Gianni Oliva e la “Prima guerra civile italiana”: la storia che l’Italia non ha voluto ricordare

C’è un’Italia che nasce nel sangue, tra macerie e rancori, un’Italia che non figura nei manuali scolastici ma che ha segnato in profondità la nostra identità nazionale. È questa la materia viva che Gianni Oliva affronta nel suo nuovo saggio, La prima guerra civile. Rivolte e repressione nel Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia (Mondadori, collana “Le Scie”), un’opera che scava nelle contraddizioni più rimosse del Risorgimento, mostrando come l’unificazione sia stata, per molti italiani del Sud, l’inizio di un nuovo conflitto.

Oliva, storico di lungo corso e già autore di fondamentali ricerche sul fascismo e sulla memoria nazionale, torna qui a esercitare il mestiere dello storico con il rigore documentario che lo contraddistingue. Il libro, come sottolineano anche le recensioni apparse su Interiorissimi e Gravità Zero, non indulge a revisionismi o semplificazioni ideologiche: il suo obiettivo è restituire complessità e umanità a un momento storico spesso ridotto a schemi contrapposti di “briganti” e “patrioti”.

Tra il 1861 e il 1870, scrive Oliva, il nuovo Stato unitario si trovò a fronteggiare una vera e propria insurrezione: migliaia di contadini, ex soldati borbonici e diseredati si ribellarono contro quella che percepivano come un’occupazione. A loro volta, le autorità sabaude reagirono con una repressione durissima — eserciti inviati nelle campagne, fucilazioni sommarie, deportazioni — che causarono decine di migliaia di vittime. Un conflitto interno che, con sguardo retrospettivo, può essere definito “la prima guerra civile italiana”.

Il valore del lavoro di Oliva sta proprio nel suo equilibrio: egli non cede alla tentazione del giudizio morale, ma analizza con lucidità le cause economiche, sociali e culturali di quella frattura. Come osserva la recensione di Interiorissimi, l’autore “ricompone la geografia del dolore e della speranza di un Paese che non si riconosceva ancora in se stesso”. E come sottolinea Gravità Zero, il libro “mette in discussione la narrazione celebrativa del Risorgimento senza demolirne il senso, restituendogli piuttosto la complessità di un processo umano e politico”.

La prosa è limpida, il tono sobrio ma coinvolgente. Oliva accompagna il lettore in un viaggio attraverso documenti d’archivio, rapporti militari, lettere e testimonianze che danno voce ai protagonisti minori della Storia. Ne emerge un ritratto dell’Italia post-unitaria in cui si incrociano le speranze tradite del Sud e le paure del nuovo potere centrale, deciso a consolidarsi a ogni costo.

La presentazione ufficiale del volume si terrà mercoledì 29 ottobre 2025 alle ore 18.15 al Circolo dei Lettori di Torino(Via Bogino 9), con la partecipazione dello stesso Gianni Oliva, di Giovanni Firera, presidente dell’Associazione Culturale Vitaliano Brancati, e dello storico Riccardo Rossotto. Sarà l’occasione per riflettere su un passato che, come ricorda Oliva, “non è mai del tutto passato”.

La prima guerra civile non è soltanto un saggio di storia: è un atto di consapevolezza civile. Ci invita a guardare nel profondo delle nostre divisioni e a comprendere che la nazione italiana, per nascere davvero, ha dovuto prima attraversare la propria lacerazione. In questo senso, il libro di Oliva si inserisce nel solco di una storiografia che non teme la verità, e che riconosce nella memoria — anche quella più scomoda — una forma di giustizia.

📘 Gianni Oliva, “La prima guerra civile. Rivolte e repressione nel Mezzogiorno dopo l’unità d’Italia“, Mondadori, 2025, 288 pp., €21.

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