Una indagine conoscitiva sugli operatori Open Source

Check up della Commissione Open Source sullo sviluppo del settore imprenditoriale della produzione dei programmi informatici a codice sorgente aperto e, quindi, modificabili.

Attraverso una specifica indagine conoscitiva, infatti, la Commissione, che opera presso il CNIPA-Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, ha ritenuto opportuno ed utile raccogliere una serie di indicazioni presso gli operatori di mercato, ossia tutte le aziende ed in particolare le piccole e medie, che vedono nell’open source una parte del proprio business.

L’Italia si pone al 4° posto al mondo per numero di sviluppatori di software open source. Da oggi al 7 marzo gli operatori interessati a fornire il loro contributo all’indagine conoscitiva dovranno compilare un apposito forma disponibile nel sito dell’Osservatorio Open Source, attivo al CNIPA, all’indirizzo

http://www.osspa.cnipa.it/home/

La Commissione, presieduta dal prof. Raffaele Angelo Meo, ha tra i principali obiettivi lo studio delle linee guida operative per l’acquisizione di soluzioni open source nei sistemi informativi della PA, nonché capire come incentivare, sostenere ed integrare con la Pubblica Amministrazione il lavoro svolto dalle community su progetti open source particolarmente fecondi.

Tali conclusioni, inoltre, potranno costituire un punto di partenza per un futuro aggiornamento delle linee guida, individuate dal CNIPA, e delle eventuali disposizioni di legge, relative all’uso dell’open source nella Pubblica Amministrazione (PA).

A proposito di questa iniziativa il presidente del CNIPA, prof. Fabio Pistella, ha precisato che «non ci troviamo dinnanzi ad improbabili “guerre di religione”, ossia l’open source contrapposto ad “altre modalità” di software, ma di fronte alla possibilità di fornire reali alternative informatiche alla Pubblica Amministrazione e, di conseguenza, ai cittadini». Secondo Pistella, «i reali vantaggi di una scelta in favore dell’open source per i sistemi informativi di una qualsiasi Pubblica Amministrazione iniziano ad emergere solo nel medio-lungo periodo»

Barcamp a Torino: si replica insieme a Webdays

Vittorio Pasteris su Lastampa.it

A più di un anno dal primo Barcamp svoltosi a Torino nel dicembre 2006 è di nuovo ora di ritrovarsi sotto la Mole per una grossa fetta del meglio della blogosfera e dell’internet Italiano.

Per fare le cose in grande il Barcamp Torino 2008 è stato affiancato dalla nuova edizione di Webdays, una ormai classica manifestazione organizzata da Città di Torino e CentroScienza dal 1999.

L’appuntamento per tutti è venerdì 22 per Webdays e sabato 23 per il Barcamp Torino 2008 sempre al Circolo dei Lettori di Via Bogino 9, nelle vicinanze di Piazza Castello e via Po a Torino.

Webdays è un evento divulgativo rivolto a tutti per accrescere le conoscenze sull’uso delle nuove tecnologie e di Internet in particolare. Anche quest’anno gli incontri saranno caratterizzati da interventi di professionisti sui temi più caldi discussi in tavole rotonde e da incontri con esperti del settore per fornire delle pillole di conoscenza utili a tutti.

BarCamp è un network internazionale di conferenze aperte a tutti e non a inviti, basate su eventi partecipativi, presentazioni e workshop i cui contenuti sono realizzati dai partecipanti. Il primo Barcamp si è tenuto a Palo Alto, nel 2005, da quel giorno i Barcamp sono cresciuti esponenzialmente in tutto il pianeta.

Il termine BarCamp indica un tipo di incontro che ha regole molto particolari. Si parla di non-conferenze, cioè eventi senza alcuna scaletta predefinita dei relatori e in cui non esiste un pubblico passivo.

Tutti i presenti sono, infatti, invitati a partecipare attivamente alla discussione, in modo da evitare i monologhi frontali classici dei convegni tradizionali. Chiunque può condividere propri pensieri ed esperienze in modo da alimentare un circolo virtuoso di conoscenza.

A Torino sono stati realizzati due Barcamp. Uno generalista nell’ottobre 2006 e il LitCamp del maggio 2007 dedicato alla letteratura in rete, realizzato in contemporanea alla Fiera del Libro. La modalità della conferenza informale piace e ha avuto grande successo nel 2007 in Italia dove si sono svolte decine di Barcamp.

