Il Comune di Bussoleno si appresta a festeggiare i 600 anni del Drapò, simbolo del Piemonte, con un evento straordinario fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale previsto per sabato 12 ottobre 2024. L’iniziativa, sostenuta dal Consiglio Regionale del Piemonte, promette di essere un’occasione importante per la comunità locale e per tutti coloro che sono legati alla storia e alle tradizioni piemontesi.
La giornata inizierà alle 10:30 con il ritrovo dei partecipanti in Piazza Cav. di Vittorio Veneto, a cui seguirà una parata lungo le vie del centro storico. Questa sfilata sarà accompagnata dalla Filarmonica, dalle Associazioni locali e dai cittadini. Alle 11:30, è previsto il ritorno nella piazza, dove si terrà un discorso istituzionale e la cerimonia dell’alzabandiera. Durante questo momento solenne, verrà eseguito l’inno ufficiale del Piemonte e il Coro Alpi Cozie Valsusa offrirà una performance.
Il pomeriggio proseguirà alle 14:30 con una mostra di veicoli del club piemontese “Motor Vej d’la Valsusa 22”. A partire dalle 16:00, presso il Teatro Don Bunino in Piazza Cavour, avrà luogo una serie di interventi culturali e musicali. Tra i protagonisti dell’evento ci sarà il Laboratorio di canto popolare de L’Asola di Govi, che presenterà un’esibizione intitolata Il popolo canta. Parteciperanno anche artisti locali come Ombretta Mantoan, Nicoletta Ciari e Pino Potenza. Saranno presenti lo storico Alberto Borgatta, che terrà una conferenza sui 600 anni del Drapò, e Michele Bonavero, che offrirà un approfondimento sulla lingua e le tradizioni del Piemonte.
Alle 18:00, per concludere la giornata, sarà offerta una “Merenda Sinoira” presso il Bar Ferrari, in Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, accompagnata da una band musicale. La prenotazione è gradita entro il 9 ottobre.
Questo evento segna un momento importante nella celebrazione della storia piemontese, con particolare attenzione al Drapò, il vessillo che ha radici profonde nel passato della regione, risalenti al 1424, quando fu creato sotto la dinastia dei Savoia. Come evidenziato anche dal Laboratorio Alte Valli, il Drapò ha accompagnato per secoli il Piemonte, rappresentando simbolicamente la sua autonomia e il suo spirito. L’evento di Bussoleno è quindi un’occasione per riscoprire e valorizzare questo importante simbolo, portando avanti una tradizione che unisce storia e comunità.
Cenni Storici sul Drapò
Nel 1424, il duca Amedeo VIII assegnò al figlio Amedeo junior il titolo di Principe di Piemonte, rendendolo erede al trono. In quell’occasione apparve per la prima volta lo stemma di Savoia con il lambello azzurro, che identificava un’area geografica precisa, comprendente approssimativamente Aosta, Nizza, Torino, Vercelli e Biella. Lo stemma rosso con la croce d’argento, comune nel Medioevo, era utilizzato dalle famiglie alleate con l’Imperatore, come testimonia anche Novara, che esibiva lo stesso simbolo. Il lambello azzurro, una sorta di rastrello a tre denti, era l’evoluzione grafica dei nastri che pendevano dall’elmo dei primogeniti. L’azzurro del Drapò, adottato più recentemente, si ispira al colore dinastico dei Savoia, legato alla loro devozione alla Vergine Maria, tradizione risalente al XIV secolo.
Claudio Pasqua Giornalista scientifico
Direttore ADI – Agenza Digitale Italiana
Expocasa 2024 sta per concludersi, ma restano ancora due giornate da non perdere per chi ama il design e l’arredamento. Sabato 5 e domenica 6 ottobre, dalle 10:00 alle 21:00, il pubblico avrà l’opportunità di visitare gratuitamente l’Oval Lingotto di Torino e prendere parte a numerosi eventi ispiratori.
Il programma continua con workshop e incontri formativi, rivolti sia ai professionisti del settore che a chi desidera rinnovare la propria casa. Tra i temi principali, si discuterà di sostenibilità, uso del colore, restauro e decluttering, oltre a incentivi dedicati alle strutture ricettive.
Un momento particolarmente apprezzato è stato l’intervento di Gabriella Alison Cevrero, docente e Color e Interior Designer, che ha presentato un workshop su la Scienza del Colore per il Design e l’Arredo Casa. Cevrero ha illustrato come il colore possa influenzare positivamente il benessere psicofisico e ha offerto consigli pratici per armonizzare gli spazi. Il suo approccio, che integra estetica e funzionalità, ha riscosso grande successo, mettendo in luce la capacità del colore di interagire con materiali, luce e forme per creare ambienti equilibrati e piacevoli.
