Lo scippo di Piazza Italia al Salone del Libro

Anita Molino presidente Fidare scrive a Rolando Picchioni  Presidente della Fondazione del Libro di Torino

On. Rolando Picchioni, Presidenza Fondazione del Libro di Torino
e, p.c.
On. Piero Fassino, Sindaco di Torino
On. Roberto Cota,  Presidenza Regione Piemonte
Dr. Antonio Saitta, Presidenza Provincia di Torino

Torino, 19 Dicembre 2012

Oggetto: Attribuzione indebita dell’idea di Piazza Iitalia all’interno del Salone del Libro di Torino
Gentile Onorevole,
oggi ha avuto luogo la conferenza stampa di presentazione del Salone del Libro di Torino 2013. In questa cornice Lei ha annunciato l’idea di creare uno spazio dedicato alle piccole editrici, un’agorà che è stata nominata Piazza Italia. Ora, a nome di Fidare, la Federazione Italiana degli Editori Indipendenti, di cui sono presidente, Le chiedo come è stato possibile avere l’idea di far vostro un nome  – Piazza Italia – che ha già designato per 10 (dieci) anni appunto uno spazio per dare visibilità alle piccole realtà editoriali. Fidare ha ideato quest’agorà nel 2002, le ha dato forma e nome – Piazza Italia – e l’ha gestita per 10 anni.

Sempre inserita nel programma ufficiale del Salone, con uno stand minimo di 64 mq e dotata di cartelloni visti da centinaia di migliaia di persone, Piazza Italia ha organizzato eventi che hanno visto protagoniste piccole realtà editoriali nella misura di 10 al giorno per 5 giorni. Il che fa circa 50 eventi per ogni edizione.

Solo quest’anno, a fronte di un vostro rifiuto di inserire more solito il programma di Piazza Italia nel programma ufficiale del Salone, a malincuore si è dovuto rinunciare. E adesso apprendo con sconcerto che sareste voi ad aver avuto l’idea e il nome.

Sono allibita. Avete preteso che si vietasse a Milano l’uso di un nome solo parzialmente uguale a quello di Torino, ma ora non avete scrupoli ad appropriarvi dell’idea e del nome di Piazza Italia.
A dirla tutta: dite di voler sostenere i piccoli editori ma la prima cosa che fate è sfruttarne le idee e sottrarne il nome.

Sono anche indignata. Oggi sono stata prontamente avvertita da giornalisti e altri operatori, presenti alla conferenza stampa, che mi chiedevano se avessi ceduto alla Fondazione il nome o il suo utilizzo. Non bastasse, vi renderete conto della situazione imbarazzante nei confronti dei soci di Fidare, 125 editori offesi dal vostro atteggiamento, per il quale l’aggettivo arrogante mi sembra in definitiva il più adeguato.

Autore: Redazione

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