Cultura, musei e finanziamenti

Via Vittorio Pasteris

Un modello pluralistico e apolitico, meglio apartititico, vorrebbe veder crescere dal basso le idee per la realizzazione di nuovi insediamenti culturali e museali. Poi sarebbe necessario una valutazione attenta e oggettiva del valore culturale ed economico delle iniziative per giudicare gli eventuali finanziamenti pubblici. E finalmente si passerebbe alla loro erogazione. Ma questo modello virtuoso, chiamiamolo per intenderci bottom-up,  trova purtroppo raramente modo di realizzarsi concretamente.

Buona parte degli investimenti culturali e museali hanno invece una vita top-down dato che le idee, le scelte, i progetti nascono direttamente negli enti pubblici che “decidono strategicamente” quali musei o grandi iniziative culturali occorra lanciare o proporre. A questo punto realizzano progetti, ricercano finanziamenti, scelgono organigrammi, contattano fondazioni bancarie. Hanno staff ipertrofici di consulenti o stipendiati che realizzano iniziative culturali chiavi in mano. L’attività culturale e museale di questo tipo è figlia diretta e legittima degli enti pubblici, non parente di vario grado.

Ora è chiaro che ridurre il budget a queste strutture top-down sarebbe per certi politici come togliere la paghetta ai figli. Qualcuno obietterà: certe attività sono culturalmente ed anche economicamente, leggi alla voce turismo, strategiche. Certo va bene, ma queste attività hanno spesso finanziamenti spettacolari con voci di bilancio pantagrueliche. Meglio per costoro sarà ricevere una delega a ridurre e di molto lo spreco inutile di risorse. E meglio sarebbe togliere personaggi politici spesso imgombanti dal loro management per tutelare una migliore gestione degli stessi

Ridurre i piccoli musei, ad esempio quelli scientifici e tecnologici che spesso si basano sulla passione e sulla grande competenza di grandi personaggi piuttosto che su grandi soldi pubblici, vuol dire ucciderli definitivamente, strozzarli nel loro piccolo e ridotto bilancio. Certo anche in questo caso occorre avere acume e onestà nel verificare chi sia meritevole e chi siano solo scatole vuote, ma è una cura che occorre avere sempre, non solo in caso di ristrettezze.

Si svela la nuova Porta Nuova

Via Repubblica

Non è la versione definitiva, perché i lavori sono stati svolti all´80 per cento e per il completamento occorrerà aspettare fino a giugno. Però le novità già oggi sono tante. Tra quelle pratiche, la più evidente è costituita proprio dagli ingressi: si può di nuovo accedere dalle due storiche porte frontali che si affacciano su corso Vittorio Emanuele II, così come dalle due rinnovate aperture laterali di via Nizza (dove c´è la biglietteria) e di via Sacchi. Insomma, niente più circumnavigazioni per arrivare ai binari.

Ma la nuova versione di Porta Nuova è diversa soprattutto dal punto di vista estetico. «A me piace considerarla un po´ come un´opera d´arte», dice l´architetto Moretto. Per buona parte degli interni è stato semplicemente rivitalizzato il colore originale delle mura della stazione, ma sono stati anche posizionati tanti elementi dalla tinta vivace, sia nella galleria creata nella porzione che dà verso via Sacchi, che nell´atrio che dà verso i binari: «Qui il soffitto prima era tutto nero – spiega il direttore artistico – così abbiamo scelto di alleggerirlo con questo grigio-argento. Poi abbiamo piazzato questi pannelli colorati. Sono duecento metri quadri lineari, che hanno quelli che secondo me sono i colori della città: c´è il verde della collina, il rosso della passione, il lilla della montagna. Vuole essere un po´ un manifesto dei cambiamenti di Torino, che non può più essere considerata la città grigia di un tempo».