Proprio la condivisione è la chiave della sempre maggiore diffusione delle «non-conferenze» o in ‘inglese «unconferences», luoghi di incontri dove non ci sono gerarchie e dove chiunque voglia esprimersi su uno degli argomenti che verranno trattati può iscriversi e parlare. Non solo, ma collegandosi in rete con un portatile si può contribuire in diretta al tam tam digitale, riferendo al popolo della Rete quanto viene detto durante gli interventi.

Al Barcamp di Torino si sono già iscritti direttamente nel wiki in più di 200 provenienti da tutta Italia per un totale di circa quaranta proposte di interventi che dovranno essere distribuite dagli organizzatori durante l’arco di tutta la giornata.

Share Festival 2008 "Manufacturing"

Dall’11 al 16 marzo 2008 la città di Torino ospita la quarta edizione del Piemonte Share Festival, punta di diamante del vasto programma culturale di Torino 2008 World Design Capital.

Al timone artistico di questa grande avventura esplorativa, curatore ospite e presidente della giuria che ha selezionato i progetti partecipanti, Bruce Sterling, l’autore cult di science fiction inventore del genere cyberpunk. Ospite a Torino per sei mesi, immerso nell’atmosfera in fermento della città, Sterling collabora attivamente alla direzione del Piemonte Share Festival e ne racconterà gli umori, restituendo al pubblico la visione personale di un contesto che nei prossimi anni verrà ricordato per una vivacità esemplare.
L’ingresso è gratuito a tutte le iniziative.

Argomento trasversale dell’edizione 2008 del Festival, che influenzerà i contenuti di conferenze, tavole rotonde, workshop e performance è quello della nuova materialità dell’arte digitale. Perché se negli anni 90 la net art è nata dal bisogno di spingersi oltre i propri limiti e il fenomeno richiamava l’immateriale, addirittura minacciava la dimensione del reale, oggi la società si rapporta alle tecnologie con naturalezza, lasciando che l’immateriale diventi reale, sperimentando sempre nuove interazioni intelligenti tra uomo e macchina, che nel frattempo si è completamente integrata nella vita quotidiana. Nel nuovo millennio uomo e macchina si rapportano allo stesso livello, interagiscono in un ambiente esterno che plasmano a loro piacimento cambiandone le caratteristiche: Piemonte Share Festival è una manifestazione internazionale che risponde al bisogno culturale di fotografare e fermare nel tempo cosa sta succedendo nel panorama mondiale delle nuove tecnologie applicate all’arte e al design.

A causa dei recenti sviluppi della tecnologia per la fabbricazione digitale, la manifattura sta diventando un’impresa che riguarda anche l’arte e la cultura digitale. L’esplosivo avvento di stampanti 3D, di strumentazioni per la prototipazione rapida e per la fabbricazione rapida è di profonda importanza per una manifestazione come Share Festival, per le sue potenzialità di creazione di oggetti fisici da parte di laboratori, studio o atelier di artisti technodigitali.

Share Festival ha scelto il tema per la sua quarta edizione per due importanti ragioni per presentare le potenzialità della fabbricazione digitale al pubblico, che è tecnicamente piuttosto preparato, ma non incline all’utilizzo di software CAD, di macchinari automatizzati e di Internet per creare oggetti reali. Secondo, Torino è World Capital of Design 2008. Torino è un grande centro manifatturiero. Share Festival, pur essendo molto internazionale nei suoi contenuti e nel suo pubblico, nel 2008 ha scelto di enfatizzare il fatto che fosse proprio di Torino.

Ultimi giorni per la prima scadenza Start Cup 2008

C’è tempo fino al 27 Febbraio per partecipare alla Start Cup Competition con un progetto di impresa innovativa.

Start Cup è la competizione regionale per progetti di impresa innovativi promossa dai tre Atenei piemontesi ed organizzata dalle rispettive strutture di incubazione di impresa. Un appuntamento ormai consolidato – giunto alla IV edizione – che offre a studenti, ricercatori e dottorandi l’occasione per trasformare i ritrovati della ricerca accademica in progetti imprenditoriali innovativi. Ma la sfida è aperta anche al di fuori dell’università: riguarda infatti tutti gli inventori o le imprese che intendano avviare uno spin off.

