MiniBar Italy il 15 febbraio a Milano

Stai pensando di creare il prossimo Last.fm, Flickr e in generale una startup 2.0?
Pensi che in Italia manchino occasioni per incontrarsi e discutere di questo tipo di idee e progetti?

Be’, allora non ti resta che venire al MiniBar – una versione piu’ snella e agile di un BarCamp.

Dal 2006 il Minibar London ha attratto migliaia di sviluppatori web, programmatori, accademici, giornalisti, blogger, imprenditori 2.0 e investitori. Più evento sociale che conferenza, il Minibar ha l’obiettivo di far emergere le idee e i talenti del Web 2.0, connettendo le start-up con gli sviluppatori giusti, gli investitori interessati e i media.Lanciando il Minibar anche in Italia si intende stimolare l’attività imprenditoriale e l’innovazione nel Web 2.0 italiano Un’occasione per incontrarsi, scoprire nuove idee e discutere di P2P, Creative Commons, Net Tv, applicazioni web, social networking, frizzi e lazzi del Web 2.0.

Vita da imprenditore

First Generation Network ha inaugurato da tempo una sezione dedicata alla creazione e all’evoluzione di un’azienda.

I temo trattati saranno:

Il sogno: “Da grande farò l’imprenditore”
Alla ricerca dell’idea: La collaborazione con universita’, ricercatori, eccetera
L’ideazione: Saper cogliere l’elemento innovativo di un prodotto, di un mercato o di un processo e tradurla in una “business idea”
Lo start-up: La costruzione del team, la prima prototipazione e l’approccio al mercato
Il business plan: Il dettaglio di come fare le cose, programmare i cambiamenti e anticipare gli imprevisti
La responsabilita’ sociale: Vincere e perdere nel rispetto delle regole e della legalita’
L’apertura dell’azienda a terzi: Le risorse finanziarie per crescere, tra Angel Investor e Venture Capital, e la proprieta’ condivisa. Le risorse umane e manageriali necessarie a cui delegare la gestione dello sviluppo
La crescita interna ed esterna: Massima flessibilita’ per cogliere le nuove opportunita’
L’internazionalizzazione: Come sfruttare la globalizzazione dei mercati, per crescere o per lo start-up
La managerializzazione: L’imprenditore separa proprieta’ da gestione e diventa lo stratega o il “coach”
L’errore / l’insuccesso: L’accettazione del rischio del fallimento, momento necessario della creazione distruttiva / selezione delle migliori imprese
La cessione dell’azienda: L’imprenditore e i primi investitori realizzano il frutto del lavoro vendendo a una media o grande azienda, o accelerano il processo di crescita tramite un IPO o aprendo la proprietà in modo “diffuso”
Riprovarci: Ceduta la prima azienda l’imprenditore orientato alla crescita ci riprova, o direttamente creando una nuova azienda (imprenditore seriale) o promuovendo l’iniziativa e investendo su nuovi imprenditori
Restituire (il “Giving back”): Contribuire allo sviluppo continuo dell’area geografica in cui si vive attraverso il supporto all’imprenditorialita’, e altre forme di partecipazione rivolte alla crescita delle “nuove leve”. Questo non solo dal punto di vista finanziario ma anche trasmettendo e divulgando le proprie esperienze

Gran premio marketing e innovazione


Pensato per selezionare e premiare l’innovazione di prodotto, il Gran Premio Marketing e Innovazione, che è rivolto ai prodotti di largo consumo, è un premio a votazione, nel quale il decisore è il consumatore.

Il Logo di Prodotto dell’Anno permette ai consumatori di riconoscere velocemente i nuovi prodotti e li aiuta nella scelta dell’offerta proposta dalla grande distribuzione.

Questo porta ad importanti aumenti nelle vendite dei prodotti vincitori che utilizzano il Logo “Eletto Prodotto dell’Anno”.

