Come realizzare e definire un progetto di business

Iban, Italian business angel network, con la collaborazione di Kpmg, Aifi e Intesa San Paolo ha presentato la prima guida che illustra come realizzare e definire un progetto di business a supporto di una idea innovativa e come tale progetto deve essere sviluppato e presentato per ottenere supporto da parte di business angel.

Chiunque sia interessato all’utilizzo completo della Guida, può richiederne copia integrale all’Associazione IBAN, sia in formato elettronico (fornendo le coordinate personali e i recapiti del richiedente), sia in formato cartaceo presso gli uffici dell’Associazione previo appuntamento.

Per informazioni: www.iban.it

Start Cup Torino Piemonte 2008 agli sgoccioli

Si avvicinano i termini per le domande per la quarta edizione della Start Cup Torino Piemonte.

Sono oltre 140 le idee di impresa in gara per la IV edizione di Start Cup Torino Piemonte. La sfida organizzata dagli incubatori di impresa dei tre Atenei piemontesi è ancora aperta: c’è tempo infatti fino al 16 luglio per presentare i business plan e concorrere ai premi in denaro previsti per la fase finale del concorso.

La partecipazione al Concorso è gratuita ed è riservata a singoli o a gruppi di proponenti. Per modalità di partecipazione, criteri di ammissione e di assegnazione dei premi fa fede il Regolamento ufficiale del concorso.

L'era Carbonato

Marina Cassi su Lastampa.it

Di fronte a un parterre de roi – Marchionne, Montezemolo, Marcegaglia – va in scena lorgoglio degli industriali torinesi. Lo recita Gianfranco Carbonato – acclamato presidente dell’Unione di primo mattino – che dice senza falsi pudori: «Vogliamo contare di più in tutti quei luoghi e tavoli di decisione dove si compiono scelte su cui siamo in grado di dare un contributo grazie alle nostre esperienze».
Non si ferma, anzi. Serafico mette insieme alcune decine di parole, assai poco usuali: «Crediamo, che la nostra rappresentanza debba essere proporzionale al peso dell’industria sul sistema economico torinese. Ciò è in antitesi con l’atteggiamento di chi pretende di rappresentare, in modo indifferenziato, tutti gli interessi del mondo produttivo».
E affonda: «Nello stesso tempo, non condividiamo i comportamenti di chi si arrocca in maniera difensiva sulle proprie posizioni. Il nostro tempo non ha bisogno di oligarchie anchilosate nei propri ruoli, protese nella difesa dell’esistente, ma di grande apertura e mobilità. Anche nella nostra élite cittadina c’è troppa riluttanza a misurarsi col cambiamento: da noi verrà un impulso per vincere queste resistenze anacronistiche».
E si apre i sala e dintorni un toto-nomi: chi sarà il destinatario degli strali del neo eletto presidente? A fine assemblea, interrogato, sorride e non risponde. Pensava forse a Cantarella, a Barberis, alla Camera di Commercio, a Tazzetti? Nega reciso: «Ma come le viene in mente? Non penso assolutamente a alcuna persona fisica. Credo semplicemente che ci sia bisogno di cambiare. Si vedono sempre le stesse facce, girano sempre gli stessi nomi nella politica, nelle classi dirigenti, nelle banche, nelle fondazioni».
E aggiunge: «Come è possibile che non ci si accorga che tra gli industriali torinesi ci sono persone brillanti, con grandissima esperienza. Penso ai miei vice presidenti, ad esempio».
Si propone come «rinnovatore», forte del fatto che ha sì 63 anni, ma che fino al 2006 si era tenuto lontano da tutto. Che la sua sarà una presidenza tesa a ridare ruolo agli industriali è evidente da ogni parola della sua relazione di 22 cartelle. Sa che c’è un rallentamento congiunturale, anche se non «la temuta svolta recessiva», sa che gli operai guadagnano poco, ma giudica desueto lo scontro capitale-lavoro anche perchè la «colpa» dei bassi salari è degli oneri aggiuntivi.
Dice: «Di fronte a un aumento salariale di 100 euro lordi, i datori di lavoro ne spendono altri 42. Per contro al lavoratore ne vanno, in media, 70». Apprezza le prime misure di detassazione del governo, ma chiede al ministro Scajola, di andare avanti nel ridurre le tasse.
Nel suo intervento c’è l’orgoglio imprenditoriale, ma anche quello del torinese che assicura: «Torino è l’area del nostro Paese che ha conosciuto la trasformazione più profonda degli ultimi 10 anni. Il sistema economico è stato al centro di questo mutamento». E non lesina complimenti «alla nostra classe dirigente locale».
La città a cui pensa però è l’aristocratica Boston. Lì c’è un centro storico ben conservato, pochi grattacieli, e «una matrice istituzionale in cui imprese, produzione, ricerca, alta formazione convivono per elevare sia la performance economica sia la qualità della vita». E in prima fila il sindaco – con il quale si danno amichevolmente del tu – annuisce. Centoquarantadue milioni e mezzo di euro per il Piemonte, per i suoi giovani, per le sue imprese, per la sua cultura e per i più deboli. Tanti ne ha erogati nel 2007 la Fondazione Crt che ha presentato il proprio bilancio sociale. A questi si aggiungono 16,2 milioni di euro per i fondi per il volontariato. La parte del leone la fanno beni e attività culturali a cui sono andati 32,2 milioni di euro, seguono educazione e istruzione (16 milioni) e ricerca scientifica e tecnologica (15,5 milioni). Gli altri settori sono volontariato, filantropia e beneficenza (oltre 12 milioni) e salute pubblica (4,7 milioni).

