Nel panorama italiano del design del colore, Gabriella Alison Cevrero rappresenta una delle voci più autorevoli e originali. Color designer e interior designer torinese, Cevrero ha costruito la propria carriera unendo estetica, psicologia e scienza del colore in un approccio progettuale che mette al centro il benessere delle persone e l’armonia degli spazi.
Docente presso istituti come l’Accademia Telematica Europea e l’Italian Design Institute, e relatrice in eventi di settore come Expocasa, Salone Internazionale del Mobile di Milano e LuganoLifestyle, la sua attività spazia dalla consulenza cromatica per abitazioni e spazi commerciali alla formazione professionale.
Con uno stile che fonde rigore tecnico e sensibilità artistica, Cevrero promuove una visione del colore come strumento di equilibrio, identità e trasformazione. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, la sua filosofia progettuale e le tendenze emergenti nel mondo del colore e dell’interior design.
Può raccontarci come nasce il suo interesse per il colore e l’interior design?
Ho sempre avuto una forte sensibilità nei confronti del colore: da un lato l’elemento estetico e visivo, dall’altro la percezione emotiva e psicologica che il colore ha sugli ambienti e sulle persone. Dopo il diploma in Interior Design ho deciso di approfondire la teoria del colore, la psicologia ambientale e discipline quali il Feng Shui e la teoria del colore, perché credo che il colore non sia un semplice “ornamento”, ma un linguaggio che coinvolge corpo, mente e spazio. Questa convinzione mi ha portato a combinare l’aspetto progettuale con quello del benessere ambientale.»
Qual è il suo approccio quando inizia un progetto di color consulting?
Il mio metodo parte sempre con l’analisi del contesto: spaziale, architettonico, di luce naturale, di materiali, ma soprattutto con una comprensione della persona o del brand che popolerà lo spazio. Capire chi abita o utilizza l’ambiente, che emozioni desidera evocare, quali attività si svolgono lì. Solo dopo si passa alla selezione della palette cromatica: cerco sempre di integrare estetica, funzionalità, percezione visiva e benessere. Per esempio, in uno spazio commerciale potremmo puntare a tonalità che stimolano l’energia e la produttività; in un’abitazione, piuttosto, verso colori che favoriscono il relax e l’equilibrio. Tengo conto anche di principi come l’armonia dei contrasti, la calibrazione della luce, e l’effetto dei materiali sui colori percepiti.»
Il suo profilo online parla di una combinazione di psicologia, scienza e design del colore. Può spiegare più in dettaglio cosa intende con “scienza del colore”?
Quando parlo di scienza del colore, intendo quegli strumenti e conoscenze che vanno oltre l’intuizione pittorica. Per esempio: la teoria della percezione cromatica, i sistemi di codifica del colore (come il NCS, il Pantone, altri modelli), la relazione tra tonalità, saturazione e luminosità e come questi parametri influenzano la visione e le emozioni delle persone. Inoltre la psicologia ambientale studia come gli spazi influenzano l’umore, il comportamento, la produttività e la qualità della vita. Integro anche elementi di ergonomia visiva – per esempio come un colore interagisce con l’illuminazione artificiale o naturale, e come gli elementi architettonici circostanti possono modificarne la percezione. In questo senso il colore diventa progetto, non decorazione.
Lei insegna in istituti come Accademia Telematica Europea e l’IDI – Italian Design Institute . Quali sono i temi principali che affronta in aula?
In aula affrontiamo un ventaglio abbastanza ampio: teoria del colore, psicologia del colore applicata agli spazi, progettazione d’interni, armocromia, Feng Shui per interni, e materiali/finizioni. Metto particolare attenzione alla parte metodologica: come impostare un brief cromatico, come tradurre la personalità di un cliente in una palette, come scegliere i materiali e le finiture in modo coerente con la luce e l’uso dello spazio, e infine come comunicare queste scelte all’interno di un processo progettuale. Credo che il designer del colore debba saper tradurre la sensibilità estetica in un progetto misurabile e coerente.
Quale progetto recente le è rimasto particolarmente significativo?