L’edizione 2008 di Start Cup punta a confermare il successo delle edizioni passate: 16 imprese costituite nelle sole prime due edizioni (2005 e 2006), 160 idee d’impresa presentate e 50 business plan in gara per l’edizione 2007 che ha visto al primo posto VieWeb, secondi pari merito il progetto di ricerca biomedica di VivaChem e la start-up Ingenia – poi terza al Premio Nazionale per l’Innovazione – con un sistema intergrato di risparmio energetico.

La prima scadenza per presentare le idee di impresa è il 27 Febbraio, per i business plan c’è tempo invece fino al 16 Luglio 2008. Per le idee i premi consistono interamente in servizi: grazie all’affiancamento nella stesura del business plan, le idee vincitrici diventano veri e propri piani di impresa e possono concorrere ai premi in denaro previsti per la seconda fase del concorso.

In palio 20.000 euro per il business plan primo classificato, 15.000 per il secondo e 10.000 per il terzo. Piemontech, il Fondo di Capitale di Rischio per le imprese piemontesi, si impegna ad investire 50.000 euro nell’impresa che trae origine dal business plan primo classificato.

I tre vincitori di Start Cup partecipano inoltre al Premio Nazionale per l’Innovazione, la coppa dei campioni dei progetti di impresa nati in ambito universitario che ad oggi riunisce 33 atenei italiani.

Premi speciali per ICT per il settore delle Information & Communication Technologies (ICT), offerto dalla Fondazione Torino Wireless; TURISMO & INNOVAZIONE per le tecnologie innovative applicate al settore del turismo, offerto dall’Assessorato al Turismo della Regione Piemonte; START CUP INTERNATIONAL per un team imprenditoriale internazionale, offerto dall’Istituto Superiore Mario Boella; DONNA INNOVAZIONE PIEMONTE destinato all’impresa con titolarità o conduzione a prevalenza femminile, offerto dalle Consigliere di Pari Opportunità.

Previsti inoltre CONTRIBUTI da 7.500 euro ciascuno offerti da: Città Studi, per il miglior progetto che intenda installare l’impresa presso le strutture di Città Studi di Biella; Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, per i migliori progetti di impresa che intendano insediarsi nella Provincia di Cuneo; Consorzio UN.I.VER., per i migliori business plan che installino l’impresa presso l’Incubatore di Imprese Innovative di Vercelli.

Tutti i premi e contributi sono cumulabili tra loro fino al raggiungimento di un massimo di 20.000 euro per business plan.

Il Compasso d'Oro alla reggia di Venaria Reale

Il Compasso d’Oro, uno dei più prestigiosi riconoscimenti al design a livello europeo, sarà uno degli eventi clou dell’anno che vede Torino capitale mondiale del design: la mostra sulla Collezione storica e la Cerimonia di premiazione, per la prima volta in 54 anni di storia del premio, traslocheranno infatti temporaneamente da Milano in Piemonte, presso la Reggia della Venaria Reale.

La mostra sarà inaugurata a fine aprile e proseguirà sino alla fine di luglio, mentre la premiazione avrà luogo a fine giugno. Le date di entrambi gli eventi saranno comunicate ufficialmente il prossimo 5 marzo a Milano in occasione della presentazione dell’ADI Design Index.

Oltre quattrocento pezzi saranno esposti nelle Scuderie della Reggia di Venaria Reale, che apriranno per la prima volta i battenti al pubblico, ospitando quella che si preannuncia come una delle più belle mostre in programma quest’anno. Anche il prestigioso Centro del Restauro della Reggia ha deciso di cogliere questa importante opportunità, aprendo un filone di attività dedicate al design.

Si va avanti dunque verso la primavera che, oltre al Compasso d’Oro, vedrà l’apertura di altre tre grandi mostre del calendario di Torino 2008 World Design Capital: l’8 maggio inaugurerà alla Promotrice delle Belle Arti “Olivetti. Una bella società”, il 24 dello stesso mese sarà la volta di “Geodesign” al Palafuksas e il 28 giugno “Flexibility” alle ex-carceri Le Nuove di Torino.