Si chiude la Start Cup Milano Lombardia

Via Innov’azione

Parallel trading system, progetto nato nel Politecnico di Milano ha vinto il primo premio da 10mila euro della Start-cup Milano Lombardia . La cerimonia, svoltasi ieri presso l’Università Bocconi, ha assegnato il secondo premio a Squiggle e il terzo a Wisygeo. Insieme a questi tre accederanno alla fase finale del Premio nazionale innovazione in programma a Milano il prossimo 27 novembre anche Bosco e Tecnotan che hanno conquistato rispettivamente la quarta e la quinta posizione.

Parallel Trading System, sviluppa e commercializza sistemi informatici finanziari per l’analisi dei dati di mercato e il supporto alla compravendita di titoli in real-time, Squiggle è stata scelta per lo sviluppo commerciale di un motore di ricerca semantico; Wisygeo per un’applicazione delle tecnologie wireless agli strumenti di rilevamento delle pozze petrolifere; Bosco per sviluppare servizi specializzati per il biorisanamento ambientale attraverso l’applicazione di una tecnica di bonifica che utilizzi un compost di certificata qualità; Tecnotan per sviluppare e produrre cosmetici ed integratori alimentari a base di tannini, utilizzando micro e nanotecnologie.

My Italian Startup

My Italian Startup è un progetto che ha come obiettivo quello di supportare l’imprenditorialità tecnologica italiana, segnalando le start-up italiane e i loro successi, le iniziative, i prodotti, le notizie e gli eventi utili a chi fa impresa in Italia.

My Italian Startup vuole in primis creare un database delle start-up in Italia, agendo da vero e proprio database utile a imprenditori, investitori, blogger, giornalisti e pubblico.

Il progetto è un’idea di Stefano Vitta,  in collaborazione Antonio Bonanno, partner di Digital Natives.

