Giornalisti scientifici: precari in Italia, rispettati all’estero

Oggi su Facebook  Anna Meldolesi  ha postato il seguente messaggio.
Leggerlo è interessante e fa capire tante cose… 

Molti di voi sanno quanto è difficile farsi pagare in Italia, quando si è freelance. Bisogna telefonare, pazientare, mandare email, ripazientare.

Per questo voglio condividere l’email che ho ricevuto ieri da Nature Biotechnology, perché sembra venire da un altro pianeta in cui i rapporti di lavoro sono una cosa seria.

Un mondo in cui se c’è un uragano e gli uffici sono costretti a chiudere, chi di dovere ti cerca, si scusa per i disservizi e ti dice quanto apprezza il tuo lavoro, anche se hai scritto solo una breve.

 “Thank you for your work on the November issue of Nature Biotechnology. Due to Hurricane Sandy, our NY office is currently closed. We are following NY city advice and awaiting restoration of power to the TriBeCa/SoHo area. In the meantime, we are doing everything possible to provide service to our readers, authors and customers. The systems we use to process payments are also unavailable because of the power outages. We expect to be back in the office on Monday, and will be able to assess the situation then. Unfortunately, this means the requests for payment for November articles may be held up to the middle of the month. I understand that this places a burden on you, and I do sincerely apologize. I want to ensure that you are paid as soon as possible each month, and we are working hard to get our systems back online so that payment requests can be processed and fulfilled. Thank you for your patience. We value your work very much”.


traduzione 

“Grazie per il vostro lavoro sul numero di novembre di Nature Biotechnology. A causa dell’uragano Sandy, il nostro ufficio NY è attualmente chiuso. Stiamo seguendo i consigli diramanti dalla Città di NY e in attesa della riattivazione di energia alla zona TriBeCa / SoHo. Nel frattempo, siamo facendo tutto il possibile per fornire un servizio ai nostri lettori, autori e clienti. I sistemi che utilizziamo per elaborare i pagamenti sono indisponibili a causa delle frequenti interruzioni di corrente. Ci aspettiamo di essere di nuovo operativi il Lunedi, giorno in cui saremo in grado di valutare la situazione. Sfortunatamente, questo significa che le richieste di pagamento per gli articoli di novembre potranno essere erogati non prima della metà del mese. Comprendiamo il disagio che ciò comporta e chiediamo sinceramente scusa. Garantiamo che le somme verranno versate non appena possibile ogni mese, e stiamo lavorando duramente per ottenere i nostri sistemi di nuovo online in modo che le domande di pagamento possano essere elaborate ed erogate. Grazie per la vostra pazienza. Apprezziamo molto il vostro lavoro”.

 

Come sta cambiando il giornalismo nell’era digitale? Parliamone su The Economist

 

The Economist lancia un dibattito online sull’industria dell’informazione che parte da questa istanza “Crediamo che internet stia rendendo il giornalismo migliore e non peggiore”. Il dibattito è online dal 12 al 22 luglio alla pagina www.economist.com/debate

A sostegno di questa tesi Jay Rosen, autore, blogger e professore di giornalismo alla New York University, mentre di diversa opinione è Nicholas Carr, anche lui autore e blogger, e writer-in-residence presso l’Università della California di Berkeley. Il suo più recente lavoro, The Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains, è candidato al Premio Pulitzer e un bestseller del New York Times.
Il dibattito è moderato da Tom Sandage digital editor di The Economist ed è in concomitanza con lo special report del settimanale sul futuro dell’informazione.
The Economist debate series è un forum open community ad accesso libero e chiunque può partecipare.

Per ulteriori informazioni:
Noesis Comunicazione
Ufficio stampa The Economist
Cristina Canepone
tel. 02.8310511