L' innovazione parla anche italiano

La tenuta dell’economia di un Paese si basa soprattutto sulla capacità delle sue imprese di innovare e dunque di svilupparsi. Questa affermazione, valida da sempre, lo è ancor di più nell’era della globalizzazione. Un’era che costringe le imprese ad operare in mercati altamente competitivi dove chi non innova non ha diritto di cittadinanza. Ma da cosa dipende la capacità di innovare? Non certo dalla dimensione, né dal settore di appartenenza. L’innovazione è alla portata di tutti. Anche delle aziende piccole e medie, ovvero di quel tessuto produttivo composto da 4,5 milioni di aziende (l’83,5% dei posti di lavoro) che “è limite e allo stesso tempo punto di forza del nostro sistema economico”. La conferma arriva dalle ‘dieci storie di piccole imprese eccellenti’ narrate da Giordana Taggiasco in questo volume mandato in libreria nelle scorse settimane dall’editrice Il Sole 24 Ore. Un volume che sin dal titolo chiarisce che quando si parla di innovazione “anche” l’Italia riesce a dire la sua. E lo fa ben “più di quanto il senso comune possa immaginare”. Anche se “l’ampio processo di innovazione” – che è poi la caratteristica peculiare delle nostre piccole e medie imprese – “rimane occulto e non compare nelle statistiche e nelle analisi sulla salute economica del nostro Paese”. Un Paese che continua comunque a spendere poco in ricerca e sviluppo – appena l’1,1% del pil nel 2006 – e che su questo versante è in ritardo “non solo sul Giappone e gli Stati Uniti, ma anche rispetto agli altri paesi dell’Unione europea, la cui percentuale di investimento è circa il doppio”.

L’innovazione che caratterizza le ‘dieci storie eccellenti’ di cui parla la Taggiasco non è solo quella di prodotto (la produzione di un nuovo bene) o di processo (un nuovo metodo di produzione), bensì quella ad ‘ampio spettro’ – delineata per primo dallo studioso J.A. Schumpeter – che si estende all’apertura di un nuovo mercato (innovazione commerciale), alla conquista di una nuova fonte di materia prima (innovazione negli approvvigionamenti) alla riorganizzazione della struttura di offerta di un settore industriale (innovazione di mercato). Un’innovazione – quella messa in atto da aziende come la Piquadro (pelletteria) o la Cartemani (arredo bagno), la C-Map (cartografia navale elettronica) o la Grivel Mont Blanc (articoli per l’alpinismo) – tesa a un approccio “sistemico” con l’ambiente esterno di riferimento e che procede in sinergia con le istituzioni, le università, gli istituti di ricerca, i propri clienti, i fornitori e i concorrenti.

“La forza e la rappresentatività di queste dieci imprese – scrive l’autrice – sta nell’essere riuscite a trasformare la loro capacità innovativa in vere routine aziendali, arrivando a cogliere le opportunità che i molteplici contesti hanno loro offerto”. La forza di questi imprenditori sta nell’aver saputo rispondere in modo originale alla riduzione del ciclo di vita dei prodotti, all’accelerazione del processo tecnologico, alla crescente intensità scientifica dei prodotti e dei servizi: chi sperimentando nuove forme di collaborazione, chi attraverso un processo di internazionalizzazione, chi puntando sull’eccellenza e l’alta gamma, chi agendo sulle diverse tipologie di innovazione esistenti, chi combinando questo mix di elementi in modo unico e irripetibile.

Ognuno delle dieci “storie di straordinaria imprenditorialità” viene corredata da una o più tabelle e proposta dall’autrice come modello da cui trarre lezione e, perché no, da emulare. Nella convinzione che “oggi vince chi investe in innovazione, chi fa dell’innovazione l’humus dell’impresa”.

Un contenitore High-tech

Un nuovo contenitore destinato al trasporto degli alimenti, realizzato con materiali hi-tech, in grado di conservare le temperature ideali per i cibi. E’ il nuovo prodotto messo a punto dalla Ribes ricerche, società con sede in Valle d’Aosta, specializzata tra l’altro nei settori dei materiali e della sensoristica.

L’azienda ha infatti concluso un progetto di ricerca, finanziato dalla Regione autonoma Valle d’Aosta, che ha previsto lo studio e la caratterizzazione di un materiale polimerico a elevata conducibilità termica che presenti caratteristiche termiche duali: elevata conducibilità per il materiale del fondo, bassa conducibilità nelle parte di copertura.