Il fatturato dei 20 prodotti eletti nel 2006 ha raggiunto nella GDO nel 2006 97,27 milioni di euro e gli stessi hanno fatto in media il 4% del totale del fatturato delle categorie di riferimento (con punte del 10%).
Nell’arco temporale dei lanci dei prodotti eletti nel 2006 le categorie di riferimento sono cresciute del 7,2% e i 20 prodotti eletti nel 2006 hanno contribuito per 3 punti a tale crescita, quindi per un 40% (fonte IRI).
In Francia, più del 70% dei prodotti eletti sono ancora presenti sui lineari dei punti vendita dopo 10 anni, e alcuni sono ancora leader di categoria (fonte IRI).

Perchè Funziona

Perché i consumatori riconoscono i prodotti eletti dal Logo di Eletto Prodotto dell’Anno che trovano sulle confezioni dei prodotti e nelle comunicazioni pubblicitarie e sono invogliati all’acquisto.

I vincitori delle scorse edizioni del Gran Premio Marketing e Innovazione si sono avvalsi del riconoscimento ottenuto nella propria comunicazione utilizzando profiquamente il logo Eletto Prodotto dell’Anno sulle proprie confezioni, nelle proprie campagne di comunicazione o promozionali e sui punti vendita.
Sul sito potete trovare alcuni esempi.

Un progetto strategico di comunicazione e promozione con i partner media di Prodotto dell’Anno supporta le aziende e i prodotti vincitori.

Il sito del prodotto dell’anno

Il venture capital su la7

Domenica 6 gennaio 2008, alle 23.30 circa, La7 ha dedicato una puntata del suo newsmagazine “Reality” al Venture Capital con un reportage di 26 minuti realizzato in California, Wisconsin e Utah. Interviste al venture capitalist Timothy Draper e a Jarold Hutchings, il ventiquattrenne che a Salt Lake City ha creato un fondo d’investimento di 8 milioni di dollari gestito solo da studenti universitari.

Uno sguardo sul Venture capital italiano nella Silicon Valley con Giacomo Marini (Aurora Biofuels-Noventi) Enzo Torresi (A4Vison- Myqube) Roberto Crea (Creagri) e il punto sugli ultimi business nel campo delle biotecnologie, delle energie alternative e dei sistemi di sicurezza tridimensionali.

Le telecamere de La7 hanno poi seguito l’esperienza dei 5 giovani ricercatori italiani, vincitori del programma Fullbright Best dell’ambasciata americana a Roma, che hanno passato 6 mesi nella Silicon Valley ed anche l’incontro di un gruppo di imprenditori italiani con i Business Angels di Milwaukee alla ricerca dei segreti degli angel investors.

Il reportage, è disponibile registrato sul sito del programma della 7

E' morto Silvano Fumero ideatore del Biopark del Canavese

Via Localport

Ivrea e il Canavese si sono svegliati questa mattina sotto una poetica coltre di neve, ma sono bastate poche ore perché si diffondesse ovunque una notizia che ha spazzato via la poesia e l’allegria: nella notte è morto, nella sua casa sulla collina del Crist, Silvano Fumero, uno dei personaggi più importanti della vita imprenditoriale del territorio.

Fumero, saluzzese di nascita, dopo aver conseguito la laurea in chimica all’Università di Torino nel 1966, si è dedicato al settore delle biotecnologie: fin dal 1971 ha operato all’interno della Rbm di Colleretto Giacosa e, come general manager di questa azienda è stato, negli anni Ottanta, tra i fautori della creazione del Biopark del Canavese, una delle più importanti realtà imprenditoriali del territorio nel “dopo Olivetti”.

Fucina di innovazione e ricerca, il Biopark deve molto del suo successo proprio alle doti imprenditoriali di Fumero che lo ha fatto crescere, sotto la sua guida. E quando il “gioiello” ha dimostrato di saper camminare sulle sue gambe, Fumero non ha esitato nel lanciarsi in una nuova e stimolante avventura, la Eporgen, realtà realizzata sempre all’interno del Biopark, votata ad accogliere nuove realtà imprenditoriali per garantire loro l’ambiente ideale per passare dalla fase di studio a quella della realizzazione delle iniziative. Un moderno mecenatismo grazie al quale i ricercatori possono sperare di veder trasformata in azienda la loro ricerca. Un ancora importante per trattenere in Italia, e ospitare in Canavese, studiosi e ricercatori, per porre un argine alla “fuga di cervelli” che troppo spesso impoverisce il panorama scientifico nazionale.