Nel centro geometrico della stazione c´è uno spazio verde, che idealmente conserva la memoria di quello che un tempo era il giardino Magnolia, e tutto attorno ci sono i tanti spazi destinati ai negozi. Gradualmente quelli al piano terra si animeranno uno ad uno, mentre il nuovo piano mezzanino diventerà operativo soltanto a giugno, con la conclusione di tutti i lavori. Entro quel mese termineranno anche i lavori del nuovo ingresso, quello che parte dalla stazione della metropolitana e si inserisce direttamente nell´atrio di Porta Nuova. Anche quest´ultimo è cambiato molto: «Con la nuova copertura in vetro – spiega Moretto – abbiamo cercato di dare una luce più “positiva”, meno grigiastra rispetto a quella che c´era prima».

A partire da qui altre fotografie della nuova Porta Nuova

Barberaware

BarberaWare è il portale dedicato agli sviluppatori indipendenti di software libero in Piemonte.

BarberaWare nasce da una iniziativa di PrometeoLibero, in collaborazione con Top-IX, con l’obiettivo di promuovere il software libero ed ancora piu’ chi del software libero fa la propria passione o la propria professione: scopo primario e’ quello di supportare con ogni mezzo, tecnico e mediatico, il processo di sviluppo di applicazioni secondo il paradigma del codice aperto.

Crediamo che il territorio piemontese sia popolato di individui dall’infinito potenziale creativo ed intellettuale, che non si limitano ad apprezzare le virtu’ del freesoftware ma che impiegano il loro tempo e le loro capacita’ per arricchire il patrimonio collettivo di codice ed idee; con questo nostro progetto aspiriamo a far convergere tale potenziale in un’unico punto di riferimento, riconosciuto dagli enti istituzionali e dall’Impresa. Per quanto le attivita’ di promozione dei principi del software libero siano importantissime, crediamo che il modo migliore per far crescere (socialmente, ma anche economicamente e politicamente) questa realta’ sia far emergere la componente attiva della cosiddetta “comunita’” e contribuire concretamente alla produzione, distribuzione e miglioramento dei prodotti sviluppati in un’ottica collaborativa.

Un posto per chi ama fare, a modo suo, ricerca e sperimentazione, per chi crea, innova e studia, per chi vuole condividere le sue conoscenze ed il suo lavoro con tutti, e per chi, pur non avendo particolari nozioni tecniche e vive il ruolo dell'”utente”, vuole proporre la sua idea e stimolare particolari settori di sviluppo.

Come effetto collaterale del progetto, considerato obiettivo da perseguire con la stessa tenacia di quelli sopra elencati, spicca la volonta’ di valorizzare quei giovani che aspirano ad una occupazione nel mondo dell’IT ma che, pur conoscendo gia’ in parte le dinamiche dello sviluppo e della manutenzione del software ed essendo naturalmente predisposti a ruoli professionali, non hanno modo di distinguersi dalla massa di coloro che acquisiscono un titolo di studio in modo sterile, apprendendo le scarse nozioni accademiche senza passione e senza interesse. BarberaWare vuole diventare vetrina di future promesse, trampolino di lancio per valenti developers in erba, setaccio per mezzo del quale l’Azienda possa valutare i migliori candidati: noi non vogliamo aridi curricula zeppi di titoli altisonanti, ma reali competenze pronte per essere immesse nel mondo del lavoro.

