Lotta alle zanzare: se un pipistrello è meglio dello zampirone

Lo diceva mia nonna, i metodi tradizionali sono i migliori. Anche contro le zanzare. E non mi riferisco a misteriosi intrugli untuosi e puzzolenti, che oltre ai fastidiosi ditteri, di sicuro tengono lontano anche i fidanzati. Parlo di un sistema ancora più tradizionale: la catena alimentare.

pipistrello

Ce lo insegnavano anche a scuola: in una catena alimentare che si rispetti, ogni insetto ha il suo predatore. E le zanzare, in un ecosistema non modificato dall’uomo, dovrebbero vedersela con ben 500 specie di organismi antagonisti, dalle cimici acquatiche che si nutrono delle larve fino alle rane, agli uccelli e ai pipistrelli.

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Se dall’asfalto nascono i pomodori: orti urbani a Torino

A renderli chic ci ha pensato Michelle Obama. Che siano politically correct ce lo dicono quasi tutti i giorni pagine e rubriche su quotidiani e riviste. A dichiararli anche un toccasana per l’economia privata, soprattutto in un periodaccio come questo, si è scomodata persino l’Unione Europea, in fase di definizione della nuova Politica Agricola Comune.
Non c’è dubbio che sia il momento degli orti urbani.


Che si tratti di un fazzoletto di terra in periferia o di una serra con tutti i crismi, di una piantagione di pomodori in terrazzo o di un avveniristico tetto “verde” sopra lo studio di un architetto, l’importante è che siano coltivati a regola d’arte. Perché se giochiamo al bravo ortolano e poi imbottiamo rape e zucchine di pesticidi e diserbanti chimici, allora è meglio che continuiamo a comprare il minestrone surgelato al supermercato…
Per chi vuole avvicinarsi al mondo dell’orticoltura o, già con una certa esperienza alle spalle, vuole migliorare il suo raccolto di frutta e verdura, ci sono a Torino alcune iniziative interessanti.

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Riflessioni “smart” a bordo di un tram

Una macchina, una persona; una macchina, una persona; una macchina, una persona; una macchina, due persone… wow! C’è folla là dentro!
Guardo sempre le automobili dal finestrino del tram e da qualche tempo ho cominciato a fare questa specie di censimento estemporaneo, contando le macchine vuote che si muovono a passo d’uomo nel traffico del mattino.
Secondo l’Agenzia della Mobilità, Torino è attraversata da 250 mila vetture ogni giorno. Be’, non mi stupisce. Così come non mi stupisce che, da gennaio,  in città si sia superato il valore limite di polveri sottili (le famigerate Pm10) per ben 58 volte, contro le 35 consentite in un anno (dati raccolti dal rilevatore della stazione Lingotto).

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Busta di plastica? No, grazie. È la settimana di “Porta la Sporta”

146 miliardi 173 milioni 274 mila 646… 823… 935…
Il contatore va avanti ad un ritmo impressionante, non si riesce a stargli dietro ma è ipnotico. Il mio fidanzato mi si avvicina per vedere cosa sto fissando da 5 minuti sullo schermo del computer, e, leggendo di che si tratta, si lascia andare a un’esclamazione poco elegante.
È il numero di buste di plastica consumate nel mondo dall’inizio di quest’anno. Ho fatto due conti: considerato che siamo a metà aprile, significa che ogni giorno vengono usate circa 1 miliardo e 400 milioni di buste, più di 500 miliardi in un anno.

Il dato, o meglio, l’incessante conteggio si trova sul sito di Porta la Sporta, progetto di educazione ambientale promosso dall’Associazione Comuni Virtuosi, che comprende una cinquantina di aderenti in tutta Italia.
Per il terzo anno l’Associazione ha lanciato la settimana di “Porta la Sporta”, che da sabato 14 a domenica 22 aprile, al motto di “Ricominciamo a riusare. Meno plastica per tutti!”, riunisce 100 comuni, 14 province e molte grandi catene e aziende di distribuzione. Anche la Regione Piemonte e la Provincia di Torino hanno aderito, e per il primo anno partecipano alla manifestazione la sede torinese di Eataly e l’8 Gallery del Lingotto.

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Il punto sulla TAV (secondo me)

Approfitto della momentanea tregua sul fronte TAV per schiarirmi un po’ le idee.
Giovedì 8 marzo è comparso sul sito del Governo Italiano un dossier sul progetto TAV Torino-Lione: 14 punti in cui si parla di importanza strategica, di costi, benefici, ricadute economiche, sociali e ambientali, sostenibilità energetica, rischi geologici e rapporti con il territorio.
Bene, grazie, ci voleva. Perché, se è vero che c’erano già i quaderni dell’Osservatorio, questi famosi sette tomi rischiano di rubare il primato di opera più citata e meno letta alla Ricerca del tempo perduto di Proust (sette volumi anche quella…). Ora si può anche continuare a discutere, ma almeno ci sono delle risposte chiare sulle principali questioni oggetto della protesta.

Forse è  utile un rapido riassunto delle puntate precedenti.
La storia della TAV comincia 20 anni fa, anzi, di più, se si considera che il primo invito ad unirsi alla linea francese Tgv arriva nel 1989. Poi il progetto è stato più volte rivisto e modificato, come ben riassume la storia per tappe pubblicata su linkiesta.
La battaglia no-Tav si è scaldata fino diventare incandescente negli ultimi mesi, con l’approssimarsi dell’apertura dei cantieri, ora in fase preliminare (tra maggio e giugno dovrebbero partire gli scavi veri  e propri della galleria geognostica della Maddalena). Leggi tutto “Il punto sulla TAV (secondo me)”

Il basilico non basta. Perché un altro blog sull’ambiente

Da quando vivo nel centro di Torino tengo molto al mio basilico sul balcone.
È forse la sopravvivenza di un’abitudine famigliare (mia nonna aveva piante di rosmarino con certi tronchi da bonsai giapponese…), ma è anche un micro gesto che contribuisce a rendere più eco-sostenibile il sugo per la pasta. Prendo ogni volta il basilico che mi occorre e non devo comprarlo tutte le settimane al supermercato, risparmiando così la confezione di plastica ed evitando di lasciarne trenta foglie a marcire in fondo al frigo.

cityfarm

Certo non sono così ingenua da non vederci l’influenza di una moda: se la pianta d’appartamento ha fatto il suo tempo, non c’è niente di più trendy dei pomodori in terrazza, per non parlare poi di un intero orto sul tetto! Comunque, moda o no, avessi spazio pianterei anche le melanzane.
Quello che mi tormenta però sono le carote. A che serve che io mi prodighi in mille cure per il mio cespuglio di basilico, quando poi le carote le devo comprare in vaschette di plastica? O le patate e le cipolle nelle retine? Ok, allora vado al mercato. Ma poi come faccio a essere sicura della provenienza delle verdure? Saranno a kilometro zero o arriveranno dal Brasile? E le uova? Chi mi dice che provengano da galline ruspanti e non da quelle in batteria? Leggi tutto “Il basilico non basta. Perché un altro blog sull’ambiente”