Uno dei progetti che ricordo con particolare piacere è stato la collaborazione con un’importante azienda del settore delle vernici, che cercava un’esperta in accordi colore. Insieme abbiamo sviluppato una serie di triplette cromatiche pensate per diversi ambienti, studiate per creare armonie visive equilibrate e facilmente applicabili. L’obiettivo era rendere il colore accessibile e ispirante anche al grande pubblico, e il progetto si è concretizzato con l’inserimento delle nostre proposte nella grande distribuzione (Brico Center e altri punti vendita). È stato un lavoro in cui ricerca estetica, funzionalità e strategia commerciale si sono integrate perfettamente, dimostrando quanto l’approccio interdisciplinare possa valorizzare un prodotto e la sua identità visiva.
Molte persone pensano al colore come “scegliere una vernice”. Perché invece è importante affidarsi a un consulente del colore professionale?
È una domanda che mi sento fare spesso. È vero: da un punto di vista strettamente pratico, si può scegliere una vernice e dare colore a una parete. Ma la differenza è che la consulenza professionale considera l’ambiente come un sistema: la luce, i materiali, la forma, la funzione, la storia dell’ambiente, la psicologia di chi lo vive. Una palette ben progettata migliora la percezione dello spazio, l’umore, la funzionalità: può farlo sembrare più grande, più accogliente, più dinamico, oppure rilassante. Può evitare errori – ad esempio una tonalità che appare bella su campione ma in un ambiente con scarsa luce diventa cupa o fredda. Un consulente aiuta a evitare sprechi, a fare scelte coerenti e di valore nel tempo.
Quali tendenze vede emergere nel campo del colore per interni e design d’interni nei prossimi anni?
Alcune tendenze che monitoro:
- Il ritorno di tonalità più forti e decise dopo anni di prevalenza del bianco e neutri estremi: le persone cercano ambienti con carattere, non solo “muri bianchi”.
- Una maggiore attenzione al benessere sensoriale: non solo estetica, ma anche comfort visivo, acustico, relazioni tra colore e luce, e sostenibilità dei materiali.
- Un uso sempre più consapevole dei “contrasti” cromatici e delle palette su misura: non più solo colore “trend”, ma colore che risponde a persona/spazio.
- L’integrazione del digitale nella fase progettuale: simulazioni di colore, realtà aumentata, strumenti che permettono di “vedere” prima di realizzare. Questo consente al cliente di partecipare e comprendere meglio la scelta cromatica.
- Infine, una maggiore attenzione alla sostenibilità: materiali, vernici a basse emissioni, finiture eco-friendly, e ambienti che siano non solo belli, ma “sani”.
Se dovesse dare un consiglio rapido a chi vuole “cambiare colore in casa”, quale sarebbe?
Direi tre regole fondamentali:
- Osserva la luce: durante il giorno, alla sera, in base all’orientamento della stanza. Il colore cambia molto in relazione alla luce.
- Non scegliere solo per “mood”: chiediti cosa fai in quella stanza, come vuoi sentirti, chi la utilizza. Un colore che sta bene in soggiorno può non funzionare in uno studio o in una camera da letto.
- Fai un campione grande: prova il colore su una parete o sulla porzione più visibile, osservalo in diverse ore del giorno. Molti “errori cromatici” nascono dal vedere il colore solo su un piccolo campione in condizioni ottimali, ma poi nel contesto reale appare diverso. Se possibile, chiedi una consulenza — il colore ben scelto può davvero cambiare la qualità dello spazio.












Per molti anni, Firera ha svolto il ruolo di Console Onorario della Repubblica d’Albania in Italia, distinguendosi per il forte impegno nel rafforzare i rapporti economici e istituzionali tra i due Paesi e nel sostenere le comunità imprenditoriali italiane e albanesi. Ancora oggi è attivo nel campo imprenditoriale sia in Italia che in Albania, collaborando con enti e associazioni, con particolare attenzione ai giovani e alle nuove generazioni, contribuendo così in modo rilevante allo sviluppo dell’artigianato e delle PMI albanesi.





