“Due buoni compagni di viaggio, non dovrebbero lasciarsi mai…”

Cara E.,
il Principe (ndr: Francesco De Gregori, mitico cantautore che ha accompagnato la nostra infanzia tra radio, musicassette e 33 giri dei nostri genitori) cantava la malinconia dei rapporti umani, il loro essere imperfetti e fragili, destinati a ‘evaporare’. Eppure, diceva anche che se trovi il giusto compagno, non dovresti lasciarlo mai.

Ma può accadere?
Esiste il rapporto di affetto, amore, amicizia, stima, che resiste al tempo e alle intemperie della vita?
I fatti sembrano dire che, tra picchi e abissi, ci sono storie che durano una vita, amori che attraversano il tempo e amicizie che scavallano incomprensioni e cambiamenti.

Pensa a noi, E., ci siamo incrociate, compagne di scuola e banco casuali, forzate, cercate, nei cambi di postazione dei banchi volute dai proff, e poi perse, negli anni, nel correre degli anni, e di nuovo ritrovate, in questa vita adulta che pone mille domande e spesso semina risposte dove meno te lo aspetti. O proprio dove eri certo che non ce ne fossero.

Ad esempio, tra le pieghe di incontri che non avresti voluto fare e compagni di banco o di vita o di lavoro o di viaggio che non avresti voluto avere, ma che forse proprio per questo ti hanno lasciato tracce utili a trovare la strada e costruire il tuo percorso, il tuo essere e stare in un certo modo nel mondo.

Io ricordo che garantirsi il compagno di banco giusto era cosa seria e professionale perché ad alto rischio e richiedeva organizzazione e accordi sottobanco per evitare di trasformarsi in delusione cocente. I pedagoghi dicono che cambiare spesso le posizioni tra gli studenti stimola l’integrazione e la costruzione dello spirito di classe. Lo dicono oggi. Ai nostri tempi invece la faccenda si basava su quanto disturbavi in classe con chi ti stava seduto accanto. Più disturbavi, più ti spostavano. Di base quindi, se ti trovavi bene con il soggetto alla tua destra o sinistra, cercavi di essere abbastanza furbo per dissimulare i casini che facevate così da protrarre quel connubio azzeccato il più a lungo possibile. Se al contrario, quel matrimonio non s’aveva da fare e ti era toccata in sorte una sòla, bastava esagerare nei rumori nelle chiacchiere nel fastidio provocato ai proff e ti salvavi la vita.

Ma tu, te li ricordi i nostri compagni di banco?
Io ricordo il grande dramma del primo giorno di scuola: arrivavo lì dalle medie con due amiche, ma i banchi mica erano da tre… con chi diamine mi sarei seduta? Credo che la cosa mi abbia generato così tanto ansia che alla fine non ho idea di come finì!
Quello che ricordo bene invece è che, nel tempo, finii vicino ad una ragazza con gli occhi verdi come foglie stropicciate e fu un viaggio di salvezza, allegria, cammino per mano, studio, suggerimenti e bigliettini con tutti i pettegolezzi possibili e tutti i sogni immaginabili. E molte, molte sigarette.

E tu, E.? Come andò a te? Che compagni di viaggio hai trovato? Allora e oggi?
Sei stata fortunata come me? O hai dovuto sopportare vicinanze non richieste e non desiderate?
Comunque sia andata, io sento che nel bene e nel male, compagni e compagne voluti o meno, giusti o sbagliati, nel momento in cui ci sono stati, mi hanno dato e tolto esattamente quello che era necessario in quel momento. E forse, sarebbe bello non perderli i buoni compagni di viaggio, ma averli avuti, è già molto.

Chiara

Cara C.,
durante il primo anno di scuola non ho avuto un solo compagno di banco, ma ne ho cambiati almeno un paio: uno dopo il primo quadrimestre, uno a maggio e poi è arrivata Lei.
Lei è  la mia compagna di banco storica la voce al telefono che da allora, sento quasi tutti i giorni, come se quel banco ce lo avessero attaccato al sedere.
Del gruppo classe non conoscevo nessuno, o meglio, forse c’era una ragazzina che avevo visto nei corridoi delle scuole medie ma quasi ha fatto finta di non riconoscermi.
Così mi sono ritrovata da sola e come sai “chi non sceglie, la sorte scioglie” (cit. E.F),  e così  fu, che fui scelta dalla sorte per essere un’isola di passaggio per numerosi soggetti che con noi hanno fatto un breve percorso.

Ma come C. non ti ricordi? La falce mietitrice dei 4-3- 2 -1 zero, ha da subito rasato via le teste di una decina di innocenti che sono corse al riparo nei licei privati o in altri percorsi scolastici alternativi.
Le povere vittime sacrificali dell’eccellenza sono state bruciate sul sacro altare della FUTURA CLASSE DIRIGENTE.
Non sei da Classico, non sei all’altezza del Classico, non ce la puoi fare al Liceo Classico, i classici commenti della classica classe dirigente del Klassico.

Abbiamo perso una serie di compagni, C.: chissà che donne e uomini saranno diventati, li ho persi di vista e non li ho ritrovati neppure sui social, ricordo a malapena i loro volti e non credo che sarei in grado di riconoscerli nelle sembianze adulte.
Ci sono compagni di viaggio che si perdono e non si ritrovano, il tempo ti insegna che si tratta di un andamento necessario all’esistenza per dare spazio e respiro ai ricordi ma anche ad altri incontri.
E’ arrivata Lei!
Alla fine dell’anno è arrivata Lei con cui ho festeggiato le nozze di legno, di alluminio, di cristallo, di porcellana, d’argento, e siamo arrivate a quelle di perla, e puntiamo a quelle di  diamante.
Per quattro anni terzo banco fila sinistra lato muro e non finestra, per essere più vicine alla porta di uscita verso la salvezza: i bagni punto massimo della socialità
I bagni erano la nostra agorà, nella polis del Liceo, il bagno era un pubblico spazio di confronto, in cui  potevi spegnere per un attimo, non solo la tua sigaretta ma anche la testa e accendere la luce su nuovi mondi delle classi sul piano e non solo.
Eravamo e siamo una coppia perfetta di opposti.
Lei alta, io bassa, lei mora, io bionda, lei che tentava di restare seria, ma non è mai stato possibile ed io una maschera medievale pronta sempre alla battuta.
Lei che spesso veniva buttata fuori dalla classe, prima di me non riuscendo a trattenere le risate grazie alla battuta alzata e schiacciata dritta in faccia allo zimbello di turno che normalmente era un professore.

Tu sai e ricordi che coppia siamo state e continuiamo ad essere Io e lei?
Una coppia storica degna di Totò e Peppino o di Troisi e Benigni

Elena

Quanti ricordi e storie sul compagno o la compagna di banco.
Ci vediamo da Catia, in Piola per parlarne insieme e ritrovare lo spirito del confronto.
Torniamo in piazza con i nostri ricordi e racconti.
E voi a chi paragonereste la coppia storica formata da voi e dal vostro o la vostra compagna di avventure?
Venite a raccontarlo alla Piola di Catia

Autore: Redazione

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