La Scienza del Colore nel Design: un approccio Integrato per l’Armonia degli Spazi
Il colore è molto più di una semplice preferenza estetica o una questione di gusto personale. Nell’ambito del design e dell’arredamento, il colore ha un ruolo fondamentale nel plasmare la percezione degli spazi e influire sul benessere psicofisico di chi li vive. La Scienza del Colore, come spiegato da Gabriella Alison Cevrero durante la sua esposizione a Expocasa 2024, ci permette di comprendere il funzionamento del colore in termini scientifici e di sfruttarlo al meglio per ottenere ambienti armoniosi e funzionali. Questo articolo esplora i principali concetti dietro la scienza del colore, approfondendo come fisica, chimica, neurofisiologia e psicologia si intreccino nel processo di progettazione cromatica.
Alla base della comprensione del colore c’è la fisica, che ne definisce la natura come una forma di energia. Il colore che vediamo non è altro che il risultato dell’interazione tra la luce visibile e la materia, che riflette o assorbe determinate lunghezze d’onda dello spettro luminoso. Questa proprietà fisica del colore ci permette di visualizzare gli oggetti in diverse sfumature a seconda della loro composizione e della luce presente.
Gabriella Alison Cevrero ha mostrato esempi pratici di come i colori appaiono differenti sotto varie condizioni di luce. Per esempio, le tonalità calde come il rosso o l’arancione vengono esaltate dalla luce naturale o calda, mentre i colori freddi, come il blu o il verde, possono risultare spenti o virare verso il grigiastro in ombra. Questo fenomeno dimostra come il colore non sia una scelta fissa, ma un elemento in continua evoluzione in base alle condizioni ambientali.
Il colore non agisce mai da solo. In un progetto di design, esso entra in rapporto con altri elementi come i materiali, la luce, le forme e lo spazio tridimensionale. Ogni materiale ha una propria tonalità intrinseca, che può essere valorizzata o bilanciata attraverso l’uso del colore complementare.
Cevrero ha spiegato come, nella fase di progettazione, si possa partire da un materiale – come il legno, il metallo o il vetro – e immaginarne il colore naturale per poi campionarlo e costruire una palette cromatica coerente. Un esempio concreto è l’utilizzo del marmo “Rosso Verona”, un materiale con tonalità ben definite, che richiede accostamenti cromatici mirati per valorizzare sia il colore guida che il colore complementare. Attraverso l’uso di moodboard, strumento fondamentale del designer, è possibile verificare in anticipo l’effetto visivo complessivo e correggere eventuali difetti o incongruenze prima della realizzazione del progetto.
La Neurofisiologia del Colore: Come Percepiamo le Tonalità
La percezione del colore è il risultato di un complesso processo neurofisiologico, che coinvolge i recettori visivi presenti nell’occhio umano. I neuroni del rosso e del verde, ad esempio, rispondono in modo differente agli stimoli luminosi, generando immagini postume quando un colore viene rimosso dal campo visivo. Questo principio, noto come visione opponente, è alla base della nostra percezione dei contrasti cromatici e delle sfumature successive.
La neurofisiologia studia come il cervello elabora il segnale luminoso trasformandolo in segnale elettrico, permettendo così di vedere e percepire i colori. Il colore, quindi, non è un’entità fissa, ma dipende in gran parte dalla modalità in cui viene elaborato dal nostro sistema nervoso. Cevrero ha sottolineato come queste conoscenze scientifiche possano essere applicate nel design per creare spazi che non solo siano esteticamente piacevoli, ma che rispondano anche alle esigenze psicofisiche degli individui.
La Psicologia del Colore: Emozioni e Percezione degli Spazi
Il colore ha un impatto significativo sul modo in cui percepiamo gli spazi e viviamo le nostre esperienze quotidiane. La psicologia del colore studia come i diversi colori influiscano sul nostro umore e sulle nostre emozioni. Per esempio, colori caldi come il rosso e l’arancione possono stimolare l’energia e l’interazione sociale, rendendoli ideali per spazi comuni come cucine e soggiorni. Al contrario, colori freddi come il blu e il verde promuovono la calma e il rilassamento, risultando perfetti per camere da letto o spazi dedicati al relax.