Nasce il consorzio Vntech

Un’alleanza tra le quattro aziende valdostane più innovative e il Politecnico di Torino farà nascere nei prossimi mesi a Verres, in bassa Valle d’Aosta, un centro di ricerca applicata per la progettazione e realizzazione di sensori wireless utilizzabili in diversi campi, dai monitoraggi territoriali, al building automation, ma anche nel settore biomedicale.

L’iniziativa, il cui decollo è previsto nei primi mesi del 2008, ha le sue radici nel settore del terziario avanzato che, nella regione, sta producendo alcune esperienze di punta. Ne sono protagoniste, in particolare, la Dora spa del gruppo StMicroelettronics, che si occupa di circuiti integrati per il settore elettrico, la Gps Standard (sistemi di protezione perimetrale integrati), la Laser (Itc) e la Sea Energia (impianti, servizi energetici e global service).

Dalla partnership di queste imprese, che insieme realizzano un fatturato annuo di 35 milioni di euro con più di 200 addetti, con l’Istituto Mario Boella, specializzato nelle telecomunicazioni avanzate, nasce il consorzio ‘Vallée Network de Technologie’ (VnTech). Una realtà che si insedierà nel nuovo polo tecnologico di Verres, realizzato dalla Regione, e che si è posta l’obiettivo di diventare, tra l’altro, una ‘fabbrica di brevetti’ nel settore di sensori e microsensori ‘senza fili’.

“Il consorzio VnTech è un progetto aperto ad altri partner, privati e pubblici, imprese, università e centri di ricerca, in una logica di sviluppo territoriale”, spiega Paolo Conta, amministratore delegato della società Laser, attualmente alla guida, come presidente, del consorzio VnTech. L’ambizione degli imprenditori valdostani, che prevedono di investire nei primi tre anni 200mila euro e di destinare alla nuova struttura quattro ricercatori (uno per ciascuna azienda), è di “costruire un centro di competenza a livello nazionale in grado di attirare l’attenzione dei ricercatori e studenti”, aggiunge Conta. Una delle prospettive ipotizzate riguarda la creazione di nuove imprese, in grado di commercializzare eventuali brevetti.

Un primo programma di investimenti riguarda, in particolare, la tecnologia ‘ZigBee’, un insieme di protocolli di comunicazione ad alto livello che utilizzano piccole radio digitali a bassa potenza. Un prodotto hi-tech che può essere utilizzato tra l’altro nel monitoraggio idro-geologico, nei sistemi di sicurezza di edifici e di aree urbane, ma anche, in ambito sanitario, nel monitoraggio a distanza dei pazienti.

L'innovazione a Torino secondo Torino plus

Da Innovazione Torino +

Dopo un secolo vissuto da capitale italiana dell’auto Torino ha diversificato le proprie vocazioni e, contemporaneamente, si è concentrata sui settori produttivi ad alto contenuto di conoscenza. Investire su produzioni con forti valori immateriali basati sulla ricerca e l’innovazione: questa è la strada che l’economia cittadina ha intrapreso per disegnare il proprio futuro.

Quattro i settori individuati come strategici: l’automotive, l’Ict, l’aerospazio e la finanza. L’automotive era e rimane – seppur in forma differente – un punto di forza dell’economia cittadina e regionale. La concentrazione di imprese, una ritrovata competitività e ambiti di eccellenza specifici come il design – che a Torino è protagonista non solo nel settore automobilistico con nomi come Bertone, Giugiaro, Pininfarina – o le ricerche sulle fonti d’energia alternativa come l’idrogeno, sono gli ingredienti di un rinnovato protagonismo sui mercati internazionali. L’Information and Communication Technology ha a Torino il primo distretto “senza fili” del Sud Europa – Torino Wireless – oltre a diversi centri di ricerca, come quelli di Microsoft, di Motorola e il Tilab di Telecom Italia. Il settore aerospaziale beneficia della compresenza in città di competenze differenziate che vanno dalla metallurgia all’elettronica e di grandi realtà come Alcatel Alenia Space. La finanza, infine, è motore indispensabile per garantire la crescita del sistema, e l’esistenza di realtà come il gruppo San Paolo-IMI , diventato il terzo polo bancario dell’area euro dopo la fusione con Banca Intesa.

