#TFF32 M.O.ZH. / The man in the orange jacket

M.O.ZH. / The man in the orange jacket di Aik Karapetian parte bene, ottimamente direi, poi èerò vira in maniera drastica, si fa confuso e perde qulle forza iniziale che era (anche) dovuta al tema di partenza.

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Il porto chiude, 211 lavoratori vengono licenziati. Il responsabile della decisione di chiudere è preoccupato e dispiaciuto (ma decide di andarsene in vacanza in Italia).
Nottetempo però si presenta in casa un uomo con un giubbetto arancione di sicurezza, quello usato dai lavoratori del porto, e trucida a martellate il vecchio e la giovane compagna (moglie?).

L’assassino pulisce tutto e se ne va a casa. Però a sorpresa non è un povero lavoratore del porto ma un riccone che vive nel lusso in una mega villa.

Solitario, solo, silenzioso, il suo quotidiano si svolge tra una suonata al pianoforte ed un bicchiere di vino. Fino a quando lui setsso viene minacciato e braccato in casa da un uomo col giubbetto arabcione.

Questo se ci ho capito qualcosa perchè lo svolgimento non è per nulla linerare. Tutto si muove sul lable confine tra l’orrore reale e quello dell’incubo.

La partenza è molto interessante, con l’orrorre della disoccupazione che si trasforma in orrore vero, reale, estremo. Poi però interviene la follia, il sogno, l’incubo e ci si perde parecchio in lente (eleganti) inquadrature di una vita vuota.

Autore: Gabriele Farina

Blogger, scrittore, regista, poeta, in fondo narratore di storie. Nel 2005 nasce il suo storico blog Vita di un IO