Pianto accademico

Andrea rossi su Lastampa

Ora che è arrivata la stangata dei 30 milioni di euro facoltà e dipartimenti dell’Università di Torino somigliano tanto a quel condannato che aspetta solo di conoscere l’entità della sentenza. Per loro la sentenza è un numero: quanto dovranno tagliare. Poi dovranno decidere come. E dove.
Nonostante tutto 10 su 13 dei presidi hanno approvato il bilancio. Tre si sono astenuti. «Non era possibile esprimere un giudizio ponderato», spiega Sergio Vinciguerra, preside di Giurisprudenza. «Non ho capito bene se dovevo votare una dichiarazione d’intenti o un progetto di bilancio». Anche il suo collega di Scienze politiche Franco Garelli si è astenuto. «Ho avuto l’impressione che non tutte le voci di bilancio fossero tagliate con la stessa intensità. E non emergeva un progetto di bilancio, esposto e condiviso».
Ora, però, tutti si fanno i conti in tasca. E non è che ci sia molto da scegliere. Le spese, per gli organi periferici, sono da tempo ridotte all’osso. Ma, adesso, la riduzione del 50 per cento dei finanziamenti e l’introduzione del canone d’affitto rischiano di minare un’impalcatura che si regge quasi per miracolo. Già piovono richieste di correttivi. «Alcuni dei criteri andranno rivisti – spiega Anna Maria Poggi, preside di Scienze della Formazione – Fino a oggi la tassa sulle immatricolazioni spettava in parte all’ateneo e in parte alla facoltà; ora si deciso di destinare all’ateneo anche metà della quota spettante alle facoltà. Per chi ha molti iscritti, come noi, è come restare senza ossigeno».
Tutti sanno che i tagli saranno dolorosi. «Docenti esterni, professionisti: ci occupiamo di case history, studiamo cosa succede nelle aziende agroalimentari. E invitiamo i loro dirigenti. Non credo che ce lo potremo più permettere, così come dovremo rinunciare alle visite alle aziende», racconta Vincenzo Gerbi, presidente del consiglio del corso di laurea in Tecnologie alimentari, ad Agraria, una delle facoltà per cui la scure dei tagli sarà più pesante. «I costi delle strutture sono enormi. Il rischio è destinare quasi tutte le risorse per pagare l’affitto di spazi fino a ieri gratuiti».

Porta Susa Sotterranea

Via Vittorio Bertola

Forse non ve ne sarete ancora accorti, perché ne ha parlato soltanto ieri sera il TG Regionale del Piemonte con un servizio, ma oggi è stata ufficialmente aperta la nuova stazione di Torino Porta Susa. Si tratta di un evento storico: è da venticinque anni che le Ferrovie, con i tempi biblici dello Stato italiano, lavorano alla realizzazione del passante ferroviario e della nuova stazione. Il servizio di ieri sera era piuttosto celebrativo, ma si è dimenticato di dire alcune cosette – per esempio, se tutti i treni ora fermano là sotto oppure no. Pertanto, oggi all’ora di pranzo, passando in zona, sono andato a fare un piccolo reportage.

Il risultato è stato scoprire che, come intuibile, la notizia dell’apertura è un tre quarti di bufala: al momento, la stazione è servita soltanto da nove treni al giorno, con destinazione Bra o Chieri; tutto il resto transita dalla stazione vecchia. Infatti, sono aperti soltanto i due binari 5 e 6, e soltanto in direzione Torino Lingotto; il resto del passante e della stazione è ancora da finire, e in certi casi proprio da costruire; anche dentro la parte aperta della stazione, incuranti degli scarsi passeggeri (ok, quando ero lì l’unico treno in un’ora era il regionale per Chieri delle 13:26), ci sono operai ovunque che montano piastrelle e sistemano cavi.

Sull’orario Trenitalia, comunque, la stazione viene indicata a parte, con nome Torino Porta Susa Sotterranea, o abbreviato Torino P.SS; potete quindi effettuare ricerche specifiche da o per essa, anche se generalmente vi verrà proposto di “cambiare” andando alla (normale) Porta Susa mediante “Percorso interno alla stazione”.