Cevrero ha spiegato anche il concetto di contrasto cromatico, che si manifesta in diverse forme, come il contrasto simultaneo e il contrasto di complementari. Il contrasto simultaneo si verifica quando due colori posti vicini interagiscono visivamente, modificando la percezione reciproca. Questo effetto è particolarmente evidente quando si utilizza lo stesso colore su sfondi diversi, poiché può apparire differente a seconda del contesto. Il contrasto di complementari, invece, si riferisce all’accostamento di colori opposti nel cerchio cromatico, come il rosso e il verde, che creano un effetto visivo equilibrato e dinamico.
Un errore comune nella scelta dei colori per gli interni è seguire ciecamente le tendenze del momento senza considerare l’effetto che avranno sullo spazio specifico. Cevrero ha sottolineato l’importanza di analizzare la struttura della stanza e la sua illuminazione prima di decidere i colori. Una stanza poco illuminata, ad esempio, può risultare opprimente se dipinta con tonalità scure, mentre una stanza grande e spaziosa può sembrare fredda e poco accogliente se arredata esclusivamente con colori neutri.
Un altro errore è l’uso eccessivo di colori vivaci senza una strategia precisa. I colori accesi devono essere bilanciati con tonalità più neutre o complementari per evitare che l’ambiente risulti sovraccarico visivamente. Cevrero ha spiegato come, attraverso l’uso di accenti cromatici e una disposizione strategica degli elementi, sia possibile valorizzare al meglio gli spazi senza compromettere l’equilibrio complessivo.
Il Cerchio Cromatico e la Gestalt: Teoria e Applicazione
Uno degli strumenti più utili per comprendere e applicare la scienza del colore è il cerchio cromatico, che rappresenta la relazione tra i colori primari, secondari e terziari. Questo strumento permette ai designer di scegliere combinazioni cromatiche armoniose e bilanciate, evitando distorsioni visive che possono compromettere la percezione dello spazio.
Inoltre, Cevrero ha integrato nella sua presentazione i principi della Gestalt, una corrente psicologica che studia come le persone percepiscono forme e colori. La legge della buona forma e la legge della somiglianza, per esempio, sono fondamentali per creare spazi ordinati e visivamente coerenti. Utilizzando questi principi, è possibile migliorare la percezione degli ambienti e creare una gerarchia visiva che guidi l’attenzione verso gli elementi più importanti del progetto.
E per chi desidera approfondire il tema colore, Gabriella Alison Cevrero sarà nuovamente protagonista al prestigioso evento Lugano Lifestyle (www.luganolifestyle.ch), che si terrà dal 10 al 13 ottobre a Lugano. Durante il suo intervento, previsto per domenica 13 ottobre alle ore 14:00, Cevrero parlerà dell’Armonia dei Colori in Casa, mostrando come le giuste tonalità possano trasformare l’atmosfera degli ambienti domestici e migliorare la qualità della vita. L’evento, che riunisce professionisti di architettura, design e arte, rappresenta un’importante piattaforma di dialogo su tendenze e innovazioni nel settore.
Casartigiani Piemonte a Expocasa
Casartigiani Piemonte ha giocato un ruolo centrale nell’organizzazione di questo e altri eventi durante il Salone, con un focus particolare sull’arredamento e la scienza del colore. La collaborazione tra Casartigiani (www.sindart.it) e Accademia Telematica Europea ha portato alla creazione di un programma formativo e divulgativo rivolto sia ai professionisti del settore che agli appassionati di design e arredamento.
Oltre all’approfondimento sul colore, Casartigiani Piemonte ha organizzato un incontro con l’artigianato tessile che è stato protagonista dell’evento “Dal Filo alla Maglia: Idee per Arredare Casa”. L’incontro, curato dall’artigiana Maria Brunetti di ArteMaglia, ha offerto idee innovative e sostenibili per l’arredamento della casa, con un focus particolare sul tessile.
Una nuova e intraprendente iniziativa lanciata dall’INPS, denominata “20 Opere per 20 Regioni”, ha evidenziato il ricco patrimonio culturale e artistico del Piemonte. Questo progetto dimostra il ruolo significativo dell’istituto non solo come ente previdenziale, ma anche come attivo sostenitore della cultura italiana.
ADI – Agenzia Digitale Italiana promuove un filmato realizzato dall’INPS per l’evento al Salone Internazionale del Libro 2024, che ha visto la partecipazione di dirigenti dell’istituto a livello regionale e nazionale.