140 progetti per Start Cup Torino Piemonte

La sfida ai migliori progetti imprenditoriali lanciata dai tre Atenei piemontesi ha raccolto 144 idee di
imprese innovative. La prima fase di Start Cup Torino Piemonte si chiude quindi con un risultato che
conferma il trend degli anni passati (nel 2007 aveva raggiunto quota 161). Per quanto riguarda i settori merceologici si assiste invece ad una sempre più marcata differenziazione: accanto al tradizionale comparto ICT (che copre circa il 20% dei progetti), si affaccia un numero considerevole di progetti rivolti al comparto ambientale ed energetico (in totale quasi il 20%) in particolare per il risparmio energetico o la produzione di energia da fonti alternative. Tra le caratteristiche della IV edizione, il premio per la migliore iniziativa hi-tech nel settore turistico – offerto dalla Regione Piemonte, Assessorato al Turismo – hariscosso grande interesse tra i partecipanti (con oltre il 10% dei progetti).

La gara per imprenditori innovativi è ancora aperta: c’è tempo infatti fino al 16 luglio per partecipare
al concorso regionale per progetti di impresa alto contenuto di conoscenza promosso dai tre Atenei
piemontesi ed organizzato dai rispettivi Incubatori di impresa (I3P, l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, Funzione Dir.S.eL. e 2I3T dell’Università di Torino, Ufficio Ricerca Scientifica e Relazioni Internazionali dell’Università del Piemonte Orientale).

Per le oltre 140 idee presentate i premi consistono interamente in servizi: grazie all’affiancamento nella stesura del business plan, le migliori diventano veri e propri piani di impresa, concorrendo ai premi in denaro previsti per la fase finale del concorso: in palio 20.000 euro per il I classificato, 15.000 per il secondo e 10.000 per il terzo. Piemontech, il Fondo di Capitale di Rischio per le imprese piemontesi, si impegna ad investire 50.000 euro nell’impresa che trae origine dal business plan primo classificato. Previsti inoltre premi speciali da 7.500 euro offerti dagli sponsor.
I tre vincitori partecipano al Premio Nazionale per l’Innovazione, la coppa campioni dei progetti di
impresa nati in ambito universitario che ad oggi riunisce 16 competizioni organizzate localmente da 39 atenei (per un totale di oltre 48 progetti di impresa in gara). La finale si svolgerà a Milano a fine novembre: in palio 60.000 euro per il vincitore, 30 mila per il secondo classificato e 20 mila per il terzo. Il PNI si avvale della sponsorship di Vodafone (Main Sponsor) e Innogest Capital.

Torino Software Meeting

Torino è da sempre un polo informatico di valenza nazionale: Ivrea, l’Università con il primo Dipartimento di Informatica in Italia, il Politecnico, i Centri di Ricerca (Fiat, Rai e Telecom fra i primi, Istituto Boella e Motorola, fra i più recenti) ed il distretto tecnologico Torino Wireless.

Le aziende del settore ICT operanti sul nostro territorio possono esprimere eccellenze, soprattutto per quel che riguarda le soluzioni offerte alle PMI e potranno diventare il volano per far ripartire l’economia regionale e recuperare competitività.
La prima edizione del TOSM, Torino Software Meeting, in programma il 4 e 5 giugno 2008, rappresenta il punto di partenza per nuove cooperazioni e vuole diventare uno stimolo per lo sviluppo innovativo di tutte le imprese.

L’iniziativa, promossa dall’Unione Industriale di Torino, dal suo Gruppo di Aziende ICT, in collaborazione con Piccolindustria e Intesa-SanPaolo, e con il partenariato della Camera di Commercio di Torino, intende fare il punto sulle nuove tendenze e tecnologie dell’informatica, mettendo in particolare evidenza l’eccellenza delle aziende operanti sul nostro territorio e le soluzioni avanzate che sono state e saranno in grado di realizzare.

L’obiettivo principale non è, infatti, dar vita ad una vetrina tecnologica “di settore” per specialisti, ma un’occasione dimostrativa e promozionale del livello di competitività e di innovazione realmente raggiungibile dalle PMI attraverso le nuove tendenze dell’ICT.