Anche solo arrivare alla stazione è difficile: sono aperti soltanto tre ingressi. Uno è identificato come “Ingresso C corso Inghilterra” e consiste in una scalinata (niente scala mobile) sul marciapiede di corso Inghilterra circa all’angolo di via Susa; il secondo, sempre sul marciapiede di corso Inghilterra, si chiama “Ingresso D corso Inghilterra” è circa all’altezza di via Duchessa Jolanda, verso via Grassi, e ha anche la scala mobile (solo in salita) e l’ascensore. Esiste infine un terzo ingresso, che rappresenta l’unica forma di comunicazione con il centro di Torino e con Porta Susa di superficie: si trova nel corridoio dell’ingresso D, dal lato opposto, dove una scaletta di una dozzina di gradini (segno che la stazione è davvero poco in profondità) sbuca direttamente all’estremità sud del marciapiede del binario 3 di Porta Susa, ben oltre la fine della pensilina. Grazie a questo trucco, le due stazioni sono intercomunicanti; ma l’unico modo che avete per sbucare in piazza XVIII Dicembre è riscendere nel sottopasso di Porta Susa vecchia e uscire di lì.

Sognare, osare e fare, le idee diventano aziende

Gabriele Beccaria su Lastampa.it

Parole d’ordine: «Dream, dare, and do». «Non si deve avere paura di concepire una visione alta delle proprie potenzialità: un problema di molti è che ci si accontenta. Poi si deve osare: maturare un’esperienza imprenditoriale è importante anche
se non si riescono a raggiungere gli obiettivi iniziali. E infine darsi da fare: l’imprenditore non può essere un part-time».
Chi parla è Marco Cantamessa,  presidente di «I3P», la sigla che significa «Incubatore Imprese Innovative »: creato dal Politecnico di Torino – spiega il rettore Francesco Profumo – è il più grande centro italiano per la creazione di nuovi business e sta per compiere 10 anni. Qui il «credit crunch» non si sente e, anzi, le proposte aumentano, favorite – aggiunge Profumo – «dal continuo scambio tra studenti, professori, investitori e industriali».

Professor Cantamessa, quanti bussano alla vostra porta?
«Ogni anno arrivano 150 idee d’impresa: di queste, 50 diventano business plans e, di questo gruppo, una quindicina si trasforma in vera impresa. Esiste un rapporto di 1 a 3 a ogni strozzatura dell’imbuto».

Come funziona la vostra formula?
«E’ duplice. Siamo un incubatore universitario, che si offre come sbocco per ricercatori e studenti del Politecnico, e una sede per chi vuole realizzare una start-up nell’high tech collegata con l’ateneo».

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Kublai Camp

via Vittorio Pasteris

Il KublaiCamp è un barcamp sul tema creatività e sviluppo del territorio. KublaiCamp si svolgerà a Roma Sabato 24 gennaio 2009 dalle 10 alle 18 presso le Officine Farneto, via dei monti della Farnesina 77

Kublai Camp è un’iniziativa del gruppo di Kublai, un progetto del Dipartimento per le politiche di sviluppo che ha deciso di scommettere sui creativi italiani come forza positiva per lo sviluppo. Kublai ha aggregato alcune centinaia di creativi interessati a lavorare sullo sviluppo del loro territorio e del paese; queste persone si stanno strutturando in una community.

KublaiCamp non è naturalmente rivolto soltanto alla community di Kublai, ma si rivolge a chiunque sia interessato a discutere del ruolo della creatività nella traiettoria di sviluppo italiana. Anzi, ci proponiamo di mescolare e condividere i saperi e i punti di vista quanto più possibile. Accademici, artisti, studenti, uomini di impresa, esperti di innovazione, uomini delle istituzioni, amministratori, di tutti i sessi e di tutte le età sono quindi i benvenuti.

Il KublaiCamp si chiuderà con la premiazione del miglior progetto creativo per lo sviluppo

Il Piemonte contro la fuga dei cervelli

Via Torino Scienza

Recentemente la Regione Piemonte ha stretto assieme a quattro enti pubblici un importante accordo a sostegno dei ricercatori italiani. L’intesa prevede uno stanziamento di 40 milioni di euro nei prossimi tre anni ed è stata siglata da Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) ed Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente (ENEA).