Queste sono le linee strategiche che porteranno le 228.000 imprese cittadine che esportano ogni anno beni per quasi sedici miliardi di euro (con un saldo positivo sull’import di quattro miliardi) a essere sempre più competitive in Europa e nel mondo: la sfida dell’internazionalizzazione è infatti il banco di prova della nuova economia torinese. Una sfida – quella dell’essere protagonisti in Europa – che si gioca tanto sul piano delle imprese quanto su quello delle istituzioni: hanno già sede a Torino, infatti, il Centro di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Istituto per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia e lo Staff College delle Nazioni Unite e la European Training Foundation dell’Unione Europea.

Luciano Maiani alla guida del Cnr

logocnr.jpgII Consiglio dei ministri ha da to il suo via libera alla nomina del fisico Luciano Maiani a presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Maiani proviene dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (lnfn) – di cui è stato presidente dal 1993 al 1997 -, mentre dal 1997 al 2003 è stato direttore generale del CERN (il grande laboratorio europeo di fisica delle particelle) dí Ginevra.

Prima di entrare pienamente in carica, in base alla legge attuale, che sarà presto modiflcata nelle intenzioni del ministro per l’Università e la Ricerca Mussi, è previsto un passaggio in entrambi i rami del Parlamento, anche se non vincolante.

La nomina – dopo il mandato molto contestato del suo predecessore Fabio Pistella – è stata accolta positivamente dai colleghi del Cnr. «Valorizzazione della ricerca del Cnr e della rete degli istituti, potenziamento di discipline portanti per la scienza moderna, quali biologia, scienze della vita, informatica e la fisica» le parole d’ordine con cui Maiani si appresta al nuovo incarico.

Lo scienziato era uno dei tre candidati (gli altri due erano il docente universitario Riccardo Cortese ed il rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo) che Mussi aveva portato all’attenzione del tavolo di Palazzo Chigi per la scelta finale. «La nomina di Maiani – ha detto il ministro – servirà a valorizzare il Cnr
che versa da tempo in condizioni di conflitto e incertezza>); Mussi ha ricordato di aver usato, senza essere obbligato dalla legge, i comitati di ricerca che hanno presentato una terna di nomi: in questo modo è stato sottratto alla politica il «potere unilaterale»
di scelta.

Verso i festeggiamenti per Italia 150

italia-150.jpgCon la Fiera del Libro 2008 prenderanno il via le attività di avvicinamento ai festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia che si terrà nel 2011. Il Comitato Italia 150, che ne curerà l’organizzazione a Torino e in Piemonte, propone – in collaborazione con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura – una serie di incontri dal titolo A che punto è l’Italia?

Nell’ambito della Fiera scienziati, intellettuali, politici, economisti ed esponenti del mondo della cultura saranno chiamati ad esprimere le loro considerazioni sull’Italia, la sua identità, i suoi valori e il suo futuro. Ciò che si intende stimolare è una significativa riflessione sulla nostra nazione, in vista del “compleanno” del 2011 e delle prospettive che si aprono fino al 2061, anno del duecentenario.

Ogni giornata vedrà la discussione di un tema e dei diversi aspetti che lo compongono: scienza (medicina, energia, ambiente, alimentazione e ricerca), cultura (teatro, letteratura, cinema, arte e musica), società (volontariato, immigrazione, religione, scuola), economia (industria, design, finanza e rapporto pubblico/privato), politica (locale, nazionale, internazionale e democrazia).

Con A che punto è l’Italia? iniziano le attività verso il 2011 e con loro la collaborazione con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura: un cammino che prende il via nel 2008 e che proseguirà con continui approfondimenti nel 2009 e nel 2010. In quest’ottica il tema scelto per la Fiera 2008 risulta particolarmente significativo. È proprio la bellezza, in tutte le sue declinazioni, la caratteristica che viene maggiormente attribuita al nostro Paese dai turisti stranieri: secondo recenti studi il 77% di loro ha associato all’Italia l’aggettivo “bella” mentre nella classifica complessiva dei brand nazionali, l’Italia nel 2007 si è collocata al 5° posto assoluto.