Capitani coraggiosi low tech

Luca Tremolada sul Sole 24 Ore

Come si misura l’innovazione? Formuliamo meglio la domanda: si misura la capacità creativa di un Paese? La risposta non è banale: finora non esiste un numero, un indice che dir si voglia capace in modo univoco di spiegare perché l’Irlanda è diventata in pochissimi anni una fucina di idee. O perché le eccellenze continuano ad attecchire a Stanford (Usa) nonostante gli ingenti investimenti in Dubai o nelle università cinesi. Insomma, perché finora nessuna formula statistica è stata capace di fotografare in modo univoco la crescita di innovazione di un Paese?

La colpa naturalmente non è del dato. Il numero di brevetti, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo, le tasse universitarie, il numero di laureati, la vocazione tecnologica delle industrie e delle imprese nazionali possono essere sintetizzati in coefficienti. Al dato statistico però spesso ne va aggiunto uno più qualitativo che descrive, per esempio, i vincoli della burocrazia per aprire una impresa, l’atteggiamento dello Stato verso chi fa impresa, l’attenzione del pubblico verso i nuovi prodotti. Dall’incrocio di queste informazioni, si può arrivare solo a intuire perché un Paese innovi meno di altri. Ma cosa ben diversa è capire per quale motivo fuori dal Mit di Boston all’ora di colazione gli studenti passino il loro tempo fantasticando di quando diventeranno imprenditori. Mentre, per esempio in Italia, la chiacchiera verte più spesso sull’agognata assunzione in un aziendone capace di garantire il minimo “sindacale” in termini di prestigio e gratificazione professionale.

Risulta altrettando difficile, leggendo le statistiche, capire perché negli Stati Uniti aver fallito con la propria impresa non è una notizia cattiva in sé e neppure qualche cosa di cui vergognarsi per il resto dei propri giorni. Addirittura nella Silicon Valley, la storica culla di imprenditorialità hi-tech, per gli uffici del personale un fallimento è un indicatore positivo perché mostra la propensione a credere nelle proprie capacità del candidato. Per spiegare queste diverse categorie del pensiero occorre richiamarsi a fattori culturali stratificati nel tempo, a influenze che danno forma all’immaginario collettivo di un Paese. Alla percezione che abbiamo di noi e della nostra capacità di inventare nuovi prodotti e servizi. Proprio in questa prospettiva è interessante il rapporto Gem (Global Entrepreneurship Monitor) curato da EntER, Centro di ricerca della Bocconi.

Dal 1999 questo progetto contribuisce al dibattito sulla misurazione dell’innovazione, partendo dall’imprenditore, o meglio dalla percezione che ha di sé e del proprio Paese chi intraprende questa “carriera”. In sostanza, il rapporto coordinato per l’Italia dall’Università Bocconi studia le motivazioni che ci spingono a rischiare per aprire una nuova attività, attraverso il Tea (total early-stage activity o attività early-stage/iniziale totale), un indicatore che misura la percentuale di adulti (di età 18-64 anni) che hanno dato vita a nuove attività.

Dallo studio emerge un quadro che in parte conosciamo bene. Siamo, o meglio ci percepiamo, creativi, capaci di generare business e di presentare sul mercato nuovi prodotti (si vedano la tabelle qui a fianco, ndr). Per quanto riguarda l’Italia, nel 2007 il Tea è del 5%, ovvero cinque persone su cento hanno dato vita alla creazione di un nuovo business. Il dato ci pone poco al di sotto della media Europea (5,9%).

