizia è corrotto e violento e controlla il telefono della moglie (nel senso che proprio lo intercetta), che l’amico del padre approfitta per chiedere un finto riscatto (e non è il solo), che l’intera stazione di polizia è una vera schifezza e che pure il padre non è che sia un santarellino.

Insomma della piccola scomparsa ci si preoccupa proprio poco perchè tutti sono più impegnati a tirar fuori un proprio guadagno personale dalla vicenda.

Eppure il thriller c’è eccome, ed il finale è devastante.
Ma nel frattempo assistiamo a molto altro, compresa una sequenza nella stazione di polizia, un’interrogatorio che sfiora il grottesco.

Un film davvero notevole, un mondo realmente senza speranza.

Autore: Gabriele Farina

Blogger, scrittore, regista, poeta, in fondo narratore di storie. Nel 2005 nasce il suo storico blog Vita di un IO