Nel corso della Fiera 2008 inoltre il Comitato presenterà le linee ispiratrici e i principali contenuti del progetto nazionale Scuola e Formazione Esperienza Italia che coinvolgerà da settembre del prossimo anno non solo gli studenti e le scuole ma anche la formazione per adulti.

La forza della Torino scientifica

Angelo Raffaele Meo, presidente dell’Accademia delle Scienze

Leggendo l’articolo in cui La Spina manifestava il timore che Torino avesse perduto «l’egemonia culturale», mi sono domandato se il declino riguardasse anche la scienza.

La prima risposta è stata sicura: «Il declino scientifico della città è evidente». Ho realizzato che io sono presidente della Accademia delle Scienze, ma che la distanza che mi separa da Lagrange, come scienziato, è grande come quella che mi separa da Federer, come tennista. Dopo Lagrange altri torinesi portarono contributi fondamentali alla scienza. Avogadro pose le basi della chimica moderna, dopo gli anni dell’alchimia. Sobrero sintetizzò la nitroglicerina e consentì un universo di applicazioni che hanno trasformato il mondo. Ferraris è il più grande elettrotecnico di tutti i tempi. Per molti anni l’Accademia delle Scienze è stata una delle più importanti al mondo e Torino una delle capitali della scienza. Non è più così ora.

Dopo la prima istintiva risposta pessimistica, ho riflettuto sul fatto che la storia di Lagrange e dei suoi successori è frutto dell’avvento di geni eccezionali in un momento storico eccezionale e la realtà di oggi non va confrontata con quella di allora. Anche la storia recente della scienza torinese, e in particolare la storia degli ultimi 50 anni, presenta motivi di soddisfazione.

La scuola di biologia e medicina fondata da Giuseppe Levi ha prodotto tre premi Nobel: Luria, Levi Montalcini e Dulbecco. Quella di fisica e in particolare di fisica teorica, è stata una delle più creative del mondo. All’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris è nato il primo orologio atomico del Paese. Molti istituti e dipartimenti del Politecnico hanno contribuito a portare l’industria torinese a livelli di assoluta eccellenza.
Anche nel settore delle scienze umane le varie scuole della nostra Università hanno svolto un ruolo chiave. È universalmente nota l’importanza della nostra sociologia, mentre la filosofia è stata la più aperta in Italia alle novità delle Scuole tedesche, inglesi, francesi e la più attenta a fenomeni come l’esistenzialismo.

Si potrebbe obiettare che quasi tutte le ricerche di successo che ho citato si sono concluse prima degli Anni 90 e che i loro protagonisti sono scomparsi, oppure per ragioni anagrafiche sono molto meno attivi. Altri potrebbero osservare – io ho l’impressione che avrebbero ragione – che i leader della ricerca di oggi, a partire da me, non siano all’altezza dei loro maestri. Tuttavia, penso che i limiti dei leader di oggi non siano gravi. La ricerca e l’innovazione hanno oggi caratteristiche diverse dal passato, e in particolare sono divenute attività collettive, per cui ora molti studiosi a livello ottimo o buono sono meglio di pochi eccelsi come Lagrange, Avogadro e Ferraris.

Le scuole scientifiche della nostra città sono ancora di ottimo livello e si collocano nelle posizioni di testa di un’ideale classifica nazionale. Cito ad esempio, limitandomi alla biologia, i gruppi di ricerca nelle aree delle strutture cellulari, della genetica, dell’immunologia, dell’oncologia, delle biotecnologia, delle neuroscienze.

Battendo in finale Parigi, Torino ha vinto la gara comunitaria per organizzare l’«EuroScience Open Forum» del 2010. È giusto affermare che allora sarà la capitale della scienza europea. Anche la vittoria è un segno positivo del “peso” della scienza torinese.