L’accordo, giunto mentre i dipendenti dei medesimi enti erano in piazza per manifestare contro le condizioni di perenne precariato imposte ai ricercatori, identifica quattro linee d’azione: contenere il numero di italiani che vanno a fare ricerca all’estero (il cosiddetto brain drain, “fuga di cervelli”); favorire il rientro dall’estero dei ricercatori nostrani; attrarre ricercatori stranieri; incoraggiare visiting scientist che lavorino stabilmente presso un ateneo o un centro di ricerca straniero e svolgano attività coerenti con quelle del laboratorio ospite.

Per il contenimento del brain drain (prima linea d’azione) è previsto un co-finanziamento da parte della Regione pari al 50% della spesa affrontata dagli istituti di ricerca per attivare una serie di assegni biennali, eventualmente rinnovabili per una sola volta (al più 4 anni). L’importo massimo dell’assegno è 22 mila euro. Per il rientro dall’estero dei ricercatori italiani (seconda linea d’azione) è contemplato un co-finanziamento della Regione alla spesa affrontata dagli istituti di ricerca per attivare assegni biennali per un importo massimo di 30 mila euro (8 mila euro in più rispetto ai precedenti assegni, a carico della Regione, per le spese di trasferimento e sistemazione in loco). Per i ricercatori stranieri che intendono venire a lavorare in Piemonte (terza linea), l’importo annuale dell’assegno è di 35 mila euro (13 mila euro in più, a carico della Regione, per una parziale copertura delle spese di trasferimento e di sistemazione). Infine, per la quarta linea d’azione, l’attrazione di visiting professor, è previsto un co-finanziamento da parte della Regione per attivare contratti di durata semestrale (da 37 mila euro ciascuno).

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Al via Enzima P

Enzima P vuole essere un social network dedicato all’innovazione in Piemonte. Il network nasce dalla strategia regionale per l’innovazione, elaborata di concerto fra Finpiemonte e la Giunta regionale, attraverso la trasformazione di Tecnorete Piemonte, consorzio di promozione dei Parchi scientifici e tecnologici piemontesi.

I Soci di Enzima P sono: Finpiemonte, Unioncamere, Università  di Torino, Politecnico di Torino, Università  del Piemonte Orientale, Confindustria, FederAPI, Tecnoparco, VR&MMP, Environment Park, Pst, Tecnogranda e Bioindustry Park.

Gli obiettivi del progetto:

  • Completare ed integrare le funzioni di trasferimento di conoscenza degli atenei , e delle strutture di ricerca piemontesi con servizi finalizzati alla valorizzazione di mercato, su scala globale, delle idee, della conoscenza e della tecnologia;
  • Creare una rete di knowledge brokers specializzati in grado di mediare tra la domanda e l’offerta di conoscenza su filiere specifiche, utilizzando come hub i parchi scientifici e tecnologici;
  • Accentrare e mettere a disposizione del sistema regionale dell’innovazione servizi professionali specializzati nel campo della proprietà  intellettuale e del sostegno alla nuova imprenditorialità ;
  • Creare una unità  tecnica specializzata nel sostegno della competitività  del sistema piemontese per l’accesso dei finanziamenti europei alla ricerca e all’innovazione;
  • Sfruttare e mettere a disposizione del sistema la base di conoscenza resa disponibile sia dalle attività  di erogazione e gestione dei finanziamenti sia da un’attività  di monitoraggio e ricerca;
  • Realizzare una piattaforma di dialogo e coordinamento tra i diversi policy makers e stakeholders sui temi sopra citati.

La piattaforma Enzima P sarà  sia uno strumento di integrazione di iniziative e progetti già  operanti sul territorio, attraverso la messa a disposizione di servizi di completamento, sia uno strumento di integrazione e gestione diinformazioni e dati sul mercato dell’innovazione piemontese, attraverso la gestione di un knowledge management system, a supporto delle attività  di valutazione, revisione e progettazione delle policy regionali per l’innovazione.