Il filmato è un elemento del progetto ambizioso “20 Opere per 20 Regioni”, che intende valorizzare il notevole patrimonio artistico presente nelle sedi dell’INPS. Questa iniziativa mette in evidenza il valore dell’arte nella cultura italiana e il ruolo cruciale dell’INPS come promotore culturale.
Diego De Felice, Direttore centrale Comunicazione dell’INPS, ha sottolineato l’obiettivo del progetto di aprire le sedi INPS a tutti gli italiani, offrendo loro la possibilità di scoprire opere d’arte solitamente celate. In questo contesto, l’arte serve da connessione tra passato e presente, arricchendo così la comunità e l’identità nazionale.
Filippo Bonanni, Direttore Regionale dell’INPS in Piemonte, ha manifestato il suo entusiasmo per l’iniziativa, evidenziando il valore celebrativo del patrimonio artistico regionale e il suo impatto nel stimolare riflessioni sulla storia sociale e culturale del Piemonte. Secondo Bonanni, le opere trascendono la mera estetica, agendo come collegamenti tra le generazioni e fonti di ispirazione e apprendimento per chiunque.
Sergio Moschetti, dirigente dell’Area Centro di produzione eventi e prodotti per la comunicazione, ha illustrato che la selezione delle opere abbraccia una vasta gamma di stili e periodi storici, assicurando che ciascuna narri una storia unica, creando un percorso artistico che arricchisce lo spettatore e fornisce nuove prospettive sulla regione.
Il progetto “20 Opere per 20 Regioni” emerge come un esemplare luminoso di come le istituzioni pubbliche possano svolgere un ruolo fondamentale nella promozione della cultura e dell’educazione, andando oltre una mera esposizione per configurarsi come un dialogo aperto tra l’INPS e la comunità, enfatizzando il ruolo dell’arte come strumento di coesione e sviluppo sociale.
Questo volume va oltre ad essere un catalogo d’arte e si presenta come un’escursione tra le variegate espressioni artistiche presenti nelle sedi INPS del Piemonte, offrendo agli studenti e ai lettori una rinnovata visione della storia e cultura della loro regione. Le pagine si trasformano in un cammino educativo che stimola i giovani a scoprire e valorizzare l’arte come mezzo di conoscenza e sviluppo personale.
Il progetto “20 Opere per 20 Regioni” dell’INPS mira a democratizzare l’accesso all’arte, particolarmente per i giovani, evidenziando come l’arte possa servire da chiave per una più profonda comprensione del presente attraverso le lenti del passato. Questa iniziativa invita gli studenti del Piemonte, e non solo, a esplorare le storie dietro ciascuna opera, a riflettere sui loro significati e a lasciarsi ispirare dalla bellezza che li circonda.
In definitiva, l’opera si configura come un’opportunità educativa straordinaria, fungendo da collegamento tra le generazioni e come un mezzo per riscoprire e valorizzare il ricco patrimonio artistico regionale, invitando alla sua esplorazione e apprezzamento.
Giovedì 11 aprile 2024 alle 18, al Circolo dei Lettori di Torino in via Bogino 9, presentazione del libro “45 milioni di antifascisti. Il voltafaccia di una nazione” (edito da Mondadori) di e con Gianni OLIVA.
L’evento vedrà, oltre all’autore, i relatori Andrea MALAGUTI direttore de La Stampa e Riccardo ROSSOTTO scrittore e storico e sarà organizzato e moderato da Giovanni FIRERA, Presidente dell’Associazione Culturale Vitaliano Brancati e Presidente ADI – Agenzia Digitale Italiana.
Riccardo Rossotto e Andrea Malaguti
Gianni Oliva e Giovanni Firera
«In Italia sino al 25 luglio c’erano 45 milioni di fascisti; dal giorno dopo, 45 milioni di antifascisti. Ma non mi risulta che l’Italia abbia 90 milioni di abitanti»: la frase attribuita a Winston Churchill fotografa con la forza del sarcasmo la condizione di un paese che nel 1940 è entrato in guerra inneggiando all’aggressività fascista e tre anni dopo se ne è prontamente dimenticato.
Dopo la Conferenza di Pace di Parigi del 1946, tutte le responsabilità della disfatta vengono infatti attribuite esclusivamente a Mussolini, ai gerarchi e a Vittorio Emanuele III. Una volta eliminati i primi a Dongo e in piazzale Loreto ed esautorata la monarchia con il referendum del 2 giugno, l’Italia può riacquistare la sua presunta integrità politica e morale usando la Resistenza, opera di una minoranza, come alibi per assolversi dalle responsabilità del Ventennio.