Il nuovo prodotto, destinato al trasporto a lunga distanza di alimenti, ha come mercato di riferimento il settore della distribuzione alimentare collettiva in ambienti ospedalieri, comunità per anziani e scuole.

La società Ribes ricerche ha 16 dipendenti e nel 2007 ha fatturato 860mila euro. Le previsione aziendali stimano per l’anno in corso una aumento del personale (25 addetti) e una crescita del fatturato che dovrebbe raggiungere 1,2 milioni di euro.

L'innovazione del distretto

Riccardo Viale Presidente della Fondazione Rosselli sul Sole 24 Ore

Perché alcune aree sono più innovative di altre? Perché sembra esserci una propensione dei territori verso certe specializzazioni tecnologiche? Perché il venture capital prospera in alcune regioni e non in altre, pur all’apparenza simili?

Varie sono le domande di questo tipo che hanno come denominatore comune aree territoriali sempre più ristrette.Mentre anni fa il centro dell’attenzione di analisti e “policy makers” erano gli Stati nazionali, ora il baricentro della dinamica innovativa e di sviluppo industriale si è spostata verso le grandi aree regionali e subregionali.

Dai dati presentati, recentemente, a un convegno dell’Ocse, a Valencia, emerge che la globalizzazione ha agito sullo sviluppo tecnologico, dal 1998 al 2003, in modo diverso nel caso si tratti di nazioni odi regioni.Le aree regionali che presentano vantaggi competitivi iniziali, sotto forma di migliore capitale umano, sociale, istituzionale ed economico, tendono a crescere sempre di più rispetto a quelle meno dotate. L’Italia, da questo punto di vista, è uno degli esempi più emblematici. Essa presenta fra i Paesi Ocse uno dei range maggiori di differenza regionale, tra Nord e Sud,e questa forbice invece di diminuire tende ad accentuarsi.

Questidati,chetestimonianol’affermarsidelterritoriocomebaricentrodello sviluppo tecnologico, hanno, però, il difetto di fotografare solo la parte emersa dell’iceberg. Non riescono a cogliere, invece, i fattori causali più rilevanti che determinano le performance innovative territoriali.Sono, infatti, le condizioni istituzionali e culturali che determinano le propensioni individuali a innovare. Ad esempio si prenda in considerazione il successo di Silicon Valley in California.

Le condizioni per il fiorire di una fitta rete sociale di piccole imprese altamente innovative e dinamiche interagenti con centri di ricerca e società finanziarie vengono rese possibili da situazioni istituzionali peculiari, come la costruzione ex novo di un sistema industriale basato su microelettronica e network computing, presenza di alcune fra le migliori università del mondo dedite al trasferimento tecnologico, diffusione in larga scala del venture capital, mercato del lavoro altamente flessibile e aperto alla immigrazione di talenti, politiche di finanziamento statale e federale molto generose nei confronti della ricerca universitaria.

A cui si aggiungono fattori culturali decisivi come una forte spinta all’imprenditorialità individuale, diffuso orientamento positivo nei confronti dell’assunzione di rischio, tolleranza se non valutazione positiva dei casi di insuccesso, considerazione positiva nei confronti di stili di vita improntati allo stress,alla competizione ealla polarizzazione sul lavoro.

Ma anche universi ontologici, principi epistemologici, stili linguistici, gusti estetici, valori etici e identità etnico antropologiche che spesso accomunano e facilitano la comunicazione tra gli attori della rete. La dimensione locale dell’innovazione, che illustra il successo di Silicon Valley,spiega anche vari insuccessi, come quello del mancato sviluppo del computer da parte della Xerox. Mentre i suoi laboratori di Palo Alto, in California del nord, avevano prodotto delle invenzioni epocali come il mouse, i sistemi di interfaccia grafica, gli editordi testo, l’Ethernet, l’azienda madre localizzata nello Stato di New York fu incapace di capire e sfruttare il vantaggio competitivo potenziale rappresentato da queste conoscenze tecnologiche. Non solo la distanza geografica ma soprattutto quella culturale, cognitiva e istituzionale rendevano la realtà di ricerca californiana e quella industriale e burocratica di New York due mondi che non comunicavano. Come è noto imprese californiane, vicine ai laboratori Xerox, che parlavano la loro stessa lingua ed erano imbevute degli stessi valori, furono in grado di capire e sfruttare in tempi rapidi le invenzioni.

