La verità sul Self Publishing

Pubblichiamo un interessante approfondimento da parte di Barbara Cesa

Negli ultimi due anni  il fenomeno del self Publishing ha subito una notevole evoluzione. Il più grande merito che gli si deve riconoscere è quello di aver contribuito a far diminuire, sempre di più, la figura delle case editrici a pagamento, che chiedevano al malcapitato aspirante scrittore di turno fino a 3000 euro per vedere stampato il proprio sogno nel cassetto.

Grazie ai primi siti di self Publishing come ilmiolibro, del gruppo l’espresso, e lulu gli autori con la sola stampa di una copia hanno potuto mettere in vetrina i propri romanzi, o saggi, senza sborsare cifre folli. Naturalmente questo non serviva per vendere, se non a parenti o amici. Inoltre l’esempio del ilmiolibro fa capire che non si punta alla qualità delle opere inserite nei cataloghi, basti pensare che si può salire in classifica non solo vendendo i propri, ma anche acquistando i romanzi degli altri, cosa che dovrebbe almeno far riflettere.

Successivamente gli scrittori hanno potuto dare maggiore visibilità alle loro opere grazie a dei nuovi tipi di siti di self Publishing che, oltre alla stampa, hanno iniziato a offrire anche la distribuzione vera e propria in tutti i maggiori store on line, e la possibilità di ordinare i titoli dei loro cataloghi nelle più importanti librerie italiane.

Due esempi salienti di questi siti sono il noto Narcisuss e Youcanprint. Quest’ultimo, uno tra i più seri, promette che sarà presto on line la possibilità di monitorare live tutte le vendite, una vera rivoluzione tenendo conto che questo per ora è possibile solo su Amazon. Grazie ai servizi che tali siti offrono l’autore può vedere il proprio libro stampato, o in formato ebook, su store importanti quali itunes della Apple, in mondadori con kobo, Feltrinelli, ibs, bol, etc, cosa che per alcuni è già una piccola soddisfazione.

Naturalmente questo non significa vendere, perché se un lettore non sa che un libro esiste non può, ad esempio, andare a ordinarlo in libreria, e quindi l’autore ritorna sempre a doversi auto pubblicizzare, anche se ci sono servizi a pagamento, che promettono di dare ampia visibilità ai libri facendo  da ufficio stampa.

Visto questa evoluzione i due siti citati in precedenza, ilmiolibro e lulu, si sono adeguati permettendo la distribuzione agli autori, con tanto di codice isbin, a pagamento il primo e gratuitamente il secondo, su siti a loro collegati, rispettivamente la Feltrinelli e Amazon e ultimamente anche su altri.

La vera rivoluzione del self Publishing  avviene però con l’apertura di Amazon  Italia. Nel 2011, infatti, grazie alla sempre maggiore diffusione dei libri digitali, spopola Il formato  mobi  che era un’esclusiva di Amazon e che si può leggere attraverso il kindle, un dispositivo apposito, oppure grazie a un software per cellulari o PC.

L’autore che vuole auto pubblicarsi non deve far altro che creare un account, inserire il file del proprio libro, che verrà convertito automaticamente, stabilirne il prezzo e in poche ore lo troverà in vendita in Europa, negli Stati Uniti e persino in India e in Giappone. In questo caso, se un libro funziona, si possono vendere anche migliaia di copie in un paio di mesi e vedere il proprio nome in classifica tra  quelli di autori famosi a livello mondiale.

Ma, come si dice, non è tutto oro quello che luccica. Anche Amazon ha pregi e difetti. Purtroppo la maggior parte dei testi, poiché non vi è nessun controllo di qualità da parte dello staff del sito, sono scritti da persone che vogliono tentare di cimentarsi in qualcosa di nuovo e che non mirano a diventare scrittori professionisti, questo comporta libri oltre che impaginati malissimo, colmi di pecche stilistiche e narrative, oltre che di errori di sintassi e di ortografia. Mentre in altri,  per fortuna, ci sono al massimo i classici refusi perché l’autore in questione prima di pubblicare ha revisionato, anche se poco attentamente, la propria opera. Ma i refusi si trovano anche nei testi editi, e non inficiano la lettura se il libro è valido.

