Au nom du fils, una discreta soluzione per la piaga dei preti pedofili #TFF31

Con Au nom du fils Vincent Lannoo va ad impelagarsi in una delle piaghe più drammatiche dei nostri giorni: la pedofilia da parte dei preti e la copertura che in molti casi la Chiesa ha dato a questi squallidi personaggi. E bisogna ammettere che ne esce alla grande con l’arma del grottesco ma senza dimenticare lo squallore.

au_nom_du_fils

La diocesi cheide che i buoni cristiani della zona ospitino in casa 143 preti rimasti appiedati a tempo indeterminato (e già qui c’è una vela di ironia non banale). In casa di Elizabethm che ha un figlio adolescente ed uno più piccolo, finisce padre Achille.

Tutto fila liscio, il prete è amato, la donna conduce in radio una trasmissione religiosa. Però il figlio grande ed il padre invece di andarsene a caccia come tutti i bracvi cristiani partecipano a week end di addetsramento militare guidati da un prete folle anti-islamico, come i cristiani un po’ troppo esaltati.

Durante una di queste battute il padre rimane ucciso e le cose cominciano a precipitare. Il ragazzino si avvicina al prete… un po’ troppo diciamo… e poi succedono un sacco di altre cose. Cose che la donna scoprirà pian piano e per le quali cercherà giustizia rivolgendosi al Vescovo… inutilmente. Allora deciderà di fare tutto da sola.

Rimango un po’ vago perchè è un peccato rovinare un film strutturato molto bene e pieno zeppo di roba.

Abbiamo il fanatismo religioso, sia inteso come eccessiva religiosità, sia nel senso più tradizionale del termine, quello che spinge all’odiare le altre religioni e ad averne paura.

E poi naturalmente abbiamo la pedofilia su cui però non ci si sofferma, perchè il fulcro è la scandalosa copertura della Chiesa per le nefandezze dei suoi esponenti.
Devastante è il dialogo tra la donna ed il Vescovo con il prelato che finisce per accusare lei ed il bambino, colpevole di aver istigato il prete, di averlo traviato, eccitato e condotto alla perdizione… insomma ci siamo capiti.

Ed allora diventa comprensibile la reazione della donna, che non perde la fede in Dio ma decide di applicare la giustizia divina per proprio conto. E questo ci porta ad un finale del film grottesco e divertente, assolutamente godibile… e ci fa pensare che la soluzione applicata nel film sia forse la più adatta al problema.

Autore: Gabriele Farina

Blogger, scrittore, regista, poeta, in fondo narratore di storie. Nel 2005 nasce il suo storico blog Vita di un IO