Apple e Microsoft sono gli esempi virtuosi di questo “furto”! Per concludere, perché le condizioni locali di tipo culturale e istituzionale sono così importanti per favorire i processi di innovazione? Principalmente per due ordini di motivi: perché stimolano l’impresa a superare le inerzie della “dipendenza dal sentiero” tradizionale di tipo tecnologico e organizzativo; perché favoriscono decisioni e azioni individuali a forte tasso di creatività e rischio. In altre parole ciò che caratterizza questi territori “innogenetici”, nei confronti dell’impresa, è la loro capacità di creare con essa uno scambio continuo bidirezionale e creativo di informazione e conoscenza.

L’impresa trasferisce all’esterno domande di innovazione, di capitale umano e finanziario, di informazione sul mercato e sulla concorrenza. L’ambiente esterno risponde fornendo nuove conoscenze innovative, nuovo personale di talento, finanza mirata all’innovazione, informazioni sulla psicologia del consumatore,sulle opportunità del mercato e”warning” su possibili concorrenti.

Perché gli incentivi istituzionali e la conoscenza possano fluire velocemente fra i vari soggetti sono necessari reti sociali e di comunicazione dense e veloci.Quando queste non siano generate spontaneamente, come nel caso di Silicon Valley, emerge il ruolo ineludibile della governance pubblica del territorio. Soprattutto essa può individuare e promuovere le innovazioni istituzionali, i formati organizzativi e i valori culturali che possano favorire, al meglio, lo scambio e l’interazione finalizzata a stimolare l’innovazione.

In questi ultimi anni in alcune regioni come il Piemonte, la Lombardia e l’Emilia Romagna sono stati fatti vari esperimenti di questo tipo che hanno avuto un relativo successo. Per rimanere al Piemonte, il distretto tecnologico Torino Wireless, la Cittadella Politecnica e l’incubatore del Politecnico di Torino «I3P» che ha già più di 100 imprese incubate,il bando internazionale per l’attrazione di talenti, quello sulle “converging technologies” e il rilancio dei parchi tecnologici a cominciare da quello agroalimentare di Cuneo sono esempi da seguire anche per il resto del Paese.

Ingegneri per gioco, giochi per ingegneri

“Senza il gioco non vi sarebbero ingegneri” è quanto si propone di mettere in evidenza la mostra Ingegneri per gioco, giochi per ingegneri in programma dal 5 febbraio al 14 marzo 2008 dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18 in C.so Castelfidardo, 39 a Torino.Nove vetrine ospitano oltre 100 giocattoli di ogni epoca, di varia complessità e di diverso uso: da uno scarabeo metallico dell’inizio del ‘900 a una trottola meccanica del 2007. Tutti questi oggetti sono accomunati, nella loro ideazione e realizzazione o nel loro utilizzo, da un processo creativo e progettuale che evidenzia l’attività dell’ingegnere, dall’invenzione sino allo sviluppo del prototipo e alla sua ingegnerizzazione.

Le regole dell’ingegneria sono nascoste in ogni giocattolo: la più rudimentale palla fino al più sofisticato videogame, ripete, e spesso anticipa, ciò che la tecnica vorrebbe che rimanesse nella categoria delle “cose da grandi”.

Il sito della mostra

Redomino ricerca talenti

Se siete un informatico e volete imparare e crescere in un ambiente specializzato, professionale, giovane e dinamico? Redomino è sempre in cerca di nuove idee e nuovi talenti.

Redomino è un’azienda sempre in crescita e orientata all’innovazione; ogni giorno nascono nuovi progetti e nuove intuizioni, il suo team è costantemente al lavoro per migliorare l’usabilità di software e altri prodotti e per dare corpo a tutte le idee che si presentano, non perdendo mai di vista la filosofia open source e i suoi principi.

Redomino sta cercando nuovi talenti per le sue attività di sviluppo: programmatori, designer, web-editor, tecnici informatici, esperti di reti.

Redomino offre un periodo di formazione e collaborazione presso la sede, in cui lavorare in un ambiente dinamico, giovane e soprattutto specializzato e professionale, ospitato dal team per un periodo di 3 o 6 mesi, in cui seguire un progetto legato alla tesi di laurea, o uno stage formativo, o una collaborazione.