La maggior parte delle volte ad aver successo sono proprio i  libri degli scrittori fai da te.  La scalata alle classifiche degli ebook in questi casi non è dovuta  quindi alla bellezza e alla qualità del prodotto presentato.

Perché un lettore acquista un ebook se non si tratta di un buon prodotto?

I motivi sono principalmente tre.

Prima di tutto Amazon permette di decidere il prezzo, che può essere anche di soli 89 centesimi, ed è naturale che gli utenti del sito non potendo acquistare libri che dovrebbero pagare anche 10 euro, provano a dar fiducia ai nuovi autori, alcuni dei quali sono persone veramente meritevoli e con un certo talento, degne di essere scoperte.

Ma il prezzo non è il motivo principale. La scalata alla classifica, a volte addirittura nei primi posti tra i libri più venduti su Amazon, avviene anche grazie a una strategia di Marketing usata dal sito. Se un autore si registra a un servizio chiamato kdp select, con cui concede per tre mesi l’esclusiva ad Amazon, e cioè non può vendere su altri store, ha la possibilità di mettere il proprio romanzo in promozione gratuita per alcuni giorni.

Questo comporta che i libri in questione vengano scaricati centinaia di volte e che salgano di popolarità. Pur non essendo mai stati acquistati veramente, il lettore se li trova presentati come i romanzi più famosi, e attratto da ciò li acquista.

Quando gli ebook passano a pagamento, si mantengono alti in classifica e hanno un grande successo per due motivi. O perché piacciono davvero o, purtroppo, anche perché molti autori si auto recensiscono scrivendosi giudizi esageratamente positivi, il caso più eclatante è quello del signore americano che comprava centinaia di copie dei propri libri e si faceva da sé ottime recensioni dandosi il massimo del punteggio. Per fortuna è diventato famoso non per i suoi romanzi ma perché una volta scoperto è stato smascherato dai più importanti mass media statunitensi e non solo. E’ naturale  invece che alcuni libri possano essere recensiti da amici o conoscenti dell’autore che si auto pubblica.

Anche in Italia pur se in piccolo esiste questa pratica scorretta. Da un giorno all’altro, grazie allo sporadico controllo da parte di Amzon, libri ritenuti famosi sono passati da centinaia di recensioni quasi tutte positive a poche decine rilasciate da lettori scontenti che lamentano una scrittura elementare, ed errori che non dovrebbero esistere in un ebook a pagamento.

Ma è necessario mettere in guardia anche coloro che, pur avendo un buon prodotto, magari revisionato e con editing fatto da professionisti, decidono di auto pubblicarsi. Questo perché quando ci sono di mezzo riscontri economici, come in tutti i settori, inizia la concorrenza sleale. Alcuni autori, o loro amici compiacenti, che si vedono superare nelle classifiche, passano non solo ad auto recensirsi, ma anche a scrivere recensioni negative false, senza nemmeno aver letto i libri che demoliscono. Se venissero corrette queste pecche, ad esempio impedendo se un libro è inedito (e quindi non acquistabile da nessun altra parte) che possa venire recensito se non é stato comprato, Amazon potrebbe essere un’ottima vetrina di lancio per gli scrittori esordienti. Infatti, rarissime volte, quando un autore arriva a vendere, come nel caso eccezionale di Amanda Hocking, milioni di copie del proprio romanzo si interessano a lui anche le  grandi case editrici.

Quanto detto deve servire da sprono per coloro che vogliono fare gli scrittori di professione a non desistere e a tentare anche questa strada, nonostante le varie insidie. E’ un modo  concreto per dare visibilità al proprio lavoro e per avere la soddisfazione di essere apprezzati anche da lettori che criticano e giudicano ma sempre con obiettività. Un vero scrittore, abituato ad avere a che fare con gli editor, ascolta i giudizi e le opinioni altrui cercando di modificare i propri libri seguendo consigli disinteressati cosa che,  prima di Amazon, era praticamente impossibile.

Autore: Redazione

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7 pensieri riguardo “La verità sul Self Publishing”

  1. Una spiegazione estremamente esuriente su come fare selfpublishing e su come funzionano i diversi editori. Consiglio ai nuovi autori che desiderano utilizzarlo di leggerlo con grande attenzione per sapere cosa converrà loro fare. Ma anche buoni consiglio alle le case edirici per migliorare la loro offerta. Una bellissima analisi di grande utilità.

  2. Un ottimo resoconto quello di barbara cesa Su quello a cui uno scrittore esordiente ma anche i lettori vanno incontro affidandosi a certi modi di fare self publishing. Attenzione ma come dice la signorina almeno si é superato Lo step delle case editrici a pagamento. Però che ci siano questi comportamenti maligni fra esordienti é vergognoso.

  3. concordo con la disamina e avendo percorso nel concreto le diverse strade prospettate con i miei ebook, posso garantire che il discorso fila non solo dal punto di vista teorico.
    quello che a mio avviso non viene sottolineato a sufficienza è la necessità che sorgano iniziative spontanee di lettori ed appassionati per riuscire a raccapezzarsi nel vasto mondo delle autopubblicazioni. Il lettore, trovandosi ad avere a che fare ogni giorno con centinaia di potenziali nuovi capolavori, risulta del tutto spiazzato e i benefici del self publishing tendono quindi a svanire.
    Noi abbiamo creato il blog http://www.scrittorindipendenti.com proprio per tentare di dare un aiuto agli appassionati che vogliano cercare qualcosa di “diverso” ed abbiamo avuto modo di entrare in contatto con autori, che per quanto non professionisti, affrontano lo scrivere con impegno e spesso con risultati ottimi!

  4. Sono stupita da quanto quello che viene scritto rispecchi la mia situazione. Pubblichi Su Amazon se non stai attento e ti metti a vendere fai incavolare coloro che vorrebbero avere l esclusiva e cioé scrittori che tali non sono che per vendere loro pensano di stroncare gli altri. Amazon dovrebbe controllare anche le false recensioni non solo a volte quelle che sempre questi individui privi di ogni minimo talento e senso della dignità si fanno fare da amici e parenti.
    I miei romanzi tutti racconti gialli vengono stroncati da gente che non lì ha letti mi sembra un’ idiozia bella e buona.

  5. Un articolo interessante, non c’è che dire, abbastanza completo e utile per farsi un’idea del fenomeno. Magari, ecco, si poteva anche creare un parallelo con servizi di print-on-demand offerti dalle stesse case editrici: perché questo non sta funzionando e il self-publishing invece, sembrerebbe di sì?
    Quello che, personalmente, non mi convince del self-publishing (e ne parlo comunque da autore che ha voluto finalizzare un proprio progetto letterario) è la mancanza di controllo che si viene a verificare sulle opere introdotte sul mercato con il rischio di proporre un numero elevatissimo di opere di dubbia qualità (senza con questo voler offendere nessuno) che, per lo più, rimarranno lette da pochi.

  6. Davvero curioso che l’articolo provenga da un’autrice che si è vista arrivare recensioni negative al proprio libro su Amazon, direi che è il classico della volpe con l’uva.
    Certi autori vendono molto, certi no, non vuol dire che siano migliori i primi e non bisognerebbe prendersela in questo modo sputando nel piatto in cui si mangia.
    Non è nemmeno coretto scrivere recensioni negative a chi ha più successo di noi, una dopo l’altra.

  7. Il self publishing è un sistema usato da chi non vuole che una vera casa editrice giudichi il suo lavoro. In fatti solo un editore serio che della vendita dei libri fa la sua professione, può valutare in modo adeguato, non se un libro è scritto bene o male, ma se è valido per la pubblicazione. Un romanzo puo’ essere stilisticamente e grammaticalmente perfetto, ma non è detto che sia valido per il mercato. E questo può valutarlo solo un vero editore. L’autore è il peggior giudice di se stesso…

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