Fin qui tutto positivo e, tra alti e bassi, anche il confronto con gli altri Paesi ci pone poco sotto la media. Purtoppo, i segnali diventano più foschi se si ragiona in termini tecnologici.
I dati mostrano che in Italia, a differenza di altri Paesi, le nuove iniziative imprenditoriali hanno un basso contenuto tecnologico. I prodotti sono low tech. Imputato principale, secondo lo studio, la difficoltà di accesso alle risorse finanziarie. Da ciò discende anche la bassa aspettativa di esportazione che hanno i nostri nuovi imprenditori sui loro prodotti. «Tuttavia – precisa Guido Corbetta, direttore di EntER – è bene tenere presente la vocazione poco manifatturiera della nostra industria. Più interessante è il fatto che i nosti imprenditori si sentono più inventori, più creativi. Sicuramente meno tecnologici e innovatori».

Il Forum sull'Enterprise 2.0

Anche nel nostro paese l’Enterprise 2.0 sta diventando una leva fondamentale nella risposta ad esigenze profonde di rilancio della competitività, della messa a sistema dei network industriali, dell’incremento di velocità e reattività sui mercati internazionali, di umanizzazione delle organizzazioni.

L’Università dell’Insubria e OpenKnowledge propongono al management italiano l’International Forum sull’Enterprise 2.0 un evento internazionale come occasione di confronto e di riflessione sui fenomeni più recenti e rivoluzionari del web mondiale. Un momento – del tutto gratuito – per entrare in contatto con i maggiori leader di innovazione organizzativa, per confrontarsi con casi di eccellenza dall’Italia e dall’estero, per creare network con colleghi e persone impegnate nello stesso ambito di lavoro.

Il Forum si caratterizza per:

  • Una riflessione a 360° sugli impatti organizzativi e di business che l’Enterprise 2.0 introduce
  • Un’esplorazione completa dei diversi ambiti di intervento dell’Enterprise 2.0: tagging, blog, wiki, feed rss, open innovation, widget
  • Un taglio operativo focalizzato su casi applicativi e metodologie/strumenti collaudati sul campo
  • L’ingaggio di speaker di primaria importanza a livello internazionale nei rispettivi ambiti di azione

L'onda multimediale

Via Blogosfere

Innovazione e intrattenimento: l’una vive di passione, ingegno, creatività, l’altra cerca sempre la novità per stupire, conquistare, intrattenere e per farlo si serve alle soluzione più innovative. E al contrario quello dell’entertainment è un ottimo banco di prova per le nuove tecnologie.

intratt-robot-.pngAngela Rossoni, autrice del blog L’onda multimediale, ha realizzato uno speciale sul legame che unisce innovazione e intrattenimento: i progressi vertiginosi compiuti nelle tecnologie multimediali e le applicazioni nell’intrattenimento sempre più raffinate stanno trasformando i dispositivi consumer e per l’intrattenimento in veri e propri motori per l’innovazione.

La riproduzione di immagini realistiche in rapido movimento richiede l’esecuzione di algoritmi matematici che mettono a dura prova i più brillanti ricercatori, come pure le potenzialità dell’hardware – scrive Angela – Inoltre i dispositivi per l’intrattenimento, prodotti e commercializzati in centinaia di milioni di pezzi in tutto il mondo, costituiscono un ottimo banco di prova per sperimentare nuove funzioni e tecnologie.

Angela ha approfondito l’argomento in tre post: nel primo, qui, si spiegano i puni di contatto tra questi due mondi all’apparenza lontani ma che scoprirete più vicini che mai.

intratt-usb.pngIl secondo post, a questo link, si concentra invece su un protagonista del mercato consumer e dell’innovazione tecnologica, il Cell Processor. Usato inizialmente nelle console Playstation 3, quest’oggettino grande come un’unghia troverà importanti applicazioni anche in campo medicale, aerospaziale e militare, oltre che nell’animazione digitale e nelle comunicazioni.

Nel terzo post di questo percoso, lo trovate qui, cambiamo completamente universo di rifeirmento e ci spostiamo nel virtuale: Angela Rossoni parte dal rpesupposto che gli ambienti online stanno includendo sempre più aspetti legati alla realtà virtuale, compresa la grafica 3D e le interazioni simultanee in tempo reale fra un grande numero di utenti.