Quando i perdenti salgono sul carro dei vincitori la memoria storica viene spazzata via e ha inizio una nuova stagione. Per eliminare una classe dirigente bisogna però averne un’altra a disposizione: come defascistizzare tutto e tutti se in quegli anni pressoché tutto e tutti erano stati fascisti?
La rottura con il passato si rivela così un brusco e disarmante riciclo senza pudore di uomini, di strutture e di apparati: come nel caso eclatante di Gaetano Azzariti che, da presidente del Tribunale della Razza, massimo organismo dell’aberrazione razziale, diventa vent’anni dopo presidente della Corte costituzionale, massimo organismo di garanzia della democrazia, senza che nessuno gli abbia chiesto di ritrattare, né il monarchico Badoglio, né il comunista Togliatti, né il democristiano Gronchi.
Gianni Oliva ci costringe, ancora una volta, a guardare alla storia con onestà, facendo luce su quanto i «conti non fatti sul passato» pesino ancora sul presente.
L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti. È possibile prenotare il posto nelle prime file con la Carta Io leggo di Più: per contattare l’organizzazione si può scrivere alla mail [email protected] oppure chiamare il numero 011 8904401.
Sabato 14 ottobre si è svolto un convegno presso la Cappella dei Mercanti, via Garibaldi 25 Torino, in occasione dei 360 anni dalla sua fondazione
L’avvio dei lavori è stato tenuto dal Prefetto della Pia Congregazione: Gianfranco Favarato. Dopo un intervento a cura della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Torino, della Regione Piemonte: Assessorato Regionale alla Cultura, Turismo e Commercio, e della Città di Torino: Circoscrizione 1 si sono avvicendati i vari relatori:
Arch. Luisa Papotti: “La Cappella dei Mercanti: storia di un’architettura”
Arch. Giovanni Milone e Paolo Giannetto: “Il cantiere del restauro e dell’illuminazione”
Dott.ssa Valeria Moratti: “L’apparato fisso e mobile della Cappella e la sua storia conservativa”
Padre Vincenzo Tristaino: Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, “La fede, aspetto fondante della Pia Congregazione”.
A conclusione, alcuni brani musicali a cura del violinista Maestro Anton Gerasumou
Al termine dell’incontro sono stati donati alcuni cadeau ai relatori consegnati dal tesoriere della Cappella dei Mercanti Annamaria Olivero.
Restaurata nell’ambito di un progetto di recupero delle chiese del centro storico cittadino grazie ai 350mila euro, che facevano parte di un finanziamento complessivo di oltre 25 milioni di euro della Compagnia di San Paolo, la Cappella è tornata a splendere.
Il fondamentale intervento di restauro è stato reso possibile grazie al contributo della Compagnia di San Paolo, con il supporto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e con la supervisione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Torino e l’impegno di tutti i congregati tra cui ricordiamo, all’epoca dei restauri l’allora prefetto Lorenzo Masetta e vicepresidente Luigi Pasqua e gli attuali vice prefetto Silvana Govich, segretario Antonio Spadaccini, prefetto di sacrestia Giuseppe Orsi.
La visita alla Cappella dei Mercanti lascia senza parole per la magnificenza delle decorazioni e dell’abbondanza di elementi dorati. Prima di attraversare il portone di via Garibaldi, è difficile immaginare l’esistenza di questo tesoro, che accoglie i visitatori come un prezioso scrigno nascosto. Per il restauro, gli esperti hanno inizialmente eliminato gli effetti dei due interventi di restauro avvenuti nei secoli precedenti, che avevano reso opache le pitture, ma oggi sono rinate con i loro colori originali. La Cantoria in legno è adornata con pannelli intagliati e dorati realizzati con la tecnica del guazzo; per riportarli al loro antico splendore, è stato necessario un intervento profondo per rimuovere la gommalacca che li copriva. Per quanto riguarda la copertura a tempera, è stata ripristinata la monocromia del XVIII secolo, che si trova su gran parte dell’organo, un’opera dei fratelli Conconi risalente alla metà del Settecento.
Questo edificio religioso, eretto alla fine del XVII secolo come luogo di riunione e di preghiera per la Congregazione dei Banchieri, dei Negozianti e dei Mercanti, è considerato un autentico gioiello del Barocco italiano. Nel corso dei secoli, ha subìto diversi danni, compresi quelli causati dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, finalmente, le pareti adornate da dipinti su tela, la cantoria, le sculture lignee e il soffitto affrescato dal Legnino sono stati restituiti al loro antico splendore originale.
Una intervista curata dall’Architetto Piero Carcerano davvero esclusiva, dove avrete il piacere di scoprire la storia artistica e creativa di Cleto Munari, nonché la sua visione sulla moda e il design. Il professor Liborio Termine, famoso critico cinematografico e docente presso l’Università di Torino, ci aiuterà a esplorare l’universo creativo di Munari, dove la bellezza è sempre il progetto, intendendo la ricerca e l’espressione della verità che si trova al di fuori dei protocolli del genere in cui si inserisce.
La conversazione si è snodata in un racconto coinvolgente e emozionante sulle esperienze professionali e umane del nostro ospite, dalle prime prove in campo artistico di Munari fino allaattuale posizione di rilievo nel mondo del design e della cultura italiana. Una parte importante dell’intervista riguarda la passione di Munari per la moda, il suo atteggiamento irriverente verso le “regole” del settore e il suo desiderio di trasmettere emotività attraverso i suoi progetti.
Il prof. Liborio Termine ha sottolineato l’approccio di Cleto Munari all’estetica, evidenziando il significato e il valore dell’arte e della bellezza. Tra i temi toccati l’approccio multidisciplinare di Cleto nella realizzazione delle sue creazioni che mettono inrelazione il valore dell’opera d’arte come veicolo di ulteriore creatività, e la capacità dell’arte di “tenere insieme” le diverse sfere della vita umana che nel tempo rimodellano la creatività.
La conversazione si è incentrata sulla storia artistica e creativa di Munari, dalla sua prima esperienza in campo artistico fino alla sua posizione di rilievo nel mondo del design e della cultura italiana. In particolare, è stato esplorato l’approccio di Munari a una visione irriverente e innovativa del design e ai modi elaborati per trasmettere emozioni attraversoi suoi progetti.
Ricodiamo che la biografia di Cleto Munari è disponibile sul sito www.antennauno.com nella sezione blog, dove potrete trovare tutte le sue opere e molte anticipazioni sulle prossime trasmissioni. Grazie ancora per averci seguito e grazie mille ai nostri ascoltatori.
Piero Luigi Carcerano è un architetto e designer italiano con una vasta esperienza professionale in ambito nazionale ed internazionale:in un recente articolo pubblicato su Interiorissimi, rivista internazionale di Architettura e Design, ha affronteremo un tema caro a chi intenda esplorare lo spazio architettonico, esaminando gli aspetti teorici legati agli spazi fisici, con l’obiettivo ultimo di approfondire la comprensione dei rapporti tra architettura ed esperienza percettiva.
La relazione tra spazio fisico e spazio astratto: complessità e astrazione nella percezione dell’uomo
Attraverso la formulazione di teorie matematiche e geometriche che descrivono lo spazio astratto, spiega l’architetto Carcerano, l’umanità ha creato un universo cognitivo separato dalla sua esperienza concreta e diretta dello spazio fisico, privando i rapporti dell’uomo con l’ambiente di alcuni aspetti emotivi e sensoriali, tuttavia le teorie astratte, rappresentano un tentativo di quantificare e definire la nostra relazione con lo spazio in termini comprensibili e utili.
La relazione dell’uomo con lo spazio ha radici esistenziali, gli individui cercano di instaurare un equilibrio dinamico con l’ambiente e il concetto di spazio è parte integrante di ogni orientamento dell’uomo.
Lo spazio architettonico ha una sua percezione temporale: una relazione tra architettura, cultura e tecnologia nel corso del tempo
Gli spazi architettonici hanno sempre avuto un ruolo centrale nella vita degli esseri umani. Il dualismo tra l’uomo e lo spazio è infatti un elemento essenziale per comprendere appieno l’architettura e la sua evoluzione nel tempo.
L’architettura e lo spazio sono strettamente legati alla percezione temporale dell’uomo. Sebbene gli spazi architettonici siano definiti e immutabili nelle loro dimensioni spaziali, la quarta dimensione, ovvero il tempo, è un elemento essenziale per comprendere appieno l’architettura e la sua relazione con l’ambiente che nel tempo si relaziona con modalità culturali e che mutano.
I progetti architettonici, i disegni, i dipinti, e la fotografia possono costituire strumenti importanti per comprendere come uno spazio architettonico, benché nella sua forma architettonica e urbana non cambi, si modifichi nel tempo in funzione dei mutamenti degli usi e costumi delle persone, dei cambiamenti tecnologici e dell’evoluzione delle comunicazioni.
La quarta dimensione, il tempo è un elemento fondamentale nella relazione tra l’uomo e lo spazio architettonico.
La percezione che l’osservatore ha dello spazio è legata al movimento attraverso cui lo attraversa, diventando il punto di riferimento di un sistema che viene percepito sotto forma di relazioni e distanze con gli altri elementi della scena.
Architettura e percezione visiva: l’importanza del tempo e della fotografia nella comprensione degli spazi architettonici
La percezione dell’uomo dello spazio non è solo una questione visiva, ma è strettamente legata alla dimensione del tempo e alla sua esperienza pregressa dello stesso spazio e della percezione visiva dell’uomo e della psicologia della visione.
La fotografia ha permesso una diversa valutazione della realtà rispetto a quella fornita dal disegno, è infatti strumento capace di fornire un certo grado di oggettività e movimento, consentendo di approfondire il meccanismo percettivo proprio del fruitore di uno spazio.
La fotografia, ci consente di vedere il mondo con occhi diversi e di acquisire nuove conoscenze sulla relazione tra spazio e percezione. Ma ciò che rende la fotografia ancora più interessante, è la sua capacità di fermare il tempo e di creare immagini che diventano testimonianze storiche e culturali di un determinato periodo.
La dizione è un aspetto fondamentale per coloro che lavorano nel mondo della comunicazione. Nella conduzione radiofonica, la capacità di pronunciare correttamente le parole e di modulare la propria voce è cruciale per trasmettere il messaggio in modo chiaro ed efficace.
Un corso di dizione può essere un’opzione molto vantaggiosa per migliorare le proprie abilità nella conduzione radiofonica. Durante un tale corso, gli studenti apprendono le basi della pronuncia corretta delle parole, imparano a modulare la voce in modo adeguato e a migliorare la loro intonazione. Inoltre, acquisiscono la capacità di utilizzare pause e inflessioni vocali per sottolineare i punti salienti del loro messaggio.
Uno dei maggiori vantaggi di un corso di dizione per la conduzione radiofonica è che aiuta gli studenti a sviluppare una maggiore consapevolezza della propria voce. Questo aiuta a riconoscere i propri difetti vocali e a correggerli. Ad esempio, possono apprendere come evitare di mormorare o parlare troppo rapidamente, o di avere un tono di voce monotono o poco interessante.
Un corso di dizione può anche contribuire ad ampliare la conoscenza della lingua italiana degli studenti. Ciò è particolarmente rilevante per chi lavora nella radio, poiché il pubblico si aspetta che il conduttore sia in grado di parlare in modo fluente e preciso. Grazie a un corso di dizione, gli studenti possono migliorare la loro grammatica, espandere il loro vocabolario e apprendere la pronuncia corretta di parole difficili.
Un altro vantaggio del corso di dizione per la conduzione radiofonica è che aiuta gli studenti a gestire il tempo in modo più efficace. La radio richiede rapidità, e il conduttore deve trasmettere il proprio messaggio in modo chiaro e conciso. Un corso di dizione può aiutare gli studenti a imparare a parlare in modo efficace senza sprechi di tempo o divagazioni.
Infine, un corso di dizione può aiutare gli studenti a sviluppare la propria personalità e stile comunicativo. Ogni conduttore ha il proprio modo di parlare e di trasmettere il proprio messaggio, e un corso di dizione può aiutare gli studenti a trovare il loro stile e a svilupparlo in modo efficace. Ad esempio, un conduttore può imparare a utilizzare il tono giusto per creare un’atmosfera di suspense o di divertimento, o a utilizzare le pause per creare effetti drammatici.
In sintesi, un corso di dizione è un’importante risorsa per chiunque voglia lavorare nella conduzione radiofonica. Questo tipo di corso può aiutare gli studenti a migliorare la loro pronuncia, modulazione vocale, gestione del tempo e sviluppo dello stile comunicativo. Grazie a un corso di dizione, si possono acquisire importanti competenze nella conduzione radiofonica. ridurre l’accento per comunicare in modo più efficace e professionale.
Gestione dell’ansia: parlare in pubblico può essere stressante e generare ansia, ma un corso di dizione può aiutare gli studenti a gestire questa ansia e a sentirsi più a proprio agio nel parlare in pubblico.
Inoltre, un corso di dizione può anche insegnare tecniche di recitazione e di interpretazione, utili per chi desidera intraprendere una carriera di attore o di doppiatore.
In generale, un corso di dizione può essere utile per chiunque desideri comunicare in modo più efficace e professionale. Attraverso esercizi specifici, gli studenti possono sviluppare le proprie abilità di pronuncia, articolazione e modulazione della voce, migliorando la propria dizione e la propria capacità di comunicare in modo chiaro ed espressivo.re stressante e generare ansia, ma un corso di dizione può aiutare gli studenti a gestire questa ansia e a sentirsi più a proprio agio nel parlare in pubblico.
Inoltre, un corso di dizione può anche insegnare tecniche di recitazione e di interpretazione, utili per chi desidera intraprendere una carriera di attore o di doppiatore.
In generale, un corso di dizione può essere utile per chiunque desideri comunicare in modo più efficace e professionale. Attraverso esercizi specifici, gli studenti possono sviluppare le proprie abilità di pronuncia, articolazione e modulazione della voce, migliorando la propria dizione e la propria capacità di comunicare in modo chiaro ed espressivo.
Anche con la musica si possono abbattere le barriere sociali e i pregiudizi. Nasce proprio con questo obiettivo il progetto “Musica dentro” confluito in un libro di Cinzia Morone e Marco Raiteri edito da Impremix edizioni visual grafika.
Accompagnato da un dvd, il libro vuole narrare un viaggio un emozionante viaggio esperienziale fatto di parole e di note che ha avuto il suo culmine nello spettacolo messo in scena sul palco del teatro del carcere, con la partecipazione dei detenuti, dei cittadini, degli operatori giudiziari circa un anno fa.
Filo conduttore la musica di De Andrè, per la sua attenzione per gli ultimi, per coloro che lottano contro le difficoltà, per quella seconda possibilità spesso negata da pregiudizi.
“Essere sconfitti significa non affrontare i propri errori – osserva Marco Raiteri, avvocato e direttore artistico del gruppo Fabrizio De Andrè Remember 2.0 – e le detenute del carcere femminile rivendicano il loro diritto a essere diverse, a trasformarsi in donne in grado di amare come nessuna prima per essere, forse solo per un istante, un sogno sulle note di Franziska”.
“Ricordo lo spettacolo, al quale l’audiolibro si riferisce, con molta emozione – spiega Cinzia Morone, responsabile culturale e ideatrice del Progetto Musica “Dentro” nella casa circondariale Lorusso e Cutugno –. Quindici detenute sono salite sul palco con noi, ciascuna con un proprio ruolo: come voce recitante, o per introdurre le tematiche che sarebbero state affrontate, o per implementare la scenografia con cartelloni ed espressioni.
Hanno portato la testimonianza di vita, di espressione, di voglia di riscatto con le quali abbiamo condotto insieme questo progetto. La musica e la poesia sono intese come veicolo emozionale per portare fuori quello che si ha dentro il cuore quando si è ‘dentro’ il carcere”.
Il lavoro artistico, la condivisione di un percorso creativo ha permesso alle donne carcerate di rafforzare legami e lenire solitudini. Famiglie, figli, sentimenti, amori, dolori, passioni, nostalgie, ricordi, pentimenti, rabbia. Nel libro c’è tutto questo, e di più. Ci sono le donne, con tutta la loro potenza.
“L’esperienza del laboratorio di lettura con le esercitazioni è stato per loro stimolante e le ha incoraggiate a porsi risultati sempre migliori – prosegue Morone –. Ciò che otteniamo attraverso questo impegno è la messa in gioco della persona, la riscoperta del suo valore”.
Il carcere attraverso questo progetto diventa dunque “rieducante” per riappropriarsi di una vita nella quale si è inciampati, una o più volte. E’ la possibilità, per mettersi in gioco con attività creative ma di misurarsi con i propri sentimenti, ed è quello che viene raccontato attraverso le poesie e le emozioni delle autrici detenute.
Soprattutto dà la possibilità a chi è fuori di entrare e di comprendere come ‘dentro’ ci sia chi lavora e che si impegna per meritare il ritorno alla propria libertà.
La scuola ‘a distanza’, non è per tutti: è per i pochi che possiedono i mezzi e un adeguato supporto famigliare; non raggiunge coloro che, anche tra i banchi, faticano a seguire; è un blando palliativo che consegna solo nozioni e dimentica le relazioni, non contemplando quanto di più educativo ci sia dentro una classe, tra i corridoi, in una palestra o in un cortile scolastico: il rapporto umano. Leggi tutto “Una scuola sicura per tutti!”