#TFF32 In guerra e tanti saluti al cinema indipendente italiano

La proiezione di In guerra comincia con Emanuela Martini che fa notare come il film sia stato realizzato con 6.000 euro e con il regista Davide Sibaldi fiero di averlo prodotto da solo e riconoscente agli attori che non hanno preso soldi ma prenderanno una percentuale sugli incassi.

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Io apprezzo la buona volontà ed il coraggio ma temo che Sibaldi abbia perso 6.000 euro e che gli attori non vedranno un centesimo perchè il film è sinceramente pessimo.

L’idea di partenza non è malaccio. Un ragazzo e una ragazza, uno scrittore ed un’arpista, si torvano a dover attraversare di notte a piedi i quartieri più malfamati di una Milano che dovrebbe assomigliare al Bronx.
Si dovrebbe a quel punto sviluppare il rapporto tra i due, assediati dalle bande. L’incontro dovrebeb farli crescere, tirar fuori le difficoltà, risolvere i problemi irrisolti di una vita, farli innamorare, ecc…

Tutto questo in un certo senso accade, ma in maniera molto raffazzonata.
Il film è recitato in maniera estremamente ed eccessivamente teatrale (pessimo Fausto Cabra, decisamente meglio Anna Della Rosa), i dialoghi sono mosci e spesso appiccicati e traballanti, gli scontri con le gang arrivano in serie ma senza pathos e senza scene memorabili.

Il risultato è inconsapevolmente comico (ed infatti in sale la gente ad un certo punto sghignazza apertamente). Il film è decisamente brutto.

L’unica cosa da ricordare sono le numerose immagini di una Milano notturna e competamente deserta, che hanno il loro senso, anche accompagnate dal continuo tonfo che crea il minimo sindacale di tensione.

Ora, dico io (e me ne spiacio mentre lo dico), fare un film con pochi euro è una cosa buona… se il film è decente, altrimenti non è che bisognava farlo per forza…

Autore: Gabriele Farina

Blogger, scrittore, regista, poeta, in fondo narratore di storie. Nel 2005 nasce il suo